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Jon Stone
Cara signora Breslyn,
spero che questa lettera la trovi in buona salute e le rechi un minimo di pace. Un collega mi ha riferito che la persona dietro l’attacco ad Abuja è stato identificato come un certo Sambisa Yemi, noto componente di un gruppo terroristico islamico del Nord della Nigeria. Erano presenti dei testimoni quando il signor Yemi ha personalmente legato il pacco esplosivo addosso a una giovane donna di nome Asama Musa, e ha ordinato ad altri di accompagnarla al caffè che costituiva il loro obiettivo. Dal canto suo, anche la signorina Musa era una vittima. Era stata portata via dalla sua famiglia dal signor Yemi e tenuta in ostaggio come una schiava per circa quattro anni. Il mio collega mi dice che il signor Yemi ha ammesso il suo ruolo nella vicenda nel corso di almeno due conversazioni private e, interrogato, ha fornito una piena confessione.
Ho provveduto a inoltrare queste informazioni alle autorità competenti. Le ruote della giustizia si metteranno in movimento, ma senza il signor Yemi. È stato ucciso ieri sera vicino al villaggio di Yana. È assai probabile che la sua morte sia il risultato di un conflitto tribale, ma non lo sapremo mai. Fino a questo momento, nessuna persona o gruppo ne ha rivendicato l’uccisione.
Quando rientrerò dall’estero, spero che lei mi permetterà di venire a trovarla. Mi piacerebbe sapere di più su Jacob.
Il suo amico,
J. Stone