16

L’X-Spot, il poligono di tiro al coperto, si trovava in un edificio bianco in cemento non lontano dal Bob Hope Airport a Burbank. La strada era fiancheggiata da edifici simili, ognuno con lo stesso piccolo parcheggio davanti, ma soltanto il lotto dell’X-Spot era circondato da una recinzione di rete metallica alta tre metri sormontata da filo spinato. Altro filo spinato tutto intorno al tetto. Si proteggevano dalle intrusioni.

Il parcheggio dell’X-Spot era pieno, e così lasciai l’auto in strada. Appena spensi il motore sentii il rumore di colpi di pistola sovrapposti e attutiti provenienti dall’interno.

L’ingresso dava su un atrio con un lungo bancone con un ripiano di vetro su cui erano esposte le pistole in vendita o in affitto. Una vetrata insonorizzata dietro il banco permetteva agli addetti di tenere d’occhio le corsie di tiro dall’altra parte. Al bancone c’erano un uomo con pochi capelli e la pancia sporgente e un altro più giovane con guance smunte e baffi. Quello con i baffi stava pulendo una pistola a un banco di lavoro mentre l’altro sedeva al bancone. Entrambi portavano pistole attaccate alla cintura. Rapinare un poligono di tiro non era una buona idea.

L’uomo calvo mi fece un cenno con la testa senza mostrare troppo interesse.

«Salve. Desidera?»

Posai la foto di Amy e la ricevuta sul bancone e mostrai la licenza.

«Elvis Cole. Sto indagando sulla scomparsa di questa donna. Vorrei parlare con l’istruttore di tiro e con chi ha effettuato la vendita.»

L’uomo guardò la ricevuta al rallentatore.

«È passato un bel po’ dall’ultima volta che Amy è stata qui. Come sta?»

«È scomparsa. Spero possiate dirmi perché voleva una pistola.»

L’uomo scivolò giù dallo sgabello come melassa che cola.

«Vado a chiamare Jeff.»

Si allontanò per andare a chiamare Jeff attraverso una porta in fondo all’atrio. Chiunque fosse Jeff.

«Sicché Amy è scomparsa, eh?»

L’uomo con i baffi mi osservava e intanto strofinava solvente sulla canna.

«Così pare. Lei la conosce?»

«Strana donna. Spero non si sia cacciata nei guai.»

Mi spostai lungo il bancone per andargli più vicino.

«In che genere di guai avrebbe dovuto cacciarsi?»

L’uomo si strinse nelle spalle.

«Era un po’ patetica. Mi faceva pena.»

Stavo per chiedergli perché gli facesse pena, quando l’uomo calvo tornò. Jeff era un tipo ben curato sulla cinquantina, e indossava jeans e una polo con il logo dell’X-Spot sulla parte sinistra del petto. La sua espressione esprimeva rammarico e dolore. Mi porse subito la mano.

«Jeff Lombardi. È successo qualcosa a Amy?»

«Le potrò rispondere quando la trovo. Conosce un motivo per cui potrebbe esserle successo qualcosa?»

«Ha detto che è scomparsa?»

«Da sei giorni. È scomparsa anche la sua pistola.»

Jeff lanciò un’occhiata all’uomo con i baffi.

«Non la vediamo da più di due mesi. Quasi tre.»

«Ha comprato qui una pistola sei mesi fa e ha imparato a sparare. Aveva paura di qualcuno?»

«Era matta» disse l’uomo calvo dal suo sgabello.

Mi voltai a guardarlo mentre la pesante porta in fondo al bancone si apriva. Gli spari attutiti si fecero improvvisamente forti e poi di nuovo smorzati quando la porta si richiuse. Ne uscirono un uomo e una donna che si tolsero le cuffie.

Lombardi mi sfiorò il braccio. «Meglio andare nel mio ufficio.»

Mi condusse in una stanza rivestita con pannelli di legno e arredata con una scrivania, un divano e un tavolino. Fotografie autografate di Lombardi con vari attori e altre celebrità ornavano le pareti. Lui mi fece segno di accomodarmi sul divano e si sedette alla scrivania.

«Cosa intendeva dire con “matta”?» chiesi. «L’altro, invece, ha detto che era strana.»

