L’ETICA INTERPERSONALE

Seguii il soldato su per i gradini, e uscimmo alla luce del sole. Nella mente mi echeggiava l’avvertimento di Pablo: dipendenza da un’altra persona? Cosa voleva dire? Che tipo di dipendenza?

Raggiungemmo un’area di parcheggio, dove ci aspettavano due soldati con una jeep. Ci osservarono attentamente, mentre noi ci avvicinavamo. Quando fui abbastanza vicino da vedere l’interno della jeep, mi accorsi che sul sedile posteriore era seduto un passeggero. Marjorie! Era pallida in volto e sembrava impaurita. Prima che potesse accorgersi di me un soldato mi afferrò per un braccio e mi fece sedere accanto a lei. Gli altri due si accomodarono davanti. Quello seduto al posto di guida ci lanciò una breve occhiata, fece manovra e si diresse a nord.

«Parlate inglese?» domandai ai soldati.

L’energumeno seduto accanto all’autista mi guardò con aria assente e borbottò qualcosa di incomprensibile in spagnolo; poi si girò bruscamente.

Mi rivolsi a Marjorie. «Stai bene?» le chiesi a bassa voce.

«Io…» La voce le tremava, e mi accorsi che aveva il volto rigato di lacrime.

«Andrà tutto bene», la consolai, mettendole un braccio intorno alle spalle. Mi rivolse un sorriso forzato e appoggiò la testa sulla mia spalla. Un brivido di passione mi attraversò il corpo.

Avanzammo per un’ora lungo una strada sterrata. Attorno a noi la vegetazione si faceva sempre più fitta e lussureggiante. A un tratto, dopo una curva, si aprì un varco nel verde e davanti a noi apparve un piccolo villaggio. Su entrambi i lati della strada si allineavano casette di legno.

Una decina di metri più in là un grosso camion bloccava il passaggio, e un gruppo di militari ci intimò l’alt. Dietro di noi c’erano altri veicoli, alcuni con una luce gialla lampeggiante sul tettuccio. Cominciai a preoccuparmi. Appena ci fermammo uno dei soldati del posto di blocco si avvicinò e disse qualcosa che non riuscii a capire. L’unica parola che riconobbi fu «benzina». Gli uomini della nostra scorta scesero dalla jeep e andarono a parlare con i loro colleghi fermi in mezzo alla strada. Di tanto in tanto ci lanciavano un’occhiata, tenendo sempre le armi a portata di mano.

Notai una stradina sulla sinistra. Mentre guardavo i negozi e i portoni allineati la mia percezione si modificò: di colpo le forme e i colori mi apparvero in risalto, più appariscenti.

Sussurrai il nome di Marjorie, la vidi sollevare lo sguardo, ma prima che potesse dire qualcosa una gigantesca esplosione fece sussultare la jeep. Davanti a noi si alzò una colonna di fuoco, e tutti i militari si gettarono a terra. La nostra visuale fu oscurata dal fumo e dalle ceneri che svolazzavano nell’aria.

«Sbrigati!» gridai trascinando Marjorie fuori dal veicolo. Approfittando della confusione ci precipitammo giù per la strada verso la stradina che avevo notato prima. Alle nostre spalle udii il rumore degli spari e alcuni lamenti. Corremmo per una cinquantina di metri, ancora soffocati dal fumo, finché notai un portone sulla sinistra.

«Da questa parte!» gridai. Entrammo di corsa dalla porta aperta, chiudendola subito alle nostre spalle. Mi guardai attorno e vidi una donna di mezza età che ci fissava. Eravamo finiti in casa di qualcuno.

Le rivolsi un sorriso stentato, e mi accorsi che il volto della donna non esprimeva terrore o rabbia per l’intrusione di due sconosciuti. Il suo viso sembrava piuttosto esprimere una certa rassegnazione, come se in qualche modo si fosse aspettata di vederci e sapesse di dover fare qualcosa. Una bambinetta di quattro anni era seduta su una sedia accanto a lei.

«Sbrigatevi!» esclamò la donna in inglese. «Vi cercheranno di sicuro.» Ci spinse fuori dal soggiorno scarsamente ammobiliato, attraverso un corridoio e giù per alcuni gradini di legno fino alla cantina. La bambina camminava al suo fianco. Attraversammo velocemente lo scantinato e, dopo aver salito alcuni gradini, raggiungemmo una porta che dava all’esterno.

La donna aprì la portiera di una utilitaria, ordinandoci di salire e di sdraiarci sul sedile posteriore. Ci coprì con una coperta, avviò il motore e puntò verso nord. In quei pochi attimi ero rimasto senza parole, trascinato dall’intraprendenza della donna. Quando mi resi conto di ciò che era accaduto, mi sentii assalire da una sferzata di energia: la mia intuizione riguardante la fuga si era avverata.

Marjorie era stesa accanto a me con gli occhi serrati. «Tutto bene?» le mormorai. Mi guardò con gli occhi pieni di lacrime e annuì. Dopo un quarto d’ora la donna disse: «Credo che adesso possiate sedervi.»

Spostai la coperta e mi guardai intorno. Avevo l’impressione di trovarmi sulla stessa strada in cui era avvenuta l’esplosione, solo un po’ più a nord. «Chi sei?» domandai.

La donna si girò a guardarmi, con un sorriso appena accennato. Doveva avere circa quarant’anni, era piuttosto formosa e portava i capelli neri lunghi fino alle spalle.

«Mi chiamo Karla Deez, e questa è mia figlia Mareta.» La bambina, sorridente, ci guardava con occhi grandi e curiosi. Anche lei aveva i capelli neri e lunghi.

Le spiegai chi eravamo e le chiesi a mia volta: «Perché ci hai aiutato?»

Il sorriso di Karla si fece più aperto. «State fuggendo dai soldati per via del Manoscritto, vero?» «Sì, ma tu come fai a saperlo?» «Conosco anch’io il Manoscritto.» «Dove ci stai portando?» le domandai. «Non lo so. Adesso tocca a voi aiutarmi.» Lanciai un’occhiata a Marjorie, che mi fissava con attenzione. «In questo preciso momento non so proprio dove andare», risposi. «Prima di essere catturato stavo cercando di raggiungere Iquitos.» «Perché?»

«Voglio rintracciare un amico che è alla ricerca della Nona Illuminazione.» «E pericoloso.» «Lo so.»

«Allora vi porteremo a Iquitos, vero, Mareta?» La bambina ridacchiò sommessamente, poi con un tono troppo serio per la sua età disse: «Naturalmente!»

«A cosa era dovuta l’esplosione di poco fa?» chiesi a Karla.

«Credo fosse una cisterna di gas. Poco prima c’era stato un incidente, probabilmente una perdita.»

Ero ancora sorpreso per la rapidità con cui Karla aveva deciso di aiutarci, e decisi quindi di indagare a fondo. «Come facevi a sapere che stavamo fuggendo dai soldati?»

Respirò a fondo. «Ieri molti veicoli militari hanno attraversato il villaggio diretti a nord. Non accade spesso, e così ho ripensato a due mesi fa, quando alcuni miei amici sono stati portati via. Avevamo studiato insieme il Manoscritto, ed eravamo gli unici in tutto il villaggio a possedere le otto Illuminazioni al completo. Poi sono arrivati i soldati e hanno portato via i miei amici. Non ho più saputo niente di loro.

«Mentre guardavo i camion ieri, ho capito che i militari erano ancora alla ricerca delle copie del Manoscritto e che altre persone avrebbero avuto bisogno d’aiuto, proprio come i miei amici. Ho visualizzato me stessa nell’atto di aiutare quella gente, se solo avessi potuto. Naturalmente ho sospettato che non fosse un caso che io avessi avuto quel particolare pensiero in quel preciso istante. Per questo quando siete arrivati a casa mia non sono rimasta affatto sorpresa.»

Si interruppe, poi mi domandò: «Hai già provato qualcosa del genere?» «Sì.»

Giunti a un incrocio Karla rallentò.

«Credo che dovremmo girare a destra», disse. «Ci vorrà più tempo ma saremo al sicuro.»

Quando Karla girò a destra, Mareta scivolò sul lato opposto e per non cadere dovette aggrapparsi al sedile. Scoppiò a ridere. Marjorie la guardava con evidente simpatia. «Quanti anni ha Mareta?» chiese a Karla. Karla apparve infastidita dalla domanda, ma poi ripose con gentilezza: «Per favore, non parlare di lei come se non ci fosse. Se fosse stata una persona adulta ti saresti rivolta direttamente a lei.»

«Mi spiace», si scusò Marjorie. «Ho cinque anni», rispose Mareta con orgoglio. «Hai studiato le otto Illuminazioni?» domandò Karla. «No», rispose Marjorie. «Ho visto solo la Terza.» «Io sono arrivato all’Ottava», mi intromisi io. «Tu ne possiedi forse qualche copia?»

«No, se le sono prese tutte i militari.» «L’Ottava spiega forse come rivolgersi ai bambini?» «Sì. Parla del modo in cui gli uomini impareranno a relazionarsi tra loro, per esempio proiettando sugli altri la propria energia ed evitando la dipendenza da altre persone.»

Di nuovo quell’avvertimento. Stavo per chiedere deSans-serifzioni quando Marjorie parlò.

«Parlaci dell’Ottava Illuminazione.»

«Spiega come usare l’energia in modo nuovo quando si ha a che fare con la gente in generale, partendo proprio dall’inizio, cioè dai bambini.»

«In che modo dovremmo considerare i bambini?» le chiesi. «Come sono in realtà: creature in via di sviluppo che facilitano il nostro cammino verso la verità. Ma per imparare a evolversi hanno costantemente bisogno della nostra energia, senza nessuna condizione. Nulla è più nocivo per i bambini dell’assorbimento della loro energia nella fase educativa. E così che si creano in loro i drammi del controllo, come voi già sapete. Le manipolazioni che i bambini imparano dai genitori non esisterebbero se gli adulti dessero loro tutta l’energia necessaria, in qualunque situazione. Ecco perché bisogna sempre includerli nelle conversazioni, specialmente in quelle che li riguardano. E non bisogna mai assumersi la responsabilità per un numero di bambini maggiore rispetto a quello cui ci si può dedicare.» «Il Manoscritto dice tutte queste cose?» domandai.

«Sì», rispose Karla, «e il punto che riguarda il numero dei bambini è messo in particolare evidenza.»

Ero confuso. «Perché mai è così importante il numero di figli che uno ha?»

Mi lanciò una breve occhiata continuando a guidare. «Perché qualunque adulto può dare energia e concentrarsi solo su un bambino alla volta. Se il numero di piccoli è sproporzionato rispetto agli adulti, questi ultimi vengono sopraffatti e non riescono a fornire abbastanza energia. I bambini cominciano così a competere fra loro per ottenere l’attenzione degli adulti.» «Rivalità tra fratelli», commentai.

«Sì, ma il Manoscritto dice che questo problema è molto più importante di quanto la gente non pensi. Spesso gli adulti enfatizzano la positività delle famiglie numerose e di tanti figli che crescono insieme, ma in realtà i bambini devono imparare com’è il mondo solo dagli adulti, e non da altri bambini. In troppe società i ragazzini si radunano in vere e proprie bande. Il Manoscritto spiega che col tempo gli uomini capiranno che non devono mettere al mondo un figlio, se non c’è almeno un adulto che possa dedicargli la massima attenzione.»

«Aspetta un minuto», la interruppi. «In molte situazioni entrambi i genitori devono lavorare per sopravvivere, e questo toglierebbe loro il diritto di avere figli.»

«Non è detto», ribatté Karla. «Secondo il Manoscritto gli uomini impareranno ad allargare le loro famiglie oltre i vincoli di parentela. In questo modo un’altra persona può essere in grado di fornire l’attenzione necessaria. L’energia non deve arrivare per forza dai genitori, anzi, è meglio che non provenga da loro. Ma chiunque si occupi del bambino deve dedicarsi a lui completamente.»

«Hai fatto un ottimo lavoro: Mareta sembra veramente matura.»

Karla si rabbuiò di nuovo. «Non dirlo a me, parla direttamente con lei.»

«Hai ragione.» Mi rivolsi alla bambina. «Ti comporti proprio come una persona matura.»

Mareta distolse lo sguardo, leggermente intimidita: «Grazie». Karla la strinse a sé con affetto.

La donna mi guardò con orgoglio. «Negli ultimi due anni ho cercato di comportarmi con Mareta seguendo le indicazioni del Manoscritto, vero?»

La piccola annuì sorridendo.

«Ho cercato di trasmetterle energia e le dico sempre la verità in ogni circostanza, usando un linguaggio che lei possa comprendere. Quando mi ha rivolto le sue domande di bambina, io le ho considerate con la massima serietà evitando di darle le risposte sciocche che servono solo a divertire gli adulti.»

Sorrisi. «Ti riferisci forse alle bugie come ‘le cicogne portano i bambini’ e roba del genere?»

«Sì, anche se queste espressioni culturali non sono poi così negative. I bambini le capiscono perché sono immutabili. Sono decisamente peggiori le distorsioni della realtà create dagli adulti a proprio uso e consumo o nella convinzione che la verità sia troppo complicata perché un bambino sia in grado di capirla. Questo non è affatto vero: la verità può sempre venire espressa al livello di comprensione di un bambino. Basta solo pensarci.» «Cosa suggerisce in proposito il Manoscritto?»

«Dice che dovremmo sempre trovare il modo di dire loro la verità.»

Una parte di me si opponeva a un’idea simile: io ero tra quelli che provava gusto a scherzare con i bambini!

«Ma i piccoli di solito sono in grado di riconoscere uno scherzo di un adulto. Ho l’impressione che certi discorsi possano farli crescere troppo alla svelta, togliendo parte del divertimento legato all’infanzia.»

Mi guardò severa. «Mareta si diverte moltissimo. Giochiamo per ore a rincorrerci e facciamo tutti i giochi di fantasia. L’unica differenza sta nel fatto che quando fantastichiamo lei ne è perfettamente consapevole.»

Annuii. Karla aveva ragione.

«Mareta appare sicura di sé, perché io sono sempre stata disponibile. Le ho dato tutta l’attenzione di cui ha avuto bisogno. E quando ero assente al mio posto c’era mia sorella, che abita accanto a me. Un adulto ha sempre risposto alle sue domande, e, proprio perché non le è mai mancata l’attenzione, Mareta non sente il bisogno di fingere o mettersi in mostra. Avendo sempre avuto abbastanza energia, è sicura che continuerà a riceverne. E in questo modo riesce a capire come sia più facile ricevere energia dagli adulti anziché dall’universo intero.»

Guardai il paesaggio intorno a noi. Stavamo attraversando una fitta giungla, e anche se non riuscivo a vederlo, sapevo che il sole era già basso.

«Riusciremo ad arrivare a Iquitos entro sera?» domandai.

«No. Ci fermeremo in una casa che conosco.»

«Qui vicino?»

«Sì. E’ la casa di un amico. Lavora per l’ente protezione natura.»

«Lavora per il governo?»

«Parte del Rio delle Amazzoni è area protetta. Lui si chiama Juan Hinton ed è l’agente locale, molto potente. Non preoccuparti: crede al Manoscritto e non gli hanno mai dato nessun fastidio.»

Quando arrivammo il cielo era ormai completamente scuro. Intorno a noi la giungla era animata dai consueti suoni notturni e l’aria si era fatta afosa. In fondo a una radura sommersa dalla fitta vegetazione c’erano una grande casa ben illuminata, altri due edifici e numerose jeep. Due uomini stavano riparando un veicolo.

Un peruviano snello, vestito con abiti costosi, venne ad aprire e sorrise vedendo Karla. Ma quando notò Mareta, Marjorie e me in attesa sui gradini l’espressione del suo viso si trasformò. Nervoso e irritato, si rivolse a Karla in spagnolo. Lei gli rispose in tono implorante, ma dal suo atteggiamento era chiaro che l’uomo non voleva che ci fermassimo.

Attraverso la porta socchiusa intravidi una figura femminile in piedi nel corridoio. Mi sporsi in avanti per vederla meglio: era Julia. In quel momento si girò e mi vide. Si affrettò verso di noi con un’espressione sorpresa. Sfiorò la spalla dell’uomo sulla porta e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. L’uomo annuì e aprì la porta con aria rassegnata. Ci presentammo, e Hinton ci condusse in soggiorno. Julia mi guardò ed esclamò: «Ci incontriamo ancora!» Indossava un paio di pantaloni color kaki con grandi tasche e una maglietta rosso brillante.

«Davvero!» risposi.

Un servitore peruviano bloccò Hinton, e dopo aver parlato per un istante i due andarono in un’altra parte della casa. Julia si accomodò su una sedia di fianco a un tavolino, e ci fece cenno di sistemarci su un divano di fronte a lei. Marjorie mi fissava in preda al panico. Karla sembrò accorgersi del suo disagio. Le andò vicino e le prese una mano. «Beviamoci un bel tè caldo», suggerì.

Mentre si allontanavano Marjorie si girò a guardarmi. Le sorrisi, seguendo entrambe con lo sguardo finché entrarono in cucina, e mi rivolsi poi a Julia.

«Allora, che cosa credi voglia dire?» mi domandò.

«Che cosa?» le chiesi a mia volta, ancora distratto.

«Il fatto di esserci incontrati ancora.»

«Non saprei…»

«Come hai fatto a trovare Karla? E dove state andando?»

«Ci ha salvato. Io e Marjorie siamo stati catturati dalle truppe peruviane, e quando siamo scappati lei era là ad aiutarci.»

Julia mi fissò attentamente. «Raccontami cosa è successo.»

Mi misi più comodo e le raccontai tutta la storia, a partire da quando avevo preso il camion di padre Carl fino alla cattura e alla fuga.

«Karla ha accettato di accompagnarvi a Iquitos?» «Sì.»

«Perché volete andarci?»

«Secondo padre Carl è il luogo in cui era diretto Wil; sembra che stia seguendo una traccia che può portarlo alla Nona Illuminazione. E anche Sebastián si trova a Iquitos.»

Julia annuì. «Sebastián ha una missione da quelle parti. È là che si è fatto una reputazione convertendo gli Indiani.» «E tu cosa mi dici?» le chiesi. «Cosa fai qui?» Julia mi raccontò che anche lei avrebbe voluto trovare la Nona Illuminazione, ma che non sapeva come muoversi. Era arrivata in quella casa dopo aver pensato a lungo a Hinton, un suo vecchio amico.

L’ascoltavo appena. Marjorie e Karla erano uscite dalla cucina e stavano chiacchierando in corridoio con una tazza di tè in mano. Marjorie incrociò il mio sguardo, ma non disse nulla.

