41
MUSEO LOMBROSIANO
Sono venuto meno al primo dovere di un cronista: non sono “andato sul posto”; ero già lì e non ho fatto l’ultimo passo. Non ho scuse, eppure ho ragione. Hanno riaperto il museo di Torino, in cui sono esposte le prove che il professor Cesare Lombroso raccolse, per dimostrare che i meridionali sono delinquenti nati e il calabrese è il delinquente perfetto. Queste prove sono resti umani di italiani del Sud, crani che dimostrerebbero, nell’indifendibile confessione dei loro tratti, l’innata propensione al delitto; spesso accompagnata da limitatezza intellettuale prossima alla demenza e, ove in presenza di accidentale genio, genio criminale. Di queste sciocchezze si è nutrita una branca della “scienza” che ha poi dato giustificazioni allo sterminio nazista di ebrei (e Lombroso era ebreo!), zingari, omosessuali, malati mentali. Il sapere non sembra mai innocente, perché il suo uso può essere colpevole; figurarsi quando nasce colpevole...
Ci sono state proteste contro il museo. È stato obiettato che non si dovrebbe chiederne la chiusura, perché si limita a mostrare come erano espresse e sostenute teorie discutibili, oltre un secolo fa.
E che ne dite di un museo del Risorgimento, a Napoli, con teche contenenti teste sabaude e la dicitura: “Bersagliere stupratore del Nord”? Non ricordo di aver visto, in Gran Bretagna, musei in cui gli scolaretti possano istruirsi, rimirando crani di irlandesi cattolici e terroristi.
Perché la stessa sensibilità non c’è per i meridionali? Lombroso condusse due grandi (vabbe’...) indagini: sul perfetto criminale (al Sud, specie Calabria) e sul cretinismo perfetto (in val Padana).
Perché è esposta al museo (fra le tante anonime) la testa di un calabrese, Giuseppe Villella, a riprova della genetica delinquenza meridionale e non c’è un cranio di cretino padano con nome e cognome? Se non sono riusciti a identificarne uno, fra quei crani, potrei suggerire qualche nome, escludendo, per burocratiche complicazioni di asporto cranico da vivente, teste (volendo esagerare...) ancora in giro sulle spalle dei legittimi detentori. Cosa direste se a Potenza (dopo aver avuto, come l’Università di Torino, 5 milioni e mezzo di euro dalla Commissione per le celebrazioni dell’Unità d’Italia), esponessero “crani di cretini padani”, solo per documentare gli studi del Lombroso trascurati da altri musei, si capisce?
Il professore cedette i suoi resti alla scienza. L’autopsia fu condotta (per disposizione testamentaria) dal genero, professor Carrara. Il cervello viene «analizzato alla luce della teoria del rapporto tra genio e follia» si legge in La scienza infelice, di Giorgio Colombo. «Cosa il Carrara vi abbia riscontrato, non si sa.»
Ma Domenico Iannantuoni, promotore del Comitato No Lombroso, per la chiusura del museo, riferisce del necrologio del professor Pio Foà, in morte del Lombroso, che riporta alcuni risultati dell’autopsia: il peso del cervello risulta inferiore alla media; e «sembra che il cervello sia piuttosto ricco di pieghe di passaggio», che Lombroso e la sua scuola ritengono frequenti nell’alienato e nel criminale.
Ecco, Reggio Calabria potrebbe chiedere in prestito al museo Lombroso, la testa del sor Cesare, ancora conservata in un contenitore di vetro, in modo da poterla esporre, in un museo adeguato, a riprova della validità della tesi sul calabrese delinquente per nascita, secondo le teorie di un tale che aveva un cervello inferiore alla media e con le caratteristiche “pieghe di passaggio” del cretino e del criminale. L’uno e l’altro: lo vedi che Lombroso era un genio?