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Elvis Cole
Con così tante persone ammassate in uno spazio ridotto, il calore dentro l’ufficio aumentò rapidamente. Il comandante dell’unità d’emergenza e Kelman erano sul davanti, vicino alla vetrina. Il comandante aveva un microfono per comunicare con gli agenti posizionati all’esterno. Darrow era più vicino a noi e aveva una cuffia radio per poter parlare con Hess. Hess era a bordo della Volvo di Amy.
Gli agenti si erano quasi ammutinati quando Hess aveva annunciato che sarebbe stata sull’auto, ma lei aveva tenuto duro e ordinato di guardarle le spalle. L’agente speciale responsabile impegna chi vuole. Stava proprio cominciando a piacermi.
Joe e io eravamo con Jon e Amy sul retro. Amy era avvolta in un giubbotto antiproiettile così pesante da fermare un rinoceronte. Jon e io l’avevamo fregato dal veicolo dell’unità d’emergenza.
Amy era nell’ufficio perché doveva rispondere al telefono. Se Colinski avesse chiamato, si aspettava che fosse lei a rispondere. E lei doveva vedere cosa succedeva per poter rispondere a tono.
Quando finalmente il telefono squillò, tutti i presenti si voltarono verso Amy, tranne il comandante dell’unità d’emergenza che continuò a tenere lo sguardo puntato sulla Volvo.
«Pronto?»
Amy rimase in ascolto.
«Sì, sono qui. Sto aspettando.»
Amy alzò una mano e Darrow sussurrò a Hess: «Faccia segno con la mano, la vedono».
Dentro la Volvo, Janet Hess fece un cenno con la mano.
Amy abbassò il telefono.
«Stanno arrivando. Ha detto dieci secondi.»
Darrow ripeté l’informazione a Hess e il comandante mormorò qualcosa nel microfono.
Una Camaro color bronzo svoltò imboccando il varco d’accesso, venne avanti e si fermò. Entrambi gli agenti sollevarono i binocoli e immediatamente Kelman identificò gli occupanti.
«Sturges alla guida. Al posto del passeggero Remi Jay Wallach, è il loro esperto di esplosivi. Un maschio sul sedile posteriore, ma non riesco a vederlo.»
Strinsi gli occhi per mettere a fuoco meglio.
«Non vedo Colinski. Colinski non è a bordo.»
Mi rivolsi a Darrow. «Glielo dica. Lui non è con loro» esclamai con durezza.
Darrow la informò e chiese cosa doveva fare.
«Cosa facciamo? Aspettiamo? Lui non c’è.»
Sturges scese dall’auto. Restò a guardare la Volvo per alcuni secondi, poi allargò le mani, come per chiedere cosa diavolo stesse aspettando.
Attirai Darrow vicino a me e parlai nel suo microfono. «Non scenda, Hess. Colinski vi sta osservando. Vedrà che lei non è Amy.»
Sturges si voltò per risalire sulla sua auto, e Darrow urlò, ripetendo l’ordine di Hess: «Prendeteli! Adesso! Viaviavia!».
Io ero uno spettatore. Rimasi a guardare da dentro una scatola di vetro gli altri che facevano il lavoro.
A quel comando, gli agenti dell’unità si precipitarono fuori dai loro nascondigli lungo il muro e da dietro l’ufficio, e una voce amplificata urlò degli ordini agli occupanti della macchina. Sturges si tuffò dietro il volante e diede gas. Immagino pensasse di poter scappare come succede nei film. L’auto slittò di coda facendo fumare gli pneumatici posteriori. Dal sedile dietro partirono dei lampi, pochi all’inizio, poi una lunga, folle successione che descrisse un arco senza senso. La portiera del passeggero si spalancò. Il passeggero cadde fuori, o forse si gettò, e comunque appena in tempo. Gli agenti si misero all’opera con i fucili d’assalto, facendo a pezzi la macchina e le persone al suo interno. Quando Sturges fu colpito me ne accorsi subito perché il suo piede si staccò dall’acceleratore e gli pneumatici smisero di girare a vuoto. L’auto fece un balzo in avanti e andò a sbattere contro la Volvo con un rumore sordo.
Gli agenti si lanciarono sulla macchina, fecero stendere a faccia in giù l’uomo che era caduto fuori e misero in sicurezza la scena. Mi precipitai fuori per vedere come stava Hess, ma prima che potessi arrivare da lei era già scesa dalla Volvo e stava ridendo. Ero orgoglioso di lei. Se l’era cavata alla grande.
Era stata una giornata positiva. Amy era al sicuro e avrebbe ricevuto l’aiuto di cui aveva bisogno. Hess aveva tirato Scott fuori dai guai. La sua sospensione sarebbe stata ritirata e lui avrebbe potuto tornare al lavoro che tanto amava.
Era stata una giornata positiva sotto molti aspetti, ma avrebbe potuto andare meglio.
Avevo promesso a Scott che gli avrei consegnato Colinski.
Ma non l’avevo fatto.