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«Ci siamo messi proprio in un bell’impiccio» mormorò Augusta. Non si era accorta che alle sue spalle era spuntata la figlia.

«Perché, cos’ha?» domandò Johanna.

La madre la prese per un braccio e la portò nella biblioteca, collocata al piano terra dell’ampia ala adibita alla pensione. «Non si ricorda nulla. Il dottore ha detto che capita, quando uno è rimasto in acqua a lungo. E chissà che altre conseguenze può avere... Dio ce ne scampi! Potrebbe essere mentalmente instabile o beccarsi una polmonite.»

«Quindi non sa come si chiama... e nemmeno cosa le è successo?» Johanna cercò di mettersi nei suoi panni: i ricordi non erano macchie di colore che si possono lavar via con uno straccio bagnato...

«No» rispose Augusta, scuotendo la testa. «E, a dirla tutta, a me questa storia non piace per niente.»

«E perché mai?»

«Be’, potrebbe anche essere una poco di buono, una criminale.» La donna aveva le guance in fiamme. «Magari è incinta e si è buttata di proposito.»

«Madre!» protestò Johanna, che, dal canto suo, non vedeva l’ora di conoscerla. «Come puoi pensare una cosa del genere?»

Augusta serrò le labbra.

Johanna conosceva sua madre, e sapeva che, almeno all’inizio, tendeva a vedere solo i lati negativi delle persone. Soprattutto degli sconosciuti. E se quella ragazza aveva perso la memoria sarebbe stato quasi impossibile convincerla che si sbagliava.

«Quindi non ha detto niente?» le chiese Johanna quando vide che la madre si era un po’ calmata. «Però ha ripreso conoscenza, giusto? Parla la nostra lingua?»

«Sì, ma non ha detto niente di utile» rispose Augusta, ricominciando ad agitarsi. «Ha chiesto solo del rametto che aveva con sé. Pensa che io volevo addirittura buttarlo, ma tuo fratello me lo ha impedito. Chissà cosa diavolo significa...» Rimuginò qualche istante, poi aggiunse: «Tu per adesso, finché non ne sapremo di più, ti terrai alla larga da lei, mi sono spiegata?».

«Perché, è malata?» chiese Johanna.

«No, ma potrebbe...»

«Però...»

«Non voglio sentire obiezioni. Pensa piuttosto al tuo corredo, e al ballo di Natale. Ti serve un vestito, devi scegliere la pettinatura e poi... e poi devi prendere una decisione. Non crederai mica che me ne sia dimenticata!» E uscì dalla biblioteca.

Johanna la seguì con lo sguardo, poi i suoi occhi si posarono sull’antico mappamondo che dominava la sala dai soffitti alti, con le pareti piene di libri e diverse poltrone da lettura.

Chissà da dove viene... Il fatto che parli la nostra lingua non esclude che arrivi da un Paese lontano, si disse. Ipotizzò che suo padre commerciasse in prodotti esotici, e che fosse morto nel naufragio lasciandola sola al mondo.

Johanna sentì una stretta al cuore. Essere soli al mondo: non riusciva nemmeno a immaginare cosa si provasse. Anche se, con l’assillo dell’imminente matrimonio, le sembrava quasi una prospettiva desiderabile.

Girò la testa verso la finestra e sospirò, sperando in un miracolo che rimettesse a posto ogni cosa.

Ludwig Baabe era impegnato nell’inventario annuale quando la moglie spalancò la porta ed entrò nello studio a passo deciso.

«Dobbiamo parlare!» esordì.

«Ma certo, tesoro, dimmi pure» rispose l’uomo, riponendo il pince-nez. «Che cosa è successo? Perché non ti siedi un attimo?» aggiunse vedendo che lei continuava a fare su e giù davanti alla sua scrivania.

«Preferisco stare in piedi.» Augusta lo fulminò con lo sguardo, e lui non insistette.

Ludwig si alzò, raggiunse la porta, la chiuse e tornò a sedersi. Aspettò invano che la consorte si calmasse, così disse: «Che c’è? È a causa della nostra ospite? Ho visto che il dottor Winter è andato via».

