20

Carter si lasciò cadere sulla poltroncina occupata fino a un attimo prima da Mantz.

«Scommetto che si è pentito di essersi lasciato scappare quello stronzo, ieri sera.»

Scott si disse di lasciar correre ma sentì un nodo alla bocca dello stomaco.

«Mi sta provocando, Carter?»

Carter sollevò le mani. «Era uno scherzo. Ehi, io sono quello che sta cercando di trovarlo, quello stronzo.»

«Brad non voleva insinuare niente» disse Stiles.

Maggie cambiò posizione e uggiolò. Scott si rese conto che erano su quel pullman da quasi due ore, e si alzò.

«Abbiamo bisogno di una pausa pipì.»

Carter aggrottò la fronte, irritato.

«La faccia aspettare. Abbiamo un altro paio di domande da farle su ieri sera.»

«Brad, tra lei e questo cane, lei viene dopo.»

Scott raccolse il guinzaglio di Maggie e, uscendo, afferrò una bottiglietta d’acqua. Quando furono fuori si sentì meglio, ma era arrabbiato, e anche un po’ imbarazzato, per lo stupido commento di Carter.

La Mulholland si era trasformata in un parcheggio della polizia, con una fila di volanti e di berline prive di contrassegni che si estendeva dietro il centro mobile di comando ben oltre la curva. Vicino al pullman si era formato un capannello di agenti e detective. Scott vide Kemp e Mantz, e si accorse che l’attenzione dei presenti era tutta concentrata su una donna alta in uniforme sulla cinquantina. Era un vicecapo. Prendere di mira un agente di polizia era un atto di aperta aggressione, un evento che si verificava di rado. Persino i killer più spietati delle varie gang sapevano che non si ammazza un poliziotto, per cui era arrivato mezzo dipartimento.

Scott condusse Maggie a una quercia nodosa affacciata sulla Valley e pensò alle parole di Mantz. “Questa persona è pericolosa.”

Quando Maggie finì di fare i suoi bisogni, Scott si versò dell’acqua nella mano lasciando che lei la leccasse dal suo palmo. Maggie bevve finché non fu soddisfatta e Scott scolò quanto restava della bottiglia.

«James!»

Carter. Carter e Stiles l’avevano seguito fuori. Lui lo chiamò di nuovo mentre si avvicinavano.

«Le chiedo scusa, okay? Lasciamoci la cosa alle spalle e vediamo di prenderlo, questo tizio.»

Scott attese che gli fossero vicini.

«Cosa vuole sapere, Carter? Me lo chieda.»

«Ieri sera, quando ha visto Cole…»

Scott lo interruppe. «Cos’è questa ossessione per Cole? Parli con la gente che abita su quella strada. Magari loro sanno cos’è successo. E Carlos Etana? Quegli stronzi dei suoi amici potrebbero sapere qualcosa.»

Carter allargò le mani, cercando di apparire conciliante. «Lo stiamo facendo.»

Il telefono di Carter ronzò. Guardò il numero e lanciò un’occhiata a Stiles. «Sono loro.»

Si voltò per rispondere e si avvicinò al ciglio del pendio.

Stiles riprese da dove Carter si era interrotto. «Lo stiamo facendo, Scott. In questo momento i detective stanno parlando con i vicini. Stiamo risalendo agli amici e ai familiari di Etana e li interrogheremo.»

«Vi ho già detto cosa è successo con Cole, e ve l’ha detto anche Alvin. Cercava solo di dare una mano. A me è sembrato un brav’uomo.»

«Da quanto tempo lo conosce?»

«È mai stata morsa da un pastore tedesco?»

Stiles lanciò un’occhiata a Maggie.

«Non faccia la furba con me e io non farò il furbo con lei» disse Scott. «D’accordo?»

Stiles annuì lentamente.

«Cole è stato arrestato quattro volte, con accuse che vanno dal furto a intralcio alle indagini. Adesso non sembra più tanto un brav’uomo, vero?»

Scott rimase di stucco per quella rivelazione, ma c’era qualcosa che non tornava. Lo Stato della California non concedeva licenze da investigatore a persone con precedenti penali.

«Un momento. Credevo fosse un investigatore privato.»

«Le accuse di furto sono cadute. E l’intralcio gli è costato la licenza in un patteggiamento, ma in seguito la sentenza è stata riformata. Ha mai sentito parlare di Frank Garcia?»

«No.»

«Tortillas e chips Monsterito?»

«Certo. Le adoro.»

Carter concluse la telefonata e li raggiunse con il telefono stretto in pugno. A Scott parve furioso.

«Frank Garcia era una testa di cazzo, un criminale che ha fatto un miliardo di dollari.»

Carter e Stiles si scambiarono un’occhiata e qualcosa nello sguardo di Carter le fece capire che c’erano cattive notizie. Stiles ne prese atto e proseguì con calma nella sua spiegazione.

«Cole è un noto amico di Garcia, e si sa che Garcia ha legami con le gang.»

«La gang di Etana?»

Carter riprese il controllo della conversazione.

«Stiamo verificando, ma se Cole ha rapporti con un membro di una gang, perché non con un altro? Forse era lì per prendere Etana. O magari l’ha ucciso lui, ed è rimasto intrappolato nel blocco stradale prima di riuscire a scappare.»

