15

La Everett’s Natural Creations si trovava su una strada alla moda di Los Feliz costellata di scuole di musica, fornitori di caffè artigianali e taquerías che vendevano tacos a otto dollari l’uno. Lo stile ha il suo prezzo.

Parcheggiai dietro l’angolo ma non scesi dall’auto. La polizia doveva stare addosso al proprietario della casa di Lerner, ma era possibile che l’attuale proprietario non avesse mai avuto Lerner come inquilino. I contratti d’affitto erano una miniera di informazioni: spesso contenevano molti dati. Chiamai un agente immobiliare che conoscevo, Laura Freeman.

Undici anni prima Laura e io eravamo usciti insieme e ci eravamo divertiti un sacco, ma il giorno dopo lei aveva conosciuto l’uomo che avrebbe sposato. Anche il marito faceva l’agente immobiliare, e quando si erano conosciuti stava cercando di decollare come costruttore. Era intelligente, lavorava sodo e insieme avevano fatto crescere l’attività, passando dalla costruzione di casette monofamiliari agli shopping center. Buon per lei, male per me. Laura rispose al primo squillo.

«Fammi un favore e potrai dire a tutti che sono il tuo fidanzato» dissi.

«Chi parla?»

Spiritosa.

«Ho bisogno dello storico di una proprietà di Echo Park.»

«Abitativa o commerciale?»

«Abitativa.»

Le diedi l’indirizzo insieme al numero del cellulare usa e getta.

«Ci manchi. Quand’è che vieni a cena?»

«Quand’è che Donald è via?»

Altra battuta. Più o meno riuscita.

Mi disse che non ero per niente bravo a fare il cascamorto e che mi avrebbe telefonato quando avesse avuto l’informazione, poi buttò giù. Non era la prima volta.

Scesi dall’auto ed ero quasi arrivato da Everett’s quando trillò il cellulare. Era Pike.

«È tornata la Dodge insieme a una Ford blu scuro.»

Con la Ford erano tre.

«Sorvegliano la mia auto?»

«La Ford sì. Gli occupanti della Dodge si sono avviati per la strada antincendio venti minuti fa. La mia ipotesi è che quelli della Sentra stiano risalendo dall’altra parte. Ti stanno cercando.»

«Resteranno delusi.»

Pike rimase in silenzio per un momento, poi riattaccò. Ad aspettarsi di più si restava delusi.

Everett’s era un’esplosione di colori. Composizioni di fiori recisi e piante in vaso erano esposte su tavoli e piedistalli e pendevano dal soffitto. Vasi contenenti altri fiori erano posati per terra e su delle scaffalature lungo le pareti. I fiori erano pieni di vita e di colore, però privi di profumo. Il negozietto odorava di piante, ma non di fiori.

Una giovane donna con i capelli scuri tagliati corti e un paio di occhiali dalla montatura spessa era impegnata a prendere un ordine telefonico al banco. Una seconda donna e un uomo sulla quarantina stavano disponendo dei fiori su un bancone da lavoro dietro di lei. La seconda donna indossava un top bianco che metteva in mostra un enorme pavone tatuato sulla spalla. L’uomo stava infilando delle rose viola e rosa in un pesante vaso di vetro. Le rose erano così fitte che formavano una palla.

Sorrisi alla ragazza che era al telefono. Lei alzò un dito, chiedendomi di aspettare. Finì di scarabocchiare qualcosa, posò l’ordine sul bancone e venne da me.

«Scusi. Spero non abbia bisogno di una consegna per oggi. Ci stiamo sbattendo per far partire l’ultimo furgone.»

L’uomo che stava sistemando le rose disse ad alta voce, girandosi appena: «E quanto! Sapesse com’è stressante creare bellezza!».

La ragazza alzò gli occhi al cielo. «Lui adora sbattersi.»

«Oh, piace anche a te!» ribatté l’uomo.

La ragazza aveva un bel sorriso.

«Okay, cosa possiamo fare per lei ora che sa che non possiamo servirla?»

L’uomo alzò gli occhi dalle rose.

«Parla per te, tesoro. A qualcuno di noi, qui, piacerebbe un mondo servirlo.»

La ragazza ridacchiò.

«Dovreste portarlo in giro, questo spettacolino. Siete molto divertenti.»

L’uomo allargò le rose.

«Qualcuno di noi ha molti talenti.»

La ragazza alzò di nuovo gli occhi.

«È incorreggibile. Cosa posso fare per lei?»

Le mostrai la foto che avevo scattato al biglietto che accompagnava le rose consegnate a Amy Breslyn.

«Ci avete consegnato dei fiori, ma non sappiamo chi li ha inviati.»

«Qui dice Charles.»

«Dice Charles, ma non c’è il cognome. Noi conosciamo cinque Charles. Potreste per favore vedere chi li ha mandati? Vogliamo rispondere con un biglietto di ringraziamento.»

L’uomo con le rose fece un verso come se stesse per svenire. «Ha detto per favore. Ommioddio, dovete aiutare questo poverino, ha detto PER FAVORE

Poi si fece tutto serio, come se cercare l’ordine richiedesse una grande concentrazione.

«A chi erano indirizzati i fiori?»

«Amy Breslyn.»

Gli feci lo spelling di Breslyn.