«Ha letto molto del Manoscritto?» mi chiese Julia, indicando Marjorie con un cenno del capo.

«Solo la Terza Illuminazione», le risposi. «Se vuole andarsene dal Perù, potremmo aiutarla.» Mi girai a guardarla. «In che modo?» «Rolando parte domani per il Brasile. Laggiù abbiamo alcuni amici all’ambasciata americana che potranno farla tornare negli Stati Uniti. Abbiamo già aiutato altri americani.»

Annuii con poca convinzione. Mi resi conto di provare sentimenti contrastanti: sapevo che partire sarebbe stata la cosa migliore per Marjorie, d’altro canto avrei voluto che restasse con me. Quando l’avevo vicina mi sentivo diverso, pieno di energia. «Credo sia meglio che parli con lei», riuscii finalmente a dire. «Naturalmente. Noi possiamo parlare più tardi.» Mi alzai e le andai vicino. Karla rientrò in cucina, e Marjorie girò l’angolo del corridoio, appoggiandosi al muro.

La presi tra le braccia, con il cuore in gola per l’emozione. «Senti questa energia?» le mormorai in un orecchio. «E’ incredibile. Cosa significa?» «Non lo so. Fra noi c’è una specie di collegamento.» Mi guardai intorno: non poteva vederci nessuno. Ci baciammo appassionatamente.

Quando mi scostai per vederla bene in viso mi apparve diversa, in un certo senso più forte. Ripensai al giorno in cui ci eravamo incontrati a Viciente e a quello che ci eravamo detti nel ristorante di Cula. Non riuscivo a credere all’enorme energia che sentivo in sua presenza e ogni volta che lei mi toccava.

Si strinse a me. «Fin da quel giorno a Viciente ho desiderato stare con te. Non sapevo cosa pensare, ma l’energia è davvero meravigliosa… non ho mai provato niente del genere.»

Con la coda dell’occhio vidi Karla che si stava avvicinando. Ci comunicò che la cena era pronta. Andammo in sala da pranzo dove trovammo un enorme buffet di frutta fresca, verdura e pane. Ognuno riempì il proprio piatto e si accomodò intorno a un tavolo. Mareta cantò una benedizione, e poi per un’ora e mezza mangiammo tutti insieme, chiacchierando con naturalezza. Hinton, non più nervoso, era di ottimo umore e ci aiutò a dissolvere la tensione della nostra fuga. Marjorie parlava disinvolta, ridendo di tanto in tanto, e seduto di fianco a lei mi sentivo colmo d’amore.

Dopo cena Hinton ci riaccompagnò in soggiorno dove ci venne servita una torta alla crema, accompagnata da un liquore dolce. Io e Marjorie ci sedemmo sul divano, immersi in una lunga conversazione sul nostro passato e sulle esperienze più significative della vita. Ci sentivamo sempre più vicini. Emerse una sola difficoltà: io vivevo a sud e lei invece sulla costa occidentale. Più tardi Marjorie cancellò con una risata quel problema.

«Non vedo l’ora di tornare negli Stati Uniti. Ci divertiremo tantissimo viaggiando avanti e indietro!»

Mi appoggiai allo schienale e la fissai: «Julia ha detto che può farti tornare a casa subito».

«Stai parlando di tutti e due, vero?» mi chiese. «No. Io… io non posso andarmene.»

«Perché? Io non parto senza di te, ma non posso nemmeno restare. Rischio di impazzire.»

«E invece devi andare avanti. Io potrò partire fra un po’.» «No!» esclamò a voce alta. «Non posso sopportarlo!» Karla, che aveva appena messo a letto Mareta, ci guardò e poi distolse velocemente lo sguardo. Hinton e Julia stavano ancora chiacchierando, apparentemente ignari dello sfogo di Marjorie. «Ti prego, torniamo a casa insieme!» mi implorò. Guardai da un’altra parte.

«E va bene, resta!» Si alzò di scatto e corse in camera sua. Guardandola andar via mi sentii serrare lo stomaco. L’energia che avevo acquisito grazie a lei svanì, e di colpo mi sentii debole e confuso. Cercai di riprendermi. Dopo tutto, dissi a me stesso, la conosco da poco. Ma era anche possibile che lei avesse ragione. Forse dovevo tornarmene a casa. Che utilità aveva la mia presenza lì? A casa avrei potuto magari perorare la causa del Manoscritto, senza dimenticare che sarei stato certo di sopravvivere. Mi alzai e feci per seguirla. Ma per qualche ragione mi sedetti di nuovo. Non riuscivo a decidermi sul da farsi.

«Posso parlarti un attimo?» mi chiese all’improvviso Karla. Non mi ero accorto che era in piedi davanti al divano. «Certo.»

Si sedette e mi guardò con attenzione. «Non ho potuto fare a meno di accorgermi di ciò che sta accadendo, e ho pensato che prima di decidere potresti sentire cosa dice l’Ottava Illuminazione a proposito della dipendenza dalle persone.» «Mi interessa molto.»

«Chi impara a fare chiarezza e a impegnarsi nella propria evoluzione può bloccarsi in qualunque momento per colpa della sua dipendenza nei confronti di un’altra persona.» «Ti riferisci a Marjorie e me, vero?»

«Lascia che ti spieghi l’intero procedimento, e poi giudicherai tu stesso.» «Va’ avanti.»

«Prima di tutto voglio dirti che ho faticato molto ad assimilare questa parte dell’Illuminazione. Temo che non l’avrei ancora capita se non avessi incontrato il professor Reneau.»

«Reneau?» esclamai. «Lo conosco! Ci siamo incontrati quando stavo imparando la Quarta Illuminazione.»

«Io invece mi sono imbattuta in lui quando avevamo raggiunto entrambi l’Ottava. Si è fermato alcuni giorni a casa mia.» Annuii, ancora sorpreso.

«Mi disse che il concetto di dipendenza nel Manoscritto spiega l’insorgere delle lotte di potere nell’ambito dei rapporti d’amore. Ci siamo sempre chiesti che cosa provochi la fine della gioia e dell’eccitazione provocati dall’amore, trasformando la relazione in un conflitto. Adesso finalmente lo sappiamo: è la conseguenza dello scambio di energia fra le persone coinvolte.

«Quando nasce l’amore, tra due persone avviene uno scambio di energia a livello inconscio, ed entrambe si sentono piene di ottimismo e in forma smagliante. Questa è la sensazione eccitante dell’essere innamorati. Sfortunatamente, quando qualcuno si aspetta questa sensazione da un’altra persona finisce per allontanarsi dall’energia dell’universo e dipendere sempre più da quella del suo compagno. Subentra allora la convinzione che non ve ne sia mai abbastanza, così il flusso si interrompe e i due innamorati ricadono nel loro dramma infantile, cercando di controllarsi a vicenda per rubarsi l’energia. A questo punto la relazione degenera nella solita lotta per il potere.»

Esitò un istante, quasi volesse assicurarsi che io avevo capito, poi riprese: «Reneau mi ha spiegato che la nostra predisposizione a questo tipo di dipendenza può essere definita come psicologica, se questo può aiutarti a capire».

Le feci cenno di continuare. «Secondo Reneau la questione sorge nella nostra famiglia d’origine. A causa della competizione per il possesso dell’energia nessuno di noi riesce a completare un importante processo psicologico: non integriamo mai il nostro lato sessualmente opposto.» «Il nostro cosa?»

«Nel mio caso», continuò Karla, «io non sono stata capace di integrare il mio lato maschile. Nel tuo invece si è trattato di quello femminile. Sviluppiamo una dipendenza nei confronti di una persona del sesso opposto, proprio perché noi stessi non abbiamo ancora accesso all’energia maschile o femminile, a seconda dei casi. Vedi, l’energia mistica a cui possiamo accedere dentro di noi è al tempo stesso maschile e femminile. Prima o poi riusciamo ad aprirci a essa, ma appena iniziamo a evolverci dobbiamo fare molta attenzione. Il processo di integrazione richiede tempo. Se stabiliamo un contatto precoce con una fonte umana per la nostra energia maschile o femminile blocchiamo il flusso universale.» Le confessai di non aver capito.

«Pensa al modo in cui questa integrazione dovrebbe avvenire in una famiglia ideale, e forse riuscirai a comprendere cosa voglio dire», mi spiegò. «In qualunque famiglia il bambino riceve per la prima volta in vita sua l’energia dagli adulti. In genere è piuttosto facile identificarsi e integrare l’energia del genitore del proprio sesso. Riceverla dal genitore del sesso opposto, invece, può risultare difficile proprio a causa delle differenze che esistono tra donne e uomini.

«Prendiamo ad esempio una bambina. Inizialmente, quando cerca di integrare il suo lato maschile, sa solo di essere profondamente attratta da suo padre. Lo vuole sempre accanto a sé. Il Manoscritto spiega che in realtà la piccola desidera l’energia maschile per poter integrare il suo lato femminile. Da questa energia maschile la bimba ricava un senso di completezza ed euforia, ma pensa erroneamente che l’unico modo per impadronirsene sia quello di possedere sessualmente il padre e tenerselo vicino fisicamente.

«Intuisce che tale energia dovrebbe appartenerle e che lei dovrebbe essere in grado di controllarla con la propria volontà: in pratica vuole dirigere il padre come se fosse una parte di sé. E convinta che il genitore sia un essere magico e perfetto, in grado di soddisfare ogni suo capriccio. In una famiglia non in perfetta armonia questo scatena un conflitto di potere tra padre e figlia. Il dramma sorge quando lei impara ad assumere gli atteggiamenti che le servono a manipolare il padre, il quale di conseguenza le concede l’energia che desidera.

«In una famiglia ideale invece il padre non entra in competizione. Continua a comportarsi con sincerità e possiede abbastanza energia da fornirne incondizionatamente alla piccola, anche se non è in grado di fare tutto ciò che lei gli chiede. In questo nostro esempio è importante tenere a mente che il padre rimane disponibile e comunicativo. La bambina lo ritiene magico e perfetto, ma se lui le spiega onestamente cosa sta facendo e perché, lei può capire il suo atteggiamento e le sue capacità, abbandonando una visione irreale della realtà. Alla fine lo vedrà come un essere umano particolare che ha pregi e difetti come tutti. Dopo aver acquisito l’energia del sesso opposto dal proprio padre, la bambina è ora in grado di assorbirla dall’universo intero.

«Il problema è che fino a oggi la maggior parte dei genitori è sempre stata in competizione con i propri figli per il controllo dell’energia, e questo ha condizionato tutti noi. Poiché avveniva questo conflitto, nessuno è mai riuscito a risolvere del tutto il problema del sesso opposto. Siamo tutti bloccati alla fase in cui cerchiamo tale energia al di fuori di noi, nell’uomo o nella donna che consideriamo magico e perfetto, e pensiamo di poter possedere sessualmente. Capisci il problema?»

«Sì, credo di sì.»

«Per quanto riguarda la nostra capacità di un’evoluzione consapevole, ci troviamo ad affrontare una situazione critica. Come ho detto prima, secondo l’Ottava Illuminazione quando iniziamo a evolverci riceviamo automaticamente l’energia appartenente al sesso opposto. Ci giunge in modo spontaneo dall’energia dell’universo. Dobbiamo però fare attenzione, perché se un’altra persona ci offre direttamente questa energia noi rischiamo di allontanarci dalla vera fonte, e quindi di regredire.» Si mise a ridacchiare.

«Cosa c’è da ridere?» le chiesi.

«Una volta Reneau ha fatto un’analogia», continuò lei. «Mi ha spiegato che fino a quando non impariamo a evitare questa situazione noi ci muoviamo come se seguissimo il percorso di un cerchio incompleto. Come la lettera C. Siamo molto sensibili nei confronti di una persona dell’altro sesso, un altro semicerchio, che arriva e si unisce a noi – completando così il cerchio – e ci dà un’esplosione di ottimismo ed energia che ci fa sentire interi come se fossimo in connessione con tutto l’universo. In realtà ci siamo semplicemente uniti a un altro essere che come noi è alla ricerca della sua metà.

«Secondo Reneau questa è la classica relazione di dipendenza che implica problemi connaturati all’essenza della relazione stessa.»

Esitò, quasi si aspettasse un mio commento, ma io mi limitai ad annuire.

«Vedi, il problema con questo nuovo essere più completo, questa O che entrambi credono di essere diventati, è che ci sono volute due persone per farne una intera: una fornisce l’energia femminile, l’altra quella maschile. E di conseguenza ci sono due teste, due personalità. Entrambe le persone coinvolte vogliono avere il controllo su questa nuova entità che hanno creato e così, proprio come accadeva nell’infanzia, vogliono comandarsi a vicenda. Questa illusione di completezza sfocia sempre in una lotta per il potere. Alla fine ognuna delle due controparti cerca di annullare l’altra in modo da poter guidare questa nuova persona nella direzione che preferisce. Naturalmente ciò non funziona, almeno non al giorno d’oggi. Forse in passato uno dei due partner era disposto a sottomettersi all’altro – di solito la donna, raramente l’uomo. Ma adesso stiamo diventando tutti più consapevoli, e nessuno vuole più essere schiavo.»

Pensai a ciò che la Prima Illuminazione diceva a proposito delle

lotte per il potere nell’ambito delle relazioni sentimentali, e all’esplosione di collera della donna a cui avevo assistito con Charlene al ristorante. «Alla faccia del romanticismo», commentai.

«C’è ancora posto per il romanticismo», replicò Karla. «Prima però dobbiamo completare da soli il nostro cerchio. Ci vuole tempo, ma in questo modo il problema non si ripresenterà mai più e noi saremo in grado di avere quella che il Manoscritto definisce una relazione di livello superiore. Quando ci leghiamo sentimentalmente a un’altra persona dopo questa esperienza, creiamo una persona speciale, senza allontanarci mai dal sentiero della nostra evoluzione personale.»

«Tu credi che io e Marjorie ci stiamo comportando in questo modo, vero? Che ci stiamo allontanando a vicenda dai rispettivi sentieri?» «Sì.»

«Come possiamo evitare questa trappola?» «Resistendo all’amore a prima vista, imparando ad avere relazioni platoniche con i membri del sesso opposto. Ricordati l’intera procedura. Devi avere relazioni di questo tipo solo con persone che si rivelano completamente, spiegandoti come e perché fanno quello che stanno facendo – proprio come accadrebbe con il genitore del sesso opposto durante un’infanzia ideale. Quando comprendiamo la vera natura interiore di questi amici dell’altro sesso, cancelliamo la proiezione della nostra fantasia e manteniamo il contatto con l’universo.

«Ricordati anche», continuò Karla, «che non è affatto facile, specialmente se una persona deve interrompere una relazione di dipendenza attualmente in corso. E’ una vera e propria separazione dall’energia, dolorosa ma inevitabile. La dipendenza non è una nuova malattia che qualcuno di noi ha. Siamo tutti dipendenti, e tutti ci stiamo liberando.

«In teoria bisognerebbe provare da soli la sensazione di benessere ed euforia che ci assale all’inizio di una relazione dipendente. Devi conoscere lui, o lei, in profondità. A questo punto inizia la tua evoluzione e puoi trovare la speciale relazione romantica che fa per te.»

Si interruppe. «Chissà, magari se tu e Marjorie riuscirete a evolvervi ulteriormente, scoprirete di essere fatti davvero l’uno per l’altra. Per il momento però la vostra relazione non può funzionare.»

r

La nostra conversazione venne interrotta dall’arrivo di Hinton che ci augurò la buona notte, e ci informò che le nostre camere erano pronte. Io e Karla lo ringraziammo per l’ospitalità, poi la donna si congedò: «Credo che andrò a dormire anch’io. Continueremo un’altra volta il nostro discorso».

Mentre la guardavo andar via sentii una mano sulla spalla. Era Julia.

«Vado in camera mia», esclamò. «Sai dov’è la tua? Se vuoi posso mostrartela.»

«Ti ringrazio. Dov’è quella di Marjorie?» Sorrise, continuando a camminare lungo il corridoio e fermandosi davanti a una porta. «Lontana dalla tua», mi rispose. «Il signor Hinton è un vero conservatore.»

Sorrisi a mia volta e le augurai buona notte, poi entrai nella mia stanza e mi addormentai a fatica.

Mi svegliai con l’aroma forte del caffè che aveva invaso tutta la casa. Dopo essermi vestito andai in soggiorno, dove un anziano cameriere mi offrì un bicchiere di succo d’uva fresco. «Buon giorno», esclamò Julia alle mie spalle. Mi girai. «Buon giorno.»

Mi guardò intensamente e mi chiese: «Hai scoperto per quale motivo ci siamo incontrati ancora?»

«No, non sono riuscito a concentrarmi. Ho cercato di capire le dipendenze.»

«Me ne sono accorta.» «Cosa vuoi dire?»

«Ho capito che stava succedendo qualcosa vedendo il tuo campo d’energia.»

«Com’era?» le domandai.

«La tua energia era collegata a quella di Marjorie. Quando tu eri seduto qui e lei si trovava nell’altra stanza, il tuo campo si è allungato fino a raggiungerla, unendosi al suo.» Scrollai la testa.

Julia sorrise e mi appoggiò una mano sulla spalla. «Hai perso il tuo collegamento con l’universo, e di conseguenza sei diventato dipendente dall’energia di Marjorie. Succede così in tutti i casi di dipendenza, si passa tramite qualcuno o qualcosa per poter entrare in contatto con l’universo. L’unica soluzione è incrementare la propria energia e concentrarsi nuovamente su ciò che si sta facendo.»

Uscii dalla stanza. Julia rimase ad aspettarmi in soggiorno. Per una decina di minuti misi in pratica il metodo che mi aveva insegnato padre Sánchez per accumulare energia. Ripresi lentamente contatto con la bellezza delle cose e mi sentii molto più leggero. Tornai in casa. «Hai un aspetto migliore», osservò Julia.

«E infatti mi sento meglio», replicai.

«A questo punto, quali sono le tue domande?»

Riflettei un istante. Avevo trovato Marjorie, e la mia prima domanda aveva quindi avuto risposta. Ora dovevo trovare Wil, e riuscire a capire in che modo si sarebbero comportate le persone con i loro simili seguendo i dettami del Manoscritto. Se l’effetto fosse stato positivo, Sebastián e gli altri preti non avrebbero più avuto di che preoccuparsi.

Mi rivolsi a Julia. «Ho bisogno di capire il resto dell’Ottava Illuminazione, e voglio trovare Wil. Forse lui ha scoperto la Nona.»

«Domani vado a Iquitos. Vuoi venire con me?» mi domandò Julia.

Esitai.

«Credo che Wil si trovi laggiù», aggiunse.

«Come fai a saperlo?»