«Ospite?» lo aggredì. «Come puoi definirla un’ospite?»

«E come dovrei definirla?» replicò lui in tono conciliante.

«Be’, per quello che è... che non ho idea di cosa sia, ma di sicuro niente di buono.»

«Cos’ha detto il dottore?»

«Che ha perso la memoria. E che potrebbe venirle la polmonite. Forse è pure incinta... Io infatti penso sia il caso di portarla in ospedale.» Tacque per qualche minuto, poi incrociò le mani davanti al petto. «Ma perché il dottore non ha parlato direttamente con te? Sei tu il padrone di casa.»

«E tu la padrona. Riflettici, mia cara, credi davvero che il dottore avrebbe potuto parlare con me di queste faccende da donne? Senza contare che per quanto riguarda il ménage familiare il capo sei tu, non io.»

«D’accordo, ma adesso cosa facciamo? Certo, mandarla via sarebbe crudele. Ma tenerla qui in casa non potrebbe essere pericoloso? Insomma, per quel che ne sappiamo, potrebbe essere instabile, aver tentato il suicidio, o commesso qualche crimine, potrebbe essere rimasta incinta fuori dal matrimonio...» Di colpo si fermò. Un altro pensiero improvviso. «Che c’entri Christian?»

«In che senso, cara?»

«Be’» replicò la moglie, prudente, «se avesse a che fare con questa storia? Insomma, se non fosse un caso che sia stato proprio lui a trovarla?»

«Cosa stai cercando di dire? È semplicemente uscito a cavallo, stamattina, ogni tanto lo fa. Non lo starai accusando di qualcosa, vero?»

«No, no. Ma se l’avesse...» Il seguito della frase le restò incastrato in gola.

«Se l’avesse... cosa?»

«Oh, Ludwig, non avrai dimenticato cosa è successo quella volta che...»

L’uomo ansimò. «Augusta, questo è davvero troppo. D’accordo, in quell’occasione nostro figlio si è comportato in maniera avventata, ma sono sicuro che in questa faccenda non abbia alcuna colpa.»

Sedurre una ragazza, metterla incinta e poi spingerla al suicidio? No, suo figlio non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ma il ricordo di quella sua relazione, tempo addietro, che aveva procurato loro un mucchio di grane era ben vivo in Ludwig Baabe, così alla fine disse: «Va bene, se proprio insisti parlerò con Christian».

Augusta si rilassò un po’. Il marito la raggiunse e la strinse tra le braccia. «Non ti preoccupare, tesoro, vedrai che andrà tutto bene.»

Tuttavia, Ludwig sapeva benissimo che la moglie non era il tipo da cambiare opinione così in fretta. Sperò solo che capisse che di più, al momento, non potevano fare.

«Ah, il dottor Winter ha detto che sarebbe bene avvertire la polizia» disse Augusta, sciogliendosi dall’abbraccio.

«Giusto! Tra l’altro, è parecchio tempo che non passo a salutare Martin Wagner» rispose Ludwig. «Sarà una buona occasione per farmi rivedere.»

«Mi raccomando, porta i miei saluti alla moglie e digli che sarei felice se venissero a farci visita.»

Ludwig annuì e le stampò un bacio sulla guancia.

Christian continuava a camminare avanti e indietro nella sua stanza. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine della ragazza in fin di vita sulla spiaggia. Chissà come stava. Anche se non aveva avuto molto tempo per guardarla, ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva il suo viso. Era così bella, gli ricordava la sirenetta della fiaba di Andersen. Era un pensiero folle, ma per un istante si chiese se esistesse davvero un mondo sottomarino. Un mondo popolato di donne bellissime, disposte a sacrificare le proprie pinne e la propria immortalità per qualche attimo d’amore?

D’un tratto sentì la voglia irrefrenabile di passare a trovarla. Com’era la sua voce? Che lingua parlava? Sempre che si fosse svegliata...

Esitò. Non era certo che il dottor Winter se ne fosse già andato, e sua madre sarebbe stata tutt’altro che entusiasta di vederlo lì.