Lombardi si mosse sulla poltroncina, a disagio.

«Lei sa di suo figlio Jacob, di come è morto?»

«Sì.»

«Inizialmente non parlava mai di lui, ma poi, se scopriva che eri stato nel Golfo, be’, le cose che chiedeva mettevano a disagio la gente.»

Cercai di immaginarmi Amy Breslyn che arringava gli estranei parlando di Jacob e cominciai a provare una certa inquietudine. Forse era per lo stesso motivo che Lombardi si sentiva in imbarazzo.

«Cose a proposito di Jacob?» chiesi.

Mi guardò in modo strano, poi andò alla porta.

«Ehi, Gordon! Gordo! Vieni un minuto qui, per favore.»

Lombardi tornò alla scrivania e arrivò l’uomo con i baffi. Lombardi ci presentò. Gordon Hershel si era fatto due missioni in Medio Oriente guidando veicoli corazzati per l’esercito.

«Gordo, racconta al signor Cole cosa ti ha chiesto Amy.»

Gordon si strinse nelle spalle, come se fosse un po’ imbarazzato.

«Voleva sapere degli ordigni esplosivi improvvisati. Faceva un sacco di domande, tipo come si fanno, dove si prendono i componenti, e, insomma, era molto strano. Capisco la faccenda di suo figlio e tutto quanto, ma era strano.»

Lombardi annuì.

«Raccontagli di quell’altra cosa.»

Gordon parve ancor più imbarazzato.

«Quello che ha detto a me, o quello che ha detto a Timmy?»

«A te.»

«Chi è Timmy?» chiesi.

«Un cliente» rispose Lombardi. «Gordo?»

«Voleva parlare con loro.»

«Loro chi?»

«Al-Qaeda. Mi ha chiesto se sapevo come arrivare a loro. Un’altra volta mi ha chiesto se conoscevo qualche trafficante d’armi. Davvero strano.»

Lombardi annuì di nuovo.

«Grazie, Gordo. Ti spiacerebbe chiudere la porta?»

Uscendo, Gordon Hershel si richiuse la porta alle spalle. Lombardi tamburellò sulla scrivania, con un’espressione addolorata negli occhi.

«Questa donna piccolina e gentile, una persona davvero cara, che andava in giro dicendo di voler incontrare terroristi e trafficanti di armi, e follie del genere. Chiedeva ai reduci più giovani come fabbricavano le bombe i talebani, e di reti segrete di messaggistica, come se loro dovessero saperlo. La gente si lamentava. A me dispiaceva un sacco, per il fatto di suo figlio, ma le ho detto che doveva smetterla. E lei non è più tornata.»

Sospirò, come se non sapesse cos’altro dire. Neanch’io sapevo cosa dire. L’inquietudine si trasformò in un dolore acuto.

«Incontrarli per quale motivo? Pensava sapessero qualcosa di Jacob?»

«Suppongo di sì. Cosa avesse quella povera donna nella testa, io proprio non lo so.»

«Avete un istruttore che si chiama Charles?»

«No. Non c’è mai stato un Charles. Perché?»

«Amy potrebbe avere una relazione con un certo Charles.»

Si appoggiò allo schienale della poltroncina.

«Non mi sembrava tipo da relazioni. Ma d’altro canto non sembrava neanche una matta. Per lo meno all’inizio.»

Lo ringraziai e tornai alla mia auto.

Il sole splendeva alto nella Valley. Il cielo era sereno e il caldo stava aumentando.

L’interesse di Amy Breslyn per al-Qaeda, terroristi, trafficanti d’armi e ordigni esplosivi improvvisati aveva preoccupato gli uomini al poligono e ora preoccupava anche me.

Il cellulare trillò, ma questa volta non mi diede fastidio.

«Se ne stanno andando» disse Pike.

«Tutte e due le auto?»

«La Ford si è allontanata dieci secondi fa. La Dodge sta partendo adesso.»

«Sto rientrando. Cosa ne dici di venire su da me più tardi? Ho bisogno del tuo aiuto.»

«Certo. Per cosa?»

«Cose che scoppiano.»

Amy Breslyn sapeva già come fare gli esplosivi. Forse adesso voleva fare le bombe.

La promessa
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