Stiles sorrise come se non credesse a una sola parola, ma si guardò bene dal liquidare il ragionamento.

«Il punto è che non stiamo perdendo tempo se le facciamo domande su Cole. Okay?»

Scott non obiettò, ma quella storia sul conto di Cole gli sembrava proprio campata per aria.

«Okay, questo è importante» disse Stiles «quindi mi rinfreschi la memoria. Lei è corso verso il davanti della casa sperando che dentro ci fosse il sospettato. Mentre arrivava, ha visto il sospettato attraversare la strada quattro o cinque case più in giù, alla sua destra. Ed è stato in quel momento che il signor Cole ha attirato la sua attenzione sulla sinistra.»

«Sì. Esatto.»

«Quanto era distante Cole quando lei l’ha visto?»

«Un paio di case. Non lontano. Gli ho ordinato di fermarsi e lui si è fermato. Come vi ho detto stanotte.»

«In che modo il signor Cole ha attirato la sua attenzione?»

«Agitava le braccia. Urlava. Ha gridato che un uomo era scappato dalla casa e ha indicato la strada.»

«Lei si è voltato per guardare il punto che lui indicava?»

«Avevo la pistola puntata su Cole. Non ho distolto lo sguardo finché non è arrivato Alvin.»

Carter giocherellò con il cellulare. Scott non avrebbe saputo dire se fosse eccitato o nervoso.

«Possibile che Cole non stesse cercando di catturare il sospettato? Magari stava tentando di distrarla, o di avvisare il sospettato della sua presenza.»

«Non è andata così. Ha detto ad Alvin di aver visto il tizio molto prima che lui arrivasse da me.»

«Non fa differenza. Ha creato un diversivo per aiutare il sospettato a fuggire.»

Un telefono si mise a ronzare, ma questa volta era quello di Stiles. Lei guardò il messaggio e fece un cenno con la testa in direzione di Carter.

«Federales. Via libera.»

«Digli che arriviamo. Ci vediamo alla macchina.»

Carter si avviò a passo deciso verso il capannello di pezzi grossi. Parlottò con Mantz e con il vicecapo, poi anche Kemp si unì a loro.

«Guardi le foto» disse Stiles. «Il colore dei capelli e della pelle può variare, ma possiamo ritoccarli. Domani o dopodomani voglio che venga in ufficio.»

«Voi non eravate lì, Stiles. Cole non stava cercando di distrarmi.»

Kemp si staccò dal gruppo e venne verso di loro. Carter indicò Stiles, poi la fila di auto parcheggiate, e partì in quella direzione.

Stiles accennò un sorriso, non uno dei suoi sorrisi esagerati. Questo sembrava spontaneo.

«Cole sa più di quanto dica. Quindi mi faccia la cortesia, ripensi a ciò che ha fatto ieri sera in questa nuova ottica. Ne riparleremo.»

Stiles si affrettò a raggiungere Carter e incrociò Kemp che stava arrivando.

«Il sergente Leland è andato a prendere la sua auto. Accompagnerà a casa te e Maggie.»

«Grazie, tenente. Il tempo di fare una doccia e arrivo.»

«Non oggi. Resta a casa. Sei fuori servizio finché questa faccenda non sarà risolta.»

Scott sperò di aver capito male.

«Intende dire per oggi, o fino a nuovo ordine?»

«Fino a nuovo ordine. E l’ufficio relazioni con il pubblico ha annullato l’intervista di cui avevamo parlato. Non ritengono sia prudente che tu ti mostri in televisione.»

«Ma sono appena rientrato. Non voglio restare fuori servizio.»

«Questa è una faccenda seria, Scott. Metteremo un’auto di pattuglia davanti a casa tua, ventiquattr’ore su ventiquattro.»

«Io non voglio protezione. Cosa c’è di più sicuro che stare sul luogo di lavoro circondato da poliziotti?»

«È una decisione che viene dall’alto. Resterai a casa fino a nuovo ordine.»

Kemp tornò al gruppetto di pezzi grossi. Scott condusse Maggie lungo la fila di macchine per cercare Leland. Era arrabbiato e frustrato, e si chiese cosa sapesse Cole.

“Cole sa più di quanto dica.”

Arrivò Leland con la sua auto e fece segno a Scott di saltare a bordo. Scott aprì la portiera posteriore per far salire Maggie, ma lei non ne voleva sapere.

«Sali. Su, avanti, Maggie. Dentro.»

Alla fine Scott fu costretto a sollevarla di peso. Poi prese posto sul sedile del passeggero e Leland partì immediatamente. Stringeva il volante con la mano a cui mancavano due dita.

«Sono fuori servizio.»

«Me l’hanno detto.»

Leland guidava la più vecchia e la più sgangherata delle auto della Cinofila. Una vetusta Crown Victoria con quasi un milione di chilometri, ma pulitissima.

«È una stronzata.»

Leland non rispose. Il crepitio della radio era un rumore debole. Viaggiarono senza parlare per quasi quindici minuti prima che Leland infrangesse il silenzio.

«Tu e Maggie potete stare da me.»

Scott non riusciva a costringersi a guardarlo.

«Grazie, sergente, ma no. Abbiamo una cuccia. Non la lasceremo.»

Furono le ultime parole che scambiarono prima che Scott arrivasse a casa.

La promessa
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