28

Carter si alzò in piedi quando il comandante della sezione Operazioni Speciali entrò nella stanza. Scott era già in piedi, con Maggie al suo fianco. Carter era tutto rosso in faccia per la collera.

«Comandante.»

Il comandante Mike Ignacio aveva gli occhi piccoli, il naso sottile e la bocca grande. Anche se la squadra Cinofila faceva parte della Divisione Metropolitana e Carter era nella Divisione Grandi Crimini, entrambe ricadevano sotto il comando della sezione Antiterrorismo e Operazioni Speciali. Essendo uno degli assistenti capo della sezione, Ignacio dirigeva quelle due divisioni più altre tre. Parlava rapidamente e si muoveva come uno che deve destreggiarsi tra mille cose. Scott gliene aveva fornita una in più.

«Perché questo cane è qui?»

«È mia, signore. Il mio veicolo ce l’ha la Scientifica e la mia auto personale non è attrezzata per…»

Ignacio lo interruppe. «Poteva lasciarla al centro.»

«Non ne ho avuto il tempo, signore. Il detective Carter voleva vedermi subito.»

«Ho capito. Va bene.»

Ignacio lanciò un’occhiata a Carter e si appoggiò alla parete. Erano di nuovo nella sala riunioni, che ora Carter usava come quartier generale della task force. Sul tavolo erano sparpagliati fascicoli e classificatori, più due computer. Carter aveva il nodo della cravatta allentato e la pelle lucida, come uno che ha un gran bisogno di farsi una doccia.

Ignacio sorrise a Scott.

«Sta cercando di rovinarmi la giornata, agente?»

«Non sapevo che Cole fosse sotto sorveglianza, e nessuno mi aveva detto di stare alla larga da lui. Stavo solo tentando di rendermi utile.»

Ignacio lanciò un’altra occhiata a Carter.

«Allora cosa vuoi, Brad? Vuoi sporgere reclamo al personale?»

«Voglio essere sicuro che non accada più una cosa del genere.»

«Posso garantirti che non accadrà più. E questo è ciò che voglio io: vorrei che la faccenda venisse sistemata in modo da non dover chiamare la polizia metropolitana e ricoprire di merda questo agente. Va bene?»

Ignacio non attese una risposta.

«Russ? Problemi?»

Scott non era stato presentato quando era arrivato Mitchell, ma Scott capì chi era da quello che veniva detto. Russ Mitchell era l’agente della Sicurezza Interna che collaborava con Carter e Stiles.

«Ho qualche domanda. Magari da questa avventura può venirne del buono.»

«Sarebbe bello, una volta tanto» osservò Carter.

Ogni volta che apriva bocca, Carter riusciva a prendere Scott di contropelo.

«Non stavo cercando di mandare a monte la sua indagine.»

Stiles andò alla porta. Entrò un detective con un tablet e l’aria da duro. Stiles lo presentò come Warren Hollis, uno dei detective della task force.

Carter fece un gesto con la mano in direzione di Scott.

«Fagli vedere.»

Hollis tenne il tablet in modo che Scott potesse vedere una foto di Cole, Pike e Jon Stone sul patio di Cole. C’era anche lui, sullo sfondo, in cima al pendio.

Cole aveva ragione. La squadra di sorveglianza lo teneva d’occhio e aveva inviato quella foto alla task force.

«Se ci vuole aiutare, lo faccia» disse Carter. «A parte se stesso, riconosce gli uomini in questa foto?»

«Sì.»

«Conosciamo Cole e Pike» disse Hollis. «Chi è il biondo?»

«Jon Stone. È tutto quello che so di lui.»

Hollis guardò Carter e consultò una pagina di appunti.

«Non posso confermare il nome. Guida una Range Rover nera. Intestata a una società a responsabilità limitata che si chiama Three Sides LLC, indirizzo registrato una casella postale di West Hollywood. Nessun mandato, nessuna citazione in giudizio. Lui e Pike sono arrivati contemporaneamente, Pike a bordo della Jeep, il biondo sulla Rover.»

Carter spostò lo sguardo su Scott.

«Cosa rappresenta per Cole?»

