Inganno
Il frutteto degli Zimmerman era l'ultimo posto nel quale la quattordicenne Katie Burkholder avrebbe voluto trovarsi, soprattutto in compagnia di suo fratello maggiore Jacob. Era autoritario e simpatico quasi quanto una mucca da latte... una di quelle che scalciano. Ma mamm aveva insistito. Le servivano sei bushel di mele per fare delle torte e della crema di mele, che aveva intenzione di vendere. Katie aveva appena finito il cartello che datt, suo padre, avrebbe esposto alla fine del loro vicolo: CREMA DI MELE FATTA IN CASA $3.99. TORTA DI MELE OLANDESE $5.99.
"Niente vermi" aveva detto la mamma mentre varcavano la soglia. "E tieni tua sorella fuori dai guai."
Doveva proprio aggiungerla quell'ultima battuta. Come se ci si potesse cacciare nei guai in un frutteto.
Mamm era probabilmente ancora arrabbiata con lei. Due sere prima Katie era stata sorpresa a leggere, raggomitolata sotto alle coperte, con la torcia elettrica che aveva acquistato per un dollaro alla drogheria. La lettura non rappresentava un problema di per sé, ma l'argomento sì. Si trattava del libro che le aveva dato la sua migliore amica Mattie. Un romanzo giallo nel quale la giovane eroina risolveva casi criminali. Katie era completamente immersa nella storia, la protagonista aveva appena ricevuto il suo primo bacio, ma prima che potesse finire di leggerla, mamm le aveva confiscato il libro e lo aveva gettato nella spazzatura. Ora Katie era relegata a raccogliere mele insieme a Jacob, che sorvegliava ogni suo movimento.
Datt li aveva portati al frutteto con il calesse e li aveva lasciati lì. Mentre Katie gli passava davanti spedita, Jacob faceva la loro registrazione con la signora Zimmerman, la quale gli fornì le ceste, due carretti a mano e le istruzioni su dove raccogliere.
"Smettila di essere così avvilita."
Katie si girò appena per lanciargli un'occhiata e lo vide tirare entrambi i carretti dietro di sé.
"Ho di meglio da fare che vagabondare in questo frutteto raccogliendo mele insieme a te" disse.
"Tipo cosa?" disse con un ghigno. "Leggere un romanzo d'amore inglese?"
"Era un giallo" si difese Katie, prendendo il manico del secondo carretto.
"Fa lo stesso."
"Sei solo geloso perché io sono più brava di te nella lettura."
"Più brava nel riempirti la testa di parole inutili, forse." Iniziò a percorrere il filare di alberi. "Mamm dice che quei libri sono spazzatura."
Katie raccolse una mela marcia dall'erba e la lanciò colpendolo violentemente alla schiena.
Jacob si girò, ridendo. Katie non riuscì a trattenersi: rise anche lei. Suo fratello poteva essere più grande, ma gli piaceva ancora divertirsi di tanto in tanto. Perlomeno quando non tentava di comandarla a bacchetta.
"Meglio non fare il passo più lungo della gamba" la avvertì. "So lanciare molto più forte di te."
Aveva ragione. Non molto tempo prima era in grado di correre più veloce di lui, lanciare la pallina da baseball più lontano di lui e batterlo nella lotta. Ma ora non più. Jacob era molto più alto di lei e i suoi muscoli avevano le dimensioni di piccoli prosciutti. Ovviamente Katie sapeva che era troppo buono per poterle mai fare del male. Al contrario era lei a essere stata accusata di avere un'indole meschina.
Jacob si avviò verso l'altro capo del frutteto. "Inizierò un paio di filari dietro di te, in fondo, e ci verremo incontro."
Felice di essersi liberata di lui, Katie lo guardò mentre se ne andava, tentando di non compiangersi. Non era giusto. Non solo mamm aveva preso il suo libro, ma lo aveva anche strappato in due. Quello la aveva ferita. E la cosa peggiore era non poterlo restituire a Mattie. Almeno mamm non aveva trovato il lucidalabbra che teneva nascosto in una calza dentro il cassetto.
Rassegnata, lasciò cadere il manico del carretto sul terreno, andò all'albero più vicino e staccò una mela Golden dal ramo, ponendola con cautela dentro al cesto in modo da non ammaccarne o pizzicarne la polpa.
Intorno a lei, quella giornata di fine agosto era splendida e calda, con una brezza che conteneva un accenno di autunno. Mentre lavorava sognava a occhi aperti: sembrava l'unica cosa che le riuscisse bene. Accarezzava pensieri proibiti riguardanti il ragazzo che aveva aiutato datt e suo fratello a tagliare e imballare il fieno qualche settimana prima. Daniel Lapp aveva l'età di Jacob, era un gran lavoratore e aveva il viso di un angelo. I suoi begli occhi brillavano quando sorrideva. Era stata una giornata calda, e mamm le aveva chiesto di portare loro della limonata al campo. Daniel non aveva rivolto la parola a Katie, ma aveva sorriso mentre lei gli porgeva il bicchiere. Mentre camminava verso casa, le gambe la sorreggevano a stento. Più tardi quella notte, lo aveva sognato.
Aveva appena staccato un'altra mela dal ramo, quando qualcosa le colpì la schiena abbastanza forte da farle male.
Arretrando per difendersi da quella canaglia di suo fratello, Katie si girò. "Mattie!"
La ragazza amish era piegata in due dalle risate. "Avresti dovuto vedere la tua faccia! Sembrava che fossi sotto attacco e che stessi per massacrare qualcuno!"
Quell'immagine fece breccia nella vena comica di Katie, e per un intero minuto le risate delle ragazze risuonarono nell'aria.
Mattie Erb era la sua migliore amica fin da quando riusciva a ricordare. In passato Katie la incontrava a scuola, il che rendeva l'apprendimento decisamente più tollerabile, sebbene avessero ricevuto bacchettate sulle nocche perché parlavano quando non erano interpellate e ridevano in momenti inopportuni.
Ma gli amish andavano a scuola solo fino alla terza media, ed entrambe le ragazze avevano terminato l'anno passato. Katie ora non aveva occasione di vedere Mattie così spesso. Le mancavano quei giorni sereni e spensierati. Mattie era divertente e bella, e come Katie aveva una certa inclinazione a cacciarsi nei guai. Erano un'accoppiata perfetta.
"Cosa ci fai qui?" chiese Katie.
"Raccolgo mele... come te, tontolona."
Lasciando cadere un frutto dentro al suo cesto, Katie si avvicinò all'amica. Mattie indossava un vestito amish uguale a quello grigio che portava Katie ma di colore marrone, e un cardigan color avorio con le maniche sollevate fino ai gomiti. Come la maggior parte delle ragazze amish della loro età, indossavano sneaker e kapp coordinati in organza.
"Mamm ha bisogno di tre bushel per le torte." Mattie inclinò la testa con occhi fiammeggianti. "Jacob è qui?"
Mattie aveva una cotta per il fratello di Katie, sebbene non fosse l'unico ragazzo sul quale aveva messo gli occhi. Questa era una delle ragioni per cui mamm non approvava la loro amicizia. Diceva che Mattie era ‘una dalla cotta facile e una selvaggia'. Naturalmente Katie per questo la adorava ancora di più.
"È due filari dietro, all'altra estremità" rispose Katie.
"Sei fortunata ad avere un fratello così carino" disse Mattie con leggerezza.
"Carino come un maiale, forse." Ma il peso della tristezza che la aveva accompagnata per tutta la mattina cominciava a sollevarsi. Ora che Mattie era lì, la giornata cominciava a migliorare.
"Hai incontrato qualcun altro che conosciamo?" chiese Mattie.
"Non ho avuto fortuna." Staccò una mela da un ramo, controllò che non ci fossero vermi e diede un morso. "Soltanto noi ragazze noiose."
"Parla per te." Affondando la mano nella tasca del suo grembiule, Mattie ne estrasse un tubetto di rossetto. "Rugiada di pesca e lampone non è sicuramente noioso."
Katie guardava la sua amica mentre roteava il tubetto e faceva scivolare il rossetto sulla bocca. Aveva il colore di una pesca matura e umida. Pensò che stesse bene su di lei. E non era la prima volta che si ritrovava a pensare che avrebbe voluto essere bella come Mattie. Sperava di non dover aspettare ancora a lungo per vedere anche il suo corpo sbocciare.
"Dove l'hai preso?" chiese Katie.
"Alla farmacia Fox. Lì hanno i colori migliori."
Truccarsi era proibito dall'Ordnung, per questo Katie si domandava se Mattie lo avesse comprato, o se il rossetto le fosse finito in tasca per vie traverse. Non lo chiese.
Mattie offrì il tubetto a Katie. "Provalo."
Katie scosse la testa. "Jacob farebbe la spia."
"Allora toglilo prima che ti veda. Non lo saprà mai."
Lanciando un'occhiata all'altro capo del frutteto e non vedendo traccia di suo fratello, Katie accettò il tubetto. Senza staccare gli occhi da quelli di Mattie, applicò il colore. Scivolava come seta. "Profuma di fragole."
"Un po' scuro per te." Mattie allungò il braccio e toccò il bordo della bocca di Katie, eliminando una sbavatura con il pollice. "Ma stai bene. Sei sexy."
Katie sorrise e si sentì arrossire. "Anche tu."
Tirando i loro carretti, le ragazze passeggiavano tra gli infinti filari di alberi, raccogliendo mele sul loro cammino. Mattie non era altrettanto attenta a non danneggiare le sue. Di tanto in tanto ne metteva una da parte usando un po' troppa forza. "Vermi!" esclamò, e poco dopo cominciarono entrambe a gettare per divertimento mele in ottimo stato.
Katie aveva quasi riempito il suo primo cesto quando sentì il rombo di un motore. Sfregandosi la bocca con la mano, si girò e vide Billy Marquart e un altro ragazzo Englischer su un ATV. Il piccolo pianale di carico del veicolo era stracolmo di attrezzi: una motosega, sacchi di concime, una sorta di spray e due badili. I ragazzi indossavano vestiti da lavoro, le loro camicie erano ricamate con il marchio del frutteto.
Billy spense il motore. "Ora, quale visione per degli occhi doloranti. Due graziose piccole ragazze amish che raccolgono mele."
L'interazione di Katie con persone non amish era limitata; i suoi genitori erano rigidi sostenitori del principio di separazione. Painters Mill era però una piccola cittadina, e aveva già visto Billy in giro, nei luoghi in cui le due culture si mescolavano. Il negozio di generi alimentari. L'asta dei cavalli. In paese. Era circa un anno più grande e di bell'aspetto, con capelli neri e occhi marroni. Ma era anche un noto druvvel-machah, un piantagrane, con una lingua lunga che, secondo Jacob, ‘usava un po' troppo spesso'.
Billy e Mattie avevano avuto una sorta di discussione a Millersburg durante l'asta un paio di settimane prima, mentre Mattie stava lavorando al chiosco. Billy aveva ordinato una cioccolata calda e aveva accusato Mattie di averci sputato dentro. Lei aveva negato, ma il proprietario, un ragazzo mennonita di nome Zook, non le aveva creduto e l'aveva licenziata in tronco.
Mattie gli fece un sorriso di traverso. "Guarda cosa ha portato il vento" disse. "Uno scarto di immondizia."
Il sorriso di Billy si allargò. "Non sei ancora arrabbiata con me per quello stupido lavoro al chiosco, vero Matt?"
"Non mi piacciono i bugiardi" rispose dolcemente.
"Senti chi parla" replicò. "Ma, ehi, se avessi saputo che volevi che ci scambiassimo la saliva, avremmo potuto trovare un modo migliore, invece di sputarmi nella maledetta cioccolata calda."
