8

Tirai fuori la chiave e la busta con il codice dell’allarme, e suonai il campanello. Cercai di assumere un’aria sorpresa quando la donna venne ad aprire la porta.

«Oh, salve. Non mi aspettavo di trovare qualcuno in casa.»

«Desidera?»

Aveva un lieve accento spagnolo e una voce affabile. Tra i quaranta e i cinquanta, occhi gentili.

Lanciai un’occhiata oltre la donna, come se cercassi di guardare dentro.

«Amy non c’è, vero? Mi hanno detto che era fuori città.»

La donna sorrise con aria disponibile.

«No, è partita. Andata via la scorsa settimana.»

Concordava con quanto mi aveva detto Meryl, ma mi sorprese comunque.

Le mostrai la chiave, tenendo la busta in modo che la domestica potesse vedere il logo della Woodson Energy Solutions.

«Certo. È per questo che mi hanno dato una chiave. Eddie Cole. Lavoro con Amy alla Woodson. Mi hanno mandato a prendere un rapporto che lei ha dimenticato di riportare in azienda.»

Mossi un passo, ma lei non si scostò.

«Mi dispiace, la signora Amy non me l’ha detto.»

Annuii sorridendo, come per dire che nessuno si aspettava che lei fosse a conoscenza della cosa.

«Non c’è problema. Ha spiegato a Meryl dove l’ha lasciato. Sulla scrivania al piano di sopra, ha detto. Un raccoglitore blu della marina. Ci serve, in ufficio.»

Mi avvicinai un po’ di più e mostrai di nuovo la busta. Il raccoglitore non mi interessava, era solo una scusa per parlare con lei.

La donna arretrò di un passo.

«Dove ha detto che è?»

«Su di sopra nel suo studio. Se lo vedo lo riconosco.»

«Posso accompagnarla.»

«Sarebbe fantastico. La ringrazio molto.»

Le passai davanti e le tesi la mano. Quando voglio, so essere irresistibile.

«Io lavoro per Meryl. Lei come si chiama?»

«Imelda Sanchez.»

«Imelda, lei è fantastica. Un minuto e tolgo il disturbo.»

Trattenni la sua mano un po’ più a lungo del necessario e mi girai ad ammirare la casa.

«Che bella casa! Non sono mai stato qui prima d’ora, sa? Immacolata. Ed è tutto merito suo. Uno splendido lavoro.»

Imelda era raggiante.

«Non è difficile. La signora ama la pulizia.»

Continuai a chiacchierare amabilmente mentre la seguivo su per le scale e mi rispose altrettanto amabilmente. La gente dà quello che riceve. E lei non aveva fretta che io me ne andassi. La casa era così pulita che non aveva niente da fare.

«Da quanto tempo lavora per Amy, Imelda?»

«Sei anni e mezzo il prossimo maggio, due giorni alla settimana.»

«Anche quando lei è via, come adesso?»

«Oh, sì.»

Si fermò davanti allo studio e mi sfiorò il braccio come se stesse per confidarmi un segreto.

«Questa casa non ha bisogno di essere pulita. Mi fa venire così io non perdo la paga. È una cara signora.»

«Sì, è vero. In ufficio tutti le vogliono bene.»

Varcammo la soglia dello studio ma non ci addentrammo.

«Quanto starà via?»

«Mi ha pagato tre settimane, ma potrebbe tornare anche prima.»

«Le ha detto che potrebbe rientrare a casa prima?»

«Sì. Ha detto che torna appena può.»

Interessante. Amy aveva dato un’indicazione temporale alla governante. Il periodo di aspettativa non aveva un termine.

«Be’, spero che si goda la sua vacanza, lunga o breve che sia. Ne ha bisogno.»

Imelda corrugò la fronte con espressione pensierosa e si piazzò le mani sui fianchi.

«È via per lavoro, credo. Non è in vacanza.»

«Le ha raccontato che andava via per lavoro?»

Imelda annuì.

«Sì. Certe volte va per il lavoro.»

«Davvero? Le ha detto dove?»

Le rughe sulla fronte si accentuarono e io temetti di aver oltrepassato il segno. Se si fosse insospettita non avrebbe più detto una parola.

Le rivolsi un sorriso allusivo e le andai più vicino.