«Perché ieri sera ho pensato a lui.»

Restai in silenzio.

«Ho pensato anche a te», riprese Julia. «Ho visualizzato noi due a Iquitos, e credo che tu sia in qualche modo coinvolto.»

«Coinvolto in cosa?»

Sorrise. «Nel trovare quest’ultima Illuminazione prima di Sebastián.»

Mentre parlava mi si palesò l’immagine del nostro arrivo a Iquitos. Per qualche motivo le nostre strade si dividevano. Sentivo di avere uno scopo, ma non mi era ancora del tutto chiaro.

Riportai la mia attenzione su Julia, che stava ora sorridendo.

«Dov’eri?» mi chiese.

«Scusa, mi era venuta in mente una cosa.»

«Importante?»

«Non saprei. Stavo pensando che quando arriveremo a Iquitos prenderemo due direzioni diverse.»

Rolando entrò nella stanza.

«Ti ho portato le provviste che avevi chiesto», disse a Julia. Dopo avermi riconosciuto mi rivolse un cenno di saluto.

«Grazie», rispose la donna. «Hai visto molti soldati?»

«No, non ne ho visto nessuno.»

In quel momento entrò anche Marjorie, e io mi distrassi. Sentii appena Julia spiegare a Rolando che Marjorie probabilmente sarebbe voluta andare con lui in Brasile e trovarsi un passaggio per gli Stati Uniti.

Mi avvicinai a Marjorie. «Come hai dormito?» le domandai.

Mi guardò. Sembrava ancora offesa. «Non molto bene», fu la sua risposta.

Le indicai con un cenno Rolando. «E’ un amico di Julia. Parte questa mattina per il Brasile, e da là può farti tornare negli Stati Uniti.»

Marjorie sembrò spaventata.

«Ascoltami, andrà tutto bene. Conoscono qualcuno all’ambasciata americana e hanno già aiutato altri a scappare. In pochissimo tempo sarai a casa.»

Scrollò la testa. «Io sono preoccupata per te.»

«Starò benissimo, vedrai. Appena arrivo in America ti telefono.»

Alle mie spalle Hinton annunciò che la colazione era pronta. Andammo tutti in sala da pranzo. Julia e Rolando sembravano aver fretta. La donna spiegò che lui e Marjorie dovevano assolutamente attraversare il confine prima di sera, e che il viaggio sarebbe durato per l’intera giornata.

Marjorie avvolse in un pacchetto alcuni abiti che le aveva dato Hinton. Più tardi, mentre Rolando e Julia parlavano in piedi accanto alla porta, la presi da parte.

«Non preoccuparti di nulla», cercai di rassicurarla. «Basta che tieni gli occhi bene aperti, e magari riuscirai a vedere le altre Illuminazioni.»

Sorrise senza dire nulla. Rimasi a guardare mentre Julia e Rolando l’aiutavano a caricare il suo bagaglio sull’utilitaria dell’uomo. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, e poi l’auto si allontanò.

«Credi che se la caveranno?» domandai a Julia.

La donna mi strizzò l’occhio. «Ma certo! È adesso è meglio che ce ne andiamo anche noi. Ho alcuni vestiti per te.» Mi passò

una borsa di abiti che caricammo insieme ad alcune casse di provviste su un camioncino. Salutammo Hinton, Karla e Mareta e ci dirigemmo a nord-est, verso Iquitos.

La giungla si faceva sempre più fitta, e la zona sembrava disabitata. Cominciai a pensare all’Ottava Illuminazione. Proponeva un nuovo modo di rapportarsi agli altri che io non riuscivo a capire del tutto. Karla mi aveva spiegato come si dovrebbero trattare i bambini e i pericoli connessi alla dipendenza nei confronti di una persona. Sia lei che Pablo avevano accennato a un modo di proiettare consciamente la propria energia sulle altre persone. Qual era questo modo?

Guardai Julia e le dissi: «Temo di non avere ancora capito completamente l’Ottava Illuminazione».

«Il modo in cui ci avviciniamo alle altre persone determina la nostra velocità di evoluzione e la rapidità con cui troviamo risposta alle nostre domande», mi spiegò. «Come funziona?» le domandai.

«Pensa alla tua situazione personale: in che modo hai ottenuto le risposte che cercavi?»

«Grazie alle persone che ho incontrato, direi.» «Tu eri completamente aperto ai loro messaggi?» «Non del tutto. Rimanevo un po’ troppo distante.» «E la gente faceva lo stesso con te?»

«No, erano tutti aperti e disponibili. Loro…», esitai, incapace di trovare la parole per esprimere il mio concetto.

«Ti hanno aiutato ad aprirti? Ti hanno in qualche modo riempito di calore ed energia?»

La sua domanda provocò un fiume di ricordi. Mi tornarono in mente il modo in cui Wil era riuscito a calmarmi quando ero stato assalito dal panico a Lima, l’ospitalità di padre Sánchez, e i consigli affettuosi di padre Carl, Pablo e Karla. E adesso Julia. Tutti avevano lo stesso sguardo. «Sì, tutti voi lo avete fatto.»

«E’ vero. Lo abbiamo fatto, e continuiamo a farlo in modo consapevole, seguendo l’Ottava Illuminazione. Incoraggiandoti e aiutandoti a far chiarezza possiamo cercare la verità, il messaggio che tu hai per noi. Mi capisci? Passarti la nostra energia è la cosa migliore che possiamo fare per noi stessi.»

«Cosa dice esattamente il Manoscritto in proposito?» «Dice che qualunque persona incontriamo ha un messaggio

per noi. Gli incontri casuali non esistono, e il modo in cui reagiamo a tali incontri determina se siamo in grado di riceverlo. Se parliamo con una persona che abbiamo incontrato e nelle sue parole non troviamo il messaggio relativo alle nostre attuali domande, ciò non significa che il messaggio non c’era. Semplicemente, per qualche ragione non siamo riusciti ad afferrarlo.» Julia si interruppe, poi riprese: «Ti è mai capitato di imbatterti in un vecchio amico, parlare con lui per qualche minuto e andartene, per poi incontrarlo ancora lo stesso giorno o la stessa settimana?»

«Sì, mi è accaduto.»

«E di solito cosa dici? Qualcosa del tipo ‘È incredibile, ci vediamo di nuovo!’ Poi scoppi a ridere e te ne vai per la tua strada.»

«Qualcosa del genere.»

«Secondo il Manoscritto noi dovremmo invece interrompere qualunque cosa stiamo facendo per scoprire il messaggio che abbiamo per quell’amico e quello che lui ha per noi. Il Manoscritto predice che quando gli uomini riusciranno a capire questa verità, la nostra interazione rallenterà e noi diventeremo più decisi e meno frettolosi.»

«Ma non è difficile farlo, specie con qualcuno che non sa di cosa stai parlando?»

«Sì, ma il Manoscritto indica come comportarsi.» «Vuoi dire che descrive il modo in cui dovremmo relazionarci agli altri?» «Esatto!» «Che cosa dice?»

«Ti ricordi la Terza Illuminazione, quella che spiega come gli uomini siano gli unici in tutto l’universo a poter proiettare in modo consapevole la loro energia?» «Sì.»

«Ricordi anche come ciò avviene?»

Mi rammentai della lezione di John. «Sì: riusciamo a farlo apprezzando la bellezza di un oggetto finché ci carichiamo della quantità di energia necessaria a farci provare un sentimento d’amore. A questo punto siamo in grado di diffondere noi stessi l’energia.»

«Esatto. E lo stesso accade con la gente. Quando apprezziamo l’aspetto e il comportamento di una persona, concentrandoci

su di essa finché le sue caratteristiche non assumono particolare rilevanza, noi siamo in grado di mandarle la nostra energia per incoraggiarla.

«Naturalmente, la prima cosa da farsi è tenere alta la nostra energia, in modo da poter mettere in movimento il flusso che scorre tra noi e gli altri. Più apprezziamo la loro integrità e la loro bellezza interna, più l’energia fluisce in loro e di conseguenza in noi.»

Scoppiò a ridere. «Questo sì che è vero edonismo», riprese. «Più amiamo e apprezziamo gli altri, più assorbiamo energia. Ecco perché amare e dare energia a chi ci circonda è quanto di meglio possiamo fare per noi stessi.»

«Lo so, è una cosa che padre Sánchez ripete spesso.»

Guardai attentamente Julia. Avevo l’impressione di vedere la sua personalità per la prima volta. Mi fissò per un istante, poi tornò a concentrarsi sulla strada davanti a sé. «Su ogni individuo l’effetto di questa proiezione di energia è immenso. In questo preciso momento, per esempio, tu mi stai colmando di energia. Provo una notevole sensazione di leggerezza e chiarezza mentre formulo i miei pensieri.

«Grazie al fatto che tu mi stai dando più energia di quella di cui normalmente dispongo, riesco a comprendere quale sia la mia verità e a passartela prontamente. E le mie parole provocano in te un senso di rivelazione. In questo modo consideri la mia persona in maniera più completa, concentrandoti su di me con maggiore intensità, e mi dai ancora più energia e capacità di visione. Il ciclo ricomincia così da capo. Due o più persone che si comportano in questo modo raggiungono livelli elevatissimi, donandosi a vicenda energia. Devi capire però che questo tipo di collegamento è completamente diverso da una relazione di dipendenza. Quest’ultima inizia alla stesso modo, ma ben presto degenera in una forma di controllo. La dipendenza allontana le persone dalla fonte primaria, causando l’esaurimento della loro energia. Una vera proiezione di energia non ha vincoli o scopi nascosti: le persone coinvolte si limitano ad aspettare il messaggio.»

Mentre Julia parlava mi venne in mente una domanda da farle: Pablo aveva detto che non ero riuscito ad afferrare il messaggio di padre Costous perché avevo scatenato il suo dramma dell’infanzia.

«Che cosa facciamo», le chiesi, «se la persona con cui stiamo parlando si sta già muovendo all’interno di un dramma del controllo e cerca di coinvolgerci? Come possiamo liberarci?»

Mi rispose rapidamente. «Il Manoscritto dice che se noi non recitiamo il dramma corrispondente, quello del nostro interlocutore si dissolverà.»

«Non sono sicuro di aver capito.»

Julia guardava la strada davanti a sé, assorta nei suoi pensieri. «Laggiù da qualche parte c’è una casa dove possiamo fermarci a far benzina.»

Guardai l’indicatore di livello della benzina, e vidi che il serbatoio era pieno a metà.

«Ne abbiamo ancora in abbondanza», osservai.

«Sì, lo so, ma mi è venuto in mente di fermarmi a fare il pieno, e credo proprio che dovremmo farlo.»

«Come vuoi.»

Svoltammo e ci addentrammo per un chilometro nella giungla prima di arrivare a quello che sembrava un emporio di caccia e pesca. Era un edificio costruito sulla riva di un fiume; numerose barche erano legate al molo. Ci fermammo davanti a un distributore arrugginito, e Julia scese in cerca del proprietario.

Finalmente potevo sgranchirmi le gambe, e feci quattro passi intorno alla casa arrivando sulla riva del fiume. L’aria era molto umida. Le foglie degli alberi oscuravano il sole, ma io potevo sentire ugualmente il suo calore sulla testa. In breve la temperatura sarebbe diventata insopportabile.

All’improvviso sentii alle mie spalle la voce di un uomo che parlava rabbiosamente in spagnolo. Mi girai e vidi un peruviano, piccolo di statura ma robusto, che mi guardava minaccioso ripetendo quelle che sembravano intimidazioni.

«Non capisco cosa dici.»

Passò all’inglese. «Chi sei? Cosa fai qui?»

Cercai di ignorarlo. «Siamo qui solo per fare benzina, ce ne andremo in pochi minuti.» Mi girai di nuovo a guardare il fiume, augurandomi che l’uomo se ne andasse.

E invece mi venne vicino. «È meglio che mi dici chi sei, yankee.»

Lo guardai, e mi accorsi che parlava sul serio.

«Sono americano. Non sono sicuro di sapere dove sono diretto, e viaggio con un’amica.»

«Un americano che si è perso!» esclamò in tono ostile. «Esatto.»

«Cosa cerchi da queste parti, americano?» «Io non sto cercando proprio niente», ribattei cercando di tornare al camioncino. «E non ti ho fatto nulla. Lasciami in pace.» Vidi Julia accanto al veicolo. Anche il peruviano si girò a guardarla.

«È ora di andare», disse Julia. «Questo posto di rifornimento non lavora più da tempo.»

«Chi sei?» le domandò il peruviano con lo stesso tono ostile. «Perché sei così arrabbiato?» gli chiese Julia di rimando. L’atteggiamento dell’uomo cambiò. «Perché occuparmi di questo posto è il mio lavoro.»

«Sono sicura che lo fai benissimo, ma è difficile per la gente parlarti se tu metti loro paura.»

L’uomo la squadrò, sforzandosi di capire. «Stiamo andando a Iquitos», spiegò Julia. «Lavoriamo con padre Sánchez e padre Carl. Li conosci?»

L’indigeno scrollò la testa, ma si calmò sentendo il nome di due sacerdoti. Alla fine fece un cenno con il capo e si allontanò. «Andiamocene», suggerì Julia.

Salimmo sul camioncino e partimmo. Mi accorsi di quanto ero nervoso e agitato, e cercai di calmarmi.

«E’ successo qualcosa là dentro?» domandai. Julia mi guardò. «Cosa vuoi dire?»

«Voglio dire, è successo qualcosa dentro quella casa che giustifichi la tua intuizione di fermarti?»

Scoppiò a ridere. «No, tutta l’azione si è svolta all’esterno.» La fissai senza comprendere. «Hai capito?» mi chiese. «No.»

«A cosa stavi pensando appena prima che ci fermassimo?» «Che avevo voglia di allungare le gambe.» «No, prima ancora… Che cosa mi hai chiesto mentre stavamo parlando?»

Cercai di concentrarmi: avevamo parlato dei drammi dell’infanzia. Finalmente mi ricordai. «Hai detto qualcosa che mi ha fatto confondere: una persona non può recitare un dramma del controllo con noi a meno che noi stessi non recitiamo il dramma corrispettivo. Non ho capito cosa volevi dire.»

«E adesso ci sei arrivato?» «Non del tutto.»

«La scena che si è svolta là fuori ha dimostrato chiaramente cosa succede se tu reciti il tuo dramma.» «Come?»

Mi lanciò una breve occhiata. «Quale dramma stava recitando con te quell’uomo?»

«L’intimidatore, non c’è dubbio.» «Esatto, e tu che dramma hai recitato?» «Ho solo cercato di togliermelo di dosso.» «Lo so, ma che dramma stavi recitando?» «Ho cominciato mostrandomi distaccato, ma lui continuava a tormentarmi.» «Poi?»

La conversazione cominciava a irritarmi, ma cercai di dominarmi. «Credo di essermi messo a recitare la parte della vittima.»

Julia sorrise. «Esatto!»

«Ho visto che tu l’hai manipolato senza problemi.» «Solo perché non ho recitato la parte che lui si aspettava da me. Ricorda che il dramma del controllo di ognuno di noi ha avuto origine nell’infanzia, in relazione con un altro dramma. Per questo motivo ha bisogno di un altro dramma con cui confrontarsi per potersi realizzare. Per acquisire energia l'intimidatore ha bisogno di trovarsi davanti una vittima o un altro intimidatore.»

«Come sei riuscita a cavartela?» le domandai, ancora confuso. «Se avessi recitato il mio dramma di risposta avrei dovuto comportarmi da intimidatore, cercando di mettergli paura. Io invece ho seguito le regole del Manoscritto, e ho dato un nome al suo dramma. Tutti questi atteggiamenti sono strategie nascoste per acquisire energia, e quell’uomo stava cercando di farti paura per rubartela. Quando ha provato con me, io ho semplicemente dato un nome al suo comportamento.»

«E’ per questo che gli hai chiesto come mai era così arrabbiato?»

«Sì. Il Manoscritto dice che le manipolazioni occulte per il possesso dell’energia non possono esistere se tu le porti allo scoperto dando loro un nome. E’ un metodo molto semplice. Alla fine, nell’ambito di una conversazione prevale sempre la verità, e dopo questa rivelazione una persona è costretta a essere più onesta e sincera.»

«Tutto ciò ha senso», replicai. «Credo di aver individuato anch’io drammi in precedenza e di aver dato loro un nome, anche se non sapevo di cosa si trattasse.»

«Ne sono sicura. E’ qualcosa che tutti noi abbiamo fatto. Stiamo semplicemente imparando qualcosa di più sulla posta in gioco. E il segreto del successo è guardare aldilà del dramma della persona che sta davanti a noi, e inviarle allo stesso tempo quanta più energia possibile. Se riesce a percepire l’energia in arrivo, fa meno fatica a rinunciare al suo modo di manipolare per averla.»

«Che cosa sei riuscita ad apprezzare in quel tizio?» «L’ho visto come un ragazzino insicuro che aveva disperatamente bisogno di energia. E poi ti ha portato un messaggio proprio in tempo, vero?»

La guardai: sembrava sul punto di scoppiare a ridere. «Credi che ci siamo fermati laggiù solo perché io potessi capire come trattare una persona che recita un dramma?» «Questa è la domanda che avevi fatto, giusto?» Sorrisi, sentendomi di nuovo in forma. «Sì, credo proprio di sì.»

Il ronzio di una zanzara mi distolse dal mio torpore. Guardai Julia: sorrideva come se stesse ricordando qualcosa di divertente. Per alcune ore dopo aver lasciato l’emporio sul fiume avevamo viaggiato in silenzio, mangiando il cibo che Julia aveva preparato.

«Ti sei svegliato», esclamò.

«Sì. Quanto manca a Iquitos?»

«La città è a una trentina di chilometri, ma lo Stewart Inn si trova solo a pochi minuti da qui. E’ un piccolo alberghetto e anche riserva di caccia. Il proprietario è un inglese che lavora per il Manoscritto.» Sorrise ancora. «Ci siamo divertiti molto insieme a lui. Dovrebbe esserci, a meno che non sia accaduto qualcosa. E intanto spero che riusciremo a scoprire dove è finito Wil.»

Fermò il camioncino ai bordi della strada e mi guardò bene in faccia. «Faremmo bene a concentrarci sul luogo in cui ci troviamo. Prima di incontrarti la seconda volta ero molto confusa: avrei voluto collaborare alla ricerca della Nona Illuminazione ma non sapevo come. Poi mi sono accorta che pensavo in continuazione a Hinton, così sono andata a casa sua. E sei arrivato tu. Mi hai raccontato di essere alla ricerca di Wil e di avere raccolto voci sulla sua presenza a Iquitos. Poi ho avuto l’intuizione che saremo entrambi coinvolti nel ritrovamento della Nona Illuminazione, e tu hai pensato che a un certo punto ci separeremo in direzioni diverse. Direi che può bastare, non credi?» «Sì.»

