Inicialmente concebida como obra de teatro y finalmente publicada en 1859 en El Mensajero. Si bien es una obra menor, tiene el interés ciertos matices cómicos, no habituales en el autor.Narra la visita de Sergei Alexandrovich a su tío, el coronel y terrateniente Yegor Ilich en Stepanchikovo. Una serie de enredos familiares, con una boda urdida a varias bandas, nos presenta varios personajes característicos del país y de la época; y sobre todo a Fomá Fomich, personaje inmundo y ejemplo de manipulador.Stepanchikovo y sus moradores, publicada en 1859, no es una novela «típica» de Dostoyevski. En ella no encontrará el lector un descenso a los infiernos de la psique, pero tampoco una mera comedia de las de tartas a la crema. Es una comedia muy divertida, sin duda, en la que Dostoyevski crea uno de los personajes más singulares e inolvidables de la historia: Fomá Fomich, el resentido, tal vez el protagonista más odioso de la literatura mundial (a veces dan ganas de estrangularlo) es un hombre absurdo que se da ínfulas de erudito y pone la vida de los habitantes de Stepanchikovo literalmente patas arriba.La novela empieza cuando el coronel retirado Yégor Ílich invita a su sobrino a Stepanchikovo para que se case con su niñera, de la cual él mismo está enamorado —si bien, por intrigas familiares e intereses económicos, ha de aparentar rechazarla—; pero, sobre todo, para que le dé una mano en los problemas que ha creado su «ilustre» huésped, autoerigido en «señor de la casa».Stepanchikovo y sus moradores es la prueba de que Dostoyevski es capaz de reír, y el lector —si consigue dominar sus instintos asesinos—, de reír con él.<

Out of work and out of money, Stephanie Plum lands a job as bounty hunter and her first prey is, guess who? None other than Joe Morelli, the macho pig who deflowered her in high school and bragged on the lavatory wall of Mario's Sub Shop. Now a cop, he is wanted for murder. The intriguing thing is she still rather fancies him and even more intriguing is that he will save her life. A debut in fiction.<

Una tenuta nelle campagne del Brandeburgo viene suddivisa tra le quattro figlie di un vecchio possidente terriero. La parte più modesta, un bosco su cui sorge una piccola casa con un grande giardino e l’accesso diretto al lago, è affidata all’ultimogenita, Klara, che proprio nelle acque di quel lago decide di togliersi la vita. Tra cessioni ed espropri, l’abitazione passa di mano in mano, testimone silenziosa di violenze e passioni, urla e sospiri dei suoi inquilini, tutti inesorabilmente alla ricerca dello Heim, di un luogo in cui sentirsi “a casa”. Undici le vite, undici i destini che si danno il cambio, incastrandosi come tessere di un raffinatissimo mosaico naturale, su cui però la storia lascia le sue indelebili impronte, dalla tragedia della guerra all’orrore dei campi di concentramento, dalla sofferenza dei vinti all’arroganza dei “liberatori”. A scandire il ritmo di questo racconto fuori dal tempo  ma dal tempo profondamente segnato  è la presenza costante della dodicesima tessera, il giardiniere, l’unico a credere soltanto nella natura e nell'alternarsi delle stagioni, il solo a prendersi cura della casa, con immutata devozione, fino alla fine.<

Richard è un filologo classico in pensione, quasi per caso entra in contatto con un gruppo di africani alloggiati in un campo profughi di Berlino. È un uomo solo, vedovo e senza figli, e ha molto tempo a disposizione; in quel luogo si scoprirà capace di ascoltare le vite degli altri, le peripezie e le vicissitudini di chi viene dal Ghana, dal Ciad, dalla Nigeria, storie di lutto, fame, guerra, coraggio e difficoltà. Nel dialogo con gli esuli Richard scorge un’umanità a tratti capace di essere innocente e integra. La sua cultura classica funge da elemento rivelatore, lo aiuta a immergersi in un mondo e in una diversa visione del mondo, a confrontare valori a volte contrapposti. L’antichità e la modernità, l’universalismo e l’interesse individuale, il difficile bilanciamento tra gli ideali e la sopravvivenza. Gli uomini a cui pone le sue domande sono riusciti ad arrivare a Berlino nell’autunno del 2013, dopo essere sbarcati a Lampedusa. Sono quattrocento stranieri in terra straniera, e tutto per loro è diverso, difficile, alieno. Prima si accampano in una piazza del quartiere Kreuzberg per chiedere aiuto e lavoro, ma la polizia non perde tempo, li sgombera e li ricovera nella zona orientale della capitale. Vitto e alloggio, una prima conquista, e poi un corso per apprendere la nuova lingua. Ma per loro, come per quasi tutti quelli che sono scappati dai paesi di origine per approdare in Europa in cerca di un rifugio e di una casa, la normalità è una conquista difficile. Prima di tornare a vivere si annuncia un’attesa di anni. Jenny Erpenbeck, tra le più interessanti e innovative scrittrici tedesche contemporanee, non teme l’ambizione dell’analisi politica, della denuncia sociale, e riflette con un romanzo completamente immerso nel presente, quasi al limite della cronaca, del reportage letterario, sui contrasti paradossali della nostra epoca, l’opposizione tra ricchezza e indigenza, libertà e asservimento, tra la cancellazione delle culture e il disegno di una nuova identità.<

SUMMARY: The story of the orphan Oliver, who runs away from the workhouse only to be taken in by a den of thieves, shocked readers when it was first published. Dickens’s tale of childhood innocence beset by evil depicts the dark criminal underworld of a London peo<

SUMMARY: In this book, the author of Seven Gothic Tales gives a true account of her life on her plantation in Kenya. She tells with classic simplicity of the ways of the country and the natives: of the beauty of the Ngong Hills and coffee trees in blossom: of her guests, from the Prince of Wales to Knudsen, the old charcoal burner, who visited her: of primitive festivals: of big game that were her near neighbors--lions, rhinos, elephants, zebras, buffaloes--and of Lulu, the little gazelle who came to live with her, unbelievably ladylike and beautiful. The Random House colophon made its debut in February 1927 on the cover of a little pamphlet called "Announcement Number One." Bennett Cerf and Donald Klopfer, the company's founders, had acquired the Modern Library from publishers Boni and Liveright two years earlier. One day, their friend the illustrator Rockwell Kent stopped by their office. Cerf later recalled, "Rockwell was sitting at my desk facing Donald, and we were talking about doing a few books on the side, when suddenly I got an inspiration and said, 'I've got the name for our publishing house. We just said we were go-ing to publish a few books on the side at random. Let's call it Random House.' Donald liked the idea, and Rockwell Kent said, 'That's a great name. I'll draw your trademark.' So, sitting at my desk, he took a piece of paper and in five minutes drew Random House, which has been our colophon ever since." Throughout the years, the mission of Random House has remained consistent: to publish books of the highest quality, at random. We are proud to continue this tradition today. This edition is set from the first American edition of 1937 and commemorates the seventy-fifth anniversary of Random House.<

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