Popular books

Dietrich Bonhoeffer

Tra Dio e il mondo

Nell’estate del 1932, a pochi mesi dall’ascesa al potere di Hitler, il ventiseienne Dietrich Bonhoeffer tiene un corso universitario sull’essenza della Chiesa. Sviluppate dal punto di vista della teologia protestante, le riflessioni di Bonhoeffer si concentrano sul rapporto tra l’istituzione ecclesiastica, espressione di Dio nel mondo, e la società che la circonda. Con un’analisi lucida e schietta, il giovane teologo riconosce le difficoltà che ha la Chiesa di rappresentare adeguatamente nel mondo la realtà divina, indicando allo stesso tempo la necessità di continuare a trasmettere ai fedeli il significato dell’appartenenza a una comunità spirituale. Per non perdere il contatto con il mondo, in cui è storicamente collocata, la Chiesa deve recuperare l’autenticità e la passione delle origini, deve cioè ritornare ad essere il «luogo» di Dio in terra. La presente edizione è arricchita da due lettere inedite scritte nel 1936 dal seminario clandestino di Finkenwalde, in cui Bonhoeffer prosegue la sua riflessione sulla vera natura dell’istituto ecclesiastico.<

Dino Buzzati

Barnabo delle montagne

Dino Buzzati

Il buttafuoco: cronache di guerra sul mare [beta]

“Dopo il calar del sole e specialmente nelle tenebre della città in guerra non escono forse misteriose ombre dai vecchi muri, dalle cloache, dalle tombe, dai magazzini deserti? E non vanno forse girando per le strade a tormentare la gente?” È Dino Buzzati, che inviato dal “Corriere della Sera” sulle navi come corrispondente di guerra lascia scorrere nelle pagine di queste cronache gli stessi brividi metafisici che percorrono le trame dei suoi romanzi e dei racconti più famosi. Buzzati era attratto dalla vita militare. Lo seducevano la formale eleganza delle divise, l’assodata gerarchia dei gradi, gli indiscutibili obblighi degli ordini, quasi che tutte queste barriere di regole e valori potessero costituire un argine alle pulsioni buie, alle forze occulte di cui egli intuiva l’insonne lavorìo all’interno degli universi e dei corpi. E così, il binomio mare-guerra, che è alla base di queste pagine apparentemente cronachistiche attraverso le quali gli appassionati di storia, e in particolare di storia militare, potranno comunque ripercorrere le vicende più significative della marina italiana nel corso dell’ultima guerra, offre a Buzzati l’opportunità di sondare, di scavare nel suo mondo più tormentato e sotterraneo. L’ossessione è quella di scoprire che cosa c’è oltre e sotto la superficie, la tranquillità apparente, perché: “pareva assurdo che quel placido mare potesse nascondere insidie, imparzialmente sostenere noi e altri essere umani partiti da remoti porti e venuti fin qui con l’intenzione di ucciderci”. Non bisogna dimenticare che questi articoli hanno dovuto superare tutti il filtro della censura per assolvere quanto in essi può apparire di retorico e encomiastico. Eppure, questi gesti di eroismo di marinai e di comandanti, di mozzi e di ammiragli sulle navi e sui sommergibili non poggiano mai sull’enfasi un po’ consolatoria e un po’ mistificatrice voluta dal regime. Le navi di Buzzati, assolutamente antropomorfe, hanno carne, hanno un cuore e delle viscere che battono e pulsano nel caldissimo fragore delle caldaie, “ventre di balena cristallizzata”, mentre il mare è mitico e fiabesco. Non è solo il prato, l’equoreo cimitero “dove le alberature dei vascelli defunti si intrecciano a scheletri di capodogli”, ma anche la selva nella quale “luccicano ancora qua e là, nelle tenebre, gli ori e i diamanti dei pirati”.<

Earl Derr Biggers

Charlie Chan e la casa senza chiavi

<p class="description">John Quincy Winterslip è alle Hawaii per una breve vacanza. Rampollo di una famiglia le cui ricchezze hanno origini oscure, impegnato in una promettente attività finanziaria e felicemente fidanzato con la raffinata Agatha, il giovane ritiene di essere immune al fascino dei Tropici. Ma, poco dopo il suo arrivo a Honolulu, suo zio Dan viene pugnalato mentre dorme sulla veranda di casa. Accanto al detective Charlie Chan, il giovane scoprirà il volto inedito delle isole paradisiache.</p><