Voltandogli le spalle Mattie raccolse una mela e la porse a Katie per fargliela vedere. "Oh, guarda, una mela marcia." Lanciò la mela al di sopra della propria spalla e colpì la gamba di Billy.
Sospirando lui rivolse l'attenzione su Katie. "Bel rossetto."
Timidamente Katie allungò il braccio e si toccò le labbra, i suoi occhi di scatto su Mattie. L'amica ricambiò lo sguardo con una risatina. "Solo una piccola macchia" sussurrò Mattie.
Katie si pulì la bocca con la manica, il viso avvampato di vergogna.
Il secondo ragazzo disse qualcosa sottovoce e i due scoppiarono in una risata.
"Non fate caso al mio amico Gavin." Billy sorrise a Mattie con evidente apprezzamento, i suoi occhi sfrontati scorrevano lungo il suo corpo. "Allora, ragazze, cosa ci fate qui in ogni caso?"
"Mmm, raccogliamo mele?" rispose Mattie aggiungendo un generoso pizzico di spocchia nella voce.
"Suppongo che tu non abbia intenzione di farmela passare liscia finché non ti chiedo scusa, giusto?" le chiese tentando di ammorbidirla.
Voltandosi, Mattie riprese a raccogliere mele. "Non mi importa per niente."
Billy si rivolse all'amico senza staccare gli occhi da Mattie. "Senti, Gav, perché non vai giù verso l'altro lato e cominci da quel ramo? Ti raggiungo lì tra qualche minuto."
"Va bene, Bill."
Gavin salì sull'ATV e accese il motore. Rivolgendo un saluto beffardo alle ragazze, mise il veicolo in marcia e se ne andò emettendo un gran boato.
Quando fu fuori dalla visuale, Billy raggiunse le ragazze, la sua attenzione inchiodata su Mattie. A Katie non importava. Non le piaceva stare al centro dell'attenzione. E non aveva particolare interesse per la gente come Billy Marquart. Poteva essere attraente, ma era anche volgare e sboccato, ed era sollevata di non essere oggetto delle sue mire di conquista.
"Quindi, pensi di perdonarmi o cosa?" disse flirtando.
Mattie non lo guardò neanche. "Perché dovrei fare una cosa simile?"
Billy roteò gli occhi in un modo autoironico che sarebbe anche stato affascinante, se non fosse stato così calcolato. "Perché sono irresistibile?"
Ora toccava a Mattie ridere. "Se avessi uno specchio te lo darei così potresti passare tutto il giorno ad ammirarti."
Scuotendo la testa rivolse l'attenzione a Katie. "Tu cosa ne dici?"
A Katie piaceva credere di essere abbastanza mondana per poter conversare con un ragazzo inglese, persino con un esemplare riprovevole come Billy. Ma c'era qualcosa nel modo in cui la guardava che la metteva a disagio. Come se lui fosse a conoscenza di qualche barzelletta segreta fatta a sue spese... e della quale solo lui capiva la battuta finale.
Invece di replicare con qualche tagliente risposta a tono, alla Mattie, Katie si ritrovò ammutolita e con la bocca secca. "Mattie non ha sputato nella tua cioccolata calda," riuscì a dire "e non vuole fare scambi di saliva con te."
"Ah, sì?" Billy assunse un'espressione divertita. "Non è ciò che ho sentito."
"Dovresti scusarti," disse Katie "e crederci veramente quando lo fai."
"L'ho fatto..."
"No, non l'hai fatto" si intromise Mattie.
Sperando che se ne andasse, Katie strappò una mela segnata dal ramo più vicino e la lanciò dentro il suo cesto.
Sorridendo, Billy si avvicinò a Mattie e si inginocchiò, come se stesse per chiederle di sposarla. "Vuoi perdonarmi? Per favore?"
Mattie gettò la testa all'indietro e si mise a ridere, in modo un po' crudele, poi raccolse un altro frutto.
"Sei un idiota."
"Lo ammetto. Sono un idiota. Un grosso stupido idiota. Ora vuoi perdonarmi, per favore?"
Mattie gli diede un'occhiata di sbieco da sopra la spalla, i suoi occhi accesi di interesse. "Cosa farai per me?"
Guardandosi intorno, scrollò le spalle. "Ehi, ho delle sigarette se ne vuoi una." Diede un'occhiata a Katie. "Anche per te, ho un pacchetto intero."
Mattie sembrava intrigata dall'idea. Troppo intrigata. Katie riconosceva una cattiva idea quando ne sentiva una. Se anche suo fratello non avesse sentito l'odore di fumo su di lei, mamm lo avrebbe sentito. La sua punizione sarebbe sicuramente stata qualcosa di spiacevole, come ripulire le stalle per i prossimi uno o due anni.
"Jacob sta lavorando solo alcuni filari indietro" disse Katie. "E io devo riempire queste ceste."
Mattie ridacchiò. "E dài, Katie. Non essere così pallosa. Una sola?"
Scuotendo la testa, Katie staccò un'altra mela dall'albero. "Non posso."
L'amica spostò l'attenzione su Billy e sorrise usando tutto il suo fascino. Katie era quasi dispiaciuta per Billy; lui non lo sapeva, ma non era neanche lontanamente astuto quanto Mattie. Non aveva alcuna possibilità.
"Be', non possiamo fumare qui fuori all'aperto" affermò Mattie.
Billy fece cenno verso il vecchio fienile degli Zimmerman, una struttura malridotta nascosta in un angolo del campo. "Nessuno va mai nel fienile. Il vecchio ci tiene dentro il trattore e il fieno. Ci vado sempre." Le passò una sigaretta. "Ecco a te."
"Ti costerà più di una sola." Storcendo il naso alla sigaretta offerta, Mattie allungò la mano. "Il pacchetto intero."
Katie sorrise dentro di sé per il fegato della sua amica, e visse un momento di invidia per il fatto di non avere la stessa sicurezza.
Billy ne fece uscire un paio per sé e mise il pacchetto nella sua mano. "Ci sai fare per essere una ragazza amish."
"È il minimo che tu possa fare dopo aver detto quella grossa bugia e avermi fatto licenziare."
"Ritiro tutto, tesoro." Fissava Mattie come se fosse una sorta di prelibatezza esotica e lui fosse famelico. "Andiamo."
Qualcosa nei suoi occhi fece esitare Katie. Il lampo di un pensiero o di un'emozione che non riusciva a identificare, ma sapeva che non era niente di buono.
Mentre Mattie si accingeva a seguirlo, Katie sentì la paura sfiorarle la nuca con le sue lunghe dita.
"Mattie, penso che tu non debba andare" la chiamò.
"Continua a raccogliere" le rispose Mattie con leggerezza, per niente preoccupata. "Metti qualche mela anche nel mio cestino, okay? Non voglio rimanere indietro."
"Er is en leshtah-diah maydel" disse Katie con decisione. È una bestia che diffama le ragazze.
Mattie le rispose con un sorriso alla ‘so quello che faccio'. "Non ci vorrà molto."
Katie rimase lì, accanto ai loro carretti, scuotendo la testa mentre guardava la sua amica e Billy attraversare il cancello, percorrere la strada sterrata, e scomparire all'interno del fienile.
Per un istante si pentì di non essere andata con loro. Non perché avrebbe voluto essere in quel vecchio e polveroso fienile con uno come Billy Marquart, ma perché non voleva che Mattie fosse lì dentro da sola con lui.
La parte razionale del cervello di Katie le diceva che Mattie sapeva badare a sé stessa, ma saperlo le era di poco conforto; Katie sapeva anche che l'amica non sempre faceva appello al buon senso che Dio le aveva donato. Billy aveva la reputazione di uno che parlava fin troppo in giro. Se Mattie gli avesse concesso di spingersi troppo oltre, tutti in paese, vescovo incluso, lo sarebbero venuti a sapere.
Sospirando, Katie li guardò scomparire tra le ombre. "Spero che tu sappia quello che stai facendo" mormorò.
Sollevò i manici di entrambi i carretti e li tirò più avanti lungo il filare. Tenendo d'occhio il fienile tornò al lavoro, ma non riusciva a concentrarsi sulla raccolta delle mele. Ora una nuova presenza la seguiva: l'apprensione. A Katie non piaceva.
"Dove hai preso il secondo carretto?"
Il suono della voce di suo fratello la fece sussultare. Era così catturata dai suoi pensieri, e così intenta a guardare il fienile, che non l'aveva sentito avvicinarsi. Si girò e lo vide chinato sotto i rami cadenti di due alberi.
"È di Mattie" rispose.
"Mattie Erb? Non mi sorprende che tu non abbia concluso molto." Guardò al suo cesto e scosse la testa. "Dov'è?"
Katie sbatté le palpebre, aveva le vertigini. Era pessima come bugiarda... "Non che siano affari tuoi, ma è andata al fienile per far pipì."
"Oh." Distolse lo sguardo, tentando di non sembrare imbarazzato. Gli serva da lezione per essere così ficcanaso, pensò. "So come siete voi due quando siete insieme, con tutte quelle chiacchiere" disse. "Io ho già riempito due ceste e tu ne hai a malapena riempita una. Datt sarà qui a breve per venirci a prendere."
Katie tentò di distogliere lo sguardo dal fienile, ma non era facile. Non le piaceva mentire a suo fratello - non le piaceva mentire a nessuno -, anche se si trattava di omissione.
Ma in nessun modo Jacob avrebbe accettato l'idea che Mattie fosse andata nel fienile con un ragazzo, specialmente Billy Marquart. Se lo avesse scoperto lo avrebbe sicuramente detto ai loro genitori. Katie sapeva fin troppo bene che se ciò fosse accaduto, anche lei sarebbe stata nei guai, nonostante questa volta non avesse fatto niente di sbagliato.
"L'unico che parla troppo qui sei tu" mormorò Katie.
Tirandole un'occhiataccia, Jacob prese una delle due ceste vuote e tornò indietro verso l'altro lato del frutteto.
Per dieci minuti Katie raccolse mele il più velocemente possibile. Quando le metà inferiori degli alberi erano state ripulite, spostò i carretti più avanti lungo il filare. Non le piaceva mettere maggiore distanza tra lei e il fienile. Mattie era andata via da quasi quindici minuti.
Quanto tempo ci voleva per fumare una sigaretta? Non così tanto, sussurrò una vocina. Che altro stavano facendo? Parlavano? O qualcos'altro?
Il piccolo seme della paura di poco prima era cresciuto trasformandosi in qualcosa di oscuro e ingombrante. Non solo Billy era un piantagrane, ma Katie aveva sentito anche storie sul suo carattere irascibile. Girava voce che si fosse cacciato in una rissa a Miller Pond l'estate scorsa... e che avesse mandato in ospedale un altro ragazzo della contea di Coshocton.
Il frusciare di passi contro l'erba la fece roteare su sé stessa, Katie trasalì. Era Billy, camminava veloce a pochi passi da lei. Non aveva l'aria felice, non la guardò negli occhi, e Katie era sicurissima che avesse un graffio sul lato del viso.
"Dov'è Mattie?" gli gridò.
"Quella piccola stronza è tutta tua." Non le risparmiò un'occhiataccia mentre seguiva le tracce dell'ATV. "Me ne vado."
Katie lo guardò andare via, il panico si faceva strada dentro di lei. Come si è procurato quel graffio sulla faccia? Dov'era Mattie? Le aveva fatto qualcosa?
Si lanciò in una corsa sfrenata verso il fienile. "Mattie!"
Era a metà strada quando vide apparire la sua amica. Da una rapida occhiata capì che Mattie era illesa.
Ma a Katie non sfuggì quella ciocca di capelli che era stata tirata dal suo kapp. Che lo stesso kapp era storto. Le sue guance erano arrossate, le sue labbra prive del rossetto che si era messa qualche minuto prima di andare al fienile.