«Devi sapere che dopo ho cominciato a pensare a Willie Stuart e al suo albergo: evidentemente da quelle parti succederà qualcosa.»

Annuii.

Riportò il veicolo sulla strada e imboccò una curva. «Ecco l’albergo», disse.

A circa duecento metri da noi, nel punto in cui la strada girava bruscamente a destra, c’era una casa di due piani in stile vittoriano.

Ci fermammo in un parcheggio. Alcuni uomini stavano chiacchierando sul portico. Aprii lo sportello per scendere. Julia mi sfiorò la spalla.

«Ricordati che nessuno si trova qui solo per caso. Rimani all’erta per qualunque messaggio.»

La seguii sul portico. Passammo di fianco agli uomini, tutti indigeni ben vestiti, i quali ci rivolsero distrattamente un cenno di saluto.

Julia indicò con un gesto l’ampia sala da pranzo e mi chiese di accomodarmi a un tavolo mentre lei andava a cercare il proprietario.

Diedi un’occhiata alla sala. C’erano una decina di tavoli posti su due file. Ne scelsi uno nel mezzo e mi sedetti con la schiena rivolta al muro. Entrarono tre indigeni che si accomodarono di fronte a me, e uno straniero, forse un europeo che si sedette alla mia destra, a circa un metro di distanza.

Arrivò anche Julia, che mi scorse subito e venne a sedersi davanti a me.

«Il padrone non c’è, e il portiere non sa nulla di Wil.»

«E adesso?» le domandai.

Si strinse nelle spalle. «Non so. Immagino che qualcun altro abbia un messaggio per noi.»

«Chi credi che sia?» «Non ne ho idea.»

«Come fai a sapere che succederà?» le chiesi, improvvisamente scettico. Nonostante tutte le misteriose coincidenze che si erano verificate dal mio arrivo in Perù, faticavo ancora a credere che se ne sarebbe verificata una solo perché io e Julia lo volevamo.

«Non dimenticare la Terza Illuminazione», replicò Julia. «L’universo è fatto di energia che risponde alle nostre aspettative. Anche gli uomini fanno parte di tale energia, e per questo motivo quando hanno una domanda, si presenta sempre qualcuno con la relativa risposta.»

Lanciò un’occhiata alle altre persone che si trovavano nella sala da pranzo. «Non so chi sia questa gente, ma se riusciamo a parlare abbastanza a lungo con loro potremmo trovare la verità che ognuno di essi ha in serbo per noi, parte della risposta alle nostre domande.»

La guardai di traverso, e lei si chinò verso di me. «Mettitelo bene in testa: chiunque attraversi il nostro cammino ha un messaggio per noi. Altrimenti avrebbe scelto un’altra strada o se ne sarebbe già andato. Se queste persone si trovano qui vuol dire che la loro presenza è motivata.»

Non riuscivo ancora a credere che fosse tutto così semplice. «La parte più difficile», riprese, «è scopare con chi dobbiamo parlare, visto che è impossibile farlo con tutti.» «Come si fa a decidere?» «Il Manoscritto parla di alcuni segni.» Pur continuando ad ascoltare Julia, mi girai a guardare l’uomo seduto alla mia destra. Questi si voltò verso di me nello stesso istante; poi distolse subito lo sguardo. A quel punto anch’io feci lo stesso.

«Quali segni?» le domandai. «Quello, per esempio», mi rispose. «Quello?»

«Ma sì, quello che hai appena fatto.» Indicò con un cenno l’uomo alla mia destra. «Cosa vuoi dire?»

Julia si chinò ancora verso di me. «Secondo il Manoscritto noi impareremo che un improvviso e spontaneo contatto visivo è il segnale che due persone devono parlarsi.»

«Ma non succede sempre?»

«Sì, solo che la maggior parte della gente non ci fa caso e riprende a fare ciò che stava facendo.»

Annuii. «Il Manoscritto parla di altri segni?»

«Di una sensazione di riconoscimento. Vedere qualcuno che sembra familiare anche se siamo certi di non averlo mai incontrato prima.»

Appena sentii quelle parole pensai a Dobson e Reneau, e a come mi erano sembrati familiari la prima volta che li avevo visti.

«Il Manoscritto spiega perché certe persone sembrano familiari?»

«Non dice molto in proposito, solo che noi facciamo parte dello stesso gruppo di pensiero a cui appartengono altri individui. Di solito i gruppi di pensiero si evolvono seguendo i medesimi interessi. Il fatto di pensarla allo stesso modo li porta ad avere espressioni e atteggiamenti uguali. Riconosciamo istintivamente i membri del nostro gruppo di pensiero, i quali hanno spesso un messaggio per noi.»

Guardai ancora l’uomo alla mia destra. Aveva un aspetto vagamente familiare. Incredibilmente, proprio mentre io lo fissavo, lui si girò di nuovo a guardarmi. Distolsi subito lo sguardo.

«Tu devi parlare con quell’uomo», disse Julia.

Non risposi. Mi sentivo a disagio all’idea di alzarmi e andare a parlargli. Avrei voluto partire, proseguire subito per Iquitos. Stavo per suggerirlo quando Julia riprese a parlare: «E’ questa la nostra meta, non Iquitos. Dobbiamo recitare fino in fondo la nostra parte. Il guaio con te è che ti opponi all’idea di andare da quell’uomo ad attaccare discorso.»

«Come fai?» le chiesi.

«A fare cosa?»

«A sapere quello che sto pensando.»

«Non c’è niente di misterioso. Basta solo guardare attentamente la tua espressione.»

«Cosa vuoi dire?»

«Quando tu apprezzi profondamente qualcuno riesci a vedere la sua vera essenza, ciò che sta oltre qualsiasi facciata. Se ti concentri a questo livello riesci a capire ciò che questa persona ha in mente solo guardando l’espressione del suo viso. È qualcosa di perfettamente naturale.»

«A me sembra telepatia», commentai.

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Sorrise. «La telepatia è perfettamente naturale.» Lanciai un’altra occhiata all’uomo che questa volta non si girò a guardarmi.

«Faresti meglio a raccogliere la tua energia e a parlare con lui, prima di perdere l’occasione.»

Mi concentrai per incrementare la mia energia finché mi sentii più forte, poi chiesi a Julia: «Cosa posso raccontare a quel tizio?»

«La verità, esprimendola in modo che lui possa riconoscerla.» «Va bene, ci proverò.»

Mi alzai, dirigendomi al tavolo dell’uomo. Sembrava timido e nervoso, proprio come Pablo la sera del nostro incontro. Cercai di guardarlo in profondità, di andare aldilà del suo disagio. Allora mi sembrò di vedere sul suo viso una nuova espressione più carica di energia.

«Salve», esclamai. «Non mi sembri peruviano. Spero tu possa aiutarmi: sto cercando un amico, Wil James.»

«Accomodati», rispose con un accento scandinavo. «Sono il professor Edmond Connor.»

Ci stringemmo la mano, e l’uomo disse: «Mi dispiace ma non conosco il tuo amico Wil».

Mi presentai e gli spiegai che Wil era alla ricerca della Nona Illuminazione. Speravo che potesse trovarci un significato.

«Conosco il Manoscritto, sono qui per verificarne l’autenticità», mi rispose. «Da solo?»

«Avrei dovuto incontrare qui un certo professor Dobson, ma non è ancora arrivato. Non capisco questo ritardo: mi aveva assicurato che lo avrei trovato qui al mio arrivo.» «Conosci Dobson?»

«Sì, è stato lui a volere questo controllo del Manoscritto.» «E sta bene, sta arrivando qui?»

Il professore mi guardò con aria interrogativa. «Così avevamo stabilito. E’ forse successo qualcosa?»

L’energia mi abbandonò. Mi resi conto che l’incontro fra Connor e Dobson era stato deciso prima dell’arresto di quest’ultimo. «L’ho incontrato sull’aereo per il Perù», gli spiegai a mia volta. «A Lima lo hanno arrestato, e non ho idea di cosa gli sia accaduto in seguito.» «Arrestato! Mio Dio!»

«Quando hai parlato con lui per l’ultima volta?» gli domandai.

«Alcune settimane fa, e il nostro appuntamento in questo albergo era già fissato. Aveva detto che mi avrebbe chiamato se ci fossero stati cambiamenti.»

«Ricordi perché voleva incontrarti proprio qui e non a Lima?» «Mi spiegò che da queste parti ci sono delle rovine, e che lui sarebbe venuto qui in zona per incontrare un altro studioso.»

«Ti ha detto il luogo esatto del loro appuntamento?» «Sì, credo si trattasse di San Luis. Perché?» «Non saprei… stavo solo pensando.»

In quello stesso istante accaddero due cose. Pensai a Dobson, immaginando di rivederlo lungo una strada delimitata da alberi giganteschi, e quando guardai fuori dalla finestra, con mia grande sorpresa vidi padre Sánchez che saliva i gradini del portico. Sembrava stanco, e i suoi abiti erano malridotti. Un altro sacerdote lo aspettava nel parcheggio a bordo di una vecchia auto. «Che succede?» mi domandò Connor. «E’ padre Sánchez!» risposi, trattenendo a stento l’eccitazione.

Mi girai in cerca di Julia, ma la donna non era più seduta al nostro tavolo. Mi alzai proprio mentre Sánchez entrava nella sala da pranzo. Quando mi vide si bloccò di colpo, con un’espressione stupita sul volto, poi si avvicinò ad abbracciarmi. «Stai bene?» mi chiese. «Sì, certo. Cosa fai da queste parti?» Nonostante la stanchezza, si lasciò scappare una risatina. «Non sapevo dove altro andare, e ho rischiato di non arrivare. Centinaia di soldati sono diretti da questa parte.»

«Perché arrivano le truppe?» domandò Connor alle mie spalle, avvicinandosi a me e Sánchez.

«Mi spiace, ma non ho idea di cosa abbiano in mente. So soltanto che ce ne sono tantissimi.»

Feci le presentazioni e raccontai a padre Sánchez la situazione di Connor, il quale era evidentemente in preda al panico. «Devo andarmene», esclamò, «ma non so come.» «Padre Paul è là fuori che aspetta», suggerì Sánchez. «Tra poco riparte per Lima. Se vuoi può darti un passaggio.» «Volentieri», accettò subito Connor.

«Aspetta un attimo: e se incontrano i soldati?» «Non credo che fermerebbero Paul», replicò Sánchez. «La sua faccia non è molto conosciuta.»

In quel momento tornò Julia. Appena vide Sánchez lo abbracciò con affetto. Dovetti presentare di nuovo Connor, il quale appariva sempre più spaventato. Dopo alcuni minuti Sánchez gli disse che Paul doveva ripartire, e il professore ci lasciò per andare a fare i bagagli. Dopo poco era di ritorno; lo salutai e tornai subito al mio tavolo, mentre Sánchez e Julia lo accompagnavano fuori. Sapevo che l’incontro con Connor doveva avere un significato, e che era importante anche il fatto di aver rivisto Sánchez, ma non riuscivo a capire il perché.

Julia tornò quasi subito e si sedette accanto a me. «Ti avevo detto che qui sarebbe accaduto qualcosa», disse. «Se non ci fossimo fermati non avremmo incontrato né Sánchez né Connor. A proposito, che cosa hai imparato dal professore?» «Non so ancora. Dov’è adesso Sánchez?» «Ha preso una camera e si sta riposando. Non dorme da due giorni.»

Distolsi lo sguardo. Sapevo bene che Sánchez era stanco, ma mi irritai ugualmente. Avrei voluto parlare con lui, vedere se poteva mettere nella giusta prospettiva ciò che stava accadendo. Capire insieme a lui le ragioni che spingevano i soldati fin laggiù. Mi sentivo a disagio, e una parte di me avrebbe voluto fuggire insieme a Connor.

Julia percepì la mia impazienza. «Stai tranquillo», mi esortò. «Prendi le cose con più calma e raccontami cosa pensi dell’Ottava Illuminazione.»

La guardai, cercando di concentrarmi. «Non so bene da dove cominciare.»

«Quale credi che sia il messaggio di questa Illuminazione?» Feci uno sforzo. «Riguarda il modo di confrontarsi con le altre persone, adulti e i bambini. Dice di dare un nome ai drammi del controllo, vedendo al di là del loro aspetto esteriore e concentrandoci sulle persone in modo da inviare loro l’energia.» «E?»

La guardai attentamente in viso e capii subito dove voleva arrivare. «E se osserviamo con attenzione le persone con cui parliamo, riusciamo a ottenere le risposte che ci servono.»

Julia mi rivolse un ampio sorriso.

«Allora, ho afferrato l’Illuminazione?»

«Quasi, ma c’è ancora un dettaglio. Finora hai capito come una persona possa sostenere un’altra, adesso vedrai cosa succede in un gruppo quando tutti i partecipanti sanno interagire in questo modo.»

Uscii sul portico e andai a sedermi su una sedia in ferro battuto. Alcuni minuti dopo arrivò anche Julia. Dopo aver cenato in tutta tranquillità e senza troppe chiacchiere avevamo deciso di goderci il fresco della sera sul portico. Sánchez era in camera sua ormai da tre ore, e io ero di nuovo impaziente. Quando finalmente il sacerdote venne a sedersi con noi mi sentii sollevato.

«Hai saputo qualcosa a proposito di Wil?» gli domandai.

Spostò la sedia in modo da mettersi di fronte a me e Julia. Mi accorsi che si era sistemato in modo da trovarsi alla stessa distanza da ciascuno di noi.

«Sì», rispose alla fine.

Si interruppe nuovamente, assorto nei suoi pensieri, e io insistetti: «Che cosa hai saputo?»

«Lascia che vi racconti tutto ciò che è accaduto», rispose. «Quando io e padre Carl siamo tornati alla missione credevamo di trovare anche Sebastián con i soldati. Pensavamo di dover affrontare l’Inquisizione, e invece al nostro arrivo abbiamo scoperto che il cardinale e i militari se ne erano andati in tutta fretta da alcune ore, subito dopo aver ricevuto un messaggio.

«Per una giornata intera non siamo riusciti a capire cosa stava succedendo, finché ieri abbiamo ricevuto la visita di padre Costous, che mi pare tu abbia conosciuto. Ci ha raccontato di essere stato inviato alla missione da Wil James. A quanto pare Wil si è ricordato il nome della missione in seguito a una conversazione avuta con Carl, e grazie a una intuizione ha capito che a noi sarebbero servite le informazioni di Costous. Il sacerdote ha infatti deciso di sostenere la causa del Manoscritto.»

«Perché Sebastián è partito all’improvviso?» gli domandai.

«Voleva accelerare l’esecuzione dei suoi piani. Il messaggio diceva che padre Costous intende denunciare la sua volontà di distruggere la Nona Illuminazione.»

«Allora Sebastián l’ha trovata?»

«Non ancora, ma pensa di essere sul punto di farlo. Hanno trovato un altro documento che spiega dov’è.»

«E dove sarebbe?»

«Alle rovine di Celestino», mi rispose Sánchez.

«Dove si trovano?» volli sapere.

Fu Julia a rispondermi. «A circa sessanta chilometri da qui. Sono scavi effettuati in gran segreto dai peruviani, vari strati di templi antichi, prima Maya poi Inca. A quanto pare entrambe le civiltà credevano che quel luogo avesse qualche potere particolare.»

A un tratto mi accorsi che Sánchez era insolitamente concentrato. Quando parlavo mi fissava senza mai distogliere lo sguardo, e quando era Julia a parlare si spostava per concentrarsi completamente su di lei. Sembrava agire seguendo una particolare logica. Mi chiesi cosa stesse facendo, e proprio in quel momento la conversazione si interruppe. Mi guardarono tutti e due speranzosi.

«Che c’è?» domandai.

Sánchez sorrise. «Tocca a te parlare.»

«Facciamo a turno?»

«No», mi rispose Julia. «E’ solo che stiamo avendo una conversazione consapevole: ogni persona parla quando l’energia si sposta nella sua direzione. E abbiamo visto che adesso si è mossa verso di te.»

Non sapevo cosa rispondere.

Sánchez mi guardò con affetto. «Parte dell’Ottava Illuminazione spiega come interagire consapevolmente all’interno di un gruppo. Non spaventarti, basta che tu capisca il procedimento. Mentre i membri di un gruppo parlano, solo uno di loro avrà l’idea decisiva in un determinato istante. Se sono all’erta, gli altri riescono a prevedere chi sta per parlare e possono concentrare la loro energia su questa persona aiutandola a esprimersi con la massima chiarezza.

«Poi, con il procedere della conversazione, a qualcun altro verrà l’idea migliore; poi sarà il turno di un’altra persona e così via. Se ti concentri su ciò che viene detto, puoi sentire quando è il tuo turno: l’idea giusta apparirà nella tua mente.»

Sánchez spostò lo sguardo su Julia che mi chiese: «Qual era l’idea che avevi in mente ma che non hai espresso?»

Feci una pausa di riflessione. «Mi stavo chiedendo perché padre Sánchez fissava con tanta intensità chi di noi due stava parlando. Non capivo il suo comportamento.»

«La chiave dell’intero processo», riprese Sánchez, «è parlare quando viene il tuo turno e proiettare la tua energia quando è qualcun altro a parlare.»

«Non sempre però funziona», intervenne Julia. «Alcune persone si esaltano eccessivamente quando si trovano all’interno di un gruppo. Sentono il potere di un’idea, la esprimono, ma a causa dell’accumulo di energia che li fa sentire così in forma continuano a parlare anche quando toccherebbe a qualcun altro. In pratica cercano di monopolizzare il gruppo.

«In questo modo ci sono certe persone che vengono respinte e non osano parlare anche quando sentono il valore di un’idea. Il gruppo si divide e i partecipanti non ricevono il beneficio dei messaggi. La stessa cosa avviene quando alcuni membri non vengono accettati da altri: gli individui rifiutati non possono ricevere l’energia e in questo modo il gruppo perde il vantaggio delle loro idee.»

Julia si interruppe. Guardammo Sánchez che stava per parlare. «L’esclusione di certe persone è una questione nodale», spiegò il sacerdote. «Se qualcuno non ci piace o ci fa sentire in pericolo, la nostra tendenza naturale è quella di concentrarci su quello che in lui non amiamo o ci irrita. Sfortunatamente, quando ci comportiamo in questo modo – invece di vedere la bellezza profonda di questa persona e di dargli energia – danneggiamo il nostro interlocutore. Questi si sente improvvisamente imperfetto e insicuro, proprio perché noi abbiamo assorbito la sua energia.»

