49.

 

Manhattan, 1927.

 

«Avanti, negri!» urlava Cyril dal tetto di un palazzone sulla Centoventicinquesima. «Questo è un lavoro che saprebbe fare anche un bianco! Avanti, negri!» urlava ai dieci uomini che aveva reclutato, i più forti del quartiere.

Il cavo d'acciaio che Karl aveva preso nella ferramenta del padre era agganciato a una struttura di metallo a forma di piramide allungata. La struttura – che consisteva in una serie di sbarre di ferro verticali, orizzontali e oblique fissate tra loro con viti passanti e bulloni – scricchiolava paurosamente mentre i dieci neri la issavano verso il tetto, sbuffando come tori per la fatica.

«Avanti, negri!» continuava a incitarli Cyril, che aveva impiegato un mese a costruire la struttura.

Christmas e Karl assistevano alla scena dal marciapiede, insieme a una piccola folla di quartiere, tutta composta da neri, a eccezione di Maria, che si stringeva al braccio di Christmas tesa e col fiato sospeso come tutti gli altri spettatori.

«Perché non l'avete costruita sul tetto?» chiese Maria a Christmas.

«Perché Cyril è più testardo di un mulo» sbottò Karl, scalciando un pezzo d'asfalto spaccato dal gelo.

«Andiamo su» disse Christmas e si mosse verso il portone dell'edificio. Salì i cinque piani del casermone dove stavano pigiate decine e decine di famiglie e arrivò sul tetto, seguito da Maria e da Karl, proprio mentre la struttura di metallo si incastrava nel dente inferiore dell'ultimo cornicione.

«Avanti, negri!» urlò Cyril sporgendosi dal cornicione.

I dieci neri tirarono con forza la fune d'acciaio.

La struttura colpì le modanature e le sbriciolò, riversando sulla folla in basso una grandinata di gesso e malta.

«Non ce la facciamo!» gridò con la voce rotta dalla fatica uno dei dieci neri.

«Devo frustarvi come facevano i padroni coi vostri nonni?» ringhiò Cyril. «Non mollate! Non mollate adesso! Ce l'abbiamo fatta!» Christmas e Karl si aggiunsero ai neri e tirarono, con tutta la loro forza. La struttura riprese a scricchiolare, s'impennò e girò, capovolgendosi, con la punta verso il basso.

Dal marciapiede sottostante arrivarono le grida preoccupate degli spettatori.

La struttura riprese a oscillare e i neri mollarono la presa, per un attimo. Due caddero in terra, trascinati dalla struttura. Mentre gli altri riuscivano a fermare il cavo, Christmas sentì un bruciore lancinante al palmo delle mani. Gridò ma non mollò la presa. Il cavo si tinse di sangue.

«Avanti, riprovate!» ordinò Cyril. «Al mio tre. Tutti insieme.» I due neri che erano caduti si rialzarono. Impugnarono il cavo.

«Uno… due… tre!» urlò Cyril. «Ora! Con tutta la forza, negri!» Il cavo si mosse, sotto l'impulso. La struttura tornò a salire ma di nuovo si incagliò nel cornicione, ondeggiando paurosamente.

«Non possiamo farcela!» disse uno dei neri, stravolto dalla fatica e con la pelle che luccicava di sudore nonostante il freddo.

«Rimandiamola giù» ansimò un altro.

«No!» urlò Cyril.

«Non ce la fanno, Cyril!» gridò fuori di sé Karl.

Cyril si guardò intorno. «Fissiamo il cavo a quel comignolo» disse. «Fate una pausa e poi ricominciamo.»

«Morsetto e chiave da ventitré» disse Karl.

Il cavo fu fatto passare attorno alla struttura di cemento, poi uno dei neri inserì il morsetto e strinse i bulloni, fissando il cavo. Tutti si lasciarono cadere a terra sul catrame del tetto, ansimando.

Christmas si guardò le mani. Sanguinavano. Maria gliele fasciò con un fazzoletto, che divise in due, strappandolo.

«Tieni, ragazzo» disse un negro gigantesco, lanciandogli dei guanti. «Io ne ho due paia.»

«L'avevo detto che serviva un argano» brontolò Cyril.

«E io ti avevo detto di costruirla qui sul tetto» fece Karl.

Cyril si ingobbì, senza rispondere. Andò ad affacciarsi al cornicione e scosse la testa, con un'espressione cupa in volto.

Christmas lo raggiunse. Appoggiò i gomiti al cornicione e rimase in silenzio.

«Non ce la faremo mai» disse piano Cyril, dopo qualche istante.

Christmas guardò la struttura dondolare nel vuoto, dieci piedi più in basso.

«Non ce la faremo mai» ripetè Cyril.

«Aspettatemi qui» disse allora Christmas. «Non fate nulla finché torno.» Guardò i dieci neri. «Qualcuno ha una bicicletta da prestarmi?» chiese.

Il nero gigantesco che gli aveva dato i guanti si alzò, lo raggiunse al cornicione e si sporse verso il marciapiede. «Betty!» urlò. «Dai la bici a questo bianco!» Poi si voltò verso Christmas.