Earl Derr Biggers

Charlie Chan e la tragica promessa

<p class="description">Charlie Chan, il poliziotto cinese di Honolulu dall'aspetto flemmatico e impenetrabile come un giocatore di poker, capace di risolvere i più intricati misteri tra una citazione e l'altra delle massime di Confucio, questa volta si trova a dover venire in aiuto di un ispettore di Scotland Yard alle prese con un caso apparentemente insolubile. Grazie al suo brillante intuito, Charlie Chan riuscirà a scoprire l'identità dello spietato assassino che infierisce su un gruppo di viaggiatori impegnati in un lungo giro in treno e nave intorno al mondo.E. Derr BiggersEarl Derr Biggers nacque a Warren, nell’Ohio, il 26 agosto del 1884. Laureatosi ad Harvard nel 1907, cominciò a lavorare come giornalista e critico teatrale. Creatore del famoso detective Charlie Chan, tradotto in molte lingue, è considerato uno dei più popolari autori americani di romanzi polizieschi. Morì a Pasadena, in California, il 5 aprile del 1933.</p><

Earl Derr Biggers

Charlie Chan Il Cammello Nero

Earl Derr Biggers

I grandi romanzi gialli. Tutte le indagini di Charlie Chan

Eden Bradley

Gli amanti

Eden Bradley

Il bacio dell'angelo

Edoardo Boncinelli

Il cervello, la mente e l'anima: le straordinarie scoperte sull'intelligenza umana

<div><h3>Language Notes</h3><p>Text: Italian </p></div><

Eisler Barry

I senza nome

2006. Novantadue videoregistrazioni. Ore e ore di violenti interrogatori a presunti terroristi. Una crudeltà spietata di cui nessuno può e deve essere testimone. Ma i documenti improvvisamente spariscono, senza lasciare traccia. Per evitare scandali la CIA decide di insabbiare il caso. Solo che tre anni dopo Daniel Larison, un ex commando, si fa vivo affermando di essere in possesso di tutti i video. E richiede 100 milioni di dollari in diamanti. Entro cinque giorni altrimenti divulgherà tutti i contenuti su Internet. Ecco perché la CIA decide di richiamare sul campo il suo uomo migliore, Ben Treven, un agente segreto il cui compito era quello di stanare ed eliminare bersagli sensibili nella guerra al terrorismo. Ben è una macchina da morti solitaria, infallibile, e ha giurato di non voler avere più niente a che fare con gli sporchi giochi dell&apos;esercito americano. Ma ora l&apos;agente Treven non ha scelta. Solo i suoi superiori possono tirarlo fuori dalla prigione di Manila in cui si trova rinchiuso e da cui potrebbe forse non uscire mai più. Deve accettare l&apos;incarico e tornare in servizio. In una spietata lotta contro il tempo, Ben scopre l&apos;esistenza dei prigionieri fantasma, uomini misteriosamente scomparsi e mai più ritrovati dopo essere stati interrogati dalla CIA ma soprattutto si rende conto che i suoi capi stanno cercando di incastrarlo in una missione suicida. E Ben ha solo cinque giorni per dimostrare loro quanto si sbagliano.<

Elena Bonora

La Controriforma

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Elisa Biagini

Filamenti

Elisabetta Belotti

Il Manuale del Perfetto Marito

<div>Il manuale del perfetto marito rappresenta la guida ideale per le principesse del Duemila, ovvero per le donne consapevoli che la formula “E vissero felici e contenti” con cui finiscono le fiabe è, in realtà, un finale aperto.<br> Ciò che non viene mai detto, né nelle fiabe con il principe azzurro che costellano l’infanzia delle piccole innocenti, né nei moderni manuali su “Come incastrarlo in dieci mosse” (o farsi incastrare, dipende dai punti di vista) è che il matrimonio non è la lieta conclusione di una storia d’amore, ma la sua continuazione sotto un’altra forma. In altre parole, quando la musica è finita e gli amici se ne vanno, quando lei si toglie il velo e lui il fiore all’occhiello, quando il giorno dopo lei si sveglia con un sorriso beato dipinto sul viso...il gioco è appena cominciato.<br> Ecco quindi l’utilità di una classificazione, rigorosa ed attendibile, delle tipologie di marito più diffuse. Dal marito raffinato a quello trash, da quello sportivo a quello noioso, un esilarante manuale sulle più comuni caratteristiche dei vari tipi di lui scelti da donne innamorate che, fino al fatidico “Sì, lo voglio”, erano convinte di aver impalmato il Principe Azzurro e non il fratello sfigato di Shrek.</div><