«Ecco perché», riprese Julia, «questo processo è così importante. Con la loro competitività aggressiva gli esseri umani sono causa del reciproco invecchiamento precoce.»

«Ricordati», aggiunse Sánchez, «in un gruppo veramente funzionale bisogna comportarsi al contrario: l’energia e le vibrazioni devono aumentare grazie all’energia emanata da tutti gli altri. Quando ciò accade i campi delle singole persone si uniscono fra loro, creando un’enorme quantità di energia. Si viene a formare un corpo unico dalle molte teste. A volte una testa parla per conto del corpo, a volte tocca a un’altra, ma in un gruppo che funziona ogni individuo sa quando parlare e cosa dire perché vede la vita con maggiore chiarezza. Questa è la Persona Superiore di cui parla l’Ottava Illuminazione nell’ambito di una relazione romantica tra uomo e donna. Naturalmente anche altri gruppi sono in grado di dare origine a una Persona del genere.»

Le parole di Sánchez mi fecero improvvisamente pensare a padre Costous e a Pablo. Chissà se era stato il giovane indiano a far cambiare idea al sacerdote, convincendolo a sostenere il Manoscritto! Pablo ci era forse riuscito grazie al potere dell’Ottava Illuminazione?

«Dov’è adesso padre Costous?» domandai.

Entrambi sembrarono leggermente sorpresi dalla mia domanda. Sánchez si affrettò a rispondere: «Lui e padre Carl hanno deciso di andare a Lima per parlare con i responsabili della Chiesa dei progetti del cardinale Sebastián».

«Immagino sia per questo che era così deciso a venire con te alla missione: sapeva di dover fare qualcos’altro.»

«Esatto», commentò Sánchez.

La conversazione si interruppe, e noi ci guardammo in faccia aspettando l’idea successiva.

«Adesso occorre decidere cosa fare», disse alla fine Sánchez.

Fu Julia a parlare. «Ho sempre pensato che sarei rimasta coinvolta con il ritrovamento della Nona Illuminazione, e che avrei avuto abbastanza tenacia per giungere a qualche risultato… ma non riesco a vedere con chiarezza.»

Sánchez e io la guardammo intensamente.

«Vedo un posto particolare…» continuò. «Aspettate un attimo: il luogo a cui pensavo si trova alle rovine, le rovine di Celestino. C’è un punto particolare fra i templi, me ne ero quasi dimenticata. Ecco dove devo andare: alle rovine di Celestino.»

Appena ebbe finito, lei e Sánchez si concentrarono nuovamente su di me.

«Non saprei», esordii. «Mi interessava capire perché Sebastián e la sua gente sono così contrari al Manoscritto, e ho scoperto che è a causa della paura provocata dalla nostra evoluzione interna… ma adesso non so più dove andare… arrivano i soldati… pare che sarà Sebastián a trovare per primo l’Illuminazione… non so. Avevo pensato di fare qualcosa per convincerlo a non distruggere il Manoscritto.»

Mi interruppi. I miei pensieri tornarono a Dobson e poi di colpo alla Nona Illuminazione. Improvvisamente sapevo che questa ci avrebbe svelato il punto d’arrivo della nostra evoluzione. Mi ero chiesto come si sarebbero comportati gli uomini se avessero seguito il Manoscritto, e l’Ottava Illuminazione aveva fornito la risposta a tale domanda. Ora dal punto di vista logico la domanda successiva era: dove ci condurrà tutto ciò, in che modo cambierà la società? Questo doveva essere il tema della Nona Illuminazione.

Sapevo che in qualche modo questa conoscenza sarebbe servita a placare i timori di Sebastián sull’evoluzione cosciente… ammesso che lui fosse stato disponibile ad ascoltare.

«Sono ancora del parere che il cardinale Sebastián possa essere convinto a sostenere il Manoscritto!» esclamai deciso.

«Stai vedendo te stesso nell’atto di convincerlo?» mi chiese Sánchez.

«No… non esattamente. Sono in compagnia di qualcuno che può raggiungerlo, una persona che lo conosce e sa esprimersi al suo livello.»

Mentre lo dicevo, io e Julia ci girammo contemporaneamente verso padre Sánchez.

Il sacerdote abbozzò un sorriso e rispose con evidente rassegnazione. «Il cardinale Sebastián e io abbiamo evitato a lungo un confronto diretto sul Manoscritto. Lui è sempre stato il mio superiore, mi considerava un suo protetto e devo ammettere di averlo sempre rispettato. Credo però di aver sempre saputo che saremmo arrivati a questo punto. Fin dalla prima volta che ne hai parlato ho pensato che il compito di convincerlo spettasse a me. La mia intera esistenza mi ha preparato a un momento simile.»

Fissò attentamente me e Julia, poi riprese: «Mia madre era una cristiana riformatrice. Non ha mai tollerato lo sfruttamento del senso di colpa e della coercizione nell’ambito dell’evangelizzazione. Era convinta che la gente dovrebbe avvicinarsi alla religione per amore, e non spinta dalla paura. Mio padre invece credeva nell’importanza della disciplina più severa, e, come Sebastián, divenne un sostenitore della tradizione e dell’autorità. Tutto ciò mi ha fatto desiderare di agire all’interno della gerarchia clericale, per favorire cambiamenti in modo da dare spazio alle più elevate esperienze religiose.

«Per me trattare con Sebastián è quindi il passo successivo. Ho cercato di resistere, ma adesso so che devo andare a Iquitos alla missione di Sebastián.» «Vengo con te», dissi.

 

 

 

LA CULTURA EMERGENTE

La strada diretta a nord attraversava la giungla e alcuni grandi corsi d’acqua – affluenti del Rio delle Amazzoni, mi spiegò padre Sánchez. Ci eravamo alzati presto e dopo un veloce saluto a Julia eravamo partiti a bordo di un veicolo che padre Sánchez si era fatto prestare, un camion con quattro ruote motrici. Mentre avanzavamo il terreno si alzava leggermente e gli alberi si facevano più ampi e distanziati fra loro.

«Mi ricorda la zona di Viciente», dissi a Sánchez. Sorrise. «Questo è un territorio diverso, più carico di energia. E una fascia di sessanta chilometri per trenta che arriva fino alle rovine di Celestino, ed è circondata su tutti i lati dalla giungla.» In lontananza sulla destra, al limite della giungla, notai un appezzamento di terreno pulito. «Cos’è?» domandai, indicandolo a Sánchez.

«E’ quello che il governo intende per sviluppo agricolo.» In una vasta zona gli alberi erano stati abbattuti e raccolti in cataste, alcune delle quali parzialmente bruciate. Una mandria pascolava tra l’erba incolta e il terreno dissodato. Al nostro passaggio gli animali sollevarono lo sguardo verso di noi, distratti dal rumore. Notai un altro pezzo di terra su cui erano passati da poco i bulldozer, e mi resi conto che in breve tempo avrebbero tagliato gli alberi più grossi. «E’ spaventoso», esclamai.

«Lo è davvero. Persino il cardinale Sebastián è contrario.» Pensai a Phil. Forse quello era il luogo che stava cercando di proteggere. Cosa poteva essergli accaduto? Improvvisamente mi tornò in mente Dobson: Connor mi aveva detto che avrebbe dovuto andare all’albergo. Per quale motivo il professore scandinavo si era trovato là a dirmelo? E dov’era adesso Dobson? Era in carcere? O era stato espulso dal paese? Mi accorsi di aver spontaneamente evocato l’immagine di Dobson in connessione con il pensiero di Phil.

«Quanto dista la missione di Sebastián?» chiesi. «Un’ora circa. Come ti senti?» «Cosa vuoi dire?» «Com’è il tuo livello di energia?» «Credo sia alto. Qui è tutto talmente bello…» «Che ne pensi della conversazione di ieri sera?» mi domandò.

«E’ stata sbalorditiva.» «Hai capito cosa è successo?»

«Ti riferisci al modo in cui le idee scaturivano in noi in momenti diversi?»

«Sì, anche, ma parlo soprattutto del vero significato di tutto ciò.»

«Non saprei.»

«Vedi, io ci ho riflettuto a lungo. Questo modo di mettersi consapevolmente in relazione con gli altri, grazie al quale ognuno cerca di tirar fuori il meglio da chi lo circonda, è un atteggiamento che alla fine verrà assunto dall’intero genere umano. Pensa a come aumenterà il livello di energia e la velocità di evoluzione di tutti!»

«E’ vero», risposi. «Mi ero chiesto come cambierà la cultura umana quando il livello totale di energia si alzerà.»

Sánchez mi guardò come se avessi centrato la domanda esatta. «E’ quello che vorrei sapere anch’io.»

Ci fissammo per un istante, e mi resi conto che stavamo aspettando di vedere chi avrebbe avuto l’idea successiva. Alla fine il sacerdote esclamò: «La risposta alla nostra domanda deve trovarsi nella Nona Illuminazione! Dovrà spiegare cosa accadrà quando la civiltà si sarà evoluta.» «Anch’io ho pensato la stessa cosa.»

Sánchez rallentò. Ci stavamo avvicinando a un incrocio, e mi sembrò indeciso sulla via da seguire.

«Andiamo forse dalle parti di San Luis?» gli chiesi. Mi guardò. «Solo se giriamo a sinistra. Perché?» «Connor mi ha raccontato che prima di arrivare all’albergo Dobson voleva passare da San Luis. Credo fosse un messaggio per me.»

Ci guardammo di nuovo.

«Stavi già rallentando prima di arrivare a questo incrocio: perché?» volli sapere.

Sánchez si strinse nelle spalle. «Non saprei. La strada più diretta per Iquitos è dritta davanti a noi. Per qualche motivo mi sono sentito incerto.»

Un brivido mi attraversò il corpo.

Sánchez aggrottò le sopracciglia e fece una smorfia. «Credo sia meglio passare da San Luis!»

Annuii, e mi sentii subito carico di energia. Sapevo che la sosta all’albergo e l’incontro con Connor dovevano avere più di un significato. Sánchez girò a sinistra, diretto a San Luis, e io osservai ansiosamente la strada. Dopo mezz’ora non era ancora successo nulla. Attraversammo San Luis, sempre senza incidenti. All’improvviso sentimmo il suono di un clacson e ci girammo: una jeep color argento era alle nostre spalle, e l’autista agitava freneticamente le braccia. Sembrava una faccia conosciuta.

«E’ Phil!» gridai.

Ci fermammo sul lato della strada. Phil scese velocemente, corse verso la mia portiera e mi afferrò la mano, rivolgendo nel frattempo un cenno di saluto a Sánchez.

«Non ho idea di cosa stiate facendo qui», esclamò, «ma più avanti la strada è piena di soldati. E’ meglio che torniate indietro e aspettiate con noi.»

«Come facevi a sapere che stavamo arrivando?» gli chiesi.

«Non lo sapevo, vi ho semplicemente visti passare. Noi siamo circa un chilometro più indietro.» Si guardò rapidamente intorno prima di aggiungere: «Togliamoci da questa strada!»

«Ti seguiamo», disse padre Sánchez.

Lo seguimmo mentre Phil girava la jeep e si dirigeva lungo la stessa strada da cui eravamo arrivati. A un certo punto girò verso est e parcheggiò. Un uomo sbucò da dietro a un gruppo di alberi e ci venne incontro. Non credevo ai miei occhi. Dobson!

Scesi dal camioncino e mi avviai verso di lui. Era sorpreso quanto noi, e mi abbracciò con calore.

«È magnifico vederti ancora!» esclamò.

«Lo stesso vale anche per me!» risposi. «Avevo paura che ti avessero ferito.»

Dobson mi diede una pacca sulla schiena. «Temo di essermi lasciato prendere dal panico. Si sono limitati a catturarmi, e più tardi alcuni ufficiali favorevoli al Manoscritto mi hanno lasciato scappare. E da allora che sono in fuga.»

Si interruppe, sorridendomi. «Sono felice che tu stia bene. Quando Phil mi ha raccontato di averti incontrato a Viciente, e di essere stato arrestato con te, non sapevo cosa pensare. Ma avrei dovuto sapere che ci saremmo incontrati ancora! Dove siete diretti?»

«Dal cardinale Sebastián. Crediamo che voglia distruggere l’ultima Illuminazione.»

Dobson annuì e stava per aggiungere qualcosa quando padre Sánchez si avvicinò.

Feci delle presentazioni veloci.

«Credo di aver sentito fare il tuo nome a Lima, insieme a quello di due sacerdoti che adesso sono in prigione», disse Dobson a Sánchez.

«Padre Carl e padre Costous?» gli domandai.

«Sì, credo che i nomi fossero proprio questi.»

Sánchez si limitò a scrollare la testa. Lo fissai per un istante, poi io e Dobson ci raccontammo le avventure avute da quando ci eravamo separati. Mi disse di aver studiato tutte e otto le Illuminazioni, e sembrava ansioso di aggiungere qualcosa ma io lo interruppi per riferirgli il mio incontro con Connor e il suo successivo rientro a Lima.

«Probabilmente finirà anche lui in prigione», disse Dobson. «Mi spiace di non essere arrivato in tempo all’albergo, ma volevo passare prima da San Luis per incontrare un altro studioso. Alla fine non sono riuscito a vederlo, però mi sono imbattuto in Phil e…»

«E?» lo spronò Sánchez.

«Forse dovremmo sederci», suggerì Dobson. «Non ci crederete: Phil ha trovato una copia della Nona Illuminazione!»

Nessuno si mosse.

«Ha trovato una copia tradotta?» domandò Sánchez. «Sì.»

Phil era andato a prendere qualcosa sul suo veicolo e si stava ora avvicinando.

«Hai trovato parte della Nona Illuminazione?» gli domandai.

«A dire il vero, non l’ho trovata», precisò Phil. «Me l’hanno data. Dopo la cattura mi hanno portato in un’altra città. Non avevo idea di dove mi trovavo. Dopo un po’ è arrivato il cardinale Sebastián. Mi ha interrogato più volte sul lavoro che svolgevo a Viciente e sui miei sforzi per salvare le foreste. Non ne ho capito il motivo finché una guardia mi ha portato una copia incompleta della Nona Illuminazione. L’aveva rubata a uno degli uomini di Sebastián, che a quanto pare l’aveva appena tradotta. Parla dell’energia delle antiche foreste.»

«Cosa dice?» gli domandai.

Si interruppe per riflettere, e Dobson propose nuovamente di sederci. Ci portò in una radura dove era steso un telone. Era un posto meraviglioso: una decina di alberi giganteschi disegnavano un cerchio del diametro di circa dieci metri, e all’interno c’erano cespugli tropicali dal profumo intenso e felci dalle foglie lunghissime, di un verde brillante in maniera insolita. Ci sedemmo uno di fronte all’altro.

Phil guardò Dobson, il quale si rivolse a me e Sánchez dicendo: «La Nona Illuminazione spiega come cambierà la cultura umana nel prossimo millennio per via dell’evoluzione consapevole. Parla di una vita completamente diversa. Per esempio, il Manoscritto predice che noi uomini diminuiremo volontariamente il numero di abitanti perché tutti abbiano l’opportunità di vivere nei luoghi più belli e ricchi di energia della terra. Dice anche che in futuro esisteranno molte altre zone del genere perché eviteremo di tagliare le foreste. Esse potranno così invecchiare e produrre energia.

«Secondo la Nona illuminazione, entro la metà del prossimo millennio gli uomini vivranno abitualmente circondati da alberi centenari e da giardini tenuti con cura; al tempo stesso a una ragionevole distanza dalle aree urbane di eccezionale livello tecnologico. I mezzi di sopravvivenza – cibo, vestiario e trasporti saranno completamente automatizzati e a disposizione di tutti. I nostri bisogni verranno soddisfatti senza che sia necessario nessuno scambio di valuta e senza dar vita a eccessi di vario genere.

«Guidato dalle proprie intuizioni, ognuno saprà esattamente cosa fare e quando farlo, e si adatterà così alle azioni degli altri. Nessuno eccederà nei consumi, perché avremo superato il bisogno del possesso fine a se stesso. Non avremo più bisogno di quel genere di certezze. Nel prossimo millennio l’esistenza avrà uno scopo diverso.

«Secondo il Manoscritto», continuò Dobson, «la nostra esigenza di dare un senso alla vita verrà soddisfatta dall’entusiasmo per la nostra stessa evoluzione – dall’euforia che ci deriva dalle intuizioni e dal loro realizzarsi nel compimento del nostro destino. La Nona Illuminazione descrive un mondo con meno frenesia e maggiore sensibilità rispetto agli eventi significativi e alle coincidenze. Sapremo che potranno verificarsi ovunque, per esempio su un sentiero che attraversa una foresta o su un ponte che valica un canyon.

«Riesci a immaginare come si svolgeranno gli incontri umani? Prova a fare mente locale: due persone si incontrano e ciascuno osserverà il campo di energia dell’altro. I tentativi di manipolazione saranno immediatamente evidenti. A quel punto si passerà a una fase di chiarificazione. I due divideranno consapevolmente la storia della loro vita fino a quando non verranno alla luce i messaggi. Dopo di che ognuno proseguirà il proprio viaggio individuale, con la sensazione di un profondo cambiamento. I due vibreranno a un nuovo livello e di conseguenza influenzeranno gli altri in una maniera impensabile prima del loro incontro.»

Mentre noi continuavamo a infondergli energia, Dobson diventava sempre più eloquente e ispirato nella sua descrizione della nuova cultura. E tutto ciò che diceva sembrava incredibilmente vero. Da parte mia non dubitavo minimamente che stesse descrivendo un futuro realizzabile. Ma sapevo anche che nella storia dell’umanità altri visionari avevano intravisto un mondo del genere, Marx per esempio. Eppure nessuno aveva ancora trovato il sistema per realizzare una simile utopia. Il comunismo si era trasformato in tragedia.

Nonostante la conoscenza acquisita grazie alle prime otto Illuminazioni, non riuscivo a immaginare come la razza umana avrebbe potuto raggiungere i livelli descritti nella Nona. Quando Dobson si interruppe espressi quindi la mia preoccupazione.

«Il Manoscritto dice che sarà la nostra ricerca naturale della verità a condurci verso questa nuova vita», spiegò Dobson, sorridendomi. «Per comprendere come si svolgerà questa trasformazione occorre visualizzare il prossimo millennio, come abbiamo fatto insieme sull’aereo a proposito di quello in corso, ricordi? Devi cercare di viverlo interamente nell’arco della tua vita.»