L’uomo mi osservò mentre la ragazza andava a un computer. Le sue mani non smettevano di sistemare le rose.

«Lei non assomiglia a una Amy. È per caso Dorothy?»

«È mia moglie.»

«Peccato!»

La donna con il pavone gli diede un colpo con l’anca.

«Ma non la smetti mai?»

«No, io smetto solo quando sono TUTTI soddisfatti!»

La ragazza digitò il nome di Amy sul computer e fece un’espressione avvilita.

«Mi dispiace. Erano molto belle, ma sono state pagate in contanti. Non ci sono informazioni sul cliente.»

Fregato. Se Charles avesse usato una carta di credito sarei stato a posto, ma Charles aveva pagato in contanti. Rimasi a fissarla, pensando ai contanti, poi alzai lo sguardo in cerca di una telecamera. Il soffitto era spoglio.

«Avete una telecamera di sorveglianza?»

L’uomo si fece una risata. «Everett è troppo spilorcio. Se facessimo sesso qua dentro, allora potrebbe anche spendere soldi per una telecamera, ma altrimenti, per carità!»

«Forse chi l’ha servito si ricorda che aspetto aveva. Se me lo descriveste, potrei riconoscerlo.»

La ragazza sembrava esasperata.

«Qui entrano almeno cento clienti al giorno.»

L’uomo le lanciò un’occhiata. «Quanto costava la composizione?»

«Jared!»

«Hai detto che era bella. Stavo solo cercando di aiutare questo signore.»

«Trecentosessanta più le tasse. Una dozzina di rose da giardino Pink Finesse.»

Jared fece un gran sorriso.

«Qualcuno voleva fare bella figura. Quando è stato?»

La ragazza lesse dal cartellino.

«Nove giorni fa. Una dozzina di rose da giardino Pink Finesse. Trenta dollari l’una compreso il vaso. Totale trecentosessanta più le tasse.»

Lui ci pensò su un momento.

«Ero qui, ma non l’ho servito io. Me lo ricorderei.»

«Io non sono stata» disse la fiorista con il pavone. «Io ho lavorato con le rose pesca e quelle gialle.»

Sorrisi ai tre. Il loro negozio era pieno di centinaia di rose di ogni colore immaginabile.

«Con tutte le composizione che preparate, vi ricordereste di queste?»

«Ma certo!» rispose Jared. «Le rose da giardino profumano. Le rose come queste durano molto più a lungo, ma non hanno profumo. Una rosa senza profumo è come un amore non corrisposto, non le pare?»

«Ho pensato la stessa cosa proprio stamattina.»

«Ne ordiniamo poche alla volta perché deperiscono in fretta. È per questo che costano così tanto. Riesce a immaginare qualcosa di più tragico? Più una cosa è bella, più effimera è la sua vita.»

Jared era proprio un bel tipo.

«Forse è stato Everett a prendere l’ordine.»

Jared fece un’altra risata. «Everett? Figuriamoci! Vediamo, nove giorni fa… Probabilmente c’era Stacey. Stacey e forse Ilan.»

Scrissi il mio nome e il nuovo numero di telefono su uno dei loro biglietti.

«Potreste chiederglielo? Magari Stacey o Ilan hanno preso nota del suo cognome. Sarebbe molto importante.»

La ragazza guardò il biglietto come se non sapesse cosa farsene e Jared finalmente si voltò. Mi osservò curioso e pensieroso.

«Mmh, io credo ci sia sotto qualcosa.»

Adesso anche la donna con il pavone e la ragazza al banco mi osservavano.

«Cosa?» dissi.

Jared fece un gran sorriso.

«Tutta questa fatica solo per mandare un biglietto di ringraziamento?»

Distolsi lo sguardo. Cercai di assumere un’espressione imbarazzata e una voce roca.

«Amy dice che è soltanto un amico, ma io ho trovato il biglietto e non so cosa pensare. Voglio solo che qualcuno mi dica la verità.»

Jared mi fissò per qualche istante e prese il biglietto.

«Chiederò agli altri.»

La ragazza al banco si sistemò gli occhiali, nervosa.

«Non credo che Everett approverebbe, Jared.»

«Everett non capisce niente.»

Sembrava risentito.

Jared si infilò il biglietto in tasca e tornò alla sua composizione.

«Grazie, Jared» dissi.

«Everett è uno stupido.»

Non ero l’unico che nascondeva qualcosa.

Il telefono trillò mentre uscivo. Speravo fosse uno dei Lerner o Jennifer Li, e invece era solo un messaggio vocale. Laura Freeman.

“Guarda la posta elettronica. La proprietà è di un certo Juan Medillo. Ti ho allegato i dati fiscali. Non sono strabiliante? Se hai domande, chiama. Oppure chiama comunque. Donnie non sopporta quando flirti con me.”

La sua risata ricordava un carillon e mi fece sentire meglio.

Strabiliante.

Stavo ancora sorridendo quando salii sulla Lexus, ma nel vedere la ricevuta degli acquisti fatti da Amy all’X-Spot il sorriso svanì.

Avviai la macchina e mi diressi a nord nella Valley, chiedendomi perché mai Amy Breslyn avesse acquistato una pistola nove millimetri e cosa intendesse farne.

La promessa
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