«Vai, ragazzo. Ci pensa mia moglie.» Christmas gli sorrise e scese di corsa le scale screpolate dell'edificio fatiscente. Appena in strada una donna dalla pelle scintillante come ebano lucidato, con due grandi occhi espressivi, entrò in un seminterrato e ne uscì un attimo dopo con una vecchia e arrugginita bicicletta. Christmas montò in sella e guardò in alto.

«Torno presto!» urlò a Cyril, a Karl e a Maria.

Poi cominciò a pedalare con tutta la forza che aveva nelle gambe, senza rallentare agli incroci, col vento che gli scompigliava il ciuffo biondo. E pedalò per tutta Manhattan, percorrendola fino allo slip tredici.

In un enorme capannone trovò quello che cercava. Gli uomini erano seduti in circolo e stavano raccontandosi storie, ridendo.

«Signor Filesi» disse Christmas con il fiato corto, «ho bisogno di lei.» Il padre di Santo lo accolse con un sorriso e si alzò dalla sua sedia. «Questo ragazzo è amico di mio figlio» disse presentandolo ai suoi amici. «È lui che gli ha regalato la radio per le nozze. Si chiama Christmas.» Gli altri scaricatori salutarono Christmas.

«Vuoi favorire?» disse il signor Filesi, indicando una bottiglia di vino che uno degli scaricatori fece uscire da un nascondiglio nel muro del capannone.

Christmas, senza fiato, piegato in due, con una mano che stringeva la milza, gli fece cenno di no.

«Allora, che succede?» fece il signor Filesi, placidamente.

«È vero che lei può alzare un quintale con una mano sola?» gli chiese Christmas.

Mezz'ora dopo il signor Filesi, insieme a Tony – il padre di Carmelina, la moglie di Santo – e a un altro scaricatore di nome Bunny, fermarono il furgone sotto al palazzo della Centoventicinquesima dal quale penzolava la struttura in ferro costruita da Cyril. Guardarono la folla di neri e poi alzarono lo sguardo, grattandosi tutti e tre la testa.

«Aggetta» disse il signor Filesi.

«Aggetta» disse Tony.

«Fune e binari?» chiese il signor Filesi.

«Non c'è altro mezzo» disse Tony.

«Fune e binari» disse Bunny e aprì il portello del furgone. Si caricò in spalla un lungo rotolo di fune, umido e verdognolo di alghe, e prese due sbarre di ferro più alte di lui. «Basta?» chiese.

«Basta» disse il signor Filesi.

«Mi affaccio io e tu peschi» disse Tony.

«Non ci pensare nemmeno» fece il signor Filesi. «Christmas è amico di mio figlio. Mi affaccio io e tu peschi» e si avviò deciso verso il portone del caseggiato, seguito dagli sguardi della folla di neri, che nel frattempo era aumentata di numero.

«Buongiorno a tutti» disse col sorriso sulle labbra il signor Filesi quando fu sul tetto. Poi si sporse dal cornicione, tornò a grattarsi la testa e quando si voltò lasciò correre lo sguardo sui dieci neri che si erano alzati in piedi. «Lui» disse indicando con aria professionale il nero gigantesco che aveva dato i guanti a Christmas.

Il nero fece un passo avanti e raggiunse il signor Filesi, che gli arrivava sì e no allo stomaco.

«Ne hai mangiate di bistecche da piccolo, eh?» rise il signor Filesi dandogli una pacca sulla spalla. «Allora… come ti chiami?»

«Moses.»

«Moses, tu sei il pilastro. Okay?»

«Che cos'è il pilastro?» chiese Moses.

Tony prese la fune da Bunny e la legò intorno al torace di Moses. «Il pilastro è quello che regge l'affaccio.»

«Che devo fare?» chiese Moses.

Il signor Filesi impugnò una spranga e colpì un angolo del cornicione, sbeccandolo. Con la malta che aveva staccato tracciò una X sul catrame, a un passo e mezzo dal cornicione. «Ti devi mettere qua e non muoverti di un pollice.» Lo guardò negli occhi.

«Posso fidarmi di te, Moses?»

«Non mi muovo.»

«Ti credo» disse il signor Filesi. «Io sono il tuo affaccio e l'affaccio si deve fidare del pilastro. Bunny è il puntello. E il mio compare, Tony, è il pescatore. Adesso siamo una squadra.» Tony prese la fune e la fece calare dal cornicione, misurandola a braccia. La ritirò su e la legò ai fianchi e sotto l'inguine del signor Filesi, creando un'imbracatura. «Ci siamo» disse.

Bunny puntellò i piedi al cornicione e poi si allungò, fino ad abbracciare Moses all'altezza dei fianchi, come in una strana figura di ballo. «Stringimi anche tu ma non farti venire strane idee.

Se provi a toccarmi il culo ti stacco il pisello» disse.

Il signor Filesi e Tony risero. E allora anche Moses rise e allacciò le poderose braccia a Bunny.