«Sono amici, credo. Ha fatto qualche battuta ma non ha detto granché. Pike ancora meno. Praticamente abbiamo parlato solo io e Cole.»

Carter manifestò tutta la sua impazienza.

«Era lassù con questa gente e non sa chi sono?»

«Non avevo idea che Cole fosse in compagnia.»

Hollis chiese se Stone avesse delle cicatrici o dei tatuaggi, o altre caratteristiche utili per risalire alla sua identità.

«Un metro e ottanta, ottantacinque chili, occhi castani. I capelli non sono naturali. Sono schiariti.»

Poi gli venne in mente un’altra cosa. «Sono quasi certo che sia un ex militare. Dell’esercito.»

«Ha detto in che corpo?»

«Ha detto che i cani come Maggie gli hanno salvato la vita. Stone ha scherzato sul fatto che Pike e Maggie erano due marines. Tipiche battute tra soldati e marines.»

Stiles fece un cenno con la testa in direzione di Hollis.

«Controlla. Jon Stone. Veterano. Esercito. Vedi cosa trovi.»

Hollis se ne andò con il suo tablet, e Carter tornò a rivolgersi a Scott.

«Allora, di cosa avete parlato lei e i suoi amici?»

Scott fece un resoconto accurato ma incompleto della loro conversazione, compresa l’ammissione di Cole di essere un sospettato e l’avvertimento a proposito della squadra di sorveglianza. Omise le parti in cui Cole gli aveva consigliato di chiamare Carter e si era offerto di aiutarlo. Non fece parola del gatto.

«Gli ho detto della bomba sulla mia auto, e gli ho chiesto il suo aiuto. Si è mostrato solidale, ma niente di più. Ha detto che mi avrebbe aiutato se avesse potuto, ma non mi ha dato alcuna informazione.»

«Gli crede?»

«Credo che sappia più di quanto dica. Ma non penso che c’entri qualcosa con Echo Park.»

Carter inarcò le sopracciglia.

«E come mai? È uno swami?»

Stiles si sporse in avanti con espressione seria. «Perché, Scott?»

«Ha chiesto se avevamo identificato il sospettato.»

Carter lanciò un’occhiata a Ignacio. «Probabilmente sono soci in affari.»

Scott scosse la testa, cercando di spiegare.

«No. Il modo in cui l’ha chiesto, il suo tono, l’atteggiamento. Sperava che gli dessi un nome. Credo sia rimasto deluso.»

Carter aggrottò la fronte, ancor più seccato.

«Lei cosa gli ha detto?»

«La verità. Che non l’abbiamo identificato.»

Carter alzò le mani in un gesto teatrale a beneficio di Ignacio. «Cristo, quest’uomo è un sospettato!»

Allargò le braccia in un gesto ancor più teatrale. «È questo che intendevo. Lui non deve sapere a che punto sono le nostri indagini.»

Scott si sentì arrabbiato e imbarazzato.

«Non sono andato lassù perché sono stupido. Cole e io abbiamo scambiato qualche parola la notte in cui l’avete interrogato, abbiamo scherzato sul fatto che ero stato lì lì per sparargli. Oggi lui ne ha riparlato. Ho pensato che avrei potuto tirargli fuori qualcosa se lui avesse saputo che l’uomo che aveva rincorso stava cercando di ammazzarmi.»

Mitchell parve interessato.

«Come hanno reagito Cole e i suoi amici quando lei gli ha detto della bomba?»

«È cambiato tutto. È stato come premere un interruttore. Hanno smesso di scherzare e hanno cominciato a fare domande.»

Mitchell si sporse in avanti.

«Sapevano degli esplosivi?»

Scott ripensò a quella parte della conversazione.

«No, più che altro mi hanno chiesto del sospettato. Il biondo, Jon Stone, mi ha chiesto se fosse lui il trafficante d’armi.»

Stiles piegò la testa di lato.

«Intende dire l’uomo che crediamo abbia cercato di ucciderla?»

«Sì. Ma io penso che me l’abbia domandato per via delle munizioni che abbiamo trovato. “È lui il trafficante d’armi?” Cioè, se era lui a vendere le munizioni. E questo è piuttosto strano. Mi ha chiesto se l’uomo avesse un accento particolare.»

Stiles prese un appunto.