Elizabeth Boyle

Doppia eredità

Elizabeth Brundage

L'apparenza delle cose

Ellen Berry

Una piccola libreria molto speciale

Emiliano Bezzon

Il delitto di via Filodrammatici

Il delitto di via Filodrammatici<

Enrico Brignano

Ci siamo evoluti bene

<p class="description">Tutto ebbe inizio con un cambiamento epocale: il trasloco di Brignano all'ultimo piano di un palazzo che ne conta più di venti. Da lì Enrico, scrutando l'infinito, si sentì invaso dal desiderio di conoscere. D'altro canto, solo poco prima ai li mortacci dei facchini rumeni, carichi di casse di libri, non aveva forse risposto: «Fatti non foste a viver come brutti ma per seguir virtute e canoscenza»? Ecco, quindi, che sbocciarono in lui mille domande. Da dove si origina il tutto? Ma è nato prima l'uovo o la gallina? Dio c'è e non si vede, o ce fa e non ci sente? Come siamo diventati sette miliardi e duecentonovantaquattro milioni di persone? E, soprattutto, dove stiamo andando? In Ci siamo evoluti bene Brignano si cimenta a rispondere alle grandi domande che l'uomo si pone dalla notte dei tempi, ripercorrendo la storia della nostra specie dalle pitture rupestri agli smartphone, dall'invenzione del fuoco allo sbarco sulla Luna, dal baratto di mammuth alla speculazione finanziaria. Ne nasce un flusso irresistibile di riflessioni esilaranti, e insieme un po' serie, su di noi e sul mondo che ci circonda. In un libro che fa molto ridere, ma anche pensare.</p><

Enrico Brignano

Il meglio di quello che NON ricordo

&quot;Caro lettore, se sono riuscito a scrivere questo libro alla mia età è perché da bambino ho fatto le scuole dell&apos;obbligo. Non per vantarmi ma io modestamente per la scuola c&apos;ero portato; se non mi ci portava mio padre... e quando ci andavo?! Ma quando ci andavo ero bravissimo in tutte le materie: specialmente a copia. A me bastava un&apos;occhiata e zacchete: fatto, lo copiavo de sguincio, di lato, a palombella, di riflesso sui vetri della classe... Io riuscivo a fare anche venti-trenta copie-minuto: mi chiamavano Canon il Barbaro. Ero talmente bravo a copia che, se il mio compagno di banco copriva il suo scritto con la mano, io gli copiavo pure la mano.&quot;<br/><br/>&quot;Il mio ricordo più bello della scuola fu un tema di italiano che svolli... che svolgei... che svolgiai... insomma lo feci. Dal titolo Parla del tuo compagno di banco. Svolgimento: Il mio compagno di banco è un bambino che non studia e che sarà sicuramente bocciato. Esso è molto affettuoso e buono con me. Difatti quando sono interrogato mi suggerisce sempre le cose sbagliate così, dice lui, bocciano pure me e staremo insieme anche l&apos;anno prossimo. Il mio compagno di banco si chiama Pier Ciro, esso è di Milano Due ed è milanese da parte di madre e napoletano da parte... di un amico di suo padre.&quot;<br/><br/>Brignano passeggia a braccetto con la propria Memoria per rievocare con incontenibile forza comica quarant&apos;anni di smemorie: scene scoppiettanti di vita quotidiana e grandi must per un attore come lui. Dal colloquio con il medico a Giulietta e Romeo di Scespi, dai ricordi di scuola a Tennis Williams con la sua Gatta sul tetto che scoppia, tanti divertentissimi quadri ricostruiscono un mondo tutto da ridere.<

Enrico Brignano

Tutto suo padre

Negli ultimi tempi mi capita di indugiare un po&apos; di più davanti allo specchio. Non tanto per un fatto professionale, come il trucco prima di uno spettacolo o una prova costume, o addirittura lo studio di una particolare espressione del viso; no, non è per questo. Mi capita per lo più a casa, in macchina, per strada, davanti a una vetrina, ed è un fatto improvviso, involontario. Non mi cerco, mi scopro, diverso. Per carità, sono sempre io, Brignano, il fantasista. Ma quel modo di mettere lo zucchero nel caffè, girare il cucchiaino, saggiare il primo sorso...<br/>«A Brigna&apos; sei proprio te, gagliardo! Anvedi chi c&apos;è...» E allora sorrido, faccio due battute, stringo una mano e via... è arrivato il taxi. Nel traffico mi squilla il cellulare e, mentre che rispondo, m&apos;intercetto senza volerlo dentro lo specchietto. Quello sguardo... quello strizzare gli occhi, come quando qualcosa fai fatica ad ascoltarla... Io li ho già visti!<br/>Sono arrivato. Tenga il resto... «Grazie Brigna&apos;, sei forte...» Buon lavoro. Entro dritto in teatro, ma mi fermo. Sul manifesto c&apos;è un particolare, m&apos;era sfuggito o forse... mica tanto! La mano destra, quella lì sul cuore... No. Nun po esse&apos;. Quel modo di raccogliere le dita, come se dentro ci stesse un segreto, qualcosa che ti sfugge e vo&apos; scappa&apos;, era lo stesso gesto de papà. De quando non trovava le parole pe&apos; ditte: «Abbi fiducia... Ce sto io...».<br/>«Tutto suo padre» compita un bimbo dietro le mie spalle. Perplesso, domanda : «Che vuol dire?». «E come te lo spiego...» risponde il suo, di padre. E lo capisco. Io stesso pensavo fosse soltanto un titolo, facile da restare impresso nella memoria, ma adesso... so che c&apos;è dietro tutta un&apos;altra storia.<br/><br/>Così, nel caldo del mio camerino<br/>accendo una lucetta e lì... mi guardo.<br/>C&apos;avevano ragione tutti quanti, a dillo, da quand&apos;ero regazzino.<br/>Tutto mio padre. È vero... Uguale uguale... spiccicato a Nino.<

