21

Nell’incubo di Scott, l’uomo in giacca sportiva uscì dalla casa mentre un elicottero tuonava sopra la sua testa, così basso che gli alberi tremavano, sferzati dall’aria. L’uomo aveva il volto coperto da schizzi di sangue e cervello, e teneva sul palmo della mano la scatola che gli avevano piazzato sotto la macchina.

La porse a Scott e disse: “Boom”.

Scott si voltò per scappare e si ritrovò su una strada del centro, davanti al killer di Stephanie, un uomo grande e grosso, vestito di nero da capo a piedi, con un passamontagna. L’uomo alzò un AK-47 e disse: “Tu sei il prossimo”.

Dalla bocca del mitra esplose un lampo giallo e Scott si svegliò di soprassalto, nell’atto di gettarsi di lato, fuori dalla linea di fuoco, e si ritrovò sul divano. Ogni volta si svegliava allo stesso modo. Tremante e madido di sudore.

Il grosso muso di Maggie era lì, a pochi centimetri dal suo volto, le orecchie piegate e lo sguardo triste. Come lui andava da Maggie quando lei aveva un incubo, Maggie andava da lui.

«Scusa, piccola. Questa volta è colpa mia.»

Maggie girò in tondo, trovò un posto che le piaceva e si accucciò.

Scott guardò l’ora. Si era addormentato dopo cena, e adesso erano le nove appena passate. Aveva rifiutato l’offerta di ospitalità da parte di Cowly, e ora ne era doppiamente felice. Lei sapeva dei suoi incubi, ma non l’aveva mai visto in quelle condizioni, agitato e fradicio di sudore. Il solo pensarci lo metteva in imbarazzo.

Scott si alzò e andò in bagno. Maggie si alzò in piedi e lo seguì.

Lui si tolse la maglietta, si lavò la faccia e il collo. Ma si sentiva ancora sporco, e così si spogliò e fece una doccia. Quando uscì, Maggie era sulla soglia che l’aspettava.

L’armadietto delle medicine era pieno di flaconcini marroni. Antidepressivi. Farmaci contro l’ansia. Analgesici e antinfiammatori. Tutti allineati, in attesa. Aprì l’anta a specchio, li guardò, richiuse l’anta e abbassò gli occhi su Maggie.

«Ci siamo dentro insieme, marine Maggie. Se non li prendi tu, non li prendo neanch’io.»

Maggie dimenò la coda battendola sul pavimento.

Thump thump thump.

Scott parlava col suo cane. Un tempo la cosa lo preoccupava, ma poi aveva scoperto che anche gli altri conduttori parlavano con i loro cani. Finché Maggie non ti risponde, gli aveva detto Leland, è tutto normale.

«Cosa ne dici di andare a fare una passeggiata?»

Maggie si rimise in piedi con un po’ di fatica e corse alla porta. Non parlava, ma conosceva la parola “passeggiata”.

Scott si vestì e la trovò che l’aspettava in soggiorno. Vivevano in una casetta presa in affitto da un’anziana signora di nome MaryTru Earle, vicino a Studio City Park. Aveva una camera da letto e un bagno, ed era piccola e appartata, protetta da un cancello di legno nel giardino sul retro della signora Earle. A Scott piaceva la tranquillità e alla signora Earle piaceva avere una volante della polizia parcheggiata davanti a casa. Gli aveva pure fatto uno sconto sull’affitto.

«Bocconcino» disse Scott.

Maggie si precipitò in cucina e rimase seduta eretta, immobile. Conosceva anche la parola “bocconcino”.

Scott prese un pezzo di mortadella dal frigo, ne tagliò due bei tocchetti e glieli lanciò, uno alla volta. Lei li afferrò al volo.

«Se le palle da baseball fossero fatte di mortadella, tu potresti giocare per i Dodgers. Su, andiamo.»

Gli cadde l’occhio sul laptop posato sul tavolo del soggiorno e si ricordò che doveva rispondere alla email di Stiles. Quando era arrivato a casa, aveva esaminato il file che lei gli aveva inviato. Conteneva quasi duecento foto segnaletiche, e nessuna assomigliava all’uomo con la giacca sportiva. Mentre le passava in rassegna cominciò ad arrabbiarsi: gli pareva che Stiles avesse ignorato la sua descrizione.

