Oggi molti biologi sembrano ritenere che solo questo fenomeno spieghi i livelli atmosferici di due importanti gas metabolici: l’anidride carbonica e l’ossigeno. Si tratta tuttavia di una visione errata. L’immagine del mondo così fornita è paragonabile a quella di una nave le cui pompe sono impiegate solo per il riciclo dell’acqua di sentina all’interno della nave stessa, e non per la sua espulsione: se vi fossero infiltrazioni d’acqua, la nave affonderebbe ben presto. […] Cos’è dunque questa “perdita” che determina il livello di anidride carbonica nell’atmosfera? In breve, si tratta della degradazione delle rocce […]. I geochimici sostengono che la presenza di vita non abbia avuto alcun effetto su questa serie di reazioni; il livello di anidride carbonica nell’atmosfera è determinato soltanto da semplici reazioni chimiche. Secondo loro, per spiegare ciò che accade non è necessaria la vita e neppure Gaia. Io però non sono d’accordo. […] Abbiamo sostenuto che, con la loro crescita, le piante trasferiscono l’anidride carbonica dall’atmosfera al suolo, citando come prova l’arricchimento di anidride carbonica registrato nelle intercapedini d’aria del terreno, che è 10-40 volte superiore rispetto all’aria sovrastante.55

La prosa di Lovelock ha sempre una certa aria di romanzo poliziesco, salvo che l’enigma che il detective deve risolvere non è scaturito dalla scoperta di un cadavere, ma, al contrario, dal mistero del perché un personaggio non sia stato assassinato – o almeno non ancora! Sottoponiamo la situazione a un esperimento per vedere se le leggi consuete della geochimica riescono a spiegare questa persistenza nell’esistenza. Ogni volta che l’esperimento ha esito negativo, saremo costretti ad aggiungere un piccolo non so che per rendere conto di questo disequilibrio nei bilanci chimici. Quindi bisognerà nominare il protettore invisibile che assicura la continuità di quel che, da miliardi di anni, avrebbe dovuto scomparire, come è avvenuto su Marte o Venere.

Come Pasteur lanciava sfide ai sostenitori della generazione spontanea, Lovelock sfida i geochimici: “Cercate di spiegare la situazione a partire dalle normali leggi della chimica, voi, adepti dell’‘equilibrio della natura’!”. Prendete l’acqua. Avrebbe dovuto svignarsela già molto tempo fa, così come ha fatto sugli altri pianeti. Perché è ancora qui e in tale abbondanza? “La Terra ha oceani abbondanti perché non si è evoluta soltanto dal punto di vista della geofisica e della geochimica, ma anche come un sistema di cui gli organismi sono parte integrante56.”

Poi, riproduciamo questa indagine forense per tutti gli ingredienti successivi che, si ritiene, popolino la Terra. Il diossido di carbonio dovrebbe essere presente in quantità ben maggiore nell’aria? Dove cade? Nel terreno. Per il tramite di quale agente? Per l’azione dei microrganismi e della vegetazione. Esaminiamo ora se questi microrganismi sono all’altezza del nuovo ruolo che è loro assegnato. L’azoto atmosferico non si trova dove dovrebbe essere, negli oceani. Sarebbe talmente aumentata la salinità che nessun organismo avrebbe potuto proteggere la propria membrana cellulare dall’avvelenamento provocato dal sale. Dinanzi a un tale disequilibrio, bisogna chiedersi quali forze lo mantengano nell’atmosfera:

Se non ci fosse vita sulla Terra, l’azione continua dei lampi eliminerebbe la maggior parte dell’azoto presente nell’aria trasformandolo in ioni nitrato disciolti negli oceani […]. In una Terra senza vita, probabilmente queste forze inorganiche potrebbero frammentare l’azoto, in modo da collocarne la maggior parte nel mare e solo una quantità esigua nell’aria.57

