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Se, all’inizio di questo testo, abbiamo potuto affermare che la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo sul clima chiariva la nuova situazione politica, è perché tale cambiamento di rotta dà un’idea diametralmente opposta alla direzione da prendere, tanto da definire molto bene, anche se per contrasto, la posizione del terzo attrattore!
Per capire fino a che punto la situazione si chiarisca, basta immaginare quale sarebbe stato il dibattito se la campagna per la Brexit si fosse arenata nel giugno 2016; se Hillary Clinton fosse stata eletta; o se Trump, dopo la sua elezione, non si fosse ritirato dagli accordi di Parigi. Si soppeserebbero ancora i pro e i contro della mondializzazione come se il fronte della modernizzazione fosse tuttora intatto. Fortunatamente, se così si può dire, gli eventi dell’ultimo anno l’hanno resa ancor meno attraente.
Il “trumpismo” è un’innovazione in politica come non se ne vedono tanto spesso e conviene prenderlo sul serio.1
L’astuzia dei suoi sostenitori, infatti, sta nell’avere costruito un movimento radicale sulla denegazione sistematica del fatto che esista un mutamento climatico.
È come se Trump fosse arrivato a individuare un quarto attrattore. Non facciamo fatica a dargli un nome: è il Fuori-Suolo (figura 3), l’orizzonte di chi non appartiene più alle realtà di una terra che reagirebbe alle sue azioni. Per la prima volta, il negazionismo climatico definisce l’orientamento della vita pubblica di un paese.
Si è molto ingiusti con i fascisti quando si paragona ciò di cui Trump è il sintomo ai movimenti degli anni Trenta. I due movimenti hanno in comune solo un’invenzione imprevista nella gamma dei sentimenti politici che lascia per un po’ le vecchie élite totalmente disorientate.
Ciò che i fascismi erano riusciti a organizzare restava lungo il vecchio vettore – quello che va verso la modernizzazione a partire da antichi territori. Erano arrivati ad amalgamare il ritorno a un passato sognato – Roma o Germania – con gli ideali rivoluzionari e la modernizzazione industriale e tecnica, il tutto reinventando una figura dello Stato totale – e dello Stato di guerra – contrapposto all’idea stessa di un individuo autonomo.
Niente di ciò si trova nell’innovazione attuale: lo Stato è vituperato, l’individuo è re, e quello che anzitutto occorre fare è guadagnare tempo liberandosi da ogni vincolo, prima che la gente si accorga che non esiste un mondo che corrisponda a quell’America.
L’originalità di Trump sta nell’unire in una stessa mossa la fuga in avanti verso il massimo del profitto, abbandonando il resto del mondo alla sua sorte (per rappresentare la “povera gente” si fa appello a dei miliardari!), e la fuga all’indietro di un intero popolo verso il ritorno a categorie nazionaliste ed etniche (“Make America great again” dietro un muro!).
Invece di opporre come una volta le due fughe – verso la globalizzazione e verso il ritorno al vecchio territorio nazionale –, i sostenitori di Trump fanno come se si potesse fonderle. Una fusione possibile solo se si nega l’evidenza stessa della situazione conflittuale tra modernismo, da un lato, e condizione del pianeta, dall’altro.
Di qui il ruolo costitutivo dello scetticismo climatico, altrimenti incomprensibile (ricordiamoci che fino a Clinton le questioni di politica ecologica erano oggetto di accordi tra repubblicani e democratici).2
E si comprende bene il perché: la totale mancanza di realismo della manovra – Wall Street che trascina milioni di appartenenti alla cosiddetta classe media verso il ritorno alla protezione del passato! – salterebbe agli occhi. Per ora, la cosa regge solo a condizione di disinteressarsi completamente del Nuovo Regime Climatico, spezzando ogni forma di solidarietà sia all’estero, tra nazioni, sia all’interno, tra classi.
Per la prima volta un movimento molto vasto non pretende più di affrontare seriamente le realtà geopolitiche, bensì di tenersi esplicitamente fuori da ogni costrizione, letteralmente offshore – come i paradisi fiscali. Ciò che conta anzitutto è non dovere più condividere con gli altri un mondo di cui si sa che non sarà mai più comune. Mantenendo l’ideale americano della Frontiera – ma decollando verso l’irrealtà!
Come se ci si volesse allontanare il più rapidamente possibile da questo terzo attrattore, questo spettro che ossessiona tutta la politica e che il “trumpismo” – in ciò sta la sua virtù – avrebbe indicato chiaramente!
(D’altra parte, è notevole che una trovata del genere venga da uno costantemente indebitato, passato da un fallimento all’altro e divenuto famoso per i reality show, quest’altra forma di irrealismo e di fuga.)
Quando si è promesso a coloro che si rivolgevano al Locale-univoco che avrebbero ritrovato il passato e insieme si promettono a se stessi immensi profitti di cui si priverà la grande massa di questi stessi elettori, non bisogna essere troppo pignoli sulle dimostrazioni empiriche!
Come abbiamo visto, è del tutto inutile indignarsi perché gli elettori di Trump “non credono ai fatti”. Non sono idioti: è perché deve essere negata la situazione geopolitica complessiva che l’indifferenza per i fatti diventa così essenziale. Se si dovesse tenere presente l’enorme contraddizione tra fughe in avanti e all’indietro, ci si dovrebbe tenere pronti all’atterraggio!
Questo movimento definisce il primo governo totalmente orientato verso la questione ecologica – ma al contrario, in negativo, per rigetto! Il che facilita l’avvistamento: come nella figura 3, basta mettersi sulle spalle di Trump e tracciare una linea che porta direttamente dove bisognerebbe andare!
Certo, la “gente comune” non deve farsi troppe illusioni sul seguito dell’avventura. Coloro per cui Trump lavora sono proprio quelle ristrette élite che, agli inizi degli anni Ottanta, avevano scoperto la mancanza di spazio sufficiente per loro e per i nove miliardi di emarginati. “Deregulation, deregulation; lanciamoci nel pompaggio massiccio di ciò che resta ancora da pompare – Drill, baby, drill! Alla fine, puntando su questo picchiatello, guadagneremo quei trenta o quarant’anni di tregua sufficienti per noi e i nostri figli. Dopo di che, venga pure il diluvio, noi comunque saremo morti.”
I contabili conoscono bene gli imprenditori che “fanno della cavalleria finanziaria”: l’innovazione del “trumpismo” è di farla fare alla più grande nazione del mondo. Ritratto di Trump come un Madoff di Stato!
Senza dimenticare ciò che spiega l’intera faccenda: Trump è a capo del paese che aveva più da perdere da un ritorno alla realtà; le cui infrastrutture materiali sono le più difficili da riconvertire rapidamente; le cui responsabilità nell’attuale situazione climatica sono le più pesanti; ma è anche il paese, e sta qui la cosa più irritante, che possiede tutte le competenze scientifiche, tecniche, organizzative che avrebbero potuto portare il “mondo libero” a virare verso il terzo attrattore.
In questo senso, l’elezione di Trump sancisce, per il resto del mondo, la fine di una politica orientata verso un fine definito. Non è una politica “post-verità”, è una politica postpolitica, cioè letteralmente senza oggetto perché rifiuta il mondo che pretende di abitare.
È una scelta folle, ma comprensibile. Gli Stati Uniti hanno visto l’ostacolo e, come si dice di un cavallo, hanno scartato – almeno per ora. È con questo grande rifiuto che gli altri devono convivere.
Ognuno ha la possibilità di risvegliarsi di colpo, o almeno possiamo sperarlo. Il muro di indifferenza e di indulgenza che la minaccia climatica da sola non era riuscita a perforare, forse lo abbatterà il disordine della proverbiale “corte del re Pétaud”.
Non è necessario essere un esperto per prevedere che tutta la faccenda finirà in una tempesta di fuoco. È qui l’unico parallelismo con i fascismi.3 Contrariamente alla frase di Marx, la storia non muove semplicemente dalla tragedia alla farsa, può anche ripetersi nella forma di una buffoneria tragica.
1. Diverso dal pensiero conservatore, come mostra bene l’articolo di J.W. Peters, “They’re building a Trump-centric movement. But don’t call it trumpism”, in New York Times, 5 agosto 2017.
2. È dagli ultimissimi anni del xx secolo che la questione del clima è diventata un tema essenziale per definire tanto i repubblicani quanto l’aborto o l’antidarwinismo. La strategia per azzerare le conoscenze sulla questione climatica di Scott Pruitt, il nuovo direttore dell’epa (Ufficio di protezione dell’ambiente), segue una politica più coerente di quella del suo presidente.
3. Con questa interessante innovazione: la potenza di fuoco non è solo quella delle armi atomiche o di altro tipo, ma anche quella, in base ai modelli, di un clima a +3,5°, secondo alcuni a +5°, 7° o anche +8°…