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Rollins
Charles, con un buco nella testa grosso come un limone, gli occhi fuori dalle orbite e tutto sporco di sangue, gli ricordava il ragazzo nella casa, quel sacco di merda mandato da Eli che aveva dato inizio a tutto quel casino. Rollins avrebbe voluto mandare la foto a Eli e dirgli: “Visto? Brutto coglione, questa è tutta colpa tua”.
Ma non lo fece.
Era arrabbiato, ma le regole l’aiutavano a restare lucido. Rifletté attentamente sulla mossa successiva.
«Io mi accollo i duecentomila, Eli. Ci penso io a coprire la perdita, ma è venuto il momento di prendere le distanze.»
Duecentomila erano la cifra che Eli aveva pagato per gli esplosivi.
Quell’imbecille di Eli si incazzò.
«Di che perdita parli? Quella che dovrò sopportare io domani perché non posso fare il colpo?»
«Cerca di ragionare. Analizziamo bene…»
Eli lo investì.
«Io avrei guadagnato dai quattro ai sei milioni, domani. È questa la perdita che sei disposto a coprire?»
«Quando succede una cosa del genere, all’ultimo minuto, bisogna fare attenzione, Eli. È come un avvertimento.»
«Quello che ti do io è un avvertimento. Tu conoscevi i miei tempi. Sapevi che il furgone avrebbe trasportato questa cifra. Dai quattro ai sei milioni. Non oggi, non dopodomani, solo domani. Quell’esplosivo ci serve.»
«Quella donna mente, Eli. Te lo dico io. Dammi retta.»
«Sei disposto a coprire dai quattro ai sei milioni?»
«Capiteranno altre occasioni.»
«No. Ascoltami tu. Ce lo devi consegnare. Il tempo a mia disposizione scade ora.»
Eli riattaccò.