"Cosa è successo?" chiese Katie.
"Non è successo niente, sciocca."
"Ma ho visto Billy" disse d'un fiato. "Aveva un graffio sul viso. Sembrava... agitato."
Mattie sbuffò. "Billy Marquart è più stupido di un pollo." Scrollando del fieno dal vestito, si diresse verso i loro carretti. "Sembra che tu ti sia tenuta occupata."
Katie non era pronta a lasciar correre. "Come si è procurato quel graffio?"
"Probabilmente schiantandosi contro un albero."
"Mattie, sei stata nel fienile per quindici minuti. Cosa stavate facendo? Perché era così arrabbiato? Avete litigato?"
"Er harricht gut, awwer er foligt schlecht." Ci sente bene ma obbedisce male. "Quindi l'ho messo al suo posto."
Katie rifletté un istante. "Cosa ha fatto?"
"Se devi proprio saperlo..." Mattie si girò per guardarla in faccia. "Ha provato a baciarmi."
Katie non poté far altro che coprirsi la bocca con una mano.
Mattie rise. "Non preoccuparti" aggiunse. "L'ho mandato a quel paese."
"Sei sicura di star bene?"
Lentamente un sorriso si fece largo sul volto di Mattie, facendo capire a Katie che non solo era imperturbata da quanto accaduto, ma che lo aveva anche trovato divertente. "Ti ha mai detto nessuno che ti preoccupi troppo?" chiese Mattie.
"Sì" mormorò Katie. "Io."
Dandole una gomitata amichevole, Mattie andò verso i carretti. "Dài, scendiamo a lavorare dall'altro lato con Jacob."
"È pieno di mele da raccogliere qui" rispose Katie.
"Voglio salutarlo." Sollevando il manico del carretto, Mattie si incamminò verso la parte opposta del frutteto. "Vieni?"
Brontolando sottovoce, Katie la seguì, ma era solo vagamente seccata. Più di tutto era felice che Mattie stesse bene, e che Billy Marquart se ne fosse andato.
Nessuna delle due ragazze parlò mentre si facevano strada tra i filari di meli, i carretti sobbalzavano sopra i ciuffi d'erba e sul terreno dissestato.
Avevano percorso poca strada quando Katie avvertì l'odore di qualcosa che bruciava. "Credo che puzzi di fumo" sussurrò.
Accigliandosi Mattie abbassò lo sguardo sui suoi vestiti. "Hai qualche profumo o una crema per le mani?"
"Me lo stai chiedendo sul serio?"
Avevano quasi raggiunto la fine del filare, quando Katie scorse Jacob attraverso gli alberi. Le bastò dare un'occhiata ai suoi cesti per capire che ne aveva già riempiti tre... mentre lei uno solo.
"Sarà meglio metterci a raccogliere" disse.
Le ragazze si misero al lavoro, ora parlando a malapena, per rimediare alla loro scarsa produttività.
Katie stava ancora riflettendo sul graffio sul viso di Billy Marquart, e sull'atteggiamento indifferente di Mattie rispetto a quanto era accaduto nel fienile. Voleva bene a Mattie, ma c'erano volte in cui non le piacevano i suoi modi di fare, soprattutto quando si trattava di ragazzi. Mattie era stata consapevole sin dall'inizio che Billy significava solo guai, e ciononostante era andata di sua spontanea volontà con lui nel fienile. E la parte peggiore era che Katie non pensava che stesse dicendo tutta la verità su quanto era accaduto. Ma cosa poteva fare?
Aveva appena staccato una mela da un ramo con una torsione, quando avvertì un'altra ventata di fumo. Non fumo di sigaretta, ma qualcosa di più forte trasportato dall'aria.
"Lo senti questo odore?" chiese Katie.
Mattie si fermò ad annusare. "Scommetto che qualcuno sta bruciando rifiuti o erbacce."
Il vento proveniva da sud. Katie guardò da quella parte. Fu scossa da un fremito di inquietudine quando avvistò scuri filamenti di fumo volteggiare nell'aria. Sembra provenire dalla direzione del fienile.
"Credo che il fienile stia bruciando!" esclamò Katie.
"Cosa?" Lasciando cadere i frutti che aveva in mano, Mattie si voltò a guardare. "Oh, no!"
Come se si fossero messe d'accordo le ragazze corsero verso il fienile. Avevano percorso un breve tratto quando Katie vide fiamme arancioni che guizzavano a sei metri d'altezza. Attraverso la porta aperta del fienile vide ardere dentro alla struttura un incendio piuttosto grosso.
"Cosa succede?"
Entrambe le ragazze sussultarono nel sentire la voce di Jacob. Katie gli lanciò uno sguardo, ma i suoi occhi erano fissi sulle fiamme che lambivano il cielo trenta metri più in là.
"Vado a cercare il signor Zimmerman." Jacob lanciò a Katie un'occhiata severa. "Restate qui. Non avvicinatevi al fuoco. Hai capito?"
Annuì.
Dopodiché partì a gran velocità verso la casa degli Zimmerman.
Katie e Mattie guardavano le fiamme espandersi, il fumo fuoriusciva contorcendosi e avvitandosi come un tornado nel cielo terso. Sebbene fossero a una distanza di sicurezza, Katie riusciva a sentire il calore contro il viso, il puzzo acre del fumo che le si insinuava nelle narici.
Sembrò passare un'eternità prima che il lamento delle sirene risuonasse in lontananza. Un senso di sollievo la pervase quando la prima autopompa, con le luci di emergenza lampeggianti, si fece strada attraverso il cancello. Due pompieri, provvisti di indumenti protettivi, trascinarono un tubo dal loro camion e cominciarono a nebulizzare acqua sulle fiamme.
"È un bene che tu e Billy siate usciti al momento giusto" disse Katie un attimo dopo.
"Questo è certo" rispose Mattie.
"Mi chiedo come sia iniziato l'incendio."
Quando la sua amica non rispose, Katie la osservò. "Mattie?"
Guardando a destra e a sinistra, Mattie abbassò la voce. "Penso che Billy Marquart potrebbe... aver fatto qualcosa."
Nonostante stesse sudando, i peli sulle braccia di Katie si rizzarono. "Che genere di cosa?"
"Quando eravamo nel fienile," cominciò Mattie "abbiamo fumato per un po', e poi lui... lo sai, ha provato a... baciarmi. Io l'ho respinto, e lui si è arrabbiato. Mi ha... insultata e ha tirato un pugno al muro."
"Non ti ha fatto del male, vero?"
"No, ma mi ha spaventata."
"Perché non me lo hai detto?"
"Perché anzitutto era colpa mia, per essere andata con lui nel fienile." Mattie emise un sospiro profondo, "Cattiva idea, eh?"
Una seconda autopompa arrivò sul posto. Ne scesero altri due pompieri. Più in là le fiamme divoravano il fienile, il legno secco si spezzava e scoppiettava come fuochi d'artificio.
Nel frattempo Katie provava ad assimilare tutto ciò che l'amica le aveva detto. "È stato Billy ad appiccare il fuoco?" sussurrò.
"Era arrabbiato con me." Con aria avvilita Mattie si strinse nelle spalle. "Aveva un accendino. E se lo avesse fatto?"
Si sentì uno schianto che fece saltare entrambe le ragazze. Katie diede un rapido sguardo, in tempo per vedere collassare una parte del tetto del fienile, scintille volavano alte nell'aria mentre del fumo grigio si gonfiava. I pompieri continuavano a combattere le fiamme. Nel vialetto di ghiaia più in là, una vettura del dipartimento dello sceriffo si accostò vicino a una delle autopompe.
"Dobbiamo dirlo a qualcuno" disse Katie poco dopo.
"Intendi la polizia?" chiese Mattie.
"Probabilmente vorranno parlare con noi in ogni caso. Dobbiamo solo dire la verità."
Per la prima volta Mattie sembrava spaventata. "Billy si infurierà."
Katie sentì emergere dentro di sé un istinto protettivo. "Ho la sensazione che la polizia lo terrà occupato per un bel po'."
Venti minuti dopo, Katie, Jacob e Mattie si trovavano nel vialetto di ghiaia che conduceva alla casa degli Zimmerman. Secondo le istruzioni fornite del vicesceriffo della contea di Holmes, aspettavano il loro turno per essere interrogati. Il signor Zimmerman stava parlando con il vicesceriffo gesticolando con rabbia in direzione del fienile. I volti dei due uomini erano cupi mentre parlavano a bassa voce.
A una decina di metri di distanza, il fumo fuoriusciva dal fienile mentre si consumava. Il fuoco era stato spento. La struttura era per la maggior parte ancora in piedi, ma il contenuto al suo interno, un trattore, attrezzature di irrorazione, un centinaio di balle di fieno, era andato distrutto.
Attraverso la porta, Katie vide il profilo del trattore inclinato in modo innaturale, le ruote bruciate.
Appena i pompieri erano riusciti ad avere l'incendio sotto controllo, il vicesceriffo li aveva fatti spostare e li aveva portati lì nel vialetto. Katie, Jacob e Mattie erano rimasti a osservare, in silenzio, mentre la polizia aveva metodicamente parlato con tutti, compresi clienti e lavoratori. Billy Marquart non si vedeva da nessuna parte.
Il vicesceriffo in uniforme si avvicinò a loro, la sua espressione grave, il suo contegno professionale.
"State tutti bene qui?" chiese.
"Stiamo bene" gli disse Jacob.
"È rimasto ferito qualcuno?" chiese Katie.
Il vicesceriffo scosse la testa. "Per fortuna nessuno era dentro."
Tirò fuori un blocchetto per appunti dalla tasca della sua camicia. I suoi occhi si posarono su Katie e poi andarono su Mattie. "Mi pare di capire che voi ragazze stavate raccogliendo mele nei pressi del fienile. Avete visto qualcosa di cui volete parlarmi? C'era qualcun altro nei paraggi?"
Jacob si intromise, la sua espressione sconcertata. "Qualcuno ha appiccato il fuoco?"
"Non lo sappiamo ancora" disse il vicesceriffo in modo evasivo. "Probabilmente il comandante dei vigili del fuoco sarà coinvolto nelle indagini. Ma pensiamo che sia una possibilità."
Lo sguardo del poliziotto scivolò su Katie. "Hai visto qualcuno?"
Il cuore cominciò a batterle forte. Deglutì con forza, ricambiando lo sguardo. "Il ragazzo inglese."
Gli occhi del vicesceriffo si strinsero. "Quale ragazzo inglese? Come si chiama?"
"Billy Marquart" si inserì Mattie. "Lavora qui al frutteto."
Scrisse rapidamente qualcosa sul suo blocchetto. "Il figlio di Virginia e Bud." Disse quelle parole accigliandosi, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Painters Mill era una piccola cittadina, ed evidentemente aveva una certa conoscenza di Billy.
"Dove lo hai visto esattamente?" chiese il vicesceriffo.
"Lo abbiamo visto entrambe" rispose Mattie. "Nel fienile."
Nessuna delle ragazze accennò al fatto che Mattie era stata nel fienile con lui.
Di fronte a lei, Jacob guardò prima Katie e poi Mattie, i suoi occhi stretti e scintillanti di rimprovero.
"Quando lo avete visto nel fienile, dopo quanto tempo avete notato il fuoco?" chiese il vicesceriffo.
"Qualche minuto" rispose Katie.
Con una smorfia, come se avesse dato un morso a qualcosa di sgradevole, il vicesceriffo fece un'altra annotazione sul suo blocchetto. "Avete visto qualcun altro?"
"No" ripose Mattie. "Solo Billy."
Dalla sua visuale periferica, Katie era consapevole che Jacob stava osservando la conversazione con interesse.