«Questa è una domanda curiosa. Un accento particolare. L’ha chiesto Stone?»

«Sì.»

Carter lanciò un’occhiata a Stiles come se fosse seccato per quella domanda.

«Cos’altro? Fine della conversazione?»

Scott ci pensò su.

«Ha chiesto a che punto eravamo, se stavamo facendo progressi. Nient’altro. Visto che io non so a che punto siamo e se stiamo facendo progressi, non potevo dirgli nulla.»

A Carter non sfuggì l’osservazione sarcastica e fece per dire qualcosa, ma Ignacio lo bloccò.

«Russ? Per te va bene?»

«Nessun problema. Mi sembra molto rumore per nulla.»

Mitchell guardò Carter e gli rivolse un sorriso a denti stretti.

«Dovremmo piazzargli addosso una microspia e rispedirlo lassù, Carter. Chissà cosa scopriremmo.»

Ignacio si staccò dalla parete per stringere la mano a Mitchell.

«Grazie, Russ. Scusa per il disturbo.»

«Nessun danno, nessun problema. Avrebbe potuto andare peggio.»

Nella sala calò il silenzio finché Mitchell non se ne fu andato, poi Ignacio si rivolse a Scott.

«Secondo lei cosa sta pensando? Che siamo una manica di dilettanti? Sono in imbarazzo. Lei è in imbarazzo, agente James?»

«Sì, signore. Mi dispiace se…»

«Non è in imbarazzo quanto dovrebbe, ma non mi pare che l’indagine del detective Carter sia stata compromessa, giusto, detective Carter?»

«No, purché Cole non la faccia franca.»

«Sono d’accordo. Per cui, a meno che Cole non salti sulla prima nave per la Cina, tu non presenterai un reclamo al personale, vero, Brad?»

«No, signore.»

Ignacio si voltò verso Scott.

«Stia lontano da Cole. È un ordine. Non si interesserà a questa indagine senza il consenso del detective Carter. Siamo intesi?»

«Gradirei essere tenuto informato. Non so se stanno facendo progressi né come stiano procedendo. Con il dovuto rispetto, signore, ma qui c’è in ballo la mia vita.»

«Tienilo informato» ordinò Ignacio a Carter.

Si voltò per andarsene ma, arrivato sulla porta, si fermò.

«Lo prenderemo. Ogni agente di questo edificio, ogni agente di questa città… ci siamo dentro insieme. Lo prenderemo.»

Dopo che Ignacio aveva lasciato la sala, Carter si infilò la giacca e si rivolse direttamente a Stiles, ignorando Scott. «Mettilo al corrente mentre guarda le foto segnaletiche.»

Carter uscì senza voltarsi.

Stiles si massaggiò la fronte e Scott pensò che sembrava ancora più stanca di Carter.

«Nella maggior parte dei casi, se hai dei testimoni, delle impronte sull’arma, sei a posto. Questa volta è diverso. Tutta quella candeggina, quell’ammoniaca, Gesù, non c’è neppure un’impronta. E i vicini, nessuno sa chi si occupava della casa.»

Spinse un raccoglitore blu verso di lui.

«Foto segnaletiche.»

Scott mise la mano sul raccoglitore ma non l’aprì.

«Io non credo di aver oltrepassato il limite.»

«Invece sì. So che è frustrato, ma dovrebbe scusarsi.»

«Non sono frustrato. Sono arrabbiato perché questo stronzo sta cercando di uccidermi. Io voglio prenderlo.»

«Anche noi lo vogliamo. Che ci creda o no, vogliamo prenderlo più di quanto lo voglia lei. Ha senso?»

«No.»

«Se quell’uomo la uccide, noi dovremo convivere con questo.»

Scott aprì il raccoglitore. La prima foto segnaletica non sembrava diversa dalle altre duecento che aveva già esaminato.

«Vi sbagliate sul conto di Cole.»

«Ci siamo già sbagliati altre volte.»

«Potremmo convincerlo a collaborare.»

«Guardi le foto. Quando ha finito, ce ne sono molte altre.»

Scott voltò la pagina. La faccia che lo guardava non assomigliava neanche un po’ a quella dell’uomo con la giacca sportiva.

La promessa
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