Quel che è commovente nella prosa di Lovelock (e ancor più in quella del suo braccio destro, Lynn Margulis58 [1938-2011]) è che ciascun elemento che avremmo considerato, noi lettori ignoranti, come parte dello sfondo dei cicli maestosi della natura sui quali la storia umana si era sempre stagliata, diviene attivo e mobile grazie all’introduzione di nuovi personaggi invisibili, capaci di invertire l’ordine e la gerarchia degli agenti. Sapevamo che gran parte delle montagne era fatta di detriti di esseri viventi, ma probabilmente lo stesso vale per lo strato di nuvole, manipolato dai microrganismi marini59. Persino il lento movimento della tettonica delle placche potrebbe essere stato innescato dal peso delle rocce sedimentarie.

Questa messa in scena ha l’aspetto di un cartone animato, come se ogni volta che Lovelock toccasse una parte dello scenario con la sua bacchetta magica, all’improvviso, come in una versione Disney de La bella addormentata, tutti i servitori del palazzo fino ad allora passivi e inerti si ridestassero dal sonno sbadigliando e cominciassero a muoversi in maniera frenetica – i nani come l’orologio, le maniglie delle porte come gli alberi del giardino. Gli accessori più umili rivestono adesso un ruolo, come se non ci fosse più alcuna distinzione fra personaggi principali e comparse. Tutto ciò che era un mero intermediario destinato a trasportare una sottile concatenazione di cause e conseguenze diviene un mediatore che aggiunge il suo granello di sale al racconto60. Per Lovelock, ciò che si situa fra il punto più alto dell’atmosfera e il punto più basso delle rocce sedimentarie – quel che i biochimici chiamano a ragione la zona critica61 – si ritrova nel calderone dello stesso brodo ribollente. Il comportamento della Terra è inspiegabile senza l’aggiunta del lavoro compiuto dagli organismi viventi, proprio come la fermentazione, per Pasteur, non può essere attivata senza il lievito. Al pari dell’azione dei microrganismi che, nel XIX secolo, aveva agitato la birra, il vino, l’aceto, il latte e le epidemie, ecco ora che l’incessante azione degli organismi riesce a mettere in moto l’aria, l’acqua, la terra e, progressivamente, il clima intero.

Dà un senso di vertigine. E questa vertigine è ben più profonda di quella innescata da Galileo che faceva orbitare la Terra intorno al Sole. Serviva molta immaginazione, nel XVII secolo, per rimanere atterriti dinanzi al “silenzio eterno di questi spazi infiniti” perché, in pratica, sulla Terra, nessuno poteva rilevare la più piccola differenza fra la versione eliocentrica e la versione geocentrica dall’esperienza quotidiana (è il grande inconveniente del principio della relatività…). Ma qui, con Lovelock, è molto facile sentire fino a che punto questa nuova forma di geo-centrismo, dovrei dire di Gaia-centrismo, abbia delle conseguenze. Stavolta, non siamo affatto nello stesso mondo, e ognuno di noi può percepirlo. La Terra, come i tini in rovere in una cantina della Borgogna durante la vendemmia, emana l’odore forte dell’azione dei microrganismi. Noi, i disorientati, ci troviamo scagliati nel bel mezzo di tutti questi disequilibri ed è “il fragore continuo di questi spazi fragili” che dovrebbe spaventarci sul serio!

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Mi direte: bene, l’immagine della Terra è ora pienamente attiva; è infatti stata trasformata in un vero cartone animato. Ma non è stata sovra-animata? Questo è il secondo tratto della scenografia di Gaia che vorrei affrontare. Come se l’è cavata Lovelock a tracciare il suo cammino fra i due scogli del riduzionismo e del vitalismo? È stato astuto come Pasteur che è riuscito a profilare il suo microrganismo in modo da reagire tanto ai fautori della generazione spontanea quanto ai chimici come Liebig?

A prima vista, Lovelock se la cava piuttosto male, dato che la definizione più comune della teoria di Gaia è che agirebbe come un solo e unico agente coordinatore: Gaia sarebbe il pianeta Terra considerato come un organismo vivente. È così che spesso ci presenta la sua scoperta: