4

Rollins

La pioggia intermittente tempestava di diamanti il parabrezza. I finestrini si appannavano per il calore che emanava dal suo corpo e così sparò lo sbrinatore al massimo. Ma non servì a togliergli la puzza di candeggina dal naso.

Rollins era seduto nella sua auto, a tre isolati di distanza dal perimetro. Si asciugava la pioggia dalla faccia cercando di dominare la paura. Era importante gestire la faccenda in un modo che risolvesse il problema.

«Hai mandato un idiota, Eli. La polizia l’ha seguito fino alla casa.»

«Aspetta. Carlos?»

«Il tuo idiota ha portato la polizia a casa mia. L’hanno preso. Probabilmente adesso sta spifferando tutto.»

«Tu sei fatto.»

«Magari.»

La voce di Eli si fece più aspra, e il suo accento più pronunciato.

«Cerca di parlare in modo da farti capire. Cosa stai dicendo?»

Rollins osservò l’elicottero fendere l’oscurità con la sua sciabola di luce a qualche isolato di distanza. Stavano ancora cercando, solo che ora era lui quello che cercavano.

La voce di Eli era gelida. «Non te lo ripeterò due volte. Passami Carlos.»

Eli era un uomo pericoloso, ma Rollins non aveva paura di lui. Sotto il suo vero nome e molti altri alias, Rollins aveva commesso furti, rapine a mano armata e altri crimini prima di capire che poteva fare molti più soldi comprando e rivendendo ciò che altri avevano rubato. Aveva all’attivo tre condanne per reati gravi ed era finito dentro due volte. Aveva assassinato sette persone, compreso suo cognato, e ogni volta che incontrava un acquirente o un venditore era pronto a uccidere ancora. Ora, però, moderò il tono.

Lui faceva un piano di lavoro e lo metteva in atto. Sempre.

C’erano delle regole.

«Non posso, Eli. Ascoltami. L’ha preso la polizia.»

«Dici sul serio?»

«La polizia lo stava inseguendo. A piedi, con l’elicottero, con i cani. Lui sanguinava e straparlava. Credo sia morto. Io sono riuscito a scappare per un pelo.»

«Dici sul serio.»

Questa volta non era una domanda.

«La casa è andata. Non potrò mai più tornarci o usarla. Tutto quello che c’era dentro è andato. È tutto nelle mani della polizia.

«Ma io ho bisogno di quella roba.» Eli sembrava preoccupato. Bene.

«La prossima volta manda qualcuno più furbo di Carlos.»

«Queste date non aspettano. Abbiamo una scadenza.»

«È andato tutto perso, Eli. Non ho chiesto io a Carlos di portarsi dietro quella cazzo di polizia.»

Rollins rimase in silenzio per dar modo a Eli di fare i suoi conti. Eli era in ritardo sulla data di scadenza e avrebbe ritardato ancor di più a meno che non sostituisse la merce persa e acquistasse il materiale che gli serviva. Per fare questo avrebbe avuto bisogno di lui, e aveva poco tempo.

Nessuno dei due parlò per un minuto, poi Eli cedette.

«E il materiale che hai testato stasera?»

«Cosa vuoi sapere?»

«È come l’ha descritto il venditore?»

«Il mio chimico dice di sì. Farà altri test, ma è buono. Non è riconducibile a un produttore, a un distributore o a un contractor.»

«Non esiste un materiale così.»

«Il chimico dice di sì.»

Eli esitò. Stava pensando.

«Possono consegnarlo subito?»

«Stai scherzando. Verranno a sapere dai notiziari cos’è successo stasera e mi scaricheranno. L’accordo è saltato.»

«Convincili. Comprerò tutto quello che hanno.»

«Eli, credimi, in questo momento ho problemi più grossi di questo.»

«Cioè?»

«Un agente della Cinofila mi ha visto. Mi ha puntato una torcia in faccia e abbiamo parlato. Può collegarmi alla casa.»

L’altro rimase di nuovo in silenzio, cosa che per Rollins era un buon segno. Eli continuava a fare i suoi conti e sarebbe giunto all’inevitabile conclusione.

«Lo riconosceresti se lo vedessi?»

«Sì. Assolutamente.»

«Io direi che possiamo aiutarci a vicenda. Quanto materiale è rimasto al chimico?»

«Un etto o giù di lì. Non di più.»

«Abbastanza per risolvere il tuo problema, se tu risolvi il mio.»

«Ti ascolto.»

«Parlerai con i venditori?»

«Sì.»

«Ho bisogno che tu lo faccia al più presto.»

«Anch’io. Il mio problema dev’essere risolto subito.»

«Sarà fatto domani.»

Rollins posò il telefono. Osservò l’elicottero girare in cerchio, poi piegò la mano a formare una pistola immaginaria e lo seguì. Con la roba rimasta dentro la casa avrebbe potuto trasformarlo in una palla di fuoco.

Si inserì nel traffico e si allontanò lentamente. Fece un elenco e lo ripeté.

Vai piano.

Stai nella corsia di destra.

Frena per tempo.

Gli automobilisti di Los Angeles non sanno guidare con la pioggia.

Stabilire delle regole gli dava un senso di ordine e seguirle gli dava tranquillità. La sua regola più importante era la prima che aveva imparato. Non lasciarti mai dietro un testimone.

L’unica persona che avrebbe potuto collegarlo alla casa era un piedipiatti con un cane. Neppure un vero poliziotto. Un pagliaccio con un cane.

Il pagliaccio doveva morire.

La promessa
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