Dobson spiegò brevemente agli altri il processo e poi riprese: «Pensa a cosa è già accaduto in questo millennio. Durante il

Medio Evo abbiamo vissuto in un mondo semplice, creato per noi dagli uomini di Chiesa, dove il bene e il male si fronteggiavano. Ma durante il Rinascimento abbiamo spezzato le catene. Eravamo consapevoli che nella nostra vita dovesse esserci qualcosa di più, qualcosa che gli uomini di Chiesa non erano in grado di spiegare e noi volevamo conoscere tutta la storia.

«Poi abbiamo mandato i nostri studiosi in giro per il mondo a scoprire la realtà, ma quando questo sforzo ha prodotto le risposte di cui avevamo urgentemente bisogno, abbiamo deciso di cambiare tattica. Abbiamo trasformato la nostra etica del lavoro moderno in una preoccupazione che laicizzava la realtà, togliendo al mondo ogni parvenza di mistero. Adesso riusciamo finalmente a vedere la veridicità di tale preoccupazione. Siamo consapevoli del fatto che il vero motivo per cui abbiamo passato cinque secoli creando supporti materiali alla nostra esistenza era quello di preparare la via a qualcosa di nuovo, a un modo di vivere che riporti il mistero dell’esistenza.

«E anche la scienza è pervenuta alla stessa conclusione: il genere umano è su questo pianeta per evolversi in modo consapevole. Secondo la Nona Illuminazione, mentre noi impariamo a evolverci e a seguire il nostro cammino, verità dopo verità, la civiltà si trasformerà in maniera prevedibile.»

Si interruppe, ma nessuno parlò. Evidentemente volevamo saperne di più.

«Dopo aver raggiunto la massa critica», riprese, «e dopo che le intuizioni cominceranno a verificarsi su scala globale, gli esseri umani vivranno un periodo di intensa introspezione. Ci renderemo conto di quanto sia meraviglioso e spirituale l’universo fisico. Vedremo gli alberi, i fiumi e le montagne come templi sacri, da temere e riverire. Metteremo fine a qualunque attività economica che minacci questi tesori. Troveremo soluzioni alternative al problema dell’inquinamento: qualcuno riuscirà a intuire le alternative necessarie mentre si dedicherà alla sua evoluzione personale.

«Tutto ciò fa parte del primo grande cambiamento che si verificherà», continuò. «Ci sarà un imponente spostamento di individui da una occupazione all’altra – poiché quando le persone cominciano a intuire la loro vera essenza e il loro compito sulla terra, spesso scoprono di esercitare la professione sbagliata e di doverla cambiare per non fermare l’evoluzione. Il Manoscritto dice che durante questa fase la gente cambierà più volte lavoro nell’arco della propria esistenza.

«Il cambiamento successivo sarà la produzione automatizzata delle merci. All’inizio gli operatori del settore crederanno di soddisfare il bisogno di migliorare il sistema economico. In un secondo momento le loro intuizioni faranno chiarezza, e loro scopriranno che il vero scopo dell’automatizzazione è la creazione del tempo libero di cui la gente ha bisogno per potersi dedicare ad altri compiti.

«Nel frattempo tutti noi continueremo a seguire le nostre intuizioni nell’ambito del lavoro, desiderando di avere più tempo libero a disposizione. Ci renderemo conto che la nostra verità e il nostro compito sulla terra sono troppo importanti per essere subordinati a un lavoro che richieda tempo e dispendio di forze eccessive. Troveremo così il modo di accorciare le nostre ore lavorative per dedicarci alla ricerca della verità. Pochissime persone conserveranno un lavoro a tempo pieno. Questa tendenza permetterà a chi sarà stato eliminato dall’automatizzazione di trovarsi un’occupazione part-time.»

«E il denaro?» chiesi. «Non posso credere che la gente ridurrà volontariamente le proprie entrate.»

«Non sarà necessario», rispose Dobson. «Secondo il Manoscritto i nostri guadagni rimarranno stabili grazie alle persone che ci daranno denaro in cambio delle nostre intuizioni.» «Cosa?» Mi veniva quasi da ridere.

Dobson sorrise, guardandomi dritto in faccia. «Il Manoscritto dice che scoprendo sempre più cose sulla dinamica energetica dell’universo noi potremo vedere cosa accade in realtà quando diamo qualcosa a qualcuno. Adesso l’unica teoria spirituale sul dare è il concetto limitato delle elemosine religiose.»

Spostò lo sguardo su padre Sánchez. «Come sapete, la nozione di elemosina è comunemente interpretata come l’obbligo di donare alla Chiesa il dieci per cento del proprio guadagno. L’idea sottintesa è che qualunque cosa noi doniamo ci verrà ampiamente restituita. Ma la Nona Illuminazione spiega che in realtà il dare è un principio universale di sostegno per tutti, non solo per le organizzazioni religiose. Ricordate, quando proiettiamo energia su qualcuno creiamo in noi un vuoto che si riempie di nuovo solo se siamo collegati. Con il denaro funziona esattamente allo stesso modo. La Nona Illuminazione dice che quando cominciamo a dare costantemente, riceveremo sempre più di quanto possiamo dare.

«E i nostri doni dovrebbero andare alle persone che ci hanno dato la verità spirituale. Quando la gente entra nella nostra vita al momento giusto per darci le risposte di cui abbiamo bisogno, dovremmo dare loro del denaro. In questo modo cominceremo a integrare le nostre entrate, liberandoci delle professioni che limitano la nostra libertà. Sempre più persone si impegneranno in questa economia spirituale, e inizierà così il vero cambiamento nella civiltà del prossimo millennio. Avremo superato la fase di evoluzione verso la professione che ci si addice, e in seguito verremo pagati per evolverci liberamente offrendo la nostra verità agli altri.»

Guardai Sánchez che stava ascoltando con attenzione e appariva raggiante.

«Sì!», esclamò rivolto a Dobson. «Lo vedo chiaramente. Se tutti partecipassero noi potremmo dare e ricevere in modo costante, e questa interazione con gli altri, questo scambio di informazioni diventerebbe il nuovo lavoro di tutti, il nostro nuovo orientamento economico. Verremmo pagati dalle persone che abbiamo aiutato. Questa situazione permetterebbe la completa automatizzazione della produzione dei mezzi di sussistenza. Saremo troppo occupati per dedicarvi tempo. E questo sistema produttivo andrebbe amministrato come un’azienda. Ne possederemmo quote azionarie, forse, e saremmo liberi di ampliare quella che è già l’era dell’informazione.

«Adesso per noi la cosa più importante è capire dove stiamo andando. Finora non siamo riusciti a salvare l’ambiente, a far regnare la democrazia sul pianeta e a sfamare i poveri. E questo perché non ci siamo ancora liberati dalla nostra paura della carestia e dal nostro bisogno di controllo, e siamo quindi incapaci di dare agli altri. Non siamo stati capaci di liberarcene perché non avevamo una visione alternativa della vita, ma adesso finalmente l’abbiamo!»

Si rivolse a Phil. «Ma non avremmo bisogno di una fonte di energia più a buon mercato?»

«Fusione, superconduttività, intelligenza artificiale», rispose Phil. «La tecnologia per l’automazione probabilmente non è così lontana, ora che abbiamo un motivo per realizzarla.»

«Giusto», approvò Dobson. «La cosa più importante per noi è cogliere l’autenticità di questo modo di vivere. Ci troviamo su questo pianeta non per costruire un impero personale di controllo, ma per evolverci. Pagare gli altri per le loro intuizioni darà il via alla trasformazione, e quando un numero sempre maggiore di settori dell’economia saranno automatizzati, sparirà anche il denaro. Non ne avremo più bisogno. Se seguiamo correttamente le nostre intuizioni ci prenderemo solo ciò di cui abbiamo bisogno.»

«E capiremo», intervenne Phil, «che le zone incontaminate della terra devono essere nutrite e protette in quanto fonti di incredibile potere.»

Mentre Phil parlava, la nostra attenzione era concentrata su di lui, che sembrava stupirsi della grande carica che ne derivava.

«Io non ho studiato tutte le Illuminazioni», riprese, guardandomi. «Dopo che la guardia mi ha aiutato a fuggire, se non vi avessi incontrati avrei rischiato di perdere questa parte della Nona Illuminazione. Mi sono ricordato ciò che avevate detto sull’importanza del Manoscritto. Anche se non ho letto le altre Illuminazioni, capisco perché sia necessario mantenere l’automatizzazione in armonia con le dinamiche energetiche della terra.

«Mi sono sempre interessato alle foreste e al ruolo che rivestono nell’ecosfera», continuò. «La Nona Illuminazione dice che il genere umano si evolverà spiritualmente e che noi rallenteremo volontariamente la crescita demografica fino a raggiungere un livello di popolazione sopportabile dalla terra. Ci impegneremo a vivere entro i limiti dei sistemi energetici naturali del pianeta. Anche l’agricoltura verrà automatizzata. Le piante che noi investiremo personalmente di energia, per poi consumarle, rimarranno escluse da questo processo. Gli alberi necessari all’edilizia verranno fatti crescere in apposite zone. Questo permetterà agli altri di crescere, invecchiare e trasformarsi infine in potenti foreste.

«Alla fine queste foreste aumenteranno di numero e tutti gli esseri umani vivranno nelle vicinanze di tali fonti di potere. Pensa a come sarà carico di energia il mondo in cui vivremo!»

«Questo dovrebbe alzare il livello di energia di tutti», osservai.

«Sì, così dovrebbe essere», disse distrattamente Sánchez, quasi stesse già pensando agli effetti dell’aumento di energia.

Restammo tutti in attesa.

«Servirebbe ad accelerare il ritmo della nostra evoluzione», riprese infine. «Più l’energia fluisce in noi, più l’universo risponde in modo misterioso portando nella nostra vita le persone che sanno rispondere alle nostre domande.» Fece un’altra pausa riflessiva. «E ogni volta che seguiamo un’intuizione e qualche incontro misterioso ci fa progredire, la nostra vibrazione personale aumenterà.

«Sempre di più», continuò quasi fra sé. «Se la storia continua, allora…»

«Continueremo a raggiungere livelli sempre più elevati di energia e vibrazione», concluse Dobson.

«Sì», osservò Sánchez. «E’ così. Scusatemi un attimo.» Si alzò e si allontanò addentrandosi nella foresta. A un certo punto si sedette.

«Che altro dice la Nona illuminazione?» domandai a Dobson.

«Non lo sappiamo. In questo punto si interrompe. Ti andrebbe di leggerla?»

Gli dissi che mi avrebbe fatto piacere. Dobson andò verso il suo camion e tornò con una busta che conteneva una ventina di pagine dattiloscritte. Lessi il Manoscritto, impressionato da come Dobson e Phil ne avevano colto i punti essenziali. Quando arrivai all’ultima pagina capii perché dicevano che era solo una parte dell’Illuminazione: il testo finiva bruscamente, proprio a metà di un concetto. Dopo aver suggerito l’idea che la trasformazione del pianeta avrebbe creato una civiltà completamente spirituale dando origine a esseri umani dalle vibrazioni sempre più elevate, lasciava intendere che questa crescita avrebbe portato a qualcos’altro, senza però specificare di cosa si trattasse.

Un’ora più tardi Sánchez si alzò e ritornò vicino a me. Mi era piaciuto starmene seduto in mezzo alle piante, osservando i loro incredibili campi di energia. Dobson e Phil stavano parlando in piedi dietro alla jeep. «Credo che dovremmo andare a Iquitos», disse Sánchez.

«E i soldati?» gli domandai.

«Credo che dovremmo correre il rischio. Ho avuto l’intuizione che se partiamo subito potremo cavarcela.»

Accettai di seguire la sua intuizione. Andammo a informare Dobson e Phil dei nostri progetti.

Entrambi pensavano fosse una buona idea, poi Dobson aggiunse: «Anche noi abbiamo discusso sul da farsi: credo che andremo direttamente alle rovine di Celestino. Forse potremo essere d’aiuto per salvare il resto della Nona Illuminazione.» Li salutammo e ci dirigemmo verso nord.

«A cosa stai pensando?» chiesi dopo un lungo silenzio.

Padre Sánchez rallentò e spostò lo sguardo su di me. «Sto pensando a Sebastián, e a quello che mi hai detto: al fatto che lui smetterebbe di contrastare il Manoscritto se qualcuno riuscisse a farlo ragionare.»

Mentre Sánchez parlava cominciai a fantasticare su un confronto con Sebastián. Era in piedi in un’aula di tribunale, e ci guardava dall’alto in basso. In quel momento aveva il potere di distruggere la Nona Illuminazione e noi stavamo lottando per fargli capire la verità prima che fosse troppo tardi.

Quando finii il mio sogno a occhi aperti, mi accorsi che Sánchez sorrideva.

«Cosa stavi vedendo?» mi domandò. «Stavo pensando a Sebastián.» «E cosa stava succedendo?»

«L’immagine del confronto con Sebastián era chiarissima: stava per distruggere l’ultima Illuminazione, e noi cercavamo di dissuaderlo.»

Sánchez respirò a fondo. «Sembra che dipenda da noi rendere pubblica l’ultima parte della Nona Illuminazione.»

L’idea mi procurava un’ansia indicibile. «Cosa dovremmo dirgli?»

«Non saprei, ma dobbiamo convincerlo a vedere il lato positivo, a capire che il Manoscritto non nega, ma piuttosto chiarisce la verità della Chiesa. Sono sicuro che è proprio ciò che dice il resto dell’Illuminazione.»

Viaggiammo in silenzio per un’ora, senza incontrare anima viva. Ripercorsi gli eventi che si erano manifestati dal mio arrivo in Perù. Sapevo che le Illuminazioni del Manoscritto si erano finalmente fuse nella mia mente dando origine a una consapevolezza globale. Avevo sviluppato una particolare sensibilità riguardo alla misteriosa evoluzione della mia vita, di cui trattava la Prima Illuminazione. Sapevo che l’intera civiltà sentiva nuovamente questo mistero. Stavamo per creare una nuova visione del mondo, come indicato dalla Seconda. La Terza e la Quarta mi avevano mostrato che l’universo era in realtà un vasto sistema di energia, e che i conflitti umani erano dovuti a una mancanza di tale energia oltre che alla manipolazione a cui si faceva ricorso per impossessarsene.

La Quinta Illuminazione mi aveva rivelato che si può porre fine a questo conflitto ricevendo l’energia da una fonte più elevata. Per me questa capacità era diventata ormai un’abitudine. Anche la Sesta, secondo cui noi siamo in grado di chiarire i nostri antichi drammi e di trovare quindi la nostra vera essenza, era ormai impressa in maniera indelebile nella mia mente. E la Settima aveva messo in moto l’evoluzione attraverso le domande, le intuizioni di ciò che occorre fare e le relative risposte. Rimanere in questo flusso magico era il vero segreto della felicità.

L’Ottava, che spiegava come comportarsi in maniera diversa con gli altri portando alla luce la loro parte migliore, era la chiave per mantenere in vita il mistero e cogliere le risposte in arrivo.

Tutte le Illuminazioni si erano integrate in una consapevolezza fatta di attenzione e aspettativa. Restava solo la Nona, che rivelava dove ci avrebbe portato la nostra evoluzione. Ne avevamo scoperto solo una parte: dov’era il resto?

Padre Sánchez si fermò sul ciglio della strada.

«Siamo a meno di dieci chilometri dalla missione del cardinale Sebastián», disse. «Credo che dovremmo parlare.»

«Hai ragione.»

«Non so che cosa ci aspetti, ma immagino non possiamo fare altro che arrivare fin là.»

«Quanto è grande questo posto?»

«Gigantesco. Sebastián ha ampliato la missione per più di vent’anni. Ha scelto questo posto per aiutare gli abitanti delle campagne, senz’altro più bisognosi, ma adesso gli studenti arrivano da ogni angolo del Perù. Copre anche pratiche amministrative a Lima per conto delle organizzazioni ecclesiastiche, ma questo è il suo progetto speciale. Sebastián si dedica completamente alla sua missione.»

Mi guardò. «Ti raccomando di stare all’erta. Può arrivare il momento in cui avremo bisogno l’uno dell’altro.»

Sánchez mise nuovamente in moto. Per alcuni chilometri non incontrammo nessuno, finché a un certo punto superammo due

jeep militari parcheggiate sul ciglio destro della strada. Al nostro passaggio i soldati all’interno ci fissarono intensamente.

«Bene», commentò padre Sánchez. «Adesso sanno che siamo qui.»

Un chilometro più avanti trovammo l’entrata della missione. Un enorme cancello di ferro riparava il vialetto d’accesso. Il cancello era aperto, ma una jeep e quattro soldati bloccavano l’accesso. Ci fecero segno di fermarci. Uno dei militari disse qualcosa in una radio a onde corte.

Sánchez sorrise a un soldato che si stava avvicinando. «Sono padre Sánchez, e devo vedere il cardinale Sebastián.»

L’uomo ci scrutò attentamente, poi si girò e tornò dal suo collega con la radio. I due parlarono senza perderci di vista un solo istante. Dopo alcuni minuti il primo soldato tornò a dirci che dovevamo seguirli.

Seguimmo la jeep per alcune centinaia di metri lungo il viale alberato che portava alla missione. La chiesa era costruita in pietra, imponente, e poteva sicuramente ospitare più di mille fedeli. Su entrambi i lati c’erano due edifici di quattro piani.

«Questo posto è imponente», esclamai.

«Sì, ma dove sono tutti quanti?» domandò Sánchez.

Mi accorsi che tutti i sentieri e i vialetti erano deserti.

«Sebastián dirige qui una grande scuola: perché non ci sono gli studenti?»

I soldati ci guidarono fin sulla soglia della chiesa e ci chiesero, gentilmente ma con fermezza, di scendere dal camion e di seguirli all’interno. Mentre salivamo i gradini di cemento vidi molti altri veicoli parcheggiati dietro uno degli edifici laterali. Trenta o quaranta soldati erano in piedi sull’attenti. Ci condussero attraverso la chiesa fino a una piccola stanza, dove fummo perquisiti a fondo e ci venne nuovamente detto di aspettare. I soldati se ne andarono, chiudendo a chiave la porta.

«Dov’è l’ufficio di Sebastián?» domandai.

«Più in là, sul retro.»

A un tratto si aprì la porta e apparve Sebastián circondato da alcuni militari. Aveva un atteggiamento solenne.

«Cosa fai qui?» chiese il cardinale a Sánchez.

«Voglio parlare con te», fu la risposta.

«A che proposito?»

«La Nona Illuminazione del Manoscritto.»

«Non c’è niente da discutere: non verrà mai trovata.» «E invece sappiamo che l’hai già trovata.» Un lampo di sorpresa attraversò lo sguardo di Sebastián. «Non permetterò che questa Illuminazione venga diffusa. Non dice la verità.»

