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Cento grandi nomi della cultura, della politica e dello spettacolo italiano per un «dizionario al femminile», che fa il punto sul nostro passato e sul nostro presente, per capire dove stiamo andando e per ricordare da dove siamo partite e quanta strada abbiamo percorso. In queste pagine troverete cento voci del privato e del politico, le parole della quotidianità e quelle della filosofia, da abito a zitella, passando per diritti, lavoro, pari opportunità, ma anche desiderio, mamma, sirena, verginità... Cento voci che hanno segnato profondamente la storia del nostro Paese, che sono cambiate negli anni, ma che sono attuali più che mai. Un libro corale, cui hanno partecipato, sotto l’abile regia di Ritanna Armeni, donne diverse per orientamento politico, professione, stato sociale, tutte accomunate dall’entusiasmo di esserci, dal desiderio di raccontare, di raccontarsi, di capire. E la voce delle donne, spesso percepita solo come un mormorio indistinto o come un canto fatato e affascinante, in questo libro unico e originale diventa parola chiara e distinta, che interpreta il mondo con coraggio e determinazione.
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«Possibile siano donne? Così brave, abili, precise, spietate? Così incuranti del pericolo? Arrivano la notte all'improvviso, seminano il terrore e poi toccano di nuovo il cielo. Misteriose, sfuggenti, inafferrabili. Sembrano streghe. Nachthexen, streghe della notte.»«Sono donne, quelle raccontate da Ritanna Armeni, che hanno sconfitto il nazismo, che hanno sconfitto il nazismo, che hanno vinto la Seconda guerra mondiale.»Aldo Cazzullo«L'avventura delle donne sovietiche alla guida degli aerei militari che sganciavano bombe alla fine della Seconda guerra mondiale. Una testimone racconta la storia appassionante delle streghe, ragazze che volevano sfidare e superare i loro colleghi uomini, con tutte le contraddizioni e le umiliazioni di ieri e di oggi. Si legge di corsa e si ama fin dalle prime righe. Sono entusiasta.»Barbara PalombelliLe chiamavano Streghe della notte. Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo di primo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. Rifiutando ogni presenza maschile, su fragili ma agili biplani, mostrano l’audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche il volto delle donne. La loro battaglia comincia ben prima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoi del Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli del Caucaso, si conclude con l’ostinata riproposizione di una memoria che la Storia al maschile vorrebbe cancellare. Il loro vero obiettivo è l’emancipazione, la parità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora dei tedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l’oblio in cui vorrebbero confinarle. Contro questo oblio scrive Ritanna Armeni, che sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l’ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia. È Irina Rakobolskaja, 96 anni, la vice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle, con cui l’eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona a costituire i reggimenti di sole aviatrici. È lei a descriverci il freddo e la paura, il coraggio e perfino l’amore dietro i 23.000 voli e le 1100 notti di combattimento. E a narrare la guerra come solo una donna potrebbe fare: «Ci sono i sentimenti, la sofferenza e il lutto, ma c’è anche la patria, il socialismo, la disciplina e la vittoria. C’è il patriottismo ma anche l’ironia; la rabbia insieme alla saggezza. C’è l’amicizia. E c’è – fortissima – la spinta alla conquista della parità con l’uomo, desiderata talmente tanto – e questa non è retorica – da scegliere di morire pur di ottenerla».Guarda il video in cui Ritanna Armeni ci racconta come è nato il suo ultimo libro #unadonnapuòtutto
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Il terrorismo è un metodo funzionale al potere. È l'uso della paura per soddisfare interessi politici e ideologici. La sua storia è, essenzialmente, la cronaca di un abuso di umanità. Non esiste categoria più universale e controversa del terrorismo. Vi sono terrorismi e terroristi in ogni pagina della storia, ma ciascuno definisce il ‘proprio’ terrorista arbitrariamente. In origine la ferocia veniva somministrata e dosata da dittatori e cortigiani come cinico sistema di governo, poi il metodo della paura è stato utilizzato anche da persone ‘comuni’ contro altre persone ‘comuni’: arma di liberazione, strategia eversiva, tattica geopolitica, tecnica mafiosa, sublimazione del martirio. Questo libro ricostruisce i tempi, i contesti e i sistemi di valori e disvalori nei quali è stato sperimentato il metodo della paura. Dal Terrore nella Rivoluzione francese ai movimenti di liberazione, dallo stragismo nazista in Italia a piazza Fontana, dal jihadismo afgano-pakistano fino al nichilismo autodistruttivo dei tempi del ‘califfato’<
Un eBook dal linguaggio chiaro e semplice per imparare i trucchi utilizzati degli hacker per violare i sistemi informatici, scoprire le password dei PC, spiare gli altri, sproteggere documenti e file protetti senza dimenticare le giuste strategie per proteggere la propria privacy, costruirsi una nuova identità, navigare su Internet senza farsi rintracciare ed eliminare tutte le tracce di utilizzo del PC. L'obiettivo è chiaro: mettere KO gli hacker, anche quelli più temibili, neutralizzandoli con le loro stesse tecniche e partendo dall'idea di fondo che non è possibile combattere il proprio nemico se non lo si conosce a fondo.
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Abstract
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Ciò che più conta per Seneca è la scelta dell’otium, e nel corso del dialogo epistolare delle “Lettere a Lucilio” egli riesce a convincere l’amico ad abbandonare la carica di procuratore in Sicilia per dedicarsi esclusivamente allo studio. A questo si aggiunge la ricerca del vero bene che consiste nella virtù, che può essere coltivata solo attraverso una vita tranquilla e lontana dal volgo, circondati da una ristretta cerchia di amici, con i quali si può discutere di filosofia. Altri temi dominanti sono quelli del tempo e della morte. Seneca si libera della paura della morte, perché che ha raggiunto la virtù, è pronto a morire in qualunque momento, qualunque sia la sorte dell’uomo dopo la morte, inoltre la morte rappresenta qualcosa di positivo, perché libera l’uomo dalle sofferenze della vita.
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Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.
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