Non osava guardarlo, ma sapeva cosa stava pensando. Che lei e Mattie avevano parlato con Billy. Che avevano flirtato con lui. Che Mattie era stata nel fienile.
Il vicesceriffo chiese l'ora esatta, ma nessuna delle due ragazze era in grado di dare un'indicazione certa. "Cosa stava facendo Billy quando lo avete visto?" chiese.
"Stava uscendo dal fienile" disse Katie.
"Stava correndo" aggiunse Mattie. "Sembrava che avesse molta fretta."
Il vicesceriffo chiuse di colpo il blocchetto. "Se avremo bisogno di altro, ci metteremo in contatto con i vostri genitori. Siete liberi di andare." Sollevandosi il cappello in segno di saluto, se ne andò.
Katie aveva sperato di poter restare qualche minuto da sola con Mattie, ma non aveva avuto l'occasione di parlarle ancora perché datt era arrivato qualche minuto dopo per portare a casa lei e Jacob.
Durante il viaggio in calesse verso la fattoria, datt chiese loro informazioni sull'incendio. Jacob spiegò che Mattie aveva visto il ragazzo Englischer che lavorava al frutteto, e non aggiunse altro. Datt non insistette.
Katie decise che sarebbe stata più gentile con il suo fratello maggiore.
L'indomani di buon'ora, prima della celebrazione religiosa, Katie andò al fienile per dar da mangiare al vecchio cavallo da tiro di razza Percheron, che suo padre le aveva dato l'incarico di accudire. Trovò Jacob già al lavoro, stava pulendo le stalle.
"Hai sentito di Billy Marquart?" le chiese.
Katie tagliò il laccio della balla di fieno, ne tirò fuori un generoso fascio di erba medica e lo lasciò cadere dentro la mangiatoia. "Cosa ha fatto adesso?"
"La polizia lo ha arrestato. Per incendio doloso."
L'affermazione non avrebbe dovuto sorprenderla. Mattie le aveva detto che Billy poteva aver appiccato l'incendio. Katie lo aveva visto andare via. Il problema era che non era stato da solo nel fienile, e nessuno lo aveva detto al vicesceriffo.
"Come fai a saperlo?" chiese.
"Me lo ha detto datt. Uno dei suoi amici inglesi lavora al dipartimento dello sceriffo."
Katie andò alla pompa manuale, mettendo più impegno del dovuto nel pompare l'acqua dentro al secchio.
"Billy sostiene di non averlo fatto" le disse Jacob.
Smise di pompare. "Tutti sanno che Billy Marquart è un bugiardo e un druvvel-machah, oltretutto."
"Ci hai parlato?"
Smise di pompare, il cuore le martellava nel petto. "È venuto verso me e Mattie mentre stavamo raccogliendo le mele. Era su un ATV con un altro ragazzo. Mi ha chiesto di andare con lui nel fienile e gli ho detto di no."
Jacob non sembrava contento di quel dettaglio. Era protettivo nei confronti di sua sorella. Troppo protettivo, secondo Katie, e molto più critico di quanto ne avesse il diritto. Quella mattina sperava intensamente che lasciasse perdere.
"Invece Mattie?" insistette. "Mi hai detto che era andata al fienile per una... pausa."
Lo fissò per quella che le sembrò un'eternità. Una bugia le pendeva dalle labbra, ma non riuscì a costringersi a pronunciare le parole. "Dovrai chiederlo a lei." Sollevò il secchio, lo portò alla stalla e lo appese al gancio.
Gli occhi di suo fratello fissarono i suoi con maggiore intensità.
"Smettila di guardarmi così." Chiuse la porta della stalla con un po' troppa forza. "Non ho fatto niente di male."
"Ne sei sicura?"
Katie non rispose. Non c'era modo di difendere sé stessa senza raccontargli più di quanto volesse, con il rischio di mettere la sua amica nei guai.
Uscendo dalla stalla nella quale stava lavorando, Jacob le si avvicinò. "Io vedo delle cose Katie. Cose che mamm e datt non vedono. A volte non mi piace quello che vedo quando si tratta di te."
"Non sai di cosa stai parlando."
"So che hai parlato con Billy. So che hai parlato anche con altri ragazzi, o sbaglio?"
"Non vedo come questi siano affari tuoi."
"Credi che non abbia notato il modo in cui guardavi Daniel Lapp? Il modo in cui lui guardava te?"
Il suo volto avvampò. Non perché era sotto accusa per qualcosa che non aveva fatto, ma perché le stava chiedendo di dichiarare qualcosa di cui, in effetti, era colpevole.
"Non sono più una bambina" sbottò. "Ho quattordici anni. A breve andrò alle serate di canto."
"Non mi piace Lapp. Non mi piace Billy Marquart. Non sono sicuro che mi piaccia Mattie Erb."
"Non puoi scegliere i miei amici" sbraitò, ma le sue guance erano ancora ardenti.
"Continua così e non avrò altra scelta se non andare da datt."
Voltandosi di spalle, si diresse verso la porta del fienile. "Devo prepararmi per la cerimonia religiosa."
"Billy dice che Mattie ha appiccato il fuoco."
Katie si arrestò e si girò per guardarlo in faccia, il cuore le batteva forte. "Sell is nix as baeffzes!" Sono solo stupidaggini.
"Ha detto alla polizia che lei aveva un accendino. Rosa. La polizia ha perquisito Billy, ha perquisito la sua stanza, e indovina? Non hanno trovato nessun accendino."
"Questo non significa niente" disse in un sibilo.
"Billy ha detto al comandante dei vigili del fuoco che ha visto Mattie appiccare il fuoco."
"Non ci credo. Mattie non avrebbe..."
"Billy ha raccontato che lo ha fatto per punirlo per averla fatta licenziare dal lavoro all'asta."
"Che altro dovrebbe dire?" Katie abbozzò una risata, ma non risuonò sincera. "Billy Marquart è un liknah." Un bugiardo.
"Sembra che tu sappia molte cose su di loro." Jacob le si avvicinò, inclinando la testa per guardarla meglio negli occhi. "Forse dovresti scegliere i tuoi amici con maggior attenzione. Non vorrei mai che qualcuno di loro possa rovinarti."
"L'unica cosa che mi sta rovinando è il tuo atteggiamento sospettoso" disse.
Jacob sospirò. "Datt mi ha detto che il comandante dei vigili del fuoco parlerà di nuovo con Mattie, se non l'ha già fatto. È molto probabile che voglia parlare anche con noi due."
Un brivido di paura attraversò Katie, ma non lo diede a vedere. "Non mi preoccupa" disse. "Dobbiamo soltanto dire la verità."
"Spero che tu lo faccia."
"Devo andare." Quando si voltò per andarsene, le gambe le tremavano.
Il giorno della celebrazione religiosa è molto importante per gli amish. È un momento di riflessione e anticipazione, ma è anche una giornata dedicata al riposo e alla socializzazione con gli amici, la famiglia e il vicinato. Con la sola eccezione della cura degli animali della fattoria, i vari compiti sono messi da parte.
La funzione religiosa si tiene ogni due domeniche, non presso una chiesa, ma in una casa amish o in un fienile. Vengono portate panchine e sedie. La maggior parte delle donne porta del cibo. La funzione spesso dura tre ore, o anche di più.
Quella settimana la celebrazione religiosa si teneva alla fattoria degli Stutz, e Katie non vedeva l'ora di incontrare Mattie. Era stata sulle spine da quando aveva parlato con suo fratello. Non riusciva a togliersi le sue parole dalla testa. Billy dice che Mattie ha appiccato il fuoco.
Ovviamente Billy Marquart mentiva. Questo è quello che fanno le persone come lui quando vengono sorprese ad aver fatto qualcosa che non avrebbero dovuto fare. Mentono o addossano la colpa a qualcun altro.
Non questa volta, pensò Katie. Non lo avrebbe permesso. Se solo avesse potuto far tacere l'altra voce, più allarmante, che sussurrava dentro alla sua testa. Quella era la voce che le attanagliava lo stomaco. Quella che le ricordava che Billy Marquart non era l'unico con una reputazione. Lui si era guadagnato la sua. Valeva lo stesso anche per Mattie?
Katie sapeva meglio di tutti che la sua amica non era perfetta. Nessuno lo era. Sì, era vero che Mattie infrangeva le regole e oltrepassava i limiti, ma molte persone lo facevano, persino tra gli amish. Era una delle cose che Katie amava di Mattie. La sua lingua tagliente. La sua risata facile. Il suo atteggiamento strafottente rispetto a tutte quelle regole amish. Per quanto riguardava Katie, la maggior parte erano troppo rigide, in ogni caso.
Non lo aveva mai detto ad anima viva, ma c'erano volte in cui fantasticava di lasciarsi tutto alle spalle. Volte in cui sapeva nel profondo del suo cuore che una vita senza libri e musica non poteva essere appagante. Per non parlare del college. Cosa poteva esserci di così terribile nell'avere un'istruzione? Come era possibile che queste cose impedissero di andare in paradiso?
Alcuni giorni si sentiva così pervasa dallo sconforto da sognare di scappare via e non tornare mai più. Erano pensieri privati, pensieri che non aveva mai condiviso con nessuno.
A eccezione di Mattie.
L'estate scorsa, una notte Mattie era rimasta a dormire da Katie. Stava per nascere un nuovo puledro e mamm aveva concesso loro di portare i sacchi a pelo nel fienile per la notte. Non avevano chiuso occhio, al contrario erano state sveglie a parlare a lungo, tutta la notte, mentre osservavano la giumenta e aspettavano che arrivasse il puledro. Avevano condiviso le loro speranze più personali e i loro sogni segreti per il futuro. Non tutti quei sogni includevano il battesimo, il matrimonio e i figli.
Mattie era la sola che capiva. L'unica persona abbastanza coraggiosa da parlare di quel genere di argomenti proibiti ad alta voce e in presenza di un'altra persona. Mattie supponeva che questa fosse una delle ragioni per le quali non a tutti andava a genio Mattie.
Aveva sentito tutte quelle frecciate meschine. Quella Erb attira i ragazzi come una calamita. Quella Erb sorriderebbe a un ragazzo a prescindere che sia amish o inglese. I suoi genitori farebbero bene a stare attenti quando giungerà il momento per il suo Rumspringa!
Katie voleva credere che fossero solo inutili chiacchiere, uno dei passatempi preferiti dagli amish. Ma dal momento in cui era entrata nell'adolescenza, si era resa conto che i pettegolezzi innocui, raramente erano innocui per davvero. Gli amish potevano anche essere devoti, ma erano bravissimi a lanciare l'occasionale colpo subdolo, specialmente alla propria gente.
Katie si rifiutava di dar peso ai commenti crudeli. Non avrebbe prestato ascolto e non avrebbe giudicato la sua amica. Voleva bene a Mattie e la lealtà che sentiva nei suoi confronti era solida e profonda.
La funzione religiosa sembrava durare in eterno. Durante l'Es schwere Deel, il sermone principale, Katie si era guardata intorno e aveva avvistato Mattie su una panchina tre file indietro. Si erano guardate negli occhi e tra loro era avvenuta una comunicazione silenziosa. Appena finirà, incontriamoci all'altalena dietro al fienile. Era il loro solito luogo d'incontro, e Katie faticava ad aspettare.
Era mezzogiorno quando fu cantato l'inno finale e tutti furono congedati.
Evitando i soliti convenevoli, Katie afferrò un contenitore di plastica pieno di dolci ai datteri dalla stanza in cui era stato disposto il cibo, e si precipitò verso la porta. Si meravigliò della giornata bellissima ma frizzante mentre si dirigeva verso il retro del fienile. Alle pendici di una piccola collina, un torrente fluiva graziosamente. Al suo fianco si ergeva un altissimo pioppo; qualcuno aveva legato un'altalena al suo ramo più basso.