«Come fai a sapere che non dice la verità?» ribatté Sánchez. «Potresti anche avere torto. Permettimi di leggerla.»

Mentre guardava Sánchez l’espressione di Sebastián si raddolcì. «Un tempo avresti pensato che in una faccenda del genere io avrei sicuramente preso la decisione giusta.»

«Lo so», replicò Sánchez. «Tu eri il mio maestro, il mio ispiratore. Ho creato la mia missione seguendo il tuo esempio.» «Mi hai rispettato finché è stato scoperto questo Manoscritto», proseguì Sebastián. «Non vedi come ci divide? Ho cercato di farti andare per la tua strada, ti ho perfino lasciato in pace dopo aver scoperto che divulgavi le Illuminazioni. Ma non permetterò mai che questo documento distrugga tutto ciò che la nostra Chiesa ha costruito.»

Un altro soldato arrivò alle spalle di Sebastián e chiese udienza. Il cardinale lanciò un’occhiata a Sánchez e uscì in corridoio. Potevamo vederli ma non riuscivamo a sentire cosa si stavano dicendo. Il messaggio sembrò allarmare Sebastián. Si voltò per allontanarsi e fece cenno a tutti i soldati di seguirlo, tranne uno a cui aveva evidentemente affidato l’incarico di controllarci.

Il militare entrò nella stanza con uno sguardo angosciato e si appoggiò al muro. Poteva avere al massimo vent’anni. «C’è qualcosa che non va?» gli chiese Sánchez. Il ragazzo si limitò a scrollare la testa. «Riguarda forse il Manoscritto, la Nona Illuminazione?» Il ragazzo apparve sorpreso. «Cosa ne sapete della Nona Illuminazione?» domandò timidamente. «Siamo qui per salvarla.» «Vorrei farlo anch’io», esclamò il ragazzo. «L’hai letta?» gli chiesi.

«No, ma ne ho sentito parlare. Ridonerebbe vitalità alla nostra religione.»

Improvvisamente dall’esterno giunse il rumore di colpi d’arma da fuoco.

«Che sta succedendo?» chiese Sánchez. Il soldato restò immobile.

Sánchez gli sfiorò gentilmente il braccio: «Aiutaci».

Il ragazzo si avvicinò alla porta, uscì in corridoio e tornando disse: «Qualcuno è entrato in chiesa e ha rubato una copia della Nona Illuminazione. Sembra che si trovi ancora all’interno della missione».

Si sentirono altri colpi.

Sánchez si rivolse al ragazzo: «Dobbiamo cercare di aiutarli.»

Il militare era terrorizzato.

«Dobbiamo fare ciò che è giusto», insistette Sánchez. «E’ per il bene del mondo intero.»

Il ragazzo cedette e suggerì di spostarci in una parte della chiesa dove c’era meno confusione, e forse lui avrebbe trovato il modo di aiutarci. Ci condusse per il corridoio, su per due rampe di scale fino a un corridoio più ampio che attraversava in larghezza la chiesa.

«L’ufficio di Sebastián è proprio sotto di noi, due piani più giù», ci disse il militare.

Improvvisamente sentimmo un trambusto: un gruppo di persone stava correndo verso di noi. Sánchez e il soldato erano davanti a me, e si rifugiarono in una stanza sulla destra. Sapevo di non poterli raggiungere e mi precipitai quindi nella camera più vicina, chiudendomi la porta alle spalle.

Mi trovai in un’aula. C’erano i banchi, la cattedra e un armadietto. Vidi che l’armadio era aperto e vi entrai, facendomi spazio fra scatole e indumenti che puzzavano di muffa. Cercai di nascondermi come meglio potei, ma sapevo che se qualcuno avesse frugato nell’armadio mi avrebbe sicuramente trovato. Cercai di restare immobile, trattenendo il respiro. La porta dell’aula si spalancò e sentii entrare alcune persone che si aggirarono per la stanza. Una sembrò dirigersi verso l’armadietto, ma si fermò e se ne andò nella direzione opposta. Parlavano tutti ad alta voce in spagnolo. Poi ci fu silenzio. Nessun movimento.

Aspettai dieci minuti prima di aprire lentamente la porta dell’armadio e dare un’occhiata in giro. La classe era vuota. Arrivai sulla porta, e vidi che anche all’esterno non c’era nessuno. Mi diressi rapidamente nella stanza in cui si erano nascosti Sánchez e il militare. Con mia grande sorpresa vidi che si trattava di un corridoio. Rimasi in ascolto, ma non riuscii a sentire nulla. Mi appoggiai contro il muro, in preda al panico. Chiamai a bassa voce Sánchez, ma non ebbi risposta. Ero solo. La paura mi impediva di ragionare.

Respirai a fondo e cercai di tranquillizzarmi: dovevo mantenere il controllo e aumentare la mia energia. Per alcuni minuti lottai, finché i colori e le forme del corridoio si fecero più vividi. Cercai di proiettare amore. Alla fine mi sentii meglio, e pensai ancora a Sebastián. Se il cardinale si trovava nel suo ufficio, Sánchez sarebbe sicuramente andato da lui.

Il corridoio davanti a me portava a un’altra scalinata. Scesi due rampe di scale per arrivare al piano terra. Attraverso la porta a vetri sbirciai nel corridoio: nessuno in vista. Aprii la porta e continuai ad avanzare senza una meta.

Sentii la voce di Sánchez provenire da una stanza di fronte a me. La porta era socchiusa. La voce di Sebastián tuonò in risposta. Mi avvicinai e un soldato aprì di scatto la porta dall’interno. Mi puntò il fucile all’altezza del cuore, costringendomi a entrare e mandandomi a sbattere contro il muro. Sánchez cercò il mio sguardo e si mise una mano sul plesso solare. Sebastián scrollava la testa, disgustato. Nessuna traccia del giovane soldato.

Sapevo che con quel gesto Sánchez aveva voluto dirmi qualcosa. Pensai che avesse bisogno di energia, e quando riprese a parlare mi concentrai sul suo viso. Il suo campo di energia cominciò immediatamente a espandersi.

«Tu non puoi fermare la verità», stava dicendo. «La gente ha il diritto di sapere.»

Sebastián lo guardava sprezzante. «Queste Illuminazioni violano le Scritture. Sono menzogne.»

«Sei certo che le violino, o che non ci mostrino piuttosto il loro vero significato?»

«Conosciamo già il loro significato», ribatté Sebastián. «Da secoli. Hai forse dimenticato la tua preparazione, tutti i tuoi anni di studio?»

«No, non li ho affatto dimenticati», rispose Sánchez. «Ma so anche che le Illuminazioni ampliano la nostra spiritualità. Esse…»

«Chi lo dice?» gridò Sebastián. «Chi ha scritto questo Manoscritto? Un pagano Maya che ha imparato da qualche parte a parlare aramaico? Quella gente credeva nei luoghi magici e nelle energie misteriose. Erano primitivi. Le rovine in cui hanno trovato la Nona Illuminazione sono chiamate i Templi di Celestino, cioè i Templi del paradiso. Ma cosa poteva saperne questa gente del paradiso?

«La loro cultura ha forse resistito al tempo?» proseguì. «No. Nessuno sa cosa sia successo ai Maya, sono semplicemente spariti senza lasciare tracce. E tu vorresti che noi credessimo al Manoscritto? Questo documento vuol far credere che gli uomini hanno il controllo, come se avessero il compito di cambiare il mondo. Non tocca a noi, ma a Dio. L’unica scelta che spetta agli esseri umani riguarda l’accettazione degli insegnamenti delle Scritture e, di conseguenza, la conquista della propria salvezza.» «Prova a pensarci», ribatté Sánchez. «Cosa significa in realtà accettare gli insegnamenti e conquistare la salvezza? Qual è il processo per mezzo del quale avviene tutto ciò? Il Manoscritto non descrive forse il cammino verso una maggiore spiritualità, verso la connessione, la salvezza? L’Ottava e la Nona Illuminazione non mostrano forse cosa succederebbe se tutti si comportassero di conseguenza?»

Sebastián scrollò il capo e si allontanò, poi si girò per lanciare a Sánchez uno sguardo penetrante. «Tu non hai nemmeno visto la Nona Illuminazione.»

«E invece sì. Ne conosco una parte.» «Come è possibile?»

«Me ne hanno parlato prima che arrivassi qui, e pochi minuti fa ne ho letto un altro pezzo.» «Cosa? Come è possibile?»

Sánchez si avvicinò all’anziano sacerdote. «Cardinale Sebastián, la gente vuole che quest’ultima Illuminazione venga resa nota. Mette tutte le altre nella giusta prospettiva, ci mostra il nostro destino e cosa sia la vera consapevolezza spirituale.»

«Padre Sánchez, noi sappiamo benissimo cosa sia la spiritualità.»

«Davvero? Io credo di no. Ne abbiamo parlato per secoli interi, visualizzandola ed esprimendo la nostra fede in essa. Abbiamo sempre caratterizzato questa connessione come qualcosa di astratto in cui credere dal punto di vista intellettuale, una condizione che l’individuo dovrebbe raggiungere per evitare che gli accada qualcosa di negativo. Il Manoscritto dice che l’ispirazione arriverà quando ameremo davvero gli altri e procederemo nell’evoluzione della nostra esistenza.»

«Evoluzione! Evoluzione! Ma non ti accorgi di quello che dici? Tu hai sempre combattuto l’influenza dell’evoluzione. Cosa ti succede adesso?»

Sánchez si ricompose. «Io mi opponevo all’idea dell’evoluzione come sostituzione a Dio, come mezzo per spiegare l’universo escludendo Dio. Ma adesso mi rendo conto che la verità è una sintesi fra la visione scientifica e quella religiosa. La verità è che l’evoluzione è ciò che Dio ha creato e sta ancora creando.»

«Non c’è nessuna evoluzione», protestò Sebastián. «Dio ha creato il mondo e basta.»

Sánchez mi guardò, ma io non avevo nessuna idea da esprimere.

«Cardinale Sebastián», riprese. «Il Manoscritto descrive il progresso delle generazioni che si sono succedute come una forma di evoluzione della comprensione verso una spiritualità e una vibrazione più elevate. Ogni generazione assorbe più energia e accumula più verità, e trasmette tale condizione alle persone della generazione successiva, le quali la ampliano ulteriormente.»

«Tutte sciocchezze», ribatté Sebastián. «Esiste un solo modo per essere più spirituali: seguire gli esempi delle Scritture.»

«Esatto!» gridò Sánchez. «Ma quali sono questi esempi? La storia delle Scritture non è forse la storia di persone che imparano ad accettare l’energia e la volontà di Dio? Non è questo l’insegnamento dei primi profeti dell’Antico Testamento? E non è questa stessa recettività nei confronti dell’energia divina che è culminata nella vita del figlio del falegname, tanto che noi diciamo che Dio stesso è sceso sulla terra?»

«E la storia del Nuovo Testamento», proseguì, «non è forse la storia di un gruppo di persone colme della stessa energia che le ha trasformate? Lo stesso Gesù non diceva che anche noi avremmo potuto fare tutto ciò che faceva lui, e anche di più? Non abbiamo mai preso sul serio questa idea, almeno non fino a oggi. Soltanto adesso cominciamo a comprendere di cosa parlava Gesù, dove ci stava guidando. Il Manoscritto chiarisce cosa voleva dire e come possiamo farlo!»

Sebastián, paonazzo per la rabbia, distolse lo sguardo. In quel momento un ufficiale irruppe nella stanza e riferì a Sebastián che alcuni intrusi erano stati avvistati.

«Guardate!» gridò l’ufficiale, indicando la finestra. «Eccoli!»

A circa quattrocento metri di distanza si vedevano due figure che attraversavano di corsa un campo aperto, dirette verso la giungla. Ai margini della radura un gruppo di soldati sembrava pronto a fare fuoco.

L’ufficiale si scostò dalla finestra e guardò Sebastián, tenendo sempre la radio in mano.

«Se arrivano alla boscaglia», disse, «sarà difficile trovarli. Sei autorizzato ad aprire il fuoco?»

Improvvisamente riconobbi i due fuggitivi. «Sono Wil e Julia!» gridai.

Sánchez si avvicinò ancora di più a Sebastián. «In nome di Dio, non puoi uccidere!»

L’ufficiale insisteva. «Cardinale Sebastián, se volete che questo Manoscritto rimanga segreto, devo dare adesso l’ordine di sparare.»

Il terrore mi paralizzava.

«Sebastián, fidati di me», implorava Sánchez. «Il Manoscritto non distruggerà tutto ciò che hai costruito e sostenuto. Non puoi uccidere quelle persone!»

Sebastián scrollò la testa. «Fidarmi di te…?» Si sedette alla scrivania e guardò l’ufficiale. «Noi non spareremo a nessuno. Di’ ai tuoi soldati di catturarli vivi.»

Il militare annuì e uscì dalla stanza. Sánchez esclamò: «Grazie, hai fatto la scelta giusta!»

«Nessuno morirà», ribatté Sebastián, «ma per il resto non ho cambiato opinione. Questo Manoscritto è una maledizione che può minare la base dell’autorità spirituale. Spingerebbe le persone a credere di avere il controllo del proprio destino spirituale. Distruggerebbe la disciplina necessaria per accostare gli uomini alla Chiesa.» Guardò Sánchez con rabbia. «In questo momento stanno arrivando migliaia di soldati. Non importa quello che tu o altri potete fare: la Nona Illuminazione non lascerà il Perù. E adesso fuori dalla mia missione.»

Mentre ci allontanavamo sentimmo il rombo di una decina di camion in avvicinamento.

«Perché ci ha lasciati andare?» chiesi a Sánchez. «Probabilmente perché crede che non faccia alcuna differenza, e che noi non siamo in grado di fare nulla. Non so proprio cosa pensare.» Mi guardò con tristezza. «Non lo abbiamo convinto.»

Mi sentivo anch’io confuso. Cosa voleva dire? Forse non eravamo arrivati fin là per convincere Sebastián, forse dovevamo solo fargli perdere tempo.

Lanciai un’occhiata a Sánchez. Era concentrato sulla guida e scrutava la strada alla ricerca di Wil e Julia. Stavamo controllando la strada nella direzione in cui li avevamo visti correre, senza riuscire però ad avvistarli. Mi vennero in mente le rovine di Celestino. Provai a immaginare il luogo: gli scavi, le tende degli studiosi e le strutture piramidali sullo sfondo.

«Sembra che non si trovino da queste parti», osservò Sánchez. «Forse avevano un mezzo di trasporto. Dobbiamo decidere cosa fare.»

«Credo che dovremmo dirigerci verso le rovine», suggerii.

«Lo penso anch’io. Non abbiamo nessun altro posto in cui andare.»

Sánchez si diresse a est.

«Cosa sai di queste rovine?» gli chiesi.

«Sono state costruite da due diverse civiltà, come ha detto Julia. I primi sono stati i Maya, che avevano sviluppato qui una grande civiltà anche se la maggior parte dei loro templi si trova più a nord, nello Yucatan. Le loro tracce scomparvero misteriosamente intorno al 600 a.C., senza nessuna ragione apparente. Anni dopo, gli Incas svilupparono in questi stessi luoghi un’altra civiltà.»

«Tu cosa credi sia successo ai Maya?»

Sánchez mi guardò di traverso. «Non saprei.»

Viaggiammo in silenzio per alcuni minuti, finché a un tratto mi ricordai che padre Sánchez aveva detto a Sebastián di aver letto un altro brano della Nona Illuminazione.

«Come sei riuscito a leggere un altro pezzo di Illuminazione?»

«Il soldato che ci ha aiutati sapeva dove era nascosto. Quando noi due ci siamo separati, mi ha portato in una stanza e me l’ha mostrato. Il frammento che ho letto aggiunge solo alcuni concetti a ciò che hanno detto Phil e Dobson, ma mi ha fornito gli argomenti che ho usato contro Sebastián.»

«Cosa diceva esattamente?»

«Che il Manoscritto può chiarire molte religioni, oltre che aiutarle a mantenere le loro promesse. Tutte le religioni si occupano del modo in cui l’umanità si mette in contatto con una fonte superiore, e parlano anche della percezione di Dio che abbiamo dentro di noi, una percezione che ci carica e ci rende superiori. Le religioni si sono contaminate quando i capi delle varie Chiese sono stati incaricati di divulgare la volontà di Dio tra gli uomini, invece di mostrare loro come trovare dentro di sé questa direzione.

«Il Manoscritto dice che nell’arco della storia umana può accadere che un individuo capisca il modo esatto di mettersi in collegamento con la fonte di energia divina, e diventi così un esempio duraturo della possibilità di tale connessione.» Sánchez mi guardò. «Non è forse ciò che ha fatto Gesù? Egli non ha forse aumentato la sua energia e la sua vibrazione fino a essere abbastanza leggero da…?» Sánchez si bloccò, interrompendo la frase senza finirla, improvvisamente assorto.

«A cosa stai pensando?» gli chiesi.

Era perplesso. «Non saprei. La copia del soldato finiva così: diceva che questo individuo avrebbe illuminato un sentiero che l’intero genere umano avrebbe seguito, senza però specificare dove ci avrebbe portati.»

Viaggiammo in silenzio per un altro quarto d’ora. Sperai di ricevere qualche indicazione su ciò che stava per accadere, ma non mi venne in mente nulla. Forse mi stavo sforzando troppo.

«Ecco le rovine», annunciò Sánchez.

Davanti a noi, in mezzo alla foresta sul lato sinistro della strada riuscii a scorgere tre grosse strutture di forma piramidale. Dopo aver parcheggiato ci avvicinammo, e potei vedere che le piramidi, distanti circa trenta metri una dall’altra, erano costruite in pietra. In mezzo c’era un’area lastricata di pietra liscia, e alla base di ogni piramide c’erano numerosi scavi.

«Guarda laggiù!» Sánchez mi indicò la piramide più lontana.

Una figura solitaria era seduta di fronte alla costruzione. Mentre ci avvicinavamo mi accorsi che la mia energia stava aumentando. Quando arrivammo al centro della zona lastricata mi sentivo incredibilmente carico di energia. Guardai Sánchez, che corrugò la fronte. Ci avvicinammo ancora e finalmente vidi che la persona vicino alla piramide era Julia. Era seduta a gambe incrociate e aveva in grembo alcuni fogli.

«Julia!» gridò Sánchez.

La donna si voltò verso di noi e si alzò in piedi. Il suo volto emanava una strana luce.

«Dov’è Wil?» le chiesi.

Julia fece un cenno alla sua destra. A qualche metro di distanza scorsi Wil. Anche il suo viso era illuminato dalla luce del tramonto.