Enrico Brizzi

Bastogne

<p class="description">Sono quattro, giovani e fuori di testa: Ermanno Claypool, sfaccendato studente di filosofia, cresciuto attorno a piazza Nietzsche in una Nizza che assomiglia molto alla Bologna del DAMS; Raimundo Blanco, un mezzo pusher che se ne va in giro come un gigolò cubano; Dietrich Lassalle, un alcolista fissato con la Seconda guerra mondiale e i progetti di vita; e il Cousin Jerry, una sorta di bestemmia umana urlata contro il buon comportamento (e quello che comunemente si chiama "buon gusto"). C'è stato un tempo in cui i quattro personaggi di questa storia, quattro cavalieri dell?apocalisse dei tempi moderni, erano normali, o quasi. Ma ora quel tempo è finito. Il Cousin Jerry è tornato in città e l'ex banda di disertori liceali si è arruolata in una sanguinosa guerra-lampo all'insegna di assalti surreali e dementi contro una società votata al conformismo. Le loro allucinate quanto dissacranti vicende rimangono ancora oggi capaci di affascinare e scuotere.</p><

Enrico Brizzi

Il matrimonio di mio fratello

<div><p>Teo ha trentanove anni, un lavoro sicuro, una macchina aziendale e una ragazza diversa ogni weekend. Sta bene, per il momento la vita gli piace abbastanza. Non come suo fratello Max, più grande di tre anni, che è sempre stato radicale in ogni cosa: nella ribellione ai genitori come nella passione per l'alpinismo che lo ha condotto a imprese estreme, nel costruire una famiglia e fare figli, come è giusto, passati i trenta e anche nel divorziare rovinosamente subito dopo i quaranta... Si sono sempre amati, questi due fratelli, e al tempo stesso non hanno potuto evitare di compiere scelte opposte, quasi speculari, sotto gli occhi spalancati e impotenti della sorella e dei genitori, che nella Bologna dei gloriosi anni Settanta e dei dorati Ottanta erano certi di aver offerto loro tutto ciò che serve per essere felici.</p> <p>Teo sta rientrando in città per immergersi in uno dei suoi weekend di delizie da single quando i genitori lo chiamano: Max è scomparso, insieme ai suoi bambini.</p> <p>Così Teo resta alla guida e punta verso le Dolomiti per andare a cercarlo. E, lanciato lungo l'autostrada tra angoscia e speranza, ci racconta tutta la loro vita: dalle gesta di papà Giorgio – dirigente della ditta di motociclette Vortex – e di mamma Adriana – un po' femminista e un po' signora italiana vecchio stile – all'epica di un'infanzia felice, dagli anni del liceo all'improvviso momento delle scelte, che per i ragazzi di questa generazione significa trovarsi di fronte un mondo completamente diverso da quello dei padri.</p> <p>Con profondo divertimento e un po' di commozione, Enrico Brizzi torna al suo più puro talento narrativo dando vita a una grande epopea, che è insieme la rievocazione di un'Italia che non c'è più ma che conosciamo tanto bene e la storia intima di due fratelli diversissimi: chi dei due si è illuso? Chi ha scelto la strada migliore? Il legame che da sempre li unisce sopravviverà agli anni della maturità? Ma soprattutto: che fine hanno fatto Max, i suoi bambini, e tutti i sogni con cui siamo cresciuti?</p> <p>**</p><h3>Sinossi</h3> <p>Teo ha trentanove anni, un lavoro sicuro, una macchina aziendale e una ragazza diversa ogni weekend. Sta bene, per il momento la vita gli piace abbastanza. Non come suo fratello Max, più grande di tre anni, che è sempre stato radicale in ogni cosa: nella ribellione ai genitori come nella passione per l'alpinismo che lo ha condotto a imprese estreme, nel costruire una famiglia e fare figli, come è giusto, passati i trenta e anche nel divorziare rovinosamente subito dopo i quaranta... Si sono sempre amati, questi due fratelli, e al tempo stesso non hanno potuto evitare di compiere scelte opposte, quasi speculari, sotto gli occhi spalancati e impotenti della sorella e dei genitori, che nella Bologna dei gloriosi anni Settanta e dei dorati Ottanta erano certi di aver offerto loro tutto ciò che serve per essere felici.</p> <p>Teo sta rientrando in città per immergersi in uno dei suoi weekend di delizie da single quando i genitori lo chiamano: Max è scomparso, insieme ai suoi bambini.</p> <p>Così Teo resta alla guida e punta verso le Dolomiti per andare a cercarlo. E, lanciato lungo l'autostrada tra angoscia e speranza, ci racconta tutta la loro vita: dalle gesta di papà Giorgio – dirigente della ditta di motociclette Vortex – e di mamma Adriana – un po' femminista e un po' signora italiana vecchio stile – all'epica di un'infanzia felice, dagli anni del liceo all'improvviso momento delle scelte, che per i ragazzi di questa generazione significa trovarsi di fronte un mondo completamente diverso da quello dei padri.</p> <p>Con profondo divertimento e un po' di commozione, Enrico Brizzi torna al suo più puro talento narrativo dando vita a una grande epopea, che è insieme la rievocazione di un'Italia che non c'è più ma che conosciamo tanto bene e la storia intima di due fratelli diversissimi: chi dei due si è illuso? Chi ha scelto la strada migliore? Il legame che da sempre li unisce sopravviverà agli anni della maturità? Ma soprattutto: che fine hanno fatto Max, i suoi bambini, e tutti i sogni con cui siamo cresciuti?</p> <h3>Dalla quarta di copertina</h3> <p>Con profondo divertimento e un po' di commozione, Enrico Brizzi torna al suo più puro talento narrativo dando vita a una grande epopea, che è insieme la rievocazione di un'Italia che non c'è più ma che conosciamo tanto bene e la storia intima di due fratelli diversissimi: chi dei due si è illuso? Chi ha scelto la strada migliore? Il legame che da sempre li unisce sopravviverà agli anni della maturità? Ma soprattutto: che fine hanno fatto Max, i suoi bambini, e tutti i sogni con cui siamo cresciuti? </p></div><