Mattie era seduta sull'altalena, oscillando pigramente, concentrata sul suo dolce ai datteri mentre Katie si avvicinava.
"Katie!" Mattie indicò il suo dolce, facendo cenno al contenitore analogo in mano a Katie.
Katie rise suo malgrado. Sollevando il suo contenitore, proclamò: "Grandi menti!"
"Stavo cominciando a chiedermi se il vescovo Troyer sarebbe mai rimasto senza fiato" disse Mattie tra un boccone e l'altro.
"La Gottes-deensht diventa sempre più lunga" disse Katie riferendosi alla celebrazione religiosa.
Posò a terra il suo contenitore vuoto. "Sono venuti da te la polizia o gli uomini del comandante dei vigili del fuoco?"
"Cosa?" Mattie smise di masticare. "La polizia? Il comandante dei vigili del fuoco?"
Katie riepilogò la conversazione avuta in precedenza con Jacob. "Billy Marquart sta tentando di incolparti dell'incendio. Jacob mi ha detto che tu sarai la prossima con cui la polizia o gli uomini del comandante dei vigili del fuoco parleranno."
Mattie gettò il resto del suo dolce nei cespugli. "Che altro ha detto Billy?"
"Ha detto alla polizia che stai tentando di fargliela pagare per averti fatta licenziare dal tuo lavoro."
"Stupido bugiardo." Mattie si morse un'unghia con fare preoccupato. "È tutta colpa mia. Avrei dovuto saperlo che era meglio non andare nel fienile insieme a lui."
Katie si strinse nelle spalle. "Non puoi mai sapere cosa farà certa gente."
"Specialmente le persone come Billy." Mattie sospirò. "Tutto questo per un vecchio fienile di cui non importa a nessuno." Tentò di rifugiarsi nella sua attitudine noncurante, ma Katie era certa che fosse preoccupata da questi nuovi particolari.
Katie le offrì un sorriso gentile. "Come dice sempre la mia mamm: la verità avrà la meglio. Tutto ciò che devi fare è dire la verità, e non avrai niente di cui preoccuparti."
"E se la polizia credesse a Billy e non a me?"
"Non succederà. Andiamo. Tu sei amish. Sapranno che non menti."
Mattie non sembrava convinta. "Finirò nei guai per essere andata nel fienile."
"Che di per sé è una cosa innocua." Katie si interruppe. "Billy l'ha trasformata in qualcosa di pericoloso e ha distrutto tutto il fieno e l'attrezzatura. Non tu."
Gli occhi di Mattie luccicavano di lacrime. "Grazie per credermi. Non tutti lo fanno."
"Questo perché loro non ti conoscono come ti conosco io." Allungando il braccio Katie posò la mano su quella di Mattie. "Sono dalla tua parte. Okay?"
Una folata di vento si insinuò con un fruscio tra i rami del pioppo, e Katie rabbrividì. "Mi mancherà così tanto l'estate."
"Niente più nuotate."
"Niente più sole."
"Datt dice che avremo un autunno precoce quest'anno." Mattie si tolse il maglione e lo passò a Katie. "Tieni, ti scalderà."
"Sto bene..."
Ma Mattie insistette. "Puoi ridarmelo più tardi."
Katie si infilò il maglione, sorrise quando si accorse che aveva l'odore di Mattie, un misto di shampoo alla fragola e la crema per le mani di sua madre. "È difficile credere che non torneremo a scuola quest'anno" disse Katie.
"Non mi mancherà."
Le ragazze rimasero in silenzio, pensierose, ascoltando il cinguettio metallico di un cardinale rosso nelle vicinanze.
Dopo qualche istante Mattie si alzò dall'altalena. "Andiamo a prendere degli altri dolci ai datteri."
Katie sollevò da terra il suo contenitore vuoto. "Mi hai convinta" disse, e si diressero verso il fienile.
Era buio quando Katie finì le sue faccende e andò nella camera che condivideva con sua sorella Sarah, preparandosi per andare a letto. Alla luce di un'unica lanterna posta sul comodino, si slacciò le sneaker; stava togliendosi il maglione di Mattie quando qualcosa cadde rumorosamente sul pavimento. Disorientata, lo tirò su e lo mise sotto la tenue luce della lanterna. Un brivido gelido le graffiò la schiena quando si rese conto che si trattava di un accendino. Non un accendino qualsiasi, un accendino rosa.
Lo fissò, i suoi pensieri si disperdevano.
Per tutto il tempo le parole di Jacob su Billy Marquart le risuonavano forte nelle orecchie. Ha detto alla polizia che lei aveva un accendino. Un accendino rosa.
Il suo cervello si rifiutava di ammettere quei pensieri inquisitori. L'accendino non significava nulla, si diceva per rassicurarsi. Molte persone vanno in giro con accendini. Quando sei amish ci sono sempre lanterne o candele o fornelli da accendere.
Katie sollevò il maglione per guardarlo più da vicino. Era lo stesso maglione che Mattie aveva indosso il giorno dell'incendio. Se lo ricordava perché prima che arrivassero i ragazzi, Mattie si era sentita accaldata e lo aveva appeso su un ramo. Avevano riso perché era particolarmente ridicolo, sembrava uno spaventapasseri senza testa.
L'accendino era di Mattie? Era rilevante? Lo aveva fatto cadere Billy nella sua tasca così da poterla accusare di aver appiccato il fuoco? Persino con il formularsi delle domande, un nuovo dubbio sgradevole affiorava.
Katie voleva bene a Mattie; non voleva pensar male di lei. Ma nel profondo del suo cuore sapeva che certe volte la sua amica distorceva la verità per adattarla alle sue esigenze. E per la prima volta, Katie considerò la possibilità che Mattie le avesse mentito. È possibile che Mattie sia effettivamente colpevole di aver appiccato l'incendio? Stava tentando di farla pagare a Billy per averla fatta licenziare? A Katie non piacevano le risposte a quegli interrogativi.
Katie dormì poco quella notte. Quando, alle 5:30 del mattino, mamm sbirciò nella sua camera con l'intento di svegliarla per i suoi compiti, Katie era già vestita. Mamm la guardò in modo un po' strano, fino al punto di poggiarle il polso sulla fronte e controllare se avesse la febbre. "Sembri sciupata" disse.
"Non sono riuscita a dormire" farfugliò Katie.
"Spero non ti stia ammalando."
Solo un brutto attacco di preoccupazione, pensò Katie.
Sbrigò in fretta le sue faccende, diede da mangiare e da bere al vecchio cavallo da tiro. Gettò ai polli il granturco macinato, scansando i galli e rubando quattordici uova mentre le galline erano impegnate a beccare il suolo. Mamm sarebbe stata contenta delle uova. Vide Jacob spalare il letame dalla stalla del cavallo da calesse, ma non si fermò a parlargli. L'ultima cosa che voleva era parlare di Mattie, soprattutto dopo aver trovato l'accendino. Suo fratello la conosceva fin troppo bene. Gli bastava darle un'occhiata per capire che qualcosa non andava.
Passò la maggior parte della giornata in cucina con mamm, aiutandola a inscatolare gli ultimi pomodori e le taccole di stagione. Per tutto il tempo, Katie si tormentava su come gestire i suoi dubbi su Mattie.
Infine, alle tre in punto, mamm chiese a Katie se voleva accompagnarla a prendere Sarah, che aveva accettato un lavoro part time in uno dei negozi per turisti in paese. Solitamente Katie era ansiosa di uscire; qualsiasi cosa pur di rompere l'incessante lavoro e la monotonia della fattoria. Quel pomeriggio però aveva altri piani. Mentre Jacob imbrigliava il cavallo e accostava il calesse per mamm, Katie aspettava. Appena il calesse scomparve in fondo al vicolo, entrò in azione.
Tenendo d'occhio il fienile, dove Jacob stava riparando una rastrelliera per il fieno in una delle stalle, Katie andò al capanno e spinse la bicicletta di Jacob sulla ghiaia. Sarebbe dovuta riuscire a percorrere la strada verso casa di Mattie e tornare indietro prima che qualcuno si accorgesse della sua assenza. Un'ultima occhiata da sopra la spalla verso il fienile, ed era partita, pedalando con forza giù per la strada.
Impiegò dieci minuti a raggiungere la fattoria degli Erb. Katie rallentò appena la bicicletta per svoltare dentro al lungo vialetto di ghiaia. Passò vicino al vecchio caseificio che aveva bisogno di essere tinteggiato, e in seguito il viale si incurvava a destra, portandola verso la casa sulla collina. Si fermò appena fuori dalla ghiaia e appoggiò la bicicletta su di un lato, sotto l'ombra dell'acero davanti alla finestra anteriore. Il signor Erb si trovava all'entrata del fienile e la salutò con la mano appena la vide. Katie rispose al saluto, ma non si fermò a chiacchierare.
La finestra della cucina era aperta, le tende blu si gonfiavano al suo esterno. Katie vide Mattie in piedi davanti al lavandino, stava sciacquando i piatti. Quando scorse Katie tirò fuori la lingua e sparì dentro casa. Katie corse oltre il filo della biancheria, intorno all'ingresso della casa, e salì con un balzo le scale per il portico. Le due ragazze si stavano muovendo così velocemente che quasi si scontrarono.
"Katie!"
"Ehi" disse Katie, rendendosi conto per la prima volta di quanto fosse senza fiato dallo sforzo fisico della corsa in bicicletta.
"Che ci fai qui?" Mattie fece un passo indietro e mise le mani sui fianchi. "Mio dio, sei tutta sudata e affannata. Vuoi qualcosa da bere? Mamm ha fatto il tè freddo."
Impaziente di parlare, Katie scosse la testa. "Devo parlarti."
"Almeno sediamoci." Mattie si diresse verso i gradini e le due ragazze si sedettero fianco a fianco.
"Va tutto bene?"
"Non lo so." Katie si tolse il maglione e lo porse all'amica. "Dimmelo tu."
"Sei venuta fin qui con la bicicletta di tuo fratello alla velocità della luce per ridarmi questo vecchio maglione?" Mattie rise incredula. "Sei proprio una buona amica!"
"Hai lasciato qualcosa nella tasca" le disse Katie.
Disorientata, Mattie controllò le tasche e tirò fuori l'accendino. "Deve essere di Billy Marquart" disse, e aggrottò le sopracciglia mentre lo rigirava tra le mani. "Mi chiedo come sia finito qui."
Katie la guardò attentamente, sentendosi in colpa, perché per la prima volta da quando la conosceva, Mattie stava cercando una bugia. "Billy non sembra il tipo di ragazzo che si porta in giro un accendino rosa."
Mattie la guardò di scatto, sgranando gli occhi. "Tu non mi credi? Pensi che sia mio?"
"Non penso niente." La voce di Katie era ferma, celava i nervi che le schioccavano sotto la pelle, ma il cuore le batteva nel petto all'impazzata.
"Non è mio" disse Mattie. "Non avevo idea che fosse lì. L'unica spiegazione che riesco a pensare è che Billy lo abbia infilato lì dopo aver appiccato il fuoco, così da potermi dare la colpa."
"La polizia o gli uomini del comandante dei vigili del fuoco hanno già parlato con te?"
"No."
"Devi raccontare loro dell'accendino" disse Katie.
"La polizia sa già che è stato Billy" disse Mattie in modo scontroso. "Probabilmente non vogliono neanche parlare con me."
"Jacob mi ha detto che avevano intenzione di farlo." Katie diede uno sguardo aguzzo all'accendino. "Devi raccontare loro dell'accendino."
"Se lo faccio, penseranno che sia stata io."
"I poliziotti non sono stupidi" le disse Katie. "Non hai niente da temere da loro."