Dei colpi alla porta lo strapparono ai suoi pensieri.

«Avanti.»

Vedendo il padre Christian si ricordò che avrebbe dovuto essere al lavoro da un pezzo. «Padre, arrivo subito, volevo solo fare un salto...»

«Devo parlarti» lo interruppe Ludwig, e chiuse la porta.

«Ehm, ma certo, dimmi.» Christian si chiese cosa avesse in mente. La ragazza... Era forse morta? Rabbrividì.

«Dev’essere stato un bello shock, per te, stamattina, trovare quella ragazza in spiaggia...»

«Un po’, ma adesso è tutto a posto. Come sta? È viva?»

«Sì» rispose l’uomo annuendo. «Tua madre però mi ha ricordato una cosa.»

Il ragazzo inarcò un sopracciglio. Perché il padre sembrava così preoccupato?

«Come mai sei uscito presto, stamattina?»

«Avevo dormito male e volevo cavalcare per smaltire la stanchezza.»

«Dov’è che l’hai trovata, di preciso?»

«Più o meno all’altezza della foresta, dove la spiaggia diventa più pietrosa.»

«Hai detto che era impigliata in un brandello di vela, dico bene?»

«Sì, un piede, per la precisione.» Christian lo scrutò con aria impaziente. Glielo aveva già raccontato!

«E tu sei proprio sicuro di non conoscerla?»

«Padre, non l’avevo mai vista prima.» Ma dove voleva arrivare?

«Tua madre dice che sarebbe bene avvertire la polizia» continuò l’uomo. «Per cercare di capire cosa le è capitato.»

«Ma il dottor Winter l’ha già visitata? Come sta?»

«Sì, ha constatato una perdita di memoria. E se c’è di mezzo qualche misfatto...»

«Lo ha detto la mamma?» Pensare a un misfatto gli sembrava esagerato. E se a suggerirlo era stata sua madre, era pressoché certo che alludesse a una gravidanza illegittima.

«Tu mi giuri che non c’entri nulla, vero?» lo incalzò Ludwig guardandolo dritto negli occhi.

Il figlio trasalì. «Padre, ti prego! Ma certo che no! L’ho solo trovata, nient’altro.» Non poteva credere alle sue orecchie. Davvero i suoi genitori stavano trasformando una buona azione in un crimine? «Te lo ripeto, non so chi sia. E non ho avuto altre storie dopo la... dopo quella. Davvero pensi che potrei piantare in asso una donna e spingerla a buttarsi in mare... per giunta sapendo che aspetta un figlio mio?»

«Be’, quella ragazza, sei anni fa, era disperata. I suoi hanno detto che si è rifiutata di mangiare per settimane, e tutto questo solo perché tu l’avevi illusa di...»

«Insomma, padre! È del tutto normale soffrire dopo essere stati lasciati» sbottò Christian. «Ma io non l’avevo mai illusa. E non era incinta, perché io non l’ho mai neanche sfiorata.»

Christian sentì un crampo allo stomaco: non ricordava con piacere la storia con Louise.

Lei era la figlia di un contadino dei dintorni, i cui genitori non avrebbero avuto nulla in contrario a concedergliela in sposa. Ma quando i Baabe lo avevano scoperto era scoppiato un inferno, anche perché lei aveva solo diciotto anni. E poco dopo lui l’aveva lasciata.

«Padre, te lo giuro, io questa ragazza non la conosco. Piuttosto, la polizia dovrebbe cercare notizie riguardo a una barca affondata, proveniente dalla Svezia o dalla Danimarca. O magari dalla Prussia orientale.»

«Sì, presto andrò a parlare con il mio vecchio amico Wagner, a Bad Doberan. Ma prima volevo essere certo che tu non avessi nulla a che fare con questa storia.»

«No, padre, te lo giuro» ribadì Christian, scuro in volto.

«Va bene, ti credo» lo rassicurò il padre.

«Grazie, padre» rispose il ragazzo, tirando un sospiro di sollievo.

Ludwig annuì e poi aggiunse: «Allora, vieni in studio o oggi mi toccherà fare tutto da solo?».