Enrico Brizzi

Il Sogno Del Drago: Dodici Settimane Sul Cammino Di Santiago Da Torino a Finisterre

<p class="description">Camminare è un modo di respirare e di conoscere, un ritmo con cui si sceglie di vivere, una trasformazione costante. È una via per incontrare gli altri superando confini, pregiudizi, inibizioni. Per Enrico Brizzi, scrittore, padre, pellegrino, il cammino è una danza, una preghiera, una musica senza parole che segue il respiro antico del mondo, libera la mente dall’inessenziale e vince il drago che si nasconde in ognuno di noi. Con lo zaino carico di curiosità, di pazienza, di libertà, si pone sempre nuovi obiettivi, unico rimedio alla nostalgia che si prova quando si arriva alla meta. Così, dopo essere stato da Canterbury a Roma, dalla Vetta d’Italia a Capo Passero, da Roma a Gerusalemme, si incammina con i Buoni cugini alla volta di Santiago de Compostela, partendo dalla sua amata Torino. E lungo il percorso – che valica le Alpi e i Pirenei correndo come un filo rosso attraverso storie e miti dell’Occidente, da Annibale a Carlo Magno, dal Cid Campeador a d’Artagnan, dai giacobini ai miliziani spagnoli – si interroga sulle radici del nostro Vecchio continente, cucendole insieme nel magico idioma dei viandanti. «Camminando ruggisci e preghi, mediti e impari a conoscere, ripercorri orme vecchie di secoli e apri la strada per chi verrà dopo di te».«Ogni pellegrinaggio è una vita in miniatura, una metafora del labirinto che ci tocca traversare prendendo le decisioni corrette a ogni bivio, ed è inutile arrovellarsi su cosa ci apparirà alla sua conclusione; bisogna arrivarci e basta, e a quel punto lo si scoprirà».</p><