Mattie distolse lo sguardo. "Non è della polizia che sono preoccupata."
Le ragazze rimasero in silenzio, e per la prima volta Katie pensò di aver capito. Ma lo chiese comunque: "È successo qualcos'altro nel fienile?"
Mattie rimase in silenzio così a lungo che Katie pensò non avrebbe risposto. Alla fine, guardando il suolo sussurrò: "Gli ho permesso di baciarmi. Volevo solo... sapere com'era, e lui è diventato insistente e mi infilava la lingua in bocca e..." Si fermò, senza fiato, con il viso sconvolto. "Non voglio che qualcuno lo venga a sapere!"
"Oh, Mattie."
"Katie, non ho paura della polizia, è... tutto il resto. Sai come sono gli amish. Lo sai che mi incolperanno."
Katie voleva discutere, ma le parole non le venivano, perché in qualche piccolo angolo della sua mente, riconosceva che la sua amica aveva ragione. Alcuni amish avrebbero incolpato Mattie. Per essere stata dove non avrebbe dovuto. Per aver parlato con qualcuno con il quale non avrebbe dovuto parlare. Per aver lasciato che un ragazzo, Englischer, più grande la baciasse. Alcuni amish avrebbero fatto girare voci su di lei e le avrebbero parlato alle spalle. Ma Katie sapeva anche che alcuni amish sarebbero stati i primi a perdonarla.
Come se avesse letto i suoi pensieri, Mattie disse: "Billy ha appiccato il fuoco, non io. Ma io sarò quella che tutti incolperanno. Io sarò quella che tutti condanneranno. Io sarò quella di cui tutti sparleranno perché non hanno nient'altro di cui parlare. Posso già sentirli bisbigliare con compiacimento. ‘Hai sentito cosa ha fatto quella Erb con quel ragazzo Englischer?'"
Non era facile da ammettere, ma Katie sapeva che aveva ragione. Molto spesso la verità è tutt'altro che giusta. Gli amish condividevano la stessa imperfezione della loro controparte inglese. Commettevano gli stessi errori. Ma gli amish sembravano inevitabilmente tenuti a mantenere un'etica più alta.
Mattie si alzò in piedi. "Non voglio che qualcuno sappia che ero nel fienile con Billy. Se scoprono che gli ho permesso di baciarmi...non vedrò mai la fine di questa storia. I miei genitori lo sapranno. Il vescovo."
Gli occhi le si riempirono di lacrime. "Se sei mia amica, Katie Burkholder, lascia le cose come stanno."
Quella era la prima vera discussione che Katie avesse mai avuto con la sua migliore amica, e le fece molto più male di quanto avesse pensato. Mentre pedalava con la bici giù per il vialetto di ghiaia, le parole di Mattie le riecheggiavano nella testa.
Se sei mia amica, Katie Burkholder, lascia le cose come stanno.
Queste erano le parole che la ferivano di più. Quelle che erano sprofondate nel suo cuore come la lama di un coltello.
Katie capiva le ragioni di Mattie per non volere che nessuno sapesse che era stata nel fienile con Billy Marquart. Ma non sarebbe stato peggio per lei essere accusata di aver appiccato l'incendio? Katie non sapeva cosa fare. Non aveva idea di come aggiustare le cose tra di loro. Le uniche cose che sapeva con certezza erano che non avrebbe lasciato che la sua amica fosse accusata di qualcosa che non aveva fatto, e che doveva mettere a posto le cose tra di loro.
Katie era così immersa nei suoi pensieri che non notò l'ATV parcheggiato a bordo strada, fuori dall'imboccatura del ponte coperto, fin quando non fu all'interno della struttura. In fondo alla mente si immaginò che qualcuno fosse giù al torrente per pescare o per raccogliere more.
Le ruote della bicicletta emettevano un ronzio sulla superficie in legno mentre scivolavano attraverso il ponte.
Era appena emersa dall'altro lato quando la figura spuntò dal nulla. Un istante prima Katie stava pedalando più veloce che poteva, determinata ad arrivare a casa prima che si accorgessero della sua assenza. Un attimo dopo veniva spinta violentemente di lato. La bicicletta si contorse sotto di lei, mentre la ruota anteriore si ripiegava su sé stessa. Il suo corpo continuava ad avanzare. Era vagamente consapevole che qualcuno l'aveva spinta. Che l'atterraggio imminente sarebbe stato doloroso.
Colpì pesantemente l'asfalto con mani e ginocchia, graffiandosi entrambi i palmi, entrambe le ginocchia, e poi rotolò, sbattendo la spalla destra. Poi tutto diventò immobile. Era sdraiata in mezzo alla strada, poco lontano dall'imboccatura del ponte coperto. Il vestito le era salito fino a metà coscia.
Il tessuto era lacerato nel punto in cui le ginocchia avevano strisciato sull'asfalto. Poteva già sentire il bruciore delle abrasioni, il dolore dei lividi che sarebbero affiorati in seguito.
La bicicletta di Jacob era riversa sull'asfalto poco più in là, piegata in un'angolazione innaturale. Vicino a essa Billy Marquart e un altro ragazzo che Katie non aveva mai visto, le sorrisero.
"Dang, non sapevi che le ragazze amish sanno volare?" disse Billy con un sorrisetto beffardo. "Stai bene?"
Katie si rimise in piedi e strofinò via granelli di ghiaia dal suo vestito. Il cuore le martellava nel petto. Non perché avesse paura che Billy stesse per farle qualcos'altro, ma perché era arrabbiata con lui per aver danneggiato la bicicletta di Jacob.
"Sto bene" farfugliò, nonostante fosse piuttosto sicura che non gli interessasse se si fosse fatta male o meno.
"Sembra che si sia sbucciata le ginocchia" disse l'amico.
"Credo che gli amish non sappiano andare in bicicletta meglio di quanto siano in grado di guidare le auto" disse Billy strascicando le parole, ed entrati i ragazzi scoppiarono a ridere.
"Ho anche sentito dire che mentono" disse l'amico.
"Per non parlare del fatto che appiccano incendi nei fienili" aggiunse Billy. "Lo sai che la tua amica Mattie è una piromane, vero?"
Due dei più importanti princìpi amish, che i genitori di Katie avevano instillato nella sua giovane mente, erano il perdono e la non violenza. Per quanto fossero importanti, erano le due cose che aveva accettato con maggior difficoltà.
Katie fissava i due ragazzi, il suo temperamento palpitava forte quanto il suo cuore. Nel profondo della sua mente era consapevole di essere in inferiorità numerica. Che i due erano più grossi e probabilmente più forti di lei, per non dire più meschini. Non le piaceva il modo in cui Billy Marquart la stava guardando, con un bagliore di crudeltà negli occhi. Ma si rifiutava di essere intimidita o di subire prepotenze. Quantomeno si rifiutava di mostrare loro che aveva paura.
"Se quella bicicletta è danneggiata, la ripagherete" sentì fuoriuscire dalla sua bocca.
Billy sgranò gli occhi, sembrava compiaciuto e divertito. Katie realizzò troppo tardi che gli stava dando esattamente ciò che voleva. Lui era in cerca di uno scontro. Non gli importava che lei fosse una ragazza amish. Che avesse quattordici anni e che pesasse la metà di lui. In quel momento l'unica cosa che importava era che lei rappresentava un bersaglio facile, erano soli in una strada secondaria poco frequentata, e quella era un'ottima opportunità di vendicarsi.
Billy sollevò il suo stivale e lo fece atterrare con violenza sui raggi della ruota anteriore.
"Smettila!" urlò Katie.
"Perché dovrei?" gridò Billy. "Dovrei spaccare per terra questa bicicletta di merda solo per divertimento. Voi stronzette amish avete mentito ai poliziotti e mi avete messo nella merda fino al collo. Mi hanno arrestato davanti al mio vecchio e adesso mi tocca il tribunale dei minori. Stronze bugiarde."
Katie riusciva a pensare solo alla bicicletta di Jacob. Cercando di trovare un modo per impedire a Billy di distruggerla, si ricordò dell'accendino e lo tirò fuori, sfoggiandolo come fosse un premio. "Ma non abbiamo dato il tuo accendino alla polizia. Ti abbiamo protetto. Non possono provare che sei stato tu senza l'accendino. È una prova."
Non sapeva se quell'ultima parte fosse vera o meno. Ma non poteva lasciarlo rovinare la bicicletta di Jacob. Suo fratello non lo meritava. E Katie non meritava di passare i prossimi sei mesi a ripagarla.
Billy strizzò gli occhi per guardare l'accendino nella sua mano. "Quello non è il mio maledetto accendino. Rosa? Mi prendi in giro?"
"Prendilo" disse agitando l'accendino verso di lui. "Puoi averlo indietro. Non lo diremo a nessuno."
"Non lo voglio." Glielo tolse di mano con uno schiaffo. Atterrò sull'asfalto a dieci piedi di distanza.
"Non è mio."
"Ma..."
Di nuovo fece atterrare il piede con forza sui raggi della ruota anteriore. Due dei raggi si spaccarono. Il suono dell'acciaio che raschiava contro l'asfalto sembrava eccessivamente rumoroso nel silenzio. Aveva fracassato i raggi così malamente che la ruota si era piegata.
"Per favore!" urlò Katie. "Non è mia!"
"Oh... che peccato" piagnucolò Billy. "Immagino che ci penserai due volte prima di mentire ai poliziotti la prossima volta."
"Io non ho detto niente a loro."
"Stronza bugiarda. Hai detto a loro che ho appiccato il fuoco. È stata quella stronza della tua amica a farlo!"
Il suo amico diede un calcio al telaio della bicicletta e la catena si spezzò.
Billy le si avvicinò e le imprigionò il viso con le dita. "Di' a quella puttanella della tua amica che farebbe meglio a vuotare il sacco con la polizia o la farò pagare a entrambe" ringhiò. "La prossima volta, non mi fermerò alla bici. Hai capito?"
L'impulso di colpirlo era forte; Katie era sconvolta e fuori di sé. Ma una sorta di sesto senso la mise in guardia: se lo avesse fatto lui l'avrebbe colpita a sua volta e la situazione si sarebbe deteriorata in modo ancora peggiore.
Abbassò lo sguardo sulla bicicletta. Alla vista del pezzo d'acciaio distrutto, sentì le lacrime bruciarle dietro agli occhi, ma le trattenne. Non avrebbe mai dato a qualcuno come Billy Marquart la soddisfazione di sapere che l'aveva ferita.
Il suo amico diede un calcio finale al manubrio, grattando via una parte di vernice, e i due ragazzi se ne andarono, ridendo. Katie rimase lì, i palmi e le ginocchia insanguinate che le facevano male, incerta sul da farsi. Sentì il motore dell'ATV accendersi. Lanciò uno sguardo da sopra la spalla e vide i due ragazzi urlare come arpie a cavalcioni sul veicolo, che ruggiva attraverso il ponte.
Billy era alla guida e lei sapeva che le avrebbe sferrato un ultimo colpo. Per un istante, considerò di mettersi in mezzo alla strada. Ma pensò che questo non lo avrebbe fermato, quindi rimase lì impotente e lo guardò travolgere la ruota anteriore della bicicletta di suo fratello.
Quando i ragazzi se ne furono andati, si inginocchiò e tentò di rimettere insieme i pezzi rotti della bici meglio che poteva. La ruota anteriore era ancora attaccata, ma era gravemente piegata.
Non c'era modo di rimettere insieme la catena spezzata. Non pensava di riuscire a portarla a casa. Jacob si sarebbe arrabbiato con lei.