«Non si tratta di lavoro, Imelda. Gira voce che sia partita in compagnia.»

Imelda mi guardò e il suo volto si aprì in un sorriso ancor più luminoso.

«Non l’ha detto.»

Mossi le sopracciglia e sorrisi.

«In compagnia di un amico.»

Il sorriso di Imelda si trasformò in una risatina, e io sorrisi ancora di più.

«Pensiamo che abbia un amico. Lei ne sa qualcosa, Imelda? Amy ha un amico del cuore?»

Arrossì violentemente e il suo rossore mi disse che Meryl Lawrence aveva ragione.

Quando rispose, Imelda sembrava imbarazzata.

«Credo che potrebbe essere.»

«Lei l’ha mai visto?»

Fece un cenno con la mano. «Oh, no!»

«Amy le ha parlato di lui?»

Quella donna sapeva qualcosa e aveva una tale voglia di rivelarmelo che non stava più nella pelle.

Le diedi un colpetto.

«Su, Imelda, non mi faccia stare sulle spine. In ufficio moriamo dalla voglia di sapere. Avanti, me lo dica.»

«Un uomo le ha mandato delle rose. Ho visto il biglietto.»

Non avevo visto fiori in casa.

«È successo prima che andasse via?»

«Sì. La settimana prima. Sono morte. Le ho buttate via.»

«Però ha visto il biglietto?»

«Oh, sì.»

«Come si chiama?»

Ci pensò su un momento, poi scosse la testa.

«Non me lo ricordo. Ero così contenta che un uomo le aveva mandato dei fiori. Spero sia una brava persona. Lei è così triste da quando Jacob è morto.»

«Lo spero anch’io, Imelda.»

La donna si illuminò.

«Ho tenuto il biglietto per lei. Prenda il suo rapporto, che glielo mostro.»

Afferrai il raccoglitore blu e la seguii giù nella rientranza accanto alla cucina.

«Lei non me l’ha detto, ma il vaso è così bello che magari decide di tenerlo. Ho messo qui il biglietto così non me lo dimentico.»

Il biglietto era sotto il vaso. Era un rettangolo di cartoncino azzurro con il nome del fioraio stampato in rilievo sul bordo e un messaggio scritto a mano dall’uomo che aveva mandato i fiori.

“All’inizio di una bella amicizia. Charles.”

Originale. Una variazione sulla famosa battuta di Bogart in Casablanca. Non era una dichiarazione di amore eterno, ma non era necessario che lo fosse.

Il fioraio si chiamava Everett’s Natural Creations.

«Le ha regalato delle rose?»

«Oh, sì. Rose rosse. Erano bellissime.»

«E lei era in casa quando le hanno consegnate?»

«Oh, no. Io lavoro qui solo due giorni alla settimana.»

Osservai il biglietto per un istante, poi gli scattai una foto con il cellulare.

«Le signore al lavoro devono vederlo, altrimenti non ci crederanno mai, Imelda. Saranno tutti felici per lei.»

Finsi anch’io di essere felice, ma non lo ero. Ero triste. Meryl Lawrence aveva ragione a proposito di un uomo, per cui poteva aver ragione a proposito di tutto il resto.

Guardai Imelda infilare il biglietto sotto il vaso, poi la seguii fuori con un raccoglitore di cui non avevo bisogno. Arrivato sulla porta, mi voltai verso Jacob che mi osservava dalla parete.

«Lo conosceva?»

Lei fissò la fotografia.

«Oh, sì. Molto gentile. Come la sua mamma.»

«Bene. È bello sentirlo. Mi è stata molto utile, Imelda. La ringrazio.»

Quando distolse lo sguardo dal suo ritratto, Imelda non aveva l’aria felice. Il sorriso era svanito e i suoi occhi sembravano preoccupati.

«Signore, per favore non dica che le ho detto di quell’uomo.»

Le rivolsi un sorriso incoraggiante.

«Non me l’ha detto lei. Ho trovato io il biglietto mentre cercavo il raccoglitore.»

Annuì, ma non parve meno preoccupata.

Uscii alla luce del sole e sentii la porta richiudersi.

Tutto quanto riguardava Amy Breslyn era top secret. Persino i fiori.

La promessa
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