Enrico Brizzi

In piedi sui pedali

<div><p>La Numero uno – bicicletta da bambino, telaio laccato bianco, parafanghi e carter in plastica arancione –, la Furia – bicicletta da cross, telaio nero, parafanghi e carter cromati –, e poi ancora la Corsara, la Zaira e tante altre fino alla Bionda – mountain bike da cross country hardtail, ruota da 26'', telaio in alluminio, due portaborracce, contachilometri: tutte le biciclette di una vita, quelle che hanno seguito di poco i primi passi, quelle che per la prima volta ci hanno fatto respirare il vento della libertà, quelle che hanno portato sulla canna il primo amore... Enrico Brizzi si racconta, e insieme traccia la linea di un'esperienza che è quella di ciascuno di noi. In piedi sui pedali è la storia di una passione, ma anche di un'iniziazione. In equilibrio su una sella, infatti, il giovane protagonista compie le sue prime esplorazioni, partendo dal cortile di casa fino a scoprire la propria città da una prospettiva sorprendente. Nella prima adolescenza, un'età in cui "si sogna anche da svegli", le gare contro gli autobus si trasformano negli infuocati finali di una tappa del Giro, mentre le salite dei Colli possono prendere le sembianze dei "muri" della Liegi-Bastogne-Liegi. Al Liceo la bici diventa il mezzo che conduce ai rendez-vous con le ragazze, e che permette al "Girardengo appena più basso e rock" di alleviare il dolore per la fine della sua storia d'amore. E così via, lungo gli anni, fino ai viaggi cicloturistici e alle uscite in mountain bike dei tempi più recenti, con le rocambolesche avventure che li accompagnano. I piccoli, grandi stupori quotidiani del ciclista urbano e l'epica dei grandi campioni finiscono per intrecciarsi, dando vita a un romanzo di formazione che – con ironia e dolcezza, alternando la pedalata quieta dei ricordi agli scatti esaltanti della fantasia – è un inno al mezzo di locomozione più versatile che ci sia e a chi, vento in faccia, ne ha fatto uno stile di vita e di pensiero.</p> <p>**</p><h3>Sinossi</h3> <p>La Numero uno – bicicletta da bambino, telaio laccato bianco, parafanghi e carter in plastica arancione –, la Furia – bicicletta da cross, telaio nero, parafanghi e carter cromati –, e poi ancora la Corsara, la Zaira e tante altre fino alla Bionda – mountain bike da cross country hardtail, ruota da 26'', telaio in alluminio, due portaborracce, contachilometri: tutte le biciclette di una vita, quelle che hanno seguito di poco i primi passi, quelle che per la prima volta ci hanno fatto respirare il vento della libertà, quelle che hanno portato sulla canna il primo amore... Enrico Brizzi si racconta, e insieme traccia la linea di un'esperienza che è quella di ciascuno di noi. In piedi sui pedali è la storia di una passione, ma anche di un'iniziazione. In equilibrio su una sella, infatti, il giovane protagonista compie le sue prime esplorazioni, partendo dal cortile di casa fino a scoprire la propria città da una prospettiva sorprendente. Nella prima adolescenza, un'età in cui "si sogna anche da svegli", le gare contro gli autobus si trasformano negli infuocati finali di una tappa del Giro, mentre le salite dei Colli possono prendere le sembianze dei "muri" della Liegi-Bastogne-Liegi. Al Liceo la bici diventa il mezzo che conduce ai rendez-vous con le ragazze, e che permette al "Girardengo appena più basso e rock" di alleviare il dolore per la fine della sua storia d'amore. E così via, lungo gli anni, fino ai viaggi cicloturistici e alle uscite in mountain bike dei tempi più recenti, con le rocambolesche avventure che li accompagnano. I piccoli, grandi stupori quotidiani del ciclista urbano e l'epica dei grandi campioni finiscono per intrecciarsi, dando vita a un romanzo di formazione che – con ironia e dolcezza, alternando la pedalata quieta dei ricordi agli scatti esaltanti della fantasia – è un inno al mezzo di locomozione più versatile che ci sia e a chi, vento in faccia, ne ha fatto uno stile di vita e di pensiero. </p></div><