Stava pensando di trascinarla nelle erbacce così da poter tornare indietro in seguito per trasportarla in qualche modo all'officina per biciclette, quando udì il clop clop degli zoccoli ferrati contro l'asfalto. Alzò lo sguardo e vide un cavallo e un calesse avvicinarsi. Il cuore le si fermò quando si accorse che si trattava di Jacob, e per un istante pensò che avrebbe davvero potuto sentirsi male.
"Katie?" Si fermò poco lontano e scese velocemente. "Cosa ti è successo? Cosa..."
Lei rimase dov'era mentre lui le correva incontro. Si fermò a un passo da lei, i suoi occhi registravano le ginocchia insanguinate e il vestito strappato. Prendendole le mani, le guardò i palmi, la sua espressione angosciata.
"Chi ti ha fatto questo?" le chiese.
Tutto ciò a cui Katie riusciva a pensare era che lui non aveva degnato di un'occhiata la sua bicicletta, anche se era riversa al suolo completamente demolita poco più in là. Si rese conto che non gli importava della bicicletta... gli importava di lei. Non le piaceva piangere di fronte ad altri. Dimostrare apertamente le proprie emozioni non era abitudine degli amish. Ma dopo la discussione con Mattie e lo scontro con Billy Marquart, le sue emozioni ebbero il sopravvento.
Quando non rispose, lui sospirò. "Qualcuno ti ha fatto del male?"
Scosse la testa.
Sapevano entrambi che qualcuno gliene aveva fatto. Guardando l'espressione di suo fratello era certa che sapesse che le ferite più gravi erano dentro di lei, dove non potevano essere viste.
"Chi ti ha fatto questo?" chiese ancora.
Ingoiò il nodo che aveva in gola. "Billy Marquart."
Suo fratello diede un'occhiata alla bicicletta in pezzi, stesa su di un lato, e per la prima volta da che ricordasse, vide la rabbia nei suoi occhi. "Cosa è successo?"
Glielo disse. Quando ebbe finito sopraggiunsero i singhiozzi e scoppiò in lacrime. "La ripagherò" disse. "Io... troverò un lavoro. Te la farò riparare. Non avevo diritto di prenderla. Mi dispiace."
Jacob si inginocchiò vicino alla bicicletta. "Aiutami a caricarla sul calesse, e poi andremo a casa."
Quando arrivarono alla fattoria, Katie aveva ripreso il controllo delle sue emozioni. Quando mamm arrivò a casa, fece sedere Katie su una sedia della cucina e ripulì i palmi e le ginocchia graffiate dai pezzi di ghiaia. Quando mamm chiese cosa era successo, Jacob le disse la verità: Billy Marquart l'aveva spinta giù dalla bicicletta. Non entrò nei dettagli, e Katie non approfondì. Più tardi, mentre datt e Jacob riparavano la bicicletta, Katie chiese a suo padre se dovessero denunciare Billy alla polizia. Datt non sollevò nemmeno lo sguardo dal suo lavoro mentre pronunciava la frase che lei aveva sentito così tante volte. "Questa è una questione amish."
Katie voleva pensare che fosse finita. Poteva lasciarsi alle spalle l'incontro con Billy Marquart e il suo coinvolgimento con l'incendio al fienile. Ma sapeva che non era vero. La discussione avuta con Mattie le faceva più male dei graffi e dei lividi. Non poteva sopportare che le cose rimanessero come le avevano lasciate, irrisolte e piene di rabbia. Il problema era che non avrebbe visto Mattie di nuovo fino al giorno della celebrazione religiosa, che si sarebbe tenuta dopo due settimane. Come poteva aspettare così tanto per sistemare le cose?
Ma il senso di impellenza che la pungolava non era limitato al suo bisogno di mettere le cose a posto con la sua amica. C'era un altro aspetto della faccenda del quale doveva ancora prendere atto... un problema che non aveva ancora pienamente definito nella sua testa: la reazione di Billy Marquart all'accendino.
Quello non è il mio maledetto accendino. Rosa? Mi prendi in giro?
Katie sapeva fin troppo bene che Billy era un prepotente e un bugiardo, un druvvel-machah, come preferivano dire gli amish. Ma sapeva anche che, a volte, persino i bugiardi dicevano la verità.
Quando gli aveva mostrato l'accendino, non aveva esitato e non aveva usato giri di parole per dirle che non era suo. A dirla tutta, sembrava sorpreso di vederlo, come lo era stata lei quando lo aveva trovato nella tasca del maglione di Mattie. Katie glielo aveva persino offerto - una potenziale prova collegata ad un crimine per il quale era stato arrestato e accusato - e invece, non aveva mostrato interesse. Nemmeno di distruggerlo.
Era molto arrabbiata con Billy per ciò che aveva fatto alla bicicletta di suo fratello; se fosse stato colpevole di aver appiccato il fuoco, non aveva alcun problema nel vederlo punito per questo. Ma Katie non era sicura che lui fosse colpevole. Questo la lasciava con un problema ancora più difficile... che verosimilmente minacciava la sua amicizia con Mattie.
Non voleva credere che Mattie le avesse mentito - e che avesse mentito alla polizia - a suo vantaggio. Ma quando Katie lasciava da parte le sue emozioni e metteva insieme tutte le prove, rimaneva l'unica spiegazione plausibile.
Non sarebbe riuscita a dormire in nessun modo quella notte. Aveva bisogno di parlare con Mattie, e non avrebbe aspettato fino alla celebrazione religiosa. Buona, cattiva, o una via di mezzo, aveva bisogno della verità. Quella notte.
La notte di fine estate era fresca, ma le stanze al piano di sopra erano fastidiosamente calde a causa delle torte cotte in forno durante la giornata. Katie si rannicchiò sotto la coperta, completamente vestita; sudava ed era nervosa. Alle nove e mezzo, sentì suo padre salire le scale e andare a dormire. A mamm piaceva leggere, la Bibbia o a volte un romanzo, e restò sveglia un po' più a lungo. Katie aspettava, ascoltando, ogni suo muscolo in tensione.
Finalmente, alle undici, la scala scricchiolò. Attraverso la sua porta semiaperta, Katie intravide il baluginio della lanterna nel corridoio. Il cardine della porta cigolò mentre mamm entrava nella sua camera dall'altra parte del corridoio. Si sentì un clic quando la chiuse. Di nuovo, il corridoio rimase al buio. La casa cadde nel silenzio. Nel letto accanto al suo, Sarah russava leggermente.
Katie continuava ad aspettare.
Dieci minuti dopo la mezzanotte, si liberò delle coperte. Seduta su un lato del letto, si allacciò velocemente le sneaker e raggiunse la porta in punta di piedi. Varcata la soglia il corridoio era tranquillo e deserto. Diede uno sguardo a sinistra e vide che la porta di Jacob era leggermente aperta, nessun movimento al suo interno.
Attraverso la porta chiusa della camera dei genitori, riusciva a sentire datt che russava. Il suono la rassicurò mentre si avvicinava alla scala. Cominciò a scendere con attenzione, evitando il sesto gradino perché sapeva che scricchiolava. Ai piedi della scala, andò a sinistra verso la cucina. Le mani le tremavano mentre apriva la porta, e infine era fuori.
Attorno a lei la notte era ventosa, il chiarore della luna era sufficiente a evitarle di inciampare negli oggetti. Senza concedersi il tempo di discutere la saggezza di ciò che stava per fare, Katie fece una piccola corsa verso il capanno. Trasalì quando la porta cigolò, ogni suono sembrava amplificato nel silenzio della notte. Un brivido di colpa la attraversò alla vista della bicicletta. Datt e Jacob avevano passato tutta la sera a ripararla. La ruota anteriore era stata danneggiata così malamente che avevano dovuto sostituirla. La catena era stata riparata. Mancavano tre raggi dalla ruota posteriore e la vernice doveva ancora essere ritoccata. Ma la bicicletta era funzionante.
Katie era restia a prenderla, e ancora una volta senza il permesso di suo fratello. Ma quando pensò a Mattie e a come avevano lasciato le cose, si convinse che non aveva scelta.
"Mi dispiace, Jacob" sussurrò mentre spingeva la bicicletta attraverso la porta in direzione del vialetto. Da qualche parte in lontananza, un cane cominciò ad abbaiare. Una volta raggiunta la ghiaia, saltò sulla sella e pedalò lungo il vialetto più in fretta che poteva. La gonna del suo vestito frusciava intorno alle sue gambe. I cespugli di more e gli alberi che crescevano lungo la stradina si facevano sempre più indistinti mentre prendeva velocità. Il vento era come uno schiaffo freddo contro il viso. Mentre curvava sulla strada, la ruota posteriore slittò sotto di lei pericolosamente. Con uno sguardo da sopra la spalla vide la casa immersa nell'oscurità, e un altro strato di sollievo le scivolò addosso.
Pedalava velocemente nel buio, cassette della posta e alberi le sfrecciavano accanto. Controllò che non ci fossero fari di veicoli in avvicinamento o calessi, ma le strade secondarie che circondavano Painters Mill erano deserte a quell'ora della notte. La maggior minaccia, senza dubbio, sarebbe giunta sotto forma di un'imprevedibile puzzola. Katie si immaginò che sarebbe stato molto difficile giustificare l'odore ai suoi genitori. Il pensiero la fece sorridere, ma era un suono desolato mentre pedalava nella strada scura e deserta.
Dopo cinque minuti di corsa, sorpassò il meleto degli Zimmerman. Le finestre della casa erano buie. I riflettori da entrambi i lati del vialetto la fissavano come ardenti occhi rossi. Katie non aveva pianificato di fermarsi. Ma aveva portato la torcia con sé, e quando arrivò all'intersezione, deviò a destra. Solo un'occhiata veloce, si disse. Non c'è tempo per indugiare. In ogni caso è probabilmente solo una perdita di tempo.
I resti scheletrici del fienile si ergevano in una sagoma contro il cielo illuminato dalla luna. Katie si fermò, i suoi occhi scorrevano sulla scena. Qualcuno aveva spinto fuori dal fienile il trattore semidistrutto. Era posto nell'erba alta, come una specie di bestia imponente abbattuta dalla lancia di un cacciatore. Al di là di esso, gli infiniti filari di meli frusciavano nella brezza. L'incendio era spento ormai da tempo, ma l'odore di fumo continuava ad aleggiare.
Katie scese dalla bicicletta e la appoggiò a un albero che cresceva di fianco alla recinzione. Tenendo d'occhio la strada e la casa degli Zimmerman, a una novantina di metri più in là, si arrampicò sulla rete metallica e si diresse verso il fienile. Il puzzo di gomma bruciata le riempì le narici quando oltrepassò il trattore. La porta scorrevole era stata rimossa dal suo binario ed era appoggiata in modo precario. La polizia aveva fissato il nastro giallo di avvertimento attraverso l'apertura. Restando sulla soglia, Katie tirò fuori dalla tasca la piccola torcia e illuminò l'interno.
Non era rimasto molto. Ogni pezzo di legno visibile era annerito o bruciato. Una delle travi si era rotta ed era finita sul suolo formando un angolo. Il fieno era ridotto a una pila di cenere nera. Questo non era l'innocuo incendio di un fienile. La struttura e l'attrezzatura al suo interno erano completamente distrutti. Aveva sentito uno dei pompieri accennare a quanto velocemente il fieno avesse preso fuoco. Se qualcuno si fosse trovato dentro, sarebbe sicuramente rimasto ferito... o peggio. Il pensiero la fece rabbrividire.
Spegnendo la torcia, Katie si allontanò dal fienile e scalò la recinzione.
Domande preoccupanti la affliggevano mentre spingeva la bicicletta sulla strada e saltava in sella.
Doveva sapere chi aveva appiccato il fuoco. Una volta saputa la verità, avrebbe deciso cosa fare.