Scott aprì il laptop e digitò una risposta pungente, poi ci ripensò e si limitò a dirle che nessuno di quelli era l’uomo che lui aveva visto. Batté sul tasto di invio mentre Maggie dava zampate alla porta.

«Aspetta. Sto arrivando. Anch’io ho voglia di uscire.»

Scott prese due bottigliette d’acqua dal frigo, agganciò il guinzaglio, e la condusse oltre la casa della signora Earle, verso l’auto di pattuglia parcheggiata in strada. Henders e Martinez erano della stazione di Devonshire, nella parte nordoccidentale della Valley. Scott si sentiva in colpa per il fatto che i due erano bloccati lì a fare da baby-sitter e vagamente in imbarazzo perché il bambino era lui.

«Ho pensato che vi potesse far piacere un po’ d’acqua.»

Henders prese le bottigliette e ne passò una a Martinez.

«Grazie, amico. Ci fa molto piacere.»

«Non è stata una mia idea. Mi dispiace che siate inchiodati qui.»

Martinez si sporse per guardare oltre Henders.

«Ma figuriamoci. Piuttosto, sta bene?»

«Stiamo andando a fare una passeggiata. Se avete bisogno di usare il bagno, la porta è aperta.»

Martinez guardò l’ora.

«La prossima auto arriva alle dieci.»

Alle auto erano assegnati turni di due ore e il servizio era svolto dalle divisioni di North Hollywood, Van Nuys, Foothill e Devonshire. L’auto successiva avrebbe dato il cambio a Martinez e Henders da lì a mezz’ora. Probabilmente stavano morendo di noia e non vedevano l’ora di andarsene.

«Nessun problema. Non staremo via tanto.»

Scott svoltò verso il parco in fondo alla strada, e lasciò che fosse Maggie a stabilire l’andatura. Aveva voglia di chiamare Cowly, ma sapeva che avrebbe finito con il lamentarsi e non voleva fare la figura della lagna.

Pensò a Mantz.

“Parta dal presupposto che non è al sicuro. Questa persona è pericolosa.”

Fantastico.

Qualcuno aveva cercato di ucciderlo. Qualcuno aveva costruito un ordigno esplosivo con l’intento di ridurlo in cenere.

Scott non riusciva ad accettarlo. Aveva passato sette anni come agente di pattuglia. Ubriachi, stronzi, drogati l’avevano preso a pugni, gli avevano lanciato addosso mattoni e bottiglie, avevano cercato di sfondargli il cranio con una mazza da baseball. Gli avevano sparato due volte, e aveva rischiato di morire, ma quella violenza era spontanea, casuale, nasceva dalle circostanze del momento. Questo era diverso. Un killer aveva deliberatamente pianificato di ucciderlo.

“Questa persona è pericolosa.”

Scott si voltò a guardare l’auto di pattuglia. Erano a metà strada tra la casa e il parco e la macchina sembrava lontanissima. Di colpo Scott si sentì vulnerabile e questo lo fece arrabbiare. Questa sarebbe stata la sua vita finché l’uomo con la giacca sportiva non fosse stato preso.

«Cosa dovremmo fare? Starcene lì fermi come un paio di anatre?»

Maggie dimenò la coda e trovò qualcosa di interessante in un cespuglio.

Carter e Stiles dovevano essere poliziotti di prim’ordine, ma le loro teorie sul conto di Cole non lo convincevano.

“Cole sa più di quanto dica.”

Il fatto che Cole avesse dei precedenti lo disturbava, ma quando avevano parlato, e anche la sera prima in strada, lui gli era parso un tipo a posto.

Scott seguì Maggie verso il parco. Cercò di riconsiderare Cole secondo le indicazioni di Stiles, come se lui avesse creato un diversivo in modo che l’uomo in giacca sportiva potesse fuggire. Continuava a sembrargli una forzatura. Cole gli era parso sincero, ma forse sapeva davvero più di quanto diceva.

Scott fece schioccare la lingua. Maggie rizzò le orecchie e lo guardò.

«Non aspetteremo che quel figlio di puttana ci uccida.»

Maggie si mise in posizione, in attesa di un suo comando.

Scott lanciò un’altra occhiata all’autopattuglia e prese una decisione.

Era fuori servizio, ma non fuori dai giochi.

La promessa
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