Conflitti e prospettive:
alcune considerazioni finali

Nel corso di questo capitolo dedicato agli e-book la nostra attenzione si è concentrata, come è naturale, soprattutto sugli aspetti tecnologici. In più di un’occasione abbiamo tuttavia rilevato come il fenomeno e-book non sia riducibile esclusivamente a un’innovazione tecnica, ma abbia anche una forte componente culturale. E questo vale sia per le reali prospettive di diffusione degli e-book, sia per le conseguenze che tale diffusione potrebbe avere.

Per quanto riguarda il futuro degli e-book, riteniamo che le condizioni culturali perché questi nuovi strumenti di diffusione della conoscenza si possano affermare presso vaste fasce di utenza si siano ormai verificate quasi tutte. In primo luogo gli strumenti informatici sono ormai penetrati in modo capillare nel tessuto sociale, favorendo un aumento generale del livello di alfabetizzazione informatica e dell’abitudine a usare le tecnologie digitali in tutti gli aspetti della vita quotidiana. In secondo luogo la diffusione della rete Internet ha reso sempre più comune la produzione, diffusione e fruizione di informazione e contenuti mediate da apparati elettronici. In terzo luogo cominciano ormai a essere disponibili apparati di lettura, dedicati o no, dalle caratteristiche ergonomiche e funzionali in grado di superare il ‘test’ fondamentale per ogni libro elettronico: la capacità di permettere la lettura non solo alla scrivania e davanti allo (scomodo) schermo di un computer, ma anche in poltrona o a letto. Infine, le potenzialità multimediali e interattive offerte dai nuovi media stanno modificando le abitudini cognitive e i processi di apprendimento, soprattutto nelle generazioni più giovani che sono entrate in contatto con tali strumenti sin dai primi passi del loro processo formativo.

Paradossalmente, i ritardi culturali più evidenti si scontano sul versante della produzione e distribuzione dei contenuti digitali. Lo testimoniano le posizioni eccessivamente rigide assunte dall’industria editoriale e informatica sulla questione del copyright, che, come abbiamo già osservato, rischiano di frenare oggettivamente la diffusione degli e-book (o di altri prodotti intellettuali in formato digitale). E altrettanto contestabile, come abbiamo visto, è la politica dei prezzi sposata da tutti i grandi editori. È comprensibile che gli editori siano propensi a proteggere un mercato sicuro, quello dei libri cartacei, dalle possibili insidie di uno nascente, di cui non si conoscono i reali margini di redditività, quello dei libri elettronici. Ma gli e-book commerciali costano davvero troppo, soprattutto in considerazione del fatto che i costi di produzione sono quasi nulli. Se al costo elevato si aggiungono i laccioli della protezione eccessiva dei contenuti, è assai difficile che si crei un mercato di massa per questi prodotti.

Per fortuna l’editoria elettronica, con i suoi limitati costi di produzione, ha stimolato la crescita di un circuito editoriale indipendente che rappresenta ormai una valida alternativa all’offerta culturale mainstream. Le case editrici indipendenti sono centinaia, e in molti casi i titoli pubblicati sono qualitativamente interessanti. E dopotutto, se si fa un discorso di qualità letteraria o scientifica, le riserve sui cataloghi dei macinatori di best-seller non sarebbero poche.

Siamo comunque convinti che anche nel mondo dell’editoria professionale la consapevolezza delle opportunità aperte dal mercato e-book, se affiancato da politiche industriali intelligenti, non tarderà ad affermarsi. Soprattutto in quei settori editoriali maggiormente sacrificati dall’attuale assetto del mercato. Ci riferiamo alla letteratura scientifica e accademica, notoriamente sostenuta, con alcune rare eccezioni, dai finanziamenti pubblici alla ricerca. D’altra parte è opinione universalmente condivisa che proprio in quest’ambito gli e-book potranno avere una rapida diffusione, anche in virtù delle innovative potenzialità comunicative dei supporti digitali.

Con questo, si badi, non vogliamo asserire apoditticamente che la funzione del libro cartaceo nel nostro sistema culturale e formativo sia ormai superata, come sostengono alcuni entusiasti tecnofili e molti manager delle aziende hi-tech. È assai probabile che ancora per vari decenni i supporti tradizionali manterranno la loro funzione dominante in moltissimi tipi di attività di lettura. Solo, sembra ormai chiaro che tale funzione non sarà più esclusiva, e che accanto al libro cartaceo nei prossimi anni prenderanno posto molti altri strumenti. Dopotutto, tra questi, l’e-book è il parente più prossimo del vecchio, caro libro, e ne è l’erede più promettente.

Partendo da queste considerazioni ci sembra si possa anche rispondere ai timori, molto diffusi in vaste fasce di intellettuali ‘apocalittici’, sul destino della ‘cultura della testualità’ che ha caratterizzato la nostra civiltà e che sembra destinata a essere travolta dal golem elettronico. Secondo questi timori la scomparsa del libro cartaceo, che come si è detto è comunque al di là da venire, porterà con sé la crisi radicale dei valori e dei contenuti culturali ad esso associati: il pensiero analitico, la priorità del linguaggio verbale, l’attenzione alla qualità espressiva delle parole, la capacità di formazione di una identità individuale profonda, la grande letteratura, e così via. È nostra opinione al contrario che i nuovi media digitali offrano l’opportunità di sviluppare e sperimentare nuovi modelli e nuovi contenuti culturali che si affiancheranno a quello testuale ma non lo sostituiranno. E anche se prima o poi la comunicazione testuale abbandonerà i ‘pesanti’ (e poco ecologici) atomi della carta, per librarsi tra gli immateriali bit dei supporti digitali, i testi – in quanto oggetti comunicativi astratti – continueranno a svolgere (e vedranno forse addirittura accresciute) le loro irrinunciabili funzioni cognitive ed estetiche.