Qualche minuto più tardi svoltò nel vialetto degli Erb. Superato il caseificio, la strada curvava a destra. Altri dieci metri e la grande fattoria apparve all'orizzonte. Con gran sollievo di Katie le finestre erano buie. Sapeva qual era la stanza di Mattie. Quella non era la prima notte in cui sgattaiolava fuori per vedere la sua amica.
Saltando giù dalla bicicletta, si incamminò verso l'acero e la parcheggiò. Tirò su una manciata di ghiaia dal vialetto e si diresse verso il lato della casa dove il lucernario della stanza di Mattie si affacciava sul cortile. Lanciò alcuni sassolini al vetro e attese.
"Dài, Mattie" sussurrò.
Stava per tentare di nuovo quando l'anta della finestra si aprì verso l'alto e Mattie mise fuori la testa.
"Katie? Che accidenti ci fai qui?"
Katie lasciò cadere a terra i sassolini. "Ho bisogno di parlarti."
"Ora?"
"Non avrei pedalato fino a qui nel cuore della notte se avessi potuto aspettare fino al mattino" sussurrò.
"Incontriamoci al caseificio." Sbuffando con disappunto, Mattie chiuse la finestra.
Katie si allontanò verso il caseificio di pietra e vi entrò. Filtrava abbastanza luce dalla finestra da riuscire a individuare un posto dove sedersi. Quando Mattie entrò qualche minuto dopo, la trovò seduta su un ripiano di cemento che divideva i sostegni dal canale di scolo. Indossava una camicia da notte, senza kapp e, per il divertimento di Katie, un paio di stivali di gomma. I suoi capelli erano raccolti su un lato come la coda di un gallo.
Katie non riuscì a trattenersi; nonostante la serietà della sua missione quella sera, fece un gran sorriso. "Ti stanno bene gli stivali con la camicia da notte."
Mattie era di cattivo umore. "Se datt si sveglia e ti trova qui, avremo parecchie cose da spiegare." Avvicinandosi al punto in cui una lanterna pendeva da un gancio, rimosse la gabbia e accese lo stoppino. Una luce gialla piovve su di loro. "Cosa c'è di così importante da non poter attendere fino al mattino?" Mattie si lasciò cadere sul ripiano e si strinse di fianco a Katie.
Entrambe le ragazze avevano le gambe distese in avanti. Katie sollevò la gonna leggermente per fare in modo che Mattie potesse vedere le sue ginocchia. Le abrasioni sembravano nere nella luce fioca, i lividi apparivano come delle ombre.
Un suono di sgomento schizzò fuori dalla gola di Mattie. "Cosa è successo?" le chiese.
Katie rivolse i palmi delle mani verso l'alto così che la sua amica potesse vedere le abrasioni anche lì. "Ho incontrato Billy Marquart mentre tornavo a casa oggi pomeriggio."
"Oh, no..."
Katie descrisse ciò che era accaduto al ponte coperto.
Quando ebbe terminato, Mattie si portò una mano alla bocca, i suoi occhi in pena. "È tutta colpa mia. Era arrabbiato con te per colpa mia. Mi dispiace."
Katie aveva ripetuto mentalmente la conversazione una dozzina di volte. Ora che era lì, guardando negli occhi dell'amica, nessuna delle parole che aveva messo insieme con tanta cura nelle ultime ore sembrava appropriata.
Facendo un respiro profondo, si buttò. "Billy ha detto che l'accendino non è suo."
"Persino uno scemo come Billy è furbo abbastanza da non ammettere una cosa simile."
Katie sostenne lo sguardo dell'amica. "Mattie, lo stavo fissando dritto negli occhi mentre lo diceva. Il suo sguardo... il modo in cui lo ha detto..." Chiudendo gli occhi, si obbligò a pronunciare le parole. "Io gli credo."
"Credi a lui? Un risaputo bugiardo? Al posto della tua migliore amica?" Mattie esalò un suono di incredulità. "Dopo quello che ti ha fatto?"
Le ragazze rimasero in silenzio, come scioccate dalle parole sospese tra loro, incapaci di elaborare le ripercussioni o metterle in prospettiva.
Katie andò avanti. "Sei la mia migliore amica e ti voglio bene come a una sorella. Sono dalla tua parte. Ti prego, dimmi la verità."
Gli occhi di Mattie si riempirono di lacrime. "Devi credermi."
"Io lo voglio, ma le cose non quadrano. Non so cosa credere."
Abbassando la testa, Mattie si mise il viso tra le mani e cominciò a piangere.
Il desiderio di confortarla era forte. Le faceva male vedere la sua amica soffrire.
Due volte, Katie si avvicinò a lei per prenderle la mano e dirle che andava tutto bene. Due volte si fermò prima che potesse farlo.
Dopo qualche istante, Mattie sollevò la testa. Le lacrime le scorrevano sulle guance. Gli occhi erano devastati, il naso era rosso e le colava. "L'accendino era mio" disse in un sussurro. "Sei contenta adesso?"
Katie sentì che qualcosa le si strappava dentro. Una parte vitale di lei era rimasta intera e inviolata fino a quel momento, ma istintivamente sapeva che quella piccola parte di lei non sarebbe stata più la stessa. "No" disse dolcemente. "Mi rende triste."
"Non è come pensi" le disse Mattie.
"Non so cosa pensare."
Pulendosi il naso sulla manica della camicia da notte, Mattie scosse la testa. "È stato un incidente. Un orribile, stupido incidente."
"Raccontami" disse Katie.
"Io e Billy stavamo... fumando. Proprio dove il signor Zimmerman teneva il fieno ammucchiato. Un momento prima eravamo solamente seduti lì, parlando e scherzando, e poi... Billy si è... avvicinato a me e ha cominciato a tentare di baciarmi. Cercava... insomma...di mettermi le mani addosso." Si toccò il petto e tremò. "Lui non mi piace in quel senso. L'unico motivo per cui sono andata in quel fienile con lui era per... non lo so... fargli vedere che una ragazza amish poteva metterlo al suo posto. Credo di aver pensato di poterlo gestire. Ma quando ho riso di lui e ho tentato di spingerlo via, non voleva saperne. Lui continuava... ad avvicinarsi. Abbiamo lottato un po', in modo un po' imbarazzante, ma poi gli è successo qualcosa. È diventato davvero arrabbiato, e mi sono spaventata. Devo essere... andata nel panico e in qualche modo gli ho graffiato la faccia."
Distogliendo lo sguardo, rannicchiò le gambe e cinse le ginocchia con le braccia. "Mentre accadeva tutto questo, mi è caduta la sigaretta tra due balle di fieno. Ho tentato di prenderla, ma le balle erano così pesanti, e Billy stava ancora tentando di... prendermi, quindi l'ho lasciata lì. E sono corsa via."
Katie aveva lo sguardo fisso su Mattie, il cuore le batteva forte, dolore, colpa e dubbio la laceravano, come piccoli denti aguzzi. "Billy è uscito fuori prima di te."
"Dopo che se n'era andato, sono rientrata per assicurarmi che non ci fosse nessun fuoco e per tentare di trovare la sigaretta. L'ho cercata. Te lo giuro, Katie, quando sono uscita dal fienile non c'era alcun incendio. Non c'era fumo. Ho immaginato che Billy lo avesse spento. Questa è la sacrosanta verità."
"È stato un incidente" disse Katie.
Mattie si strinse nelle spalle. "Non sono nemmeno sicura che sia stata la mia sigaretta ad appiccarlo. Billy aveva dei fiammiferi, li ho visti. Era così arrabbiato e continuava a imprecare contro di me. Per quanto ne so, potrebbe aver acceso quei fiammiferi e averli lanciati dentro solo per ripicca."
"Perché non lo hai detto alla polizia?"
Gli occhi di Mattie lampeggiarono. "Perché avevo paura. Billy sembrava un animale rabbioso, ringhiava e sputava. Ha detto che se avessi detto a qualcuno cosa era successo, avrebbe aspettato fin quando fossi stata sola e avrebbe finito quello che aveva cominciato. Lo so che ora sembra stupido, ma in quel momento... avresti dovuto vedere la sua faccia. Gli ho creduto. Gli credo ancora."
Katie non sapeva cosa dire. Il senso di colpa le lacerava la coscienza. Per non aver creduto alla sua amica quando avrebbe dovuto. Per averle fatto pressione quando sarebbe dovuta essere paziente. La parte peggiore era che non sapeva come aggiustare le cose.
"Ti credo" disse Katie un momento dopo.
"Mi dispiace non averti detto tutto dall'inizio. Avrei dovuto. Ma era una cosa così orribile."
"Non era una cosa facile da dire." Katie sospirò. "Come facciamo con Billy?"
"Non lo so." Mattie si morse il labbro. "Non so se ha appiccato l'incendio. Forse lo ha fatto. Forse è stata la mia sigaretta." Alzò le spalle. "E se lo facesse a un'altra ragazza? E se la prossima volta non si fermasse?"
Il peso delle domande si depositò sulle spalle di Katie. La verità sulla questione era che non sapeva cosa fare. La linea tra giusto e sbagliato sembrava tortuosa e grigia. Non era la prima volta che avrebbe voluto poterne parlare con mamm e datt o persino con Jacob. Ma, ovviamente, non poteva.
"Forse dovremmo solo lasciare che se la sbrighi la polizia" suggerì Mattie. "Forse questa è una lezione che Billy deve imparare. Forse grazie a questo sarà una persona migliore."
Katie pensò a ciò che Billy le aveva fatto prima, quel giorno. Spingendola a terra e distruggendo la bicicletta di Jacob. Dopo un momento, annuì. "Forse hai ragione."
"La polizia inglese sa cosa fare con i ragazzi come Billy Marquart" aggiunse Mattie.
Non era la soluzione perfetta, ma era la migliore a cui Katie riusciva a pensare. Si alzò in piedi. "Devo tornare indietro."
"Prima che qualcuno si accorga della tua assenza, ragazzina fuggiasca." Alzandosi in fretta, Mattie gettò le braccia intorno a Katie. "Grazie per credermi."
Chiudendo gli occhi, Katie ricambiò l'abbraccio, e tentò con forza di ignorare la vocina in fondo al cervello che le diceva che non era esattamente così. Ma si avvicinava abbastanza alla verità che Katie pensò di poterci convivere.
"Ci vediamo alla celebrazione religiosa" sussurrò.
"Ci vediamo."
Tre settimane dopo...
Il vecchio cavallo da tiro nitrì piano quando Katie lasciò cadere il fascio di erba medica dentro alla sua mangiatoia. Era nella stalla, stava spazzolando il manto dell'animale, quando Jacob si avvicinò.
"Hai sentito di Billy Marquart?" chiese.
Katie lo guardò da sopra la spalla e sorrise. "Billy chi?"
Jacob non ricambiò il sorriso. "Ha avuto l'udienza al tribunale minorile ieri. Il giudice lo ha dichiarato colpevole di incendio doloso."
Una sensazione simile alla nausea le ondeggiava nelle viscere. "Andrà in carcere?"
"Ha ottenuto una specie di libertà vigilata e i servizi sociali."
Katie non era ancora convinta che Billy avesse appiccato l'incendio; un dubbio che la teneva ancora sveglia alcune notti. Ma quando ponderava la questione della sua colpevolezza per le cose che aveva fatto a Mattie, e i danni alla bicicletta di Jacob, credeva che la giustizia avesse prevalso, perlomeno in maniera indiretta.
Smise di spazzolare il cavallo e si voltò per guardare in faccia suo fratello. "Speriamo che abbia imparato la lezione."
"Penso ci siano state lezioni per tutti questa volta." Jacob le sorrise dolcemente. "Vieni, sorellina. Andiamo a fare colazione."
Dando una pacca finale al cavallo, Katie uscì dalla stalla, chiuse la porta dietro di sé, ed entrò in casa insieme a suo fratello.