«Cosa sta facendo?»

«La Nona Illuminazione», rispose Julia, passandoci le carte che aveva in mano. Sánchez le disse di aver letto la parte che preannunciava un mondo trasformato dall’evoluzione consapevole.

«Ma dove ci porterà questa evoluzione?» domandò Sánchez.

Julia non rispose. Si limitò a tenere in mano i fogli, quasi si aspettasse che noi le leggessimo la mente.

«Cosa?» domandai.

Sánchez mi sfiorò il braccio. Dovevo saper aspettare.

«La Nona rivela il nostro destino finale», esordì Julia. «Rende tutto chiaro come il cristallo. Ripete che in quanto esseri umani noi siamo il punto d’arrivo dell’intera evoluzione. Parla della materia che all’inizio ha una forma debole e diventa poi più complessa, elemento dopo elemento, specie dopo specie, evolvendosi in uno stato di vibrazioni sempre più elevate.

«Quando gli uomini primitivi fecero la loro comparsa, continuammo inconsapevolmente l’evoluzione conquistando gli altri, assorbendo energia in un lento progresso, finché qualcun altro ha conquistato noi, e noi abbiamo perso la nostra energia. Questo conflitto fisico è proseguito fino a quando abbiamo inventato la democrazia, un sistema che non ha messo fine al conflitto ma lo ha solo spostato dal livello fisico a quello mentale.

«Adesso», proseguì Julia, «stiamo diventando consapevoli di questo processo. Riusciamo a vedere come l’intera storia del genere umano ci abbia preparati per raggiungere l’evoluzione consapevole. Adesso siamo in grado di aumentare la nostra energia e avvertire coscientemente le coincidenze. Tutto ciò fa avanzare più velocemente l’evoluzione, e le nostre vibrazioni diventano ancora più elevate.»

Esitò un attimo, guardandoci entrambi, poi ripeté lo stesso concetto con altre parole: «Il nostro destino è di continuare a incrementare il nostro livello di energia. E con l’aumentare dell’energia sale anche il livello di vibrazione degli atomi del nostro corpo».

Si interruppe di nuovo.

«Questo cosa significa?» le domandai. «Vuol dire che diventiamo più leggeri e spirituali.» Guardai Sánchez, il quale era intensamente concentrato su Julia.

«La Nona Illuminazione», riprese la donna, «dice che se noi uomini continuiamo ad aumentare le nostre vibrazioni, accadrà qualcosa di sorprendente. Interi gruppi di persone, una volta raggiunto un certo livello, diventeranno improvvisamente invisibili a chi sta ancora vibrando a livelli inferiori. Questi esseri superiori non si accorgeranno di essere scomparsi, ma si sentiranno ancora presenti – solo più leggeri – mentre quelli rimasti saranno certi di averli visti sparire.»

Mentre Julia parlava mi accorsi che il suo aspetto era mutato. Il suo corpo aveva cominciato ad assumere le caratteristiche del suo campo d’energia: i lineamenti erano ancora chiari e distinti, ma non era più un insieme di muscoli e pelle quello che vedevo. Julia sembrava fatta di pura luce, e brillava dall’interno.

Guardai Sánchez, e anche lui aveva lo stesso aspetto. Con mia grande sorpresa tutto sembrava luminoso: le piramidi, i sassi sotto i nostri piedi, la foresta che ci circondava e persino le mie mani. La bellezza che percepivo attorno a me era aumentata superando qualsiasi concetto di bellezza sperimentato in passato, superiore addirittura a quella vista sul crinale.

«Quando gli uomini cominciano a raggiungere il livello di vibrazioni che li rende invisibili», riprese Julia, «è segno che stanno travalicando la barriera tra questa vita e l’altro mondo, quello da cui proveniamo e dove ritorneremo dopo la morte. Questo attraversamento consapevole è la via mostrata da Gesù. Egli si è aperto all’energia diventando così leggero da riuscire a camminare sull’acqua. È andato oltre la morte proprio qui sulla terra ed è stato il primo ad attraversare, a espandere il mondo fisico in quello spirituale. La sua vita ha dimostrato come si possa riuscire a farlo: se noi ci colleghiamo con la sua stessa fonte, possiamo percorrere la medesima strada, passo dopo passo. A un certo punto ognuno di noi vibrerà a un livello abbastanza alto da arrivare fino in paradiso, mantenendo però la nostra forma.»

Mi accorsi che Wil stava camminando lentamente verso di noi. I suoi movimenti sembravano insolitamente aggraziati, quasi stesse scivolando.

«L’Illuminazione dice», riprese Julia, «che la maggior parte degli uomini raggiungerà questo livello di vibrazioni durante il terzo millennio, e le persone più collegate fra loro si uniranno in gruppi. Alcune civiltà hanno già raggiunto tale livello di vibrazione: secondo la Nona Illuminazione, i Maya hanno compiuto tutti insieme il grande passo.»

Julia si interruppe bruscamente. Alle nostre spalle si sentì il suono soffocato di voci che parlavano in spagnolo. Decine di soldati stavano entrando nelle rovine, diretti verso di noi. Con mia grande sorpresa mi accorsi di non essere per nulla spaventato. I militari continuarono ad avanzare, ma stranamente non nella nostra direzione.

«Non possono vederci!» esclamò Sánchez. «Stiamo vibrando a un livello troppo alto!»

Guardai ancora i soldati. Sánchez aveva ragione: camminavano a soli due metri di distanza, e non notavano la nostra presenza.

A un tratto sentimmo gridare qualcosa in spagnolo vicino alla piramide sulla nostra sinistra. I militari a noi più vicini si fermarono e corsero in quella direzione.

Cercai di capire cosa stava succedendo. Un altro gruppo di soldati stava uscendo dalla foresta. Reggevano due uomini per le braccia: Dobson e Phil. Assistere alla loro cattura mi sconvolse, e sentii che il livello della mia energia stava precipitando. I miei occhi cercavano Sánchez e Julia, e mi accorsi che anche loro stavano guardando i militari, in preda alla stessa angoscia.

«Aspettate!» mi sembrò che stesse gridando Wil dalla direzione opposta. «Non perdete la vostra energia!» Le sue parole, leggermente confuse, mi provocarono una strana sensazione fisica.

Ci girammo e vedemmo Wil che ci correva incontro. Aggiunse qualcos’altro, ma questa volta le parole erano del tutto incomprensibili. Mi accorsi che facevo fatica a concentrarmi. La sua immagine era diventata confusa, indistinta. Cercai di mettere a fuoco, incredulo, ma Wil scomparve del tutto.

Julia si rivolse a me e Sánchez. Il suo livello d’energia sembrava più basso ma lei appariva ancora sicura, come se ciò che era appena accaduto avesse chiarito le sue affermazioni.

«Non siamo riusciti a mantenere il livello delle vibrazioni», disse. «La paura le abbassa tremendamente.» Guardò il punto

in cui Wil era scomparso. «La Nona Illuminazione dice che mentre alcune persone possono travalicare quel limite di tanto in tanto, un’estasi generale potrà verificarsi solo quando avremo abolito la paura e saremo riusciti a mantenere un livello sufficientemente elevato di vibrazioni in ogni situazione.»

La sua eccitazione aumentò. «Non capite? Noi non riusciamo ancora a farlo, ma il compito della Nona Illuminazione è quello di aiutarci a creare fiducia. Questa Illuminazione ci fa sapere dove siamo diretti. Tutte le altre creano un immagine del mondo di incredibile bellezza ed energia, e noi stessi aumentiamo il nostro collegamento vedendo tale bellezza e integrandoci in essa.»

«Più riusciamo a vedere la bellezza, più ci evolviamo. Maggiore è la nostra evoluzione, più elevate sono le nostre vibrazioni. La Nona Illuminazione ci mostra che la nostra percezione così acuita e le vibrazioni elevate ci porteranno in un paradiso che è già davanti a noi. Semplicemente, adesso non riusciamo a vederlo.

«Ogni volta che dubitiamo del nostro cammino o perdiamo di vista il processo, dobbiamo ricordare verso cosa stiamo evolvendo, qua! è lo scopo della nostra esistenza. Noi ci troviamo qui per raggiungere il paradiso in terra, e adesso sappiamo come può essere fatto… come sarà fatto.»

Si interruppe un istante. «La Nona parla dell’esistenza di una Decima Illuminazione. Credo che questa riveli…»

Prima che potesse finire, un’esplosione di colpi d’arma da fuoco colpì i sassi intorno a noi. Ci gettammo a terra con le mani alzate. Nessuno di noi parlò quando i soldati si avvicinarono per sequestrarci i fogli. Ci separarono portandoci in direzioni diverse.

Trascorsi le prime settimane dopo la mia cattura in uno stato di terrore costante. Il livello della mia energia era in costante diminuzione. Subivo un interrogatorio dopo l’altro in cui venivo sottoposto a minacce continue.

Recitai la parte del turista all’oscuro di ogni cosa. Dopo tutto, era vero che non avevo idea di chi tra i sacerdoti fosse ancora in possesso di copie, o quanto fosse diffusa fra la popolazione la fede nel Manoscritto. Grazie alla mia perseveranza, la mia tattica ebbe successo. Col tempo i soldati sembrarono stancarsi di me, e mi passarono a un gruppo di autorità civili.

Questi altri ufficiali cercarono di convincermi che il mio viaggio in Perù era stato una follia fin dall’inizio, poiché, secondo loro, il Manoscritto non esisteva. Ripetevano che in realtà le Illuminazioni erano state inventate da un piccolo gruppo di sacerdoti allo scopo di istigare una rivolta. Mi dissero che ero stato ingannato, e io li lasciai parlare.

Dopo un po’ le conversazioni diventarono quasi cordiali. Cominciarono a trattarmi come la vittima innocente di un complotto, uno stupido americano che aveva letto troppi romanzi d’avventura e che aveva finito per perdersi in una terra straniera.

Il livello della mia energia si era notevolmente abbassato, forse sarei rimasto vittima del loro lavaggio del cervello se non fosse accaduto qualcos’altro. Senza un motivo apparente venni trasferito dalla base militare a un edificio del governo nei pressi dell’aeroporto di Lima – lo stesso luogo in cui tenevano prigioniero padre Carl. La coincidenza mi fece riacquistare un po’ di fiducia.

Stavo passeggiando nel cortile quando lo vidi, seduto su una panchina e intento a leggere. Mi avvicinai, cercando di nascondere la mia eccitazione nella speranza di non attirare l’attenzione dei funzionari governativi. Quando mi sedetti accanto a lui, Carl sollevò lo sguardo e mi sorrise.

«Ti aspettavo», disse calmo.

«Davvero?»

Appoggiò il libro, e vidi che il suo sguardo era colmo di gioia.

«Dopo che io e padre Costous siamo arrivati a Lima», mi spiegò, «siamo stati catturati e separati, e da allora mi trovo in prigione. Non ne capivo il motivo, poiché sembrava non succedere mai nulla. Poi ho cominciato a pensare a te, così ho immaginato che ti saresti fatto vivo.» Mi guardò con un’aria misteriosamente saggia.

«Sono contento di trovarti qui. Ti hanno raccontato cosa è successo alle rovine di Celestino?»

«Sì», rispose padre Carl. «Sono riuscito a scambiare due parole con Sánchez. L’hanno tenuto qui un giorno prima di portarlo via.»

«Sta bene? Sa forse cosa è successo agli altri? E lui, dove l’hanno portato?»

«Non sapeva nulla degli “altri, e io non so cosa gli sia accaduto. Il governo sta cercando metodicamente di distruggere tutte le copie del Manoscritto, facendo passare l’intera faccenda per un grosso imbroglio. Immagino che tutti noi verremo screditati, e poi chissà cosa ci faranno.»

«E le copie di Dobson?» gli chiesi. «Sai se la Prima e la Seconda Illuminazione sono arrivate negli Stati Uniti?»

«Le ha il governo. Padre Sánchez mi ha raccontato che gli agenti del governo hanno scoperto dove erano nascoste e se le sono prese. A quanto pare gli agenti peruviani erano ovunque: fin dall’inizio sapevano tutto di Dobson e della tua amica Charlene.»

«Credi che quando il governo avrà finito non esisterà più nemmeno una copia?»

«Se qualcuna si salverà, sarà un vero miracolo.» Mi girai, e sentii che l’energia appena ritrovata stava già svanendo.

«Sai cosa significa, vero?» mi domandò padre Carl. Lo guardai senza rispondere.

«Significa», continuò, «che ognuno di noi deve ricordare esattamente cosa dice il Manoscritto. Tu e Sánchez non avete convinto il cardinale Sebastián a rendere pubblico il Manoscritto, ma almeno siete riusciti a trattenerlo finché la Nona Illuminazione è stata compresa. Ora deve essere diffusa, e tu devi collaborare alla sua diffusione.»

La sua affermazione mi diede un senso di pressione, provocando l’insorgere del mio dramma del controllo. Mi appoggiai alla panchina e distolsi lo sguardo. Il mio comportamento destò l’ilarità di Carl. Proprio in quel momento ci accorgemmo entrambi che alcuni funzionari dell’ambasciata ci stavano osservando dalla finestra di un ufficio.

«Senti», disse rapidamente padre Carl, «da questo momento le Illuminazioni devono essere condivise da tutti. Dopo aver sentito il messaggio e aver compreso la veridicità delle Illuminazioni, ogni persona deve trasmettere il messaggio a chiunque sia pronto a riceverlo. Per riuscire a collegarsi con l’energia gli uomini devono essere disponibili, così come devono parlarne e sapere che tutto ciò può accadere. In caso contrario l’intera razza umana rischia di regredire, fingendo di credere che la vita consista nell’avere potere sugli altri e nello sfruttare il pianeta. Se torniamo a comportarci così, non sopravviveremo. Ognuno di noi deve compiere il proprio dovere per diffondere il messaggio.»

Mi accorsi che i due ufficiali erano usciti dall’edificio e si stavano avvicinando.

«C’è un’altra cosa», continuò a bassa voce padre Carl.

«Quale?»

«Padre Sánchez mi ha riferito che Julia ha parlato di una Decima Illuminazione, che non è ancora stata trovata e nessuno sa dove sia.»

Gli ufficiali erano sempre più vicini.

«Ho pensato», riprese Carl, «che stanno per rilasciarti, e tu potresti essere l’unico in grado di cercarla.»

I militari interruppero bruscamente la nostra conversazione e mi scortarono all’interno dell’edificio. Padre Carl sorrise, mi salutò con un gesto e disse qualcosa che non riuscii a sentire. Infatti, appena aveva nominato la Decima Illuminazione io avevo pensato a Charlene. Per quale motivo pensavo a lei? In che modo era collegata all’ultima Illuminazione?

I due uomini mi costrinsero a impacchettare i miei pochi averi e a seguirli all’ambasciata. Con un’automobile messa a disposizione dal governo andammo direttamente all’aeroporto. Mi trovai così al cancello d’imbarco, dove uno dei militari mi sorrise a stento guardandomi attraverso un paio di occhiali molto spessi.

II suo sorriso svanì quando mi porse il passaporto e un biglietto d’andata per gli Stati Uniti… dicendomi con un pesante accento peruviano di non tornare mai più.

 

 

RINGRAZIAMENTI

La stesura di questo libro ha coinvolto così tante persone che sarebbe impossibile nominarle tutte. Ma devo un grazie speciale a Alan Schields, Jim Gamble, Mark Lafountain, Marc e Debra McElhaney, Dan Questenberry, BJ Jones, Bobby Hudson, Joy e Bob Kwapien, Michael Ryce, autore delle cassette «Why is this happening to me again» e, soprattutto, a mia moglie Salle.

 

 

 

 

 

 

Storia di un libro che è diventato un fenomeno

Dopo un tranquillo viaggio turistico in Perù, James Redfield, avvocato e psicoterapeuta infantile, scrive un romanzo d’azione filosofica e decide di investire tutti i suoi risparmi per stamparlo in proprio e distribuirlo nelle piccole librerie alternative. Uscito nel 1993 in sole 3000 copie, La profezia di Celestino diventa in poche settimane, grazie al tam-tam dei lettori entusiasti, un bestseller vendendo 100.000 copie. L’editore Warner per 800.000 dollari ne acquista i diritti e a fine febbraio 1994 fa una prima tiratura di 250.000 copie. In sole sei settimane escono nove ristampe… ed è in testa a tutte le classifiche americane.

Ben presto il libro viene venduto all’estero e pubblicato in Germania, Inghilterra, Olanda, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Francia, Spagna, Portogallo, Giappone, Brasile, Messico, Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Grecia, Corea, Israele, Polonia e naturalmente in Italia da Corbaccio.

Nel frattempo l’autore prepara insieme alla scrittrice Carol Adrienne la Guida alla profezia di Celestino, prezioso manuale di supporto per ampliare la conoscenza contenuta in ciascuna delle Nove Illuminazioni della Profezia.

In tutto il mondo cresce l’entusiasmo e la voglia di approfondimento dei temi trattati nella Profezia di Celestino e si vanno costituendo gruppi di studio.

James Redfield comincia a pubblicare mensilmente una newsletter, The Celestine Journal, che contiene le sue riflessioni sulla rinascita spirituale del nostro pianeta e di ciascuno di noi, aprendo così un filo diretto con i numerosissimi lettori.

Intanto arriva in libreria il tanto atteso seguito della Profezia, La Decima Illuminazione: il grandissimo popolo della New Age può finalmente aggiungere un prezioso tassello in quel cammino di ampliamento degli orizzonti, un ulteriore passo per raggiungere la consapevolezza e per scoprire la propria missione nel mondo.

Si fa urgente anche la necessità di aiutare le persone in questo

percorso e di nuovo con l’efficace collaborazione di Carol Adrienne, Redfield scrive anche la Guida alla Decima Illuminazione. In Italia, dove il successo del fenomeno Celestino è strepitoso, come nel resto del mondo, vengono organizzati seminari, conferenze, corsi di studio e approfondimento.

Per capire, con l’aiuto delle cifre, l’entità del fenomeno Celestino, basta dire che negli Stati Uniti fino a oggi, La profezia di Celestino ha venduto oltre otto milioni di copie. In Italia ha superato le 800.000 ed è alla quarantaduesima edizione. La Decima Illuminazione ha superato le 250.000 copie, la Guida alla profezia di Celestino e la Guida alla Decima Illuminazione hanno raggiunto le 150.000 copie.

Nel 1998 è uscita La Visione di Celestino, e nel febbraio 2000, il nuovo romanzo: Il segreto di Shambhala (3 edizioni).

Nel settembre 2002 è uscito II lato spirituale della vita, scritto con Michael Murphy e Silvia Timbers.