Enrico Brizzi

L'arte di stare al mondo

<div><p>Bologna, anni Settanta: una città "né la più grande, né la più piccola", famosa per la sovranità della sua cucina e la piacevolezza del vivere. È da qui che prende avvio il racconto autobiografico di Enrico Brizzi, da un luogo situato fra la ribalda Terra della Piada e la concreta Terra del Pane: i due emisferi che costituiscono l'infinito paesaggio gastronomico dell'Emilia-Romagna. Un bambino curioso alle prese con i primi, e già familiari, sapori sarà acuto osservatore di sfide all'ultimo boccone tra le zie perennemente in competizione, finché le vicende casalinghe cederanno il passo alla scoperta, esilarante, delle più peccaminose tentazioni da bar: i gelati e le bibite industriali. Divenuto adolescente, si metterà in cerca di avventure, accompagnato da un'improbabile congrega di cuochi esploratori: la temibile squadriglia Coguari. Uno zio con la passione per la retromarcia in curva e per le bettole mefitiche sarà solo uno degli indiavolati episodi che precedono il periodo universitario: anni di improbabili sperimentazioni culinarie e interscambi di prodotti tipici tra studenti. Scopriremo se cento milioni di lire valgono l'adozione del regime nutritivo più rischioso del pianeta, "la dieta del laureando". L'età adulta, gravida di nuove abitudini alimentari, di ingannevoli occasioni professionali e di incontri unici, sarà portatrice anche di domande esistenziali: chi è l'enorme Catatapulci? E cosa mangia uno Psicoatleta? Cibo e vita, in un intreccio trascinante e variegato, sono i segreti di questo Ebook di Enrico Brizzi, arricchito, in coda, da un ricettario con almeno un paio di gustose sorprese.</p> <p>**</p><h3>Sinossi</h3> <p>Bologna, anni Settanta: una città "né la più grande, né la più piccola", famosa per la sovranità della sua cucina e la piacevolezza del vivere. È da qui che prende avvio il racconto autobiografico di Enrico Brizzi, da un luogo situato fra la ribalda Terra della Piada e la concreta Terra del Pane: i due emisferi che costituiscono l'infinito paesaggio gastronomico dell'Emilia-Romagna. Un bambino curioso alle prese con i primi, e già familiari, sapori sarà acuto osservatore di sfide all'ultimo boccone tra le zie perennemente in competizione, finché le vicende casalinghe cederanno il passo alla scoperta, esilarante, delle più peccaminose tentazioni da bar: i gelati e le bibite industriali. Divenuto adolescente, si metterà in cerca di avventure, accompagnato da un'improbabile congrega di cuochi esploratori: la temibile squadriglia Coguari. Uno zio con la passione per la retromarcia in curva e per le bettole mefitiche sarà solo uno degli indiavolati episodi che precedono il periodo universitario: anni di improbabili sperimentazioni culinarie e interscambi di prodotti tipici tra studenti. Scopriremo se cento milioni di lire valgono l'adozione del regime nutritivo più rischioso del pianeta, "la dieta del laureando". L'età adulta, gravida di nuove abitudini alimentari, di ingannevoli occasioni professionali e di incontri unici, sarà portatrice anche di domande esistenziali: chi è l'enorme Catatapulci? E cosa mangia uno Psicoatleta? Cibo e vita, in un intreccio trascinante e variegato, sono i segreti di questo Ebook di Enrico Brizzi, arricchito, in coda, da un ricettario con almeno un paio di gustose sorprese. </p></div><

Enrico Brizzi

L'estate del Gigante

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Enrico Brizzi

L'inattesa piega degli eventi

<div><p>L'Italia fascista ha rotto in tempo l'alleanza con Hitler e anzi ne ha contrastato le mire, guadagnandosi nel 1945 un posto al tavolo dei vincitori. Dal conflitto, destinato a entrare nella memoria degli italiani come la Nostra guerra, il Duce esce trionfatore; anche Casa Savoia è eliminata dalla scena politica, e la nuova costituzione "laica e littoria" priva la Chiesa del suo ruolo sociale. Per il Paese, ora rinominato Repubblica d'Italia, sono stagioni di relativo prestigio internazionale e prosperità economica, ma la vita quotidiana ristagna, avvelenata da decenni di autoritarismo: gli oppositori veri o presunti subiscono la deportazione nelle ex colonie africane, ora dotate di una formale autonomia e promosse al rango di "Repubbliche associate". Nel 1960, quindici anni dopo l'armistizio, Benito Mussolini è un uomo di settantasette anni ormai prossimo alla fine, e i gerarchi si preparano a dare battaglia per la successione... In questo scenario si svolge il viaggio in Africa Orientale del trentenne Lorenzo Pellegrini, brillante cronista sportivo che, per un'inopportuna relazione amorosa, viene depennato dalla lista dei giornalisti accreditati per le Olimpiadi di Roma e retrocesso a un incarico inatteso: dovrà seguire le ultime giornate della Serie Africa, la lega che raduna il meglio del calcio eritreo, etiope e somalo sotto l'egida della Federcalcio di Roma.</p><p class="description"> </p><p>**</p></div><

Enrico Brizzi

La nostra guerra

<div><p>Nel 1942 l'Italia fascista, fino a quel momento neutrale, si schiera con gli Alleati nel conflitto contro il Terzo Reich. In questo scenario storico, vertiginoso ma raccontato con impressionante realismo, il dodicenne Lorenzo Pellegrini passa dalla rassicurante vita borghese - comprensiva di studi ginnasiali, adunate balilla e vacanze a Riccione - alla dura esperienza della vita da sfollato. Nel Borgo che accoglie la sua famiglia, autentico spicchio dell'Italia più verace e conformista, Lorenzo si lascia l'infanzia alle spalle: è testimone della distanza che si crea fra i suoi genitori allorché la madre comincia a lavorare, partecipa come avanguardista alla vita della Nazione in guerra, e combatte in prima persona le battaglie fra ragazzini sullo sfondo di quelle, affascinanti e terribili, degli adulti. Passare indenne attraverso i bombardamenti e le esperienze iniziatiche della prima adolescenza sarà la sua più grande vittoria. "La nostra guerra" ha il registro agrodolce dei classici della cinematografia nostrana, da "Tutti a casa" a "Il Federale", coniugato a una verve narrativa in grado di produrre il primo kolossal sulla (fanta)storia d'Italia. Dopo "L'inattesa piega degli eventi", è il secondo capitolo della saga che Enrico Brizzi ambienta nell'Italia del XX secolo. Un'Italia immaginaria, beninteso, ma fra una risata e un sospiro capita spesso di domandarsi se questa stralunata Nazione in camicia nera non rispecchi tratti, fascinazioni e difetti inemendabili del nostro Paese.</p><p class="description"> </p><p>**</p></div><