«Ci sono» disse Bunny.

«Ci sono» disse Moses.

Il signor Filesi salì sul cornicione. «Mettete in tensione il cavo d'acciaio» disse ai neri. «E quando Tony vi dà il via tirate.» Tony prese la fune e il signor Filesi cominciò a calarsi nel vuoto. La folla sul marciapiede tratteneva il respiro. Christmas stringeva la mano di Maria.

Cyril si avvicinò a Karl. «Avevi ragione tu» gli disse. «Mi spiace.»

«Lascia perdere» fece Karl, senza distogliere lo sguardo dal signor Filesi che scendeva lentamente, fino a superare la struttura sospesa.

«Ci sono» disse il signor Filesi.

«È tutto vostro adesso» fece Tony a Bunny e Moses.

«Ora è leggero ma non farti fregare, poi diventa pesante» disse Bunny a Moses.

«Io non mi muovo da qui» disse Moses.

«Ci siamo» disse Bunny.

Allora Tony prese le due sbarre, una in ciascuna mano, e le calò verso il signor Filesi, facendole passare tra il cornicione e la struttura. Reggendosi in orizzontale, con i piedi puntellati all'edificio, il signor Filesi afferrò le estremità delle due sbarre, una con la destra e l'altra con la sinistra, piegò le gambe, serrò le mascelle e stese le gambe, tirando contemporaneamente le sbarre verso l'esterno. La struttura si allontanò dal muro del palazzone, reggendosi sulle due sbarre parallele.

«Binari pronti» disse il signor Filesi con la faccia paonazza per lo sforzo.

«Reggi?» chiese Tony.

«Vaffanculo, dai quest'ordine, cazzo!»

«È che mi piace vederti così rosso, mi ricordi un fiasco di vino» rise Tony.

«Stronzo» rise il signor Filesi.

«Al mio via cominciate a tirare» disse allora Tony ai neri. «Piano, senza strappi. Non mollate altrimenti mi spiaccicate il compare sul marciapiede…» disse serio e poi tornò ad affacciarsi verso il signor Filesi. «Se non ci rivediamo più volevo dirti che sei stato un buon amico» rise.

«Vaffanculo, Tony.»

«Ora!» urlò Tony.

La struttura, scricchiolando sui binari, cominciò a salire senza incagliarsi nel cornicione, dal quale la sola forza del signor Filesi la teneva staccata. Quando ebbe raggiunto il bordo superiore del cornicione, Tony si voltò verso i neri. «Fermi! Restate in tiro voi!

Molla i binari» disse al signor Filesi, recuperò le sbarre e le fece scivolare oltre il cornicione, buttandole in terra. «Bunny, recupera l'affaccio» disse infine.

«Vai indietro» disse Bunny a Moses. «Piano.» Moses cominciò ad arretrare, spinto anche da Bunny. Il signor Filesi, aiutato da Tony, ricomparve sul tetto.

«Tenete ancora in tiro» disse il signor Filesi ai neri che impugnavano il cavo d'acciaio. «Avanti, pescatore» fece poi rivolto a Tony. «Tiriamo su il pesciolino.»

«Vi do una mano» disse Moses.

«No, Moses, non sei del mestiere» fece il signor Filesi. «Avanti, Tony» e agguantò la struttura da un'estremità.

Tony raggiunse l'altra estremità. «Ci sono. Torsione a destra?»

«E dove la vorresti fare la torsione?»

«Ti prendi tutto il peso tu. Sei vecchio» rise Tony.

«Se non la smetti di chiacchierare la tiro su da solo.»

«Ci sono.»

«Ora!» Il signor Filesi e Tony, gemendo per la fatica, ma con la leggerezza di due ballerini affiatati, fecero ruotare la struttura, sfruttando lo spigolo del cornicione, e in un attimo la struttura cadde rumorosamente sul tetto, incidendo la propria impronta sul catrame. I due scaricatori, soddisfatti, si diedero una pacca sulle spalle e, come se nulla fosse, si spolverarono le tute da lavoro mentre Christmas, Maria, Karl, Cyril, Moses e gli altri nove neri applaudivano, insieme alla folla radunata sul marciapiede.

«Ve lo dobbiamo mettere dritto quest'affare o ci pensate voi?» chiese il signor Filesi a Christmas, con un sorriso giocoso.

«Senza di voi non ce l'avremmo mai fatta» gli disse Cyril. «Anche se siete dei bianchi…» Il signor Filesi scrollò le spalle. «Non è questione di pelle. È solo mestiere» disse con modestia. Poi si voltò verso Moses e gli puntò un dito al petto. «Quando vuoi per te c'è un lavoro allo slip tredici. Che ne dici, Tony? È un pivello ma non è troppo gracile.»

«Sì, potrebbe farcela… anche se è solo un negro» disse Tony strizzando l'occhio a Cyril.

Moses rise. «Grazie» disse.

«Per curiosità…» fece allora il signor Filesi «ma che cazzo sarebbe questo coso?»

«È la nostra stazione radio» disse orgoglioso Christmas.