Enrico Brizzi

Nessuno lo saprà

<p class="description">Non sarà un coast to coast da New York a Los Angeles, ma anche il più modesto "da costa a costa" dal Tirreno all'Adriatico può riservare sorprese, generare avventura, produrre mito. Basta uscire dal centro abitato - e già non è facile - e imboccare la prima strada bianca che sale in mezzo ai colli per rendersi conto che smarrirsi è un'eventualità più che concreta, che un cane randagio non è proprio una minaccia da nulla, che individuare il posto ideale per piantare la tenda può richiedere assai più tempo del previsto, che neppure trovare un agglomerato di case munito di bar è così ovvio e che niente, per la verità, è più come prima, scontato come prima. Tre settimane di marcia ed ecco un mondo imprevedibile, così dietro casa e così remoto, tutto da raccontare.</p><

Enrico Brizzi

Tre ragazzi immaginari

Enrico Brizzi

Tu che sei di me la miglior parte

Enrico Brizzi

Vincere o morire: Gli assi del calcio in camicia nera 1926-1938

<p class="description">Due mondiali vinti e una medaglia d'oro nell'Olimpiade del 1936. Campioni indimenticabili come Schiavio e Orsi, Meazza e Piola. Con l'abilità dello scrittore e la passione del tifoso, Enrico Brizzi racconta gli anni in cui il calcio divenne un affare di stato. A partire dal 1926, la storia del calcio italiano e quella del regime s'intrecciano in maniera indissolubile: il ras romagnolo Leandro Arpinati diventa il dominus di uno sport che esce dal suo periodo pionieristico e assurge a passione nazionale. Sono stagioni trionfali per il Torino del 'Trio delle meraviglie' e per la Juventus del 'Quinquennio d'oro', per l'Ambrosiana di Meazza e per il Bologna 'che tremare il mondo fa'; sono gli anni della Roma 'testaccina' e della Lazio di Silvio Piola, protagoniste di derby infuocati e determinate a portare il primo scudetto nella capitale. A marcare l'epica del calcio italiano arrivano, sollecitati con forza dalla dittatura, i grandi trionfi degli Azzurri: i titoli mondiali del 1934 e del 1938, e quello olimpico ottenuto nel 1936. Pozzo e Schiavio, Baloncieri e Ferraris IV, Cesarini e Borel diventano in queste pagine personaggi a tutto tondo, e intrecciano i loro destini con quelli di gerarchi, dame, attrici e intellettuali dell'epoca – da D'Annunzio a Malaparte, da Emilio Lussu a Carlo Rosselli. Un affresco che fa rivivere, tra fasti e contraddizioni, il fatale inclinarsi di una società conformista verso il disastro della seconda guerra mondiale.</p><

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L'eternità stanca. Pellegrinaggio agnostico tra le nuove religioni

Dieci fedi, dieci verit&agrave;, dieci risposte sulla vita e la morte. Tutto nell&#39;arco di due mesi. Un viaggio attraverso le nuove religioni di Roma. Per ritrovarsi in corpo un&#39;anima, e per salvarsi dal vizio del fumo. &laquo;Ora mi accorgo, con dolore, che il primo effetto della ricerca privata di Dio &egrave; quello di un&#39;amplificazione, una levitazione naturale ed abnorme dell&#39;amarissimo dessert che ci aspetta l&igrave; in fundo. Dessert a cui, da agnostico ipocondriaco romano, aspiravo, e che solo adesso, da credente (credente di ogni religione), pare davvero una minaccia angosciosa. Ora capisco, ora lo so: la fede non pu&ograve; confortare. Perch&eacute; chi crede davvero si scora. Chi crede ha paura. Chi crede non pu&ograve; non tormentarsi al pensiero che questo, tutto questo, la nostra vita, le ambizioni, il nostro mondo, la scrittura, non &egrave; che la preparazione a ci&ograve; che di eterno arriver&agrave;. L&#39;eternit&agrave; stanca. Speriamo che la faccia breve&raquo;. &nbsp;<